l’attività di questa Assemblea consiliare non è ancora mai stata legislativa da quando è iniziata la XIII Legislatura, come ci si sarebbe aspettato; è stata piuttosto quella di un… bancomat! E questa vocazione si conferma negli atti della manovra 2024. Per la terza volta nel giro di 6 mesi il Consiglio regionale del FVG si trova infatti a distribuire a piene mani risorse aggiuntive rispetto al passato. Per il 2024 sono iscritte risorse manovrabili per 5.694.740.745,08 euro ovvero 600 milioni di euro in più rispetto al dicembre 2022[1]. Cosa ha prodotto questa disponibilità di denaro? La risposta è chiara. Sono le maggiori entrate tributarie. Queste sono dovute a due effetti di impatto sociale opposto: da un lato la ripresa economica avvenuta dopo la pandemia, favorita da ogni sorta di contributo europeo al sistema e all’abbattimento di ogni forma di patto di stabilità, e dall’altro all’aumento dell’inflazione, che dal punto di vista dello Stato, e di conseguenza della Regione che ne partecipa in percentuale, nei primi tempi dà una ricchezza illusoria, impoverendo le fasce più deboli. Nel corso delle Commissioni di merito tutti gli assessori si sono vantati che non una delle poste è stata ridotta rispetto al 2023, nessuno ha però affrontato il tema dell’inflazione, e dunque i lavori si sono svolti in un clima di compiaciuta soddisfazione della maggioranza. Non stupisce dunque che il Presidente Fedriga, nei documenti a sua firma, appaia come un novello dottor Pangloss, e tra le mura del suo Palazzo in Piazza Unità consideri il Friuli Venezia Giulia come nel castello del Barone Thunder-ten-Tronckh si considerava la Vestfalia.
A nostro avviso l’orizzonte è invece molto grigio. Elenco tre macro-problematiche.
Lo sviluppo economico-finanziario previsto per il 2024, viene ridimensionato di mese in mese dagli Uffici Studi delle nostre associazioni di categoria.
Sono sempre più frequenti i fenomeni meteorologici estremi (inondazioni-siccità) provocati dall’aumento di temperatura dovuto all’inquinamento da carbonio di origine antropica e questi si manifestano in FVG in misura maggiore che altrove a seguito alla sua alta diversità morfologica – l’ARPA rileva che ad Udine la temperatura media annua negli ultimi 30 anni è cresciuta di oltre mezzo grado rispetto a quella media dei trent’anni precedenti! Sempre più frequenti e onerosi sono quindi i ristori regionali per compensare le conseguenze catastrofiche di tali fenomeni. I milioni previsti in questo fine anno, per indennizzare famiglie e aziende dai danni provocati dall’ultima ondata di maltempo, sono di un ordine di grandezza inferiore a quanto sembra necessario.
Il Sistema Sanitario Regionale appare ormai fuori controllo. Fino a qualche anno fa sarebbero state impensabili certe scelte di esternalizzazione, quale quella del principale Pronto Soccorso della Regione, a Udine, che è anche la sede del Trauma Center regionale, che insieme ad altri Pronto Soccorso regionali, verrà gestito per un anno da medici gettonisti e dunque precari, oppure chiusure improvvise di reparti come è avvenuto a San Vito, a seguito del grido di allarme sulla sicurezza della primaria. I dati del sistema di valutazione Bersaglio della Scuola Sant’Anna di Pisa, relativi ai Sistemi Sanitari Regionali di quasi tutte le regioni del Nord, mettono chiaramente in evidenza tutte le recenti debolezze sviluppate dal sistema del FVG e i gravissimi rischi derivanti dalla lunghezza dei tempi di attesa per varie patologie, dal diabete ai tumori. E la soluzione di ricorrere al privato, come abbiamo già evidenziato nella relazione al NADEFR, non è percorribile: la nostra regione è sopra la media nazionale per la percentuale di cittadini che hanno rinunciato alle cure negli ultimi 12 mesi, ovvero più di un cittadino su 3!
Reputiamo questa manovra assolutamente inadeguata perché non affronta seriamente nemmeno una di queste problematiche.
No Presidente, anche se molti dei Consiglieri regionali che, immaginiamo obbedienti e fiduciosi voteranno questo Bilancio, si sono lasciti convincere che il Friuli Venezia Giulia è la migliore delle regioni possibili, noi non saremo dei novelli Candide alla sua corte! Ed esprimeremo un voto contrario alla Stabilità e al Bilancio 2024 se questi non cambieranno.
Questa manovra si può riassumere così: Il denaro non manca, mancano le idee! Mancano le strategie che ne dovrebbero discendere per affrontare le gravi criticità all’orizzonte. E, proprio il fatto, che l’abbondanza di denaro permetta di confermare tutte le voci dei bilanci precedenti, è paradossalmente pericoloso perché produce l’effetto di ingessare il bilancio sul passato senza favorire il necessario ripensamento critico. Ci fate rimpiangere il tempo del patto di stabilità, quando ogni spesa era soppesata con enorme attenzione!
I settori strategicamente più deficitari, come già evidenziato nella relazione al NADEFR, sono: l’ambiente, la sanità, gli enti locali, le infrastrutture, il lavoro e la povertà. Mi propongo quindi di proporre, ad inizio di legislatura, alcune idee per affrontare i prossimi anni in modo più consapevole.
Circa l’ambiente, all’articolo 4, si registrano risorse per 134 milioni di euro (erano 149 nel 2023). Tra queste vi sono alcune decine di milioni per interventi non precisati per contrastare il rischio idrogeologico. Non esistendo però un’agenzia regionale dedicata, come chiediamo da tempo, che valuti e fornisca gli strumenti per coordinare in modo strategico questo tipo di interventi, il loro utilizzo sarà estemporaneo e dunque poco efficace. Noi non riteniamo sufficiente che ci sia solamente un tavolo di lavoro a cui partecipano i direttori centrali e altri direttori di servizio, come avviene attualmente. La strategia idro-geologica non si risolve semplicemente con interventi puntuali e intermittenti a gestione puramente regionale. In particolare, per quanto concerne il tema dell’acqua, da tempo chiediamo che venga istituito un coordinamento permanente tra i vari soggetti che a livello regionale si occupano di gestione idrica: l’AUSIR, i consorzi e le società multiservizi che gestiscono l’uso civico dell’acqua, i consorzi di bonifica che ne gestiscono quello irriguo, gli enti di controllo preposti a verificare il rispetto dei flussi minimi vitali dei corsi d’acqua (ci sono?), il provveditorato interregionale alle acque, ecc… E chiediamo che a tale coordinamento sia affiancata un’agenzia o un servizio permanente, che possa fornire dati scientificamente affidabili e ne monitori l’evoluzione. La questione è particolarmente seria per quanto concerne lo snodo del Tagliamento e il Lago dei Tre comuni, intorno al cui territorio si approvvigionano sia il CAFC, per fornire l’acqua potabile ai Comuni del Friuli Centrale, che il Consorzio di Bonifica della Pianura Friulana. Abbiamo rilevato con enorme preoccupazione nell’ultima Commissione, che non c’era condivisione tra i vari enti sui quali fossero i confini dei bacini idrogeologici, dato essenziale per gestire le situazioni di siccità! Ma altrettanto serie sono le problematiche di sghiaiamento in tutte le aree montane. Queste criticità non si possono risolvere in modo puntuale o venire affrontate in modo intermittente e frammentario. La mancanza di un coordinamento e del servizio permanente da noi proposto rischia di vedere approvati in modo affrettato, per smania di non perdere i soldi PNRR, progetti che potranno portare a squilibri idrici devastanti in momenti di siccità!
Si rileva inoltre la mancanza di qualsiasi strategia per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Anzi, per la prima volta in questo Consiglio regionale, si è sentito dire da parte della direzione, che si deve ragionare in termini di puro adattamento all’aumento di temperatura. Riteniamo ciò molto pericoloso perché tutte le agenzie internazionali sono ormai propense a ritenere che il processo non sarà lineare, ma oltre ad un aumento di 1,5°C si supereranno dei tipping points, dei punti di non ritorno, che innescheranno effetti domino e cambiamenti climatici a valanga che metteranno a rischio gli ecosistemi e non saranno reversibili prima di centinaia di migliaia di anni. In Commissione abbiamo anche appreso che non si disporrà prima del 2026 di un sistema completo per il rilevamento delle emissioni climalteranti e quindi, non sarà pianificabile il loro controllo o la loro riduzione. In questa manovra si ritiene invece di procedere business as usual. Per quasi tutta l’aula è molto più importante distribuire contributi per incentivare l’impiego di combustibili fossili nella forma di contributi per la benzina agevolata (55 milioni) e di contributi all’aeroporto per voli low cost per alcune decine di milioni nei prossimi anni! Diversamente da quanto fatto nei 5 anni precedenti non faremo degli emendamenti per parametrare tali contributi alla cilindrata, oppure all’ISEE o alla disponibilità di mezzi di trasporto alternativi da parte dei proprietari. Quanto proposto ripetutamente in passato è stato inutile, questo Assessorato vuole proprio premiare di più chi consuma di più, con la scusa che la spesa è coperta dalle accise sulla benzina. Ancora una volta ribadisco però che tale ragionamento è fallace perché non c’è nulla che permetta di stimare quante persone effettivamente si recherebbero in Slovenia ad acquistare carburanti se non ci fosse l’incentivo, o quale prezzo regionale fisserebbero le compagnie petrolifere presso le loro sedi centrali, se in FVG non ci fosse il contributo…
Le criticità del SSR, vengono attribuite dall’Assessore Riccardi, alla difficoltà a reperire personale: dagli Operatori Socio Sanitari, agli infermieri, dai medici di Pronto soccorso ai medici di base, dalla continuità assistenziale ai radiologi. Ebbene, anche se vi è una crescita del bilancio della Missione n. 13 (3.078,93 milioni, erano 2.808,11, nel 2023) e ci sono ben 57 milioni per i rinnovi contrattuali del personale, alla mia precisa domanda posta all’Assessore Riccardi in Commissione, su quale strategia intenda mettere in atto per affrontare il problema strutturale degli organici, non sono stato degnato nemmeno di una risposta. Affinché non venissero offesi, i cittadini che mi hanno eletto e i tanti altri che oggi lamentano una situazione sanitaria insostenibile, ho dunque ripetuto la domanda. La risposta che ho ottenuto è stata agghiacciante: quella cifra è stata determinata dalla direzione! Dunque non c’è strategia politica! Dunque il problema cardine della crisi della sanità, da cui discende quello della lunghezza delle liste di attesa non viene affrontato né nel DDL n. 8, né nel DDL n. 9 né nel DDL n. 10! Si intende quindi continuare, con i gettonisti, reclutando personale all’estero in attesa del riconoscimento del titolo, come è avvenuto a Pordenone? Oppure semplicemente si vuole continuare ad appaltare al sistema privato fette sempre più cospicue di sanità regionale? Non disponendo l’Assessorato nemmeno di un’idea al riguardo, ricordo infatti che anche nel NADEFR il tema non è sviluppato, penso sia doveroso suggerirne alcune in questa relazione. Va creato un gradiente salariale nella forma di un’indennità di problematicità lavorativa, mediante risorse aggiuntive, e parallelamente va creato un programma per migliorare il clima aziendale che valorizzi anche dal punto di vista della carriera e del riconoscimento i lavoratori pubblici. Segnalo qui, che non risultano espletati nemmeno per la categoria degli Oss i concorsi relativi ai corsi-concorsi che si sono svolti nell’ultimo anno. È indubitabile che i salari in sanità siano bassi, e i ritmi di lavoro e le responsabilità siano invece alti. Ma nessuno opera in sanità che non abbia una vocazione! Proprio per questo il posto di lavoro pubblico deve essere reso di nuovo appetibile, favorendo il coinvolgimento del personale. Si deve rivedere completamente la continuità organizzativa nelle aziende, basandola sul concetto di presa in carico e non di somministrazione di prestazioni, facilmente esternalizzabili. L’Assessore ha dichiarato che i problemi derivano dall’incompiuta aziendalizzazione. Pensiamo invece che sia l’esatto contrario. L’aziendalizzazione porta alla frammentazione e alla frantumazione delle responsabilità e alla moltiplicazione delle prestazioni diagnostiche. Vanno ascoltate le critiche interne all’attuale organizzazione del sistema, invece di sopprimerle o addirittura di censurarle preventivamente come pare sia avvenuto negli ultimi cinque anni. I lavoratori stessi e i loro sindacati sono le fonti più informate e competenti per capire le ragioni dello scontento e della demotivazione che spinge tanti lavoratori ad abbandonare il sistema pubblico. Oggi si assiste a infermieri che preferiscono operare in modo autonomo con partita IVA, e quindi senza garanzie di welfare, piuttosto che operare da dipendenti nelle strutture pubbliche! Molte altre saranno le proposte che faremo al riguardo attraverso gli emendamenti e gli ordini del giorno, per fare ritrovare la rotta perduta dal Sistema Sanitario Regionale (SSR) in questi cinque anni a incominciare dal rapporto del SSR con il territorio: distretti, servizi sociali comunali, piani di zona, consultori, medici di base, continuità assistenziale, servizi 24 ore su 24 per pazienti con disturbi mentali e psichici, medicina di prossimità e d’iniziativa, ecc. È forte il sentimento di protesta per la condizione attuale del SSR tra i cittadini, che si manifesta con importanti raccolte di firme, come quella presentata il 6 dicembre dal Coordinamento salute del FVG, che facciamo nostra.
La stessa strategia salariale suggerita per il SSR, va applicata anche nell’altro grande ambito fortemente in crisi: quello degli Enti Locali. Come in Sanità anche per quanto riguarda gli enti Locali c’è infatti un problema di reclutamento. La Corte dei Conti stessa ha stigmatizzato una situazione molto seria e insoddisfacente per quanto riguarda gli Enti Locali del FVG, derivante dalla mancanza di personale e dalla conseguente ridotta capacità di pianificazione e di spesa che conduce ad abnormi avanzi di amministrazione. I pensionamenti devono essere compensati attraverso corsi-concorsi che valorizzino il personale in servizio, e risorse aggiuntive vanno assicurate per premiare e reclutare coloro che lavorano in sedi più disagiate. Abbiamo già commentato nel NADEFR l’inefficacia di re-introdurre le ex-Province, per assicurare servizi di qualità ai cittadini. Il livello di governo che manca in FVG è quello nel quale si possono mettere a comune risorse per affrontare problematiche complesse, ma simili, su scala sovracomunale. La struttura del nostro tessuto amministrativo fatto per lo più di micro-enti. I comuni, concepiti come isole autonome, non potranno mai disporre né di tutti gli strumenti per affrontare le problematiche sempre più complesse, né potrebbero riuscire a risolverle qualora le affrontassero in quanto sono spesso problematiche intercomunali, ma non di area vasta.
È molto significativo, che proprio i due ambiti che qualificano l’autonomia legislativa della nostra Regione, ovvero la Sanità (articolo 5 dello Statuto) e gli Enti Locali (articolo 4 dello Statuto) siano proprio quelli nei quali il nostro governo regionale è più barcollante dal punto di vista organizzativo. E la criticità organizzativa non migliora se si considera il terzo importante ambito di autonomia, ovvero il Trasporto Pubblico Locale (TPL, articolo 4 dello Statuto) dove le politiche di chiusura all’immigrazione dalla Giunta esercitate negli ultimi 5 anni (contributi per patenti concesse solo se si dispone di almeno 5 anni di residenza) hanno creato una carenza di autisti e un clima di lavoro molto insoddisfacente nelle aziende. Le relazioni sindacali potrebbero essere facilmente governate dalla Giunta, il contratto del TPL offre tutti gli strumenti, ma anche in questo caso la Giunta è stata finora inerte. Non sarà mica che manca il coraggio per essere speciali, e il tanto invocare autonomia non ha dato i frutti sperati?
Su questo tema non posso non rilevare che una Regione, dotata di bilanci così pingui, avrebbe invece dovuto fare molto di più per difendere il proprio sistema scolastico e sostenere il proprio sistema universitario. Riguardo al primo punto non ha difeso abbastanza le proprie autonomie scolastiche, accettando una loro contrazione che inevitabilmente porterà dei danni (come riconosciuto dalle compensazioni del DDL 10 all’articolo 7 commi 20-25 di ben 500 mila euro per l’annualità 2024), abbassando la qualità del rapporto didattico con il territorio e sarà foriera di nuovi tagli. Si rincorrono invece progetti folli, come la regionalizzazione dell’Ufficio scolastico regionale, che inevitabilmente renderebbe meno attraente il nostro sistema scolastico (inizieranno a mancare anche gli insegnanti!) e certamente favorirebbe ingerenze e localismi politici, come è avvenuto in Sanità.
Riguardo al sistema accademico si continua a non ridurre significativamente le rette universitarie, nemmeno la tassa regionale per il diritto allo studio universitario (DDL 9 Art. 6.13), e quindi a non rendere maggiormente attraenti i nostri poli universitari. Il caso della “casa dello studente” in Viale Ungheria a Udine è emblematico. Si preferisce indirizzare gli studenti sul mercato immobiliare e affittare strutture da privati, piuttosto che attivare strutture su cui la Regione ha investito e di cui dispone. Pare che tali edifici verranno impiegati per altri scopi: dunque i problemi di idoneità statica non erano poi così gravi!
Vista la cospicua disponibilità di denaro sulla Missione 10: Trasporti e diritto alla mobilità (€ 500 milioni), che conferma quella dell’anno precedente, siamo molto preoccupati che vengano fatte, o fatte ripartire, opere infrastrutturali con pesante consumo di suolo, che erano state programmate in passato, ma che oggi potrebbero non essere più necessarie. Esempi sono la Palmanova-Manzano, il by-pass di Aquileia, la Sequals-Gemona e sue varianti, ecc. … La logica di “non perdere le risorse” non può spingere a realizzare opere che non sono più urgenti o strategiche. Inoltre, se la progettazione prevede consumo di suolo, questa deve essere concordata con gli abitanti in un clima di trasparenza e di accessibilità alla documentazione in tutte le fasi della progettazione. Esempio emblematico di cattiva e opaca gestione è stata tutta la vicenda dell’acciaieria sedicente green a San Giorgio, le cui specifiche progettuali non sono mai state sufficientemente chiarite, anzi di cui è stata negata addirittura l’esistenza dal Presidente Fedriga, anche molti mesi dopo che erano stati commissionati degli studi specifici dalla Regione alle Università. I 20 milioni che continuano ad essere destinati per l’infrastrutturazione dell’Aussa-Corno prevista per l’acciaieria sono oggi rimasti orfani. A nostro avviso dovrebbero essere utilizzati per la rinaturalizzazione dell’area e le bonifiche dei terreni contaminati. Purtroppo questi DDL sono molto ambigui al riguardo. Risorse dovrebbero essere anche messe per le bonifiche delle aree nei demani comunali derivanti dalle ex-aree militari, spesso inquinate da sversamenti di idrocarburi e metalli pesanti, come abbiamo richiesto da anni. Ricordiamo che in FVG vi sono più di 100 Km2 di aree militari dismesse, non più nel demanio militare, per lo più inutilizzate. Potrebbero essere impiegate almeno per realizzare fotovoltaico.
È indispensabile inoltre definire una politica per la montagna che possa assicurare servizi, e dare indirizzi di sviluppo agricolo e industriale, compresa la filiera foresta-legno che non sembra competitiva rispetto alla vicina Austria, ma certamente non può essere abbandonata a se stessa. In particolare vanno gestite con chiarezza e maggiore trasparenza le azioni volte alla creazione dell’azienda idroelettrica regionale, sulle spoglie dell’UCIT. I contenziosi con gli attuali gestori delle grandi concessioni idroelettriche sembrano non avere mai fine, ma proprio per questo motivo l’agire della Regione deve essere insistente ed espresso con chiarezza ai cittadini.
Queste considerazioni portano a rivendicare il ruolo indispensabile che i comitati spontanei di cittadini, e le raccolte di firme, da loro promosse, hanno avuto nel fare chiarezza sulla pianificazione regionale in tema di rifiuti, e attività industriali. La Regione non può avere solamente un ruolo notarile. Dovrebbe definire in modo trasparente ed esplicito qual è la propria strategia industriale non solo relativamente alle acciaierie, ma anche alle discariche, ai termovalorizzatori, alle cave, ecc. Sempre più frequentemente avviene invece che i cittadini debbano richiamare, in extremis, la Regione a una presa di coscienza e alla sua responsabilità di tutela della salute della popolazione e dell’ambiente. Ciò non è più accettabile!
Un’altra grave criticità poco riconosciuta in questa manovra riguarda il contrasto alle disparità e alla povertà e il sostegno alle fasce deboli, che come ho già ricordato, sono le più colpite dall’inflazione e la precarietà del lavoro. Il contesto socio-economico che il Presidente Fedriga trova così soddisfacente, vede però oltre il 12% delle famiglie della regione a rischio povertà, ovvero oltre 150.000 cittadini! Anche se il numero di disoccupati decresce, non decresce invece il numero dei lavoratori poveri. La notizia di questi giorni che ancora una volta viene affossato il progetto per un salario orario minimo lordo, è l’indice dello scarso interesse dei governi di destra per l’equità. Il liberismo si nutre infatti delle difficoltà economiche dei cittadini, delle guerre tra poveri che permettono di ridurre i costi del personale mettendoli in competizione i più deboli. I prezzi al consumo di alimentari, utenze domestiche, trasporti sono cresciuti di oltre il 10% negli ultimi 12 mesi, colpendo le fasce più fragili della popolazione, ma non sembra esserci una strategia regionale volta a ridurre le disparità e che miri all’inclusione. I contributi erogati sono per lo più a rimborso e come spesso dico, piove sul bagnato. Se i cittadini devono anticipare il denaro, vuol dire che si escludono da tali misure proprio coloro che hanno bisogno, ovvero quella fascia sempre più numerosa di famiglie del FVG (45,2%) che dichiarano di non riuscire a risparmiare né a far fronte a spese straordinarie (30%). Altri tipi di contributi come quelli legati alla dote famiglia allargano la fascia ISEE (DDL 10 Art. 7) ma così come formulate non tengono conto delle esigenze emerse di recente.
L’ultima considerazione riguarda il tema del calo demografico. È manifesta una grave mancanza di lavoratori in qualsiasi ambito. Così si esprimono tutte le associazioni categorie. Perché allora questa maggioranza ha deciso di abbandonare a loro stessi le migliaia di migranti che arrivano nel nostro territorio e le centinaia di minori stranieri non accompagnati? Perché il sistema Regione non pianifica, al di là delle foto-trappole e dei sistemi virtuali per addestrare a sparare ad un bersaglio in movimento non ripristina le risorse per educare tutte queste persone desiderose di una vita migliore per se stesse e le proprie famiglie e includerle in modo positivo sul nostro territorio. Le notizie che provengono da tutti gli ex-capoluoghi, e non solo, sono invece notizie di degrado nelle strutture di accoglienza. State abbandonando un’umanità preziosa ad un destino di abbruttimento. Non voglio sentire risuonare anche su questo tema la riposta che avrebbe potuto dare al riguardo il dottor Pangloss dopo il naufragio a Lisbona!
In conclusione, come gruppo Misto proporremo numerosi emendamenti e ordini del giorno con spirito collaborativo. In Commissione abbiamo espresso parere contrario ai DDL 8,9 e 10. Saremo, nostro malgrado, costretti a confermarlo se non verranno accolte le nostre proposte di modifica. Il denaro pubblico in un’epoca come questa, va impiegato solamente a valle di una pianificazione, e non elargito mirando all’effimero consenso operando business as usual, come attualmente è impostata questa manovra 2024!
[1] Il totale del bilancio di previsione è di circa 8.010 milioni di euro, in quanto alle risorse manovrabili vano aggiunte altre tipologie di risorse tra cui il Fondo pluriennale vincolato e le somme reimputate (472 milioni), le partite di giro (169 milioni), il contributo della Regione alla finanza pubblica (437 milioni), le assegnazioni vincolate (436 milioni), il fondo di riserva (184 milioni) e le partite finanziarie a pareggio (364 milioni) per citare le principali.
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