Ecco un’altra legge omnibus: l’omnibus di luglio si potrebbe chiamare il DDL 55! Questa Giunta ci serve ormai con cadenza quasi bimestrale uno zibaldone di norme. E qui uso il vocabolo zibaldone non certamente nella sua accezione nobilitata dall’ammiccamento leopardiano, bensì in quella originaria, ovvero di raccolta di pensieri (norme nel caso nostro) scritti senza un filo logico, disordinati, fatti di idee eterogenee, se non addirittura nella sua matrice etimologica, ovvero uno zabaione di norme. Certamente questa Giunta dimostra ancora una volta, drammaticamente, di non avere alcuna prospettiva legislativa, alcuna progettualità, alcuna strategia. Si legifera infatti con l’incapacità di guardare lontano, per opportunismo elettorale immediato, si naviga a vista. Certamente sono ben riconoscibili:
1. la cifra xenofoba e discriminatoria, come nel comma 41, dell’art. 9, ex emendamento 9.5 nel quale si dettagliano le condizioni di ammissione alle misure di inclusione previste: i soliti 5 anni di residenza in regione e le restrizioni agli stranieri;
2. la tattica di veicolare insicurezza con gli ulteriori investimenti milionari per il revamping delle sale operative della polizia locale previste nei Commi 16 e seguenti dell’articolo 10;
3. l’applicazione della regola di vivere alla giornata, come nel riparto dei soldi agli enti locali dell’Art.10. Si frantumeranno in modo che tutti possano trovare un obolo da far convogliare in un numero ancor maggiore di rivoli, a scala inferiore, ciascuno volto ad accattivarsi la soddisfazione dei questuanti del livello sottostante. Tanti rivoli però fanno un fiume di denaro elargito senza progettualità e investimenti a lungo termine, che si disperderà in spese in ultima analisi inefficaci e improduttive;
4. e, per la prima volta in modo così esplicito, si rileva il montare dell’onda oscurantista, rivendicata provocatoriamente dall’assessore come “slancio anti-illuminista”, nel contributo all’Art. 8 Comma 9 per spese, anche retroattive, di ben 200,000€ alla Diocesi di Trieste per un convegno di Bioetica e “eventi, formativi e informativi a più livelli e di eventi formativi per le scuole di ogni ordine e grado”. Sarà per controbilanciare il troppo razionalismo che la Giunta teme possa emergere dall’evento ESOF (Euro Science Open Forum). Quanti auto-da-fé si ha intenzione di inscenare con tale fiume di denaro? Tremo a immaginare cosa ciò voglia dire in termini di condizionamento giovanile in un’epoca nella quale il Parlamento dovrebbe invece legiferare, su sollecitazione della Consulta, sul suicidio assistito nel rispetto del diritto di autodeterminazione e del dovere di alleviare le sofferenze.
Ma aldilà di questi, per così dire “marchi di fabbrica”, c’è un vuoto nelle strategie su:
1. Ambiente ed energia. Ancora nulla per eliminare gli impianti di riscaldamento a gasolio BTZ, che oltre ad essere più inquinanti hanno emissioni di CO2 altissime rispetto ad altri combustibili. Pochi spiccioli all’Art. 4 Comma 1 per consulenze al gruppo di lavoro che dovrebbe occuparsi dei 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’ONU. Alla luce però, degli obiettivi di de-carbonizzazione, e di riduzione di gas serra previsti per il 2030, qualunque regione che volesse essere innovativa dovrebbe avere ben altro atteggiamento proattivo nei confronti degli enti locali. La Giunta invece nella Tabella D trova altri 6,5M di rimborso per i combustibili.
2. Politiche economiche e del lavoro. La diaspora dei giovani dalla nostra regione è ormai drammatica e se si aggiunge all’assenza di qualunque incentivo, se non addirittura all’impermeabilità, all’ingresso irrobustisce la tendenza all’invecchiamento dell’età media della popolazione residente nel FVG. Emblematici sono i commi 10 e seguenti, ex emendamento 2.1, di cui segnaliamo, quasi con disperazione, il rischio di un effetto perverso. Togliere risorse al co-working e ai fab-labs, che ormai ovunque nel mondo sono gli acceleratori di imprenditoria giovanile, in quanto “i bandi sono andati deserti”, per assegnarli alle Camere di Commercio per l’internazionalizzazione, accrescerà la diaspora. Si sarebbe dovuto invece avviare iniziative volte a comprendere come mai tali attività non decollano in FVG, e definire strategie per incentivarle. Insomma, invece di costruire competitività in FVG, questa Giunta favorisce la delocalizzazione. Invece di sostenere i Fab-Labs in FVG sceglie di investire dove la forza lavoro costa meno.
3. Salute e politiche sociali. Nell’Art. 9, non c’è nessun tentativo di sviluppare misure autentiche di inclusione sociale. Il reddito di cittadinanza, seppure meritevole di attenzione, non può però essere l’unica misura di inclusione sociale. Non solamente esiste ormai la classe dei working poors, ovvero di coloro che magari un lavoro ce l’hanno, ma il salario non basta a mantenere in modo decoroso la famiglia, ma attraverso il reddito di cittadinanza, il segmento della popolazione più marginalizzato non viene più incentivato a dialogare con le reti sociali e assistenziali locali, bensì trova come unico interlocutore un ente nazionale.
4. Enti Locali. I veri problemi degli enti locali in FVG sono la frammentazione e la mancanza di personale. Era questo il punto fondamentale da correggere relativamente alle UTI. Assistiamo invece nell’Art. 10, a fronte del progressivo smantellamento delle UTI, all’assenza di qualsiasi nuova proposta di condivisione di infrastrutture per garantire equità nella qualità dei servizi ai cittadini. Nessuna riforma sembra venire avanti ma solamente proclami. Il tema della equa distribuzione del personale tra Enti Locali e Regione non viene nemmeno preso in considerazione mentre, paradossalmente, si continua a fare affidamento sulle UTI dei comuni capoluogo per svolgere attività importanti come l’edilizia scolastica.
A fronte del deficit programmatico di questa Giunta e del “buio delle idee” che la caratterizza, come Open-Sinistra FVG ci sentiamo di proporre lo strumento degli osservatori in almeno tre settori-chiave:
a) Un osservatorio sul disagio, perché siamo convinti che la poca attenzione al tema dei diritti e delle diversità, combinata alla conclusione di qualsiasi misura di inclusione attiva, rischia di approfondire le disparità nella nostra società.
b) Un osservatorio sulla solitudine, perché il benessere mentale, sia dal punto di vista sociale che da quello fisiologico, è fortemente correlato alla robustezza delle relazioni. La solitudine sta crescendo a causa di stili di vita sedentari e digitalmente ipertrofici, nonché ai modelli di competizione consumistica proposti dalla società. La solitudine è la causa di moltissime forme di sofferenza mentale e di demenza. Il suo contrasto è un’importante terapia sociale dunque.
c) Un osservatorio sulle criticità in agricoltura. L’Art. 3 (Risorse agroalimentari, forestali, ittiche e montagna) è un repertorio di buona volontà atta a compensare ed aiutare un settore che a causa dei mutamenti climatici e i fenomeni meteorologici estremi che comportano (siccità e inondazioni), in aggiunta alle altre attività antropiche, è stato fortemente penalizzato soprattutto nei settori delle api e delle patate, della frutta, dei kiwi e dei molluschi. Assegnare indennizzi in denaro o, come nel caso delle cimici asiatiche, immettere degli antagonisti, ancorché autoctoni sono esempi di misure palliative, che non risolvono il problema. Se l’ecosistema che avrebbe sostenuto gli antagonisti non c’è più, lasciando quindi campo libero ai nuovi parassiti, che speranza si può avere, senza la ricostruzione dell’habitat che ospitava quegli antagonisti, di vederli contrastare efficacemente la cimice?
Gli osservatori sono strumenti di raccolta ed elaborazione dei dati di contesto, essenziali per proporre misure strutturali e non contingenti. Dovrebbero coinvolgere oltre ai tecnici regionali, le Università, gli enti di ricerca, gli operatori, i rappresentanti dei portatori di interesse. Solo così si potrebbe fornire del materiale prezioso per elaborare strategie ai decisori politici.
In conclusione, si vuole stigmatizzare un altro aspetto di quella che si potrebbe definire la maleducazione legislativa di questa Giunta. Dopo l’ennesima e faticosa settimana di commissioni semplici ed integrate ci si aspetta, come è già avvenuto per le precedenti leggi omnibus dei mesi precedenti, che in aula ci siano ulteriori emendamenti sostanziali. Veramente grave sarebbe però se arrivassero in aula risorse importanti a favore di misure completamente nuove. Lo strumento “emendamento in aula” dovrebbe essere puramente migliorativo dell’esistente. Se come è avvenuto in passato, gli emendamenti saranno costituiti da articolati assolutamente nuovi, non solamente si sarà compromesso fortemente, se non nientificato, il lavoro fin qui svolto (compresa questa relazione), ma fatto ancora più grave, risorse importanti saranno attribuite “di rapina” in modo avventato. Assisteremo quindi ad un’altra legge di questa legislatura, che riesce a coniugare il disordine all’impulsività.
Puoi trovare qui il ddl 55 – Assestamento del bilancio per gli anni 2019-2021 ai sensi dell’articolo 6 della LR.26/2015