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Condanna per l’ultima esternazione Ministro Salvini

Esprimo sdegno e condanna per l’ultima esternazione di un Ministro della Repubblica Italiana che esprime sprezzante razzismo, gettando così discredito sulle istituzioni del nostro paese.

La minoranza Rom è una delle minoranze più svantaggiate del nostro paese, ha un’aspettativa di vita inferiore di oltre 10 anni alla media italiana, è relegata a vivere, ma si dovrebbe forse dire sopravvivere, in aree depresse. Colpiti da stigma e pregiudizi secolari i Rom, in un paese come il nostro dove la mobilità sociale è ridotta al minimo, hanno pochissime prospettive di migliorare la loro condizione sociale.

Le parole e il tono del Ministro sono molto pericolose perché legittimano un pensiero razzista che se non viene condannato possono condizionare il pensiero di tanti cittadini. Sono parole che calpestano i principi fondamentali della nostra Costituzione.

Non si dimentichi il Ministro della Repubblica Italiana che moltissimi sono i Rom che sono esemplari cittadini e cittadine del nostro paese e non meritano di essere tutti colpevolizzati a causa del comportamento di pochi.

A Udine abbiamo sviluppato negli ultimi decenni numerosi progetti per l’inclusione delle comunità Rom anche sostenuti dall’Unione europea: attraverso questi progetti il numero di residenti nelle aree critiche è stato ridotto a meno del 25% di quanto lo fosse nel 2008 e questo senza fare nessuna deportazione, come allora chiedeva la parte politica che oggi è al governo.

BASTA RAZZISMO DALLA BOCCA DI CHI RAPPRESENTA IL POPOLO ITALIANO!!!

Giornata Mondiale del Rifugiato: una breve riflessione

In occasione di questa Giornata Mondiale del Rifugiato, penso sia doveroso, almeno per qualche istante, immedesimarsi in chi stia vivendo questa condizione. E non penso solamente a coloro che vinta la paura del diverso e del razzismo, che certamente subiranno, sono costretti a lasciare i propri cari e le cose che sono loro familiari, e partire verso un altrove a cercare sicurezza, dignità, futuro e speranza –  in una parola sola – rifugio. Penso anche a chi invece rimane. Madri, padri e familiari che trepideranno per loro e, troppo spesso, non ne avranno forse mai più notizia. Dobbiamo aver cura di chi si rifugia da noi anche nel nome delle loro madri e dei loro padri, di chi non ha potuto accompagnarli e ce li ha affidati, ogni giorno augurandosi che possano avere una vita migliore, in salvo.

A Udine nei 10 anni nei quali sono stato Sindaco della città, non solamente non abbiamo mai mandato via nessuno, ma abbiamo cercato di offrire a chi cercava rifugio a Udine dignità e futuro, come del resto a tutti gli altri che sono parte della nostra comunità. Abbiamo promosso progetti SPRAR per quasi un centinaio di persone, ospitato fino alla maggiore età ogni anno oltre 120 minori non accompagnati e abbiamo soprattutto avviato l’iniziativa di accoglienza diffusa AURA (Accoglienza Udine Rifugiati Richiedenti Asilo) in collaborazione con molte cooperative e associazioni per oltre 350 posti. Iniziative che, oggi, qualcuno che non mi rappresenta vorrebbe chiudere. Abbiamo anche dato a molte altre migliaia di persone, arrivate quando tutti gli altri posti erano già occupati, accoglienza dignitosa con la Croce Rossa alla Cavarzerani.

Provo orrore per la distinzione tra migranti non economici e migranti economici, che distingue tra i primi, forse meritevoli, e gli altri colpevoli di essere poveri. Forse sono tutti migranti ecologici, perché abbiamo reso questo pianeta meno abitabile.

Provo orrore in questi giorni per le dichiarazioni del vice-premier italiano Salvini, per la sua crudeltà nei confronti di chi si torva sulla nave Aquarius alla deriva nel Mediterraneo, per il suo gongolante cinismo. Provo orrore per la nave della marina americana che ha abbandonato in mare i corpi dei migranti morti annegati senza un gesto per le loro famiglie, perché una marina che ha dieci portaerei nucleari, non aveva delle celle frigorifere.

Provo paura che questo pensiero possa diffondersi e diventare dominante ora che viene legittimato così ad alto livello.

Penso invece come la filosofa francese Simone Weil: ““Tu non mi interessi” è qualcosa che nessuno può dire se non commettendo una crudeltà e ferendo la giustizia”. “Perché dalla più tenera infanzia sino alla tomba, in fondo al cuore di ogni essere umano, c’è qualcosa che malgrado tutti le esperienze dei crimini subiti, sofferti o osservati, si aspetta indomabilmente che gli si faccia del bene e non del male”.

 

Insediamento Commissioni Permanenti

Oggi in Consiglio Regionale si sono insediate le Commissioni Permanenti. Ovviamente, la maggioranza si è accaparrata tutte le presidenze attraverso una logica di tipo spartitorio tra i diversi soggetti che la compongono.
Tra le poche posizioni riconosciute alle minoranze, vi sono le vicepresidenze e io ho accettato quella della V Commissione: è la Commissione che si occupa di affari istituzionali e statutari, forma di governo, elezioni, disciplina del referendum, autonomie locali, usi civici, rapporti esterni e con l’Unione europea, organi di garanzia, beni e attività culturali, identità linguistiche, spettacoli e manifestazioni, attività sportive, corregionali all’estero.
E’ la più importante per il governo del territorio, in essa cercherò di portare la mia decennale esperienza di sindaco di una grande città, di conoscenza diretta dei problemi e di idee innovative per darvi soluzioni.

Non so se sarà facile essere ascoltati, ma è un dovere provarci.

Replica al discorso programmatico Presidente Fedriga

Signor Presidente della Regione, Signor Presidente del Consiglio, Signori Colleghi Consiglieri,

desidero porgere a tutti loro e in special modo a Lei, Signor Presidente del Friuli Venezia Giulia On. Massimiliano Fedriga, i migliori auguri di buon lavoro e questo per il bene di tutti i cittadini della nostra regione, in particolare, e più in generale a tutti coloro che vivono e vivranno su questo pianeta.

Ho apprezzato nel Suo discorso, Presidente Fedriga, i suoi cenni alle tematiche della tutela ambientale e della sostenibilità energetica, e all’attenzione nei confronti delle fasce più fragili e deboli della popolazione.

Ma mi dispiace rilevare anche, che si è trattato di cenni generici, purtroppo. Tutto il Suo discorso infatti è stato a mio avviso per buona parte troppo generico e superficiale, e ciò mi preoccupa.

Le sfide dei mutamenti climatici e della salute dei cittadini, nonché quelle del lavoro, richiederebbero un’attenzione e un approfondimento ben diversa, in ogni occasione, anche in quelle che possono essere interpretate solamente come un adempimento.

Relativamente alla sostenibilità ambientale andrebbero infatti declinati, con tempistiche precise e obiettivi quantificabili, i passi che la Regione FVG intenderebbe compiere verso la de-carbonizzazione, in accordo con gli impegni nazionali che nascono dal COOP21 di Parigi del 2015, nonché dai 17 obiettivi sostenibili delle Nazioni Unite. Questi potrebbero riguardare l’eliminazione di oli pesanti per il riscaldamento, gli investimenti per FV, il geotermico, l’idroelettrico. Mi sarei aspettato qualche indicazione sugli standard edilizi per garantire l’efficientamento e la coibentazione degli edifici. Qualche proposta concreta su come raggiungere gli obiettivi previsti dalle direttive europee in tema di ciclo integrato dell’acqua (venendo così a chiudere le procedure di infrazione attualmente aperte), e anche in tema di qualità dell’aria, che è ormai riconosciuta indiscutibilmente come una delle principali cause di morte prematura.

La inviterei ad essere ambizioso in questi settori anche perché alte sono le opportunità di nuovi posti di lavoro, sia qualificati che non, che essi possono offrire se adeguatamente sviluppati.

Avrei desiderato ascoltare qualcosa di più convinto sui piani di prevenzione della salute e alla marginalizzazione. E soprattutto sulle misure attive che intende attivare per il lavoro e almeno qualche azione proattiva per contrastare il preoccupante fenomeno degli inattivi e dei working poors, nell’ambito di una più seria analisi del tema della disoccupazione.

Con preoccupazione invece ho rilevato alcune sottolineature nel Suo discorso che mi fanno temere che Lei sia poco informato sulla realtà di questa regione e pensi che qualche slogan possa risolvere i problemi. Mi riferisco al passaggio sulla “accoglienza diffusa” a suo dire “bocciata senza appello da una larghissima fetta della cittadinanza”.  Non penso proprio che le soluzioni concentrazionarie, che Lei sembra prediligere, siano state salutate con soddisfazione dai cittadini, anzi sono invece innumerevoli gli esempi positivi di accoglienza diffusa, che sono stati i soli che hanno permesso di far fronte agli arrivi dei richiedenti asilo. Su questo punto infatti Lei è quanto meno semplicistico. Dichiara “chi entra illegalmente nel nostro Paese commette un reato”. Ma non sa forse che l’accoglienza diffusa è stata organizzata non per immigrati clandestini, ma per richiedenti asilo, migranti non economici, ma ecologici, che la nostra Costituzione nel suo Articolo 10. Parlare poi di “filtri” immagino di esseri umani, quando ci si riferisce ai “valici”, è un lessico brutale, non degno di un discorso di insediamento e certo non degno di uno che rivendica così spesso la propria matrice cristiana.

Questa brutalità se proprio deve esserci, spero rimanga solo nelle parole. Con soddisfazione noto infatti che nel documento scritto, Lei non ha riportato quell’aggettivo “naturale” accanto alla parola “famiglia”, che invece ha fatto risuonare nell’aula del Consiglio. Le ricordo che il Friuli Venezia Giulia è terra di diritti umani, di diritti cioè di cui sono titolari gli esseri umani, in quanto tali, e non in quanto cittadini per diritto ereditario o per anzianità nel ruolo. Quando lei dichiara di rivedere i criteri di accesso ai servizi sociali e all’edilizia agevolata, attribuendo il “giusto peso” agli anni di residenza in Friuli Venezia Giulia, Le ricordo sulla base della mia esperienza di sindaco di una città,  che sono “cittadini” tutti coloro che fanno parte della nostra comunità, che non c’è nessun vantaggio a creare delle discriminazioni, delle disparità. Le nostre scuole materne pubbliche sono frequentate da tanti futuri cittadini di questo Paese che forse non possono vantare alcun diritto ereditario, ma parlano la nostra lingua con le stesse sfumature e accenti e incertezze dei loro coetanei che invece secondo lei sono gli unici a vantare giusti diritti. Non è con l’ottocentesca retorica del “sangue e suolo” che si governano le società complesse e questo mi porta a riflettere sull’assenza di una visione realmente europea, che sorprende in chi è cresciuto e si è formato in una città nella quale negli elenchi telefonici esiste una stratificazione di cognomi italiani, tedeschi, sloveni, croati, greci e così via… Certo, non nego esista una oggettiva necessità di riequilibrio delle scelte europee in favore di politiche di crescita e di sviluppo, esiste il tema della riforma in senso democratico delle istituzioni comunitarie e di una rilegittimazione popolare del grande disegno sortito dal Manifesto di Ventotene, ma è vero anche che la nostra regione e il nostro Paese non possono prosperare o avere un qualche ruolo fuori dal grande disegno europeo ed è parimenti vero che – se non vogliamo che l’Europa sia solo finanza e moneta – dobbiamo aprire i confini e mescolare i popoli, non nasconderci dentro una ridotta identitaria in salsa ungherese.

Avrei anche desiderato sentire qualche progetto più significativo sulla promozione dell’innovazione e il sostegno alla ricerca. E tutto ciò senza dimenticare i tanti sconfitti che inevitabilmente l’innovazione crea.

Una regione può essere protagonista solamente se non lascia indietro nessuno, perché solamente le società veramente eque sono sane. Il benessere o è di tutti oppure non è. E purtroppo un silenzio ingombrante è stato i suo anche sul tema delle pari opportunità.

Un’ultima osservazione, quella sui “campioni dello sport”. Una regione è tanto più sana quanto più è equa, certamente ci sono i campioni a cui lei si riferisce, ma una regione è una regione attiva se lo sport è di tutti.

Su un punto però, Signor Presidente, condivido il Suo discorso ed è quello sulla Sua volontà di operare insieme ciascuno nel proprio ruolo. Mi metto a disposizione per suggerimenti ed idee. Le confesso che sarei molto più soddisfatto nei prossimi 5 anni se non avessi che da elogiarla per come Lei opererà, minimizzando così il ruolo di opposizione, piuttosto che trarre visibilità nel contrastarla.

Il benessere di tutta la comunità regionale è infatti il nostro primo dovere, ma anche la nostra unica speranza per il futuro.