“Manifestazione di piazza di grandissima partecipazione alla quale anche noi abbiamo partecipato per dimostrare la solidarietà ai lavoratori della Warstila e rivendicare la necessità di una nuova politica industriale che tuteli il patrimonio di questo paese invece di lasciarlo soggetto alle speculazioni internazionali. La minaccia di licenziamento di 451 dipendenti della Warstila ha un impatto devastante perché una crisi aziendale avrebbe un effetto domino su tutto l’indotto dell’azienda e quindi si può stimare 1000 posti persi. Quale futuro possono avere i giovani se non emigrare? Tanto più che la destra che governa la città ha ribadito che il futuro è solo turistico. L’avvenire industriale della città è molto importante così come l’indispensabile innovazione”: così si è espresso il candidato al collegio uninominale del Senato per la coalizione di centrosinistra Furio Honsell.
Come Open Sinistra FVG siamo stati l’unico gruppo consiliare a votare espressamente contro a questo Disegno di Legge in commissione. Non riteniamo corretto che la maggior parte dei quasi 90 milioni di soldi pubblici manovrati, in questa si-fa-per-dire manovrina, vengano impiegati senza un’adeguata riflessione e non lascino traccia se non su qualche documento economico-finanziario per far bilanciare le due colonne della partita doppia.
In questo momento, superficialmente, straordinario nel quale viviamo, pesantemente condizionato dalla pandemia sul piano sanitario e dalle tensioni sociali che la sua profilassi comporta, ma anche eccezionalmente pingue sul piano finanziario con il contemporaneo allentamento se non addirittura la scomparsa di tutte le preoccupazioni e misure di contenimento della spesa pubblica che avevano soffocato il progresso del nostro paese in anni recenti, ben altro avrebbe dovuto essere il piglio di chi guida questa Regione. Invece, a fronte della maturazione di risorse inaspettate che ammontano a 54M di avanzo libero e maggiori entrate di 33M, nulla sembra andare, al di là di un’ipocrisia di circostanza, nella direzione del contrasto alle più gravi emergenze dei nostri tempi, le cui radici risalgono a ben prima della pandemia, ovvero le disparità economiche che accelerano, l’assenza disperante di pari opportunità non solo di genere, ma anche e soprattutto educative, e una coraggiosa inversione di tendenza nella transizione energetica.
È certamente lodevole la corretta gestione della contabilità, ma questo non può essere il fine e l’unico orizzonte di un’azione legislativa. Se il ruolo della finanza virtuale diventa così forte rispetto a quella reale, non si tratta nemmeno più di privilegiare il valore di scambio rispetto a quello d’uso: la politica ha abdicato completamente la sua sovranità alla macchina amministrativa.
Non dimentichiamo, ancora una volta, il grido di paura lanciato dal Presidente Fedriga circa un anno fa, quello di non poter pagare i medici e gli infermieri in piena pandemia. Non solo tale valutazione si è rivelata completamente errata ma, tutto all’opposto, è come se l’amministrazione regionale avesse vinto la lotteria! Sono arrivati fiumi di denaro, compresi quelli manovrati da questo DDL, che a nostro avviso dovrebbero lasciare un segno profondo, il cui uso dovrebbe rispondere a scelte strategiche incisive. Non dunque a quelle di questo modestissimo DDL 147. Altrimenti ci ritroveremo come coloro che quando piove cercano di scaricare l’acqua per paura dell’inondazione per poi ritrovarsi assetati quando verrà la siccità.
Ecco i principali punti critici, che avrebbero meritato un’indagine più approfondita.
Il primo riguarda la sanità: l’Art. 8, tabella H. Vengono versati ulteriori 30M alle aziende ma, sebbene i numeri contabili ci siano stati dati al dettaglio dell’euro, non è risultato assolutamente chiaro né se queste ulteriori risorse saranno sufficienti a chiudere l’anno, né perché ci siano stati questi ulteriori disavanzi nei bilanci delle aziende. La qualità dei servizi nelle aziende sanitarie presenta numerosi criticità: le liste di attesa si allungano, i dipendenti ospedalieri diminuiscono, il sistema territoriale vive un clima di “aspettando Godot”, mentre vanno in pensione senza essere sostituiti i medici di base e molti territori segnalano la mancanza di operatori di continuità assistenziale/guardie mediche. I comitati per la difesa dei PPI, nei distretti meno centrali della regione, sono sempre più in agitazione. Nulla assicura che queste risorse mitigheranno tali criticità.
Il secondo punto critico riguarda i ben 33 milioni dell’art. 2, commi 10-14, che vengono volatilizzati per compensare “crediti non esigibili” relativi alla liquidazione del Consorzio Aussa Corno, di cui oltre due terzi dovuti alle escussioni da parte di istituti di credito di fideiussioni concesse dalla Regione per operazioni condotte dal Consorzio che non sono state compensate dalla sua liquidazione. La questione non è stata affatto chiarita in tutti i suoi dettagli. Non è chiaro che la somma sia sufficiente a chiudere tutta l’operazione relativamente alla Regione e le sue partecipate, né come mai essendo ormai noto da anni che non si sarebbe rientrati dagli investimenti (e qui è strano anche che i segni meno dovuti alle escussioni siano stati iscritti come crediti), gli stessi non sono stati compensati in modo proporzionale annualmente? Come mai non c’è stato un piano di rientro e si è dovuta aspettare la tragica vincita della “lotteria” del Covid per compensarli? Certamente è importante rilanciare le attività economiche in quell’area, ma sia ben chiaro che nulla di tutta questa operazione va in quella direzione. A mio avviso si sarebbe dovuto per lo meno delineare il nuovo piano di sviluppo di un’area strategica così importante.
Il terzo punto critico riguarda le ulteriori “milionate” dell’art. 4, tabella D, versate come incentivi al consumo di combustibili fossili! Sì a pochi giorni dal COP 26 di Glasgow un Assessorato che a parole dichiara di voler essere il primo in Italia a realizzare la transizione energetica continua a incentivare il consumo di combustibili fossili! (Va detto che tutto ciò avviene senza suscitare l’orrore in Consiglio!) Con una certa ipocrisia questa misura viene dichiarata come una misura a favore delle fasce deboli, ma poi si scopre che viene applicata indistintamente a tutti, e che la maggioranza degli utilizzatori riceve quote assai contenute. A chi va la maggior parte di queste risorse? Alle compagnie petrolifere che così possono artificialmente aumentare i costi della benzina al netto dell’incentivo nella nostra regione. Se davvero si volesse fare una misura per le fasce più deboli sarebbe meglio considerare dei contributi mirati per contrastare la povertà energetica delle famiglie, anche alla luce dei rincari avvenuti e preannunciati delle bollette energetiche. Oppure si potrebbero riqualificare le case popolari in modo da ridurre i consumi energetici delle famiglie più bisognose! È fastidioso, ma doveroso, ripetere che queste sono misure irresponsabili, si dovrebbe invece investire risorse pubbliche nella riqualificazione degli edifici e nell’incentivazione all’eliminazione del gasolio per riscaldamento.
Il quarto punto riguarda la curiosa gestione tramite commissario dei dragaggi nelle aree più problematiche della nostra costa. Un commissario straordinario ha senso se questi riceve dallo Stato poteri ulteriori per raggiungere più rapidamente l’obiettivo. Ma in questo caso l’unico aspetto che l’art. 4, commi 3-11, chiarisce è la pingue retribuzione che questo commissario riceverà e gli ulteriori costi necessari alla creazione del suo ufficio. L’aspetto sorprendente di queste norme è che non sono fissati termini per l’esecuzione dei doverosi dragaggi. L’unico aspetto che rende straordinario questo commissario è la sua inutilità!
Ulteriori fondi sono dedicati ad anticipazioni per la programmazione europea, ma tutto è molto generico. Non se ne è discusso. Un po’ di milioni vanno per l’interporto Fernetti-Bagnoli, probabilmente utili, ma non ci è stata fornita l’illustrazione del progetto globale nel quale si inseriscono. La logistica è un settore cruciale di questa regione, sarebbe quindi necessario farne il punto.
Soldi ulteriori vanno alla ristrutturazione di sedi ARPA, allo scorrimento di varie graduatorie opere certamente utili e interventi meritevoli ma tutti passaggi di ordinaria contabilità.
Un elemento positivo di questa norma (art. 6, commi 9-11) è l’autorizzazione concessa al Comune di Udine di poter utilizzare i risparmi sulla ristrutturazione dello Stadio (alcune centinaia di migliaia di Euro) al rifacimento del manto della pista di atletica dell’impianto Dal Dan. Finalmente! Avevo segnalato la necessità di tale opera già in occasione dell’ultimo bilancio, ma mi era stato risposto che non si possono mantenere tutti gli impianti sportivi della regione. Peccato, che questo sia uno di quelli più usati. Con questa norma almeno la Regione non ne ha intralciato la ristrutturazione.
Infine vanno segnalati i commi 16-22 dell’Art. 4 che introducono la disciplina transitoria sull’installazione di impianti fotovoltaici a terra su zona agricola E. Non vi è dubbio che la Direzione abbia confezionato un documento che tiene conto della necessità di bilanciare la volontà di frenare tale proliferazione, con il rischio che se si evidenzia troppo il rischio di tali operazioni, la norma possa venire impugnata dal Governo. Non è chiaro cosa ne sarà degli impianti le cui procedure sono già avviate e di quelli che verranno proposti prima dell’entrata in vigore della norma. Certamente se tale norma entrerà in vigore renderà molto più difficile (ancorché con criteri in verità un po’ soggettivi e quindi facilmente curvabili e impugnabili) tali operazioni. È un passo comunque nella direzione giusta. Avremmo preferito che tali impianti fossero subordinati a parametri quantitativi che misurassero la loro concentrazione e valutassero il consumo di suolo agricolo anche in termini proporzionali. Soprattutto avemmo desiderato che fossero stati individuati meccanismi rigidi di ammortamento per la rottamazione di tali impianti e il ripristino di aree agricole. Altrimenti, senza misure post mortem il fotovoltaico a terra diventerà un meccanismo efficientissimo per produrre, tra qualche decina d’anni, migliaia di ettari di zone dismesse inquinate.
In conclusione, com’è nostra abitudine intendiamo proporre ordini del giorno ed emendamenti, ma difficilmente potremo essere favorevoli ad una manovrina che a nostro avviso non avrà pressoché alcun impatto che conduca questa regione fuori dalla stagnazione economica in cui versa verso una visione gestionale non più business-as-usual. Ormai non dovrebbe esserci più alcun dubbio che questo modo di legiferare porterà già la prossima generazione ad occuparsi solamente di riduzione dei danni che anche questa generazione ha provocato.