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Relazione di minoranza Honsell sul DEFR 2024

Per afferrare subito che c’è qualcosa che non va in questo DEFR basterebbe notare che, nella raggiante presentazione del documento del Presidente Fedriga, il cui incipit suona “Il DEFR 2024 è il primo atto di programmazione economico-finanziaria della nuova legislatura, strumento essenziale per condividere la visione della Giunta per il futuro della Regione”, le parole sanità e ambiente non compaiono mai!

Forse, ciò che non va in questo DEFR è il numero che lo accompagna, ovvero 2024? Per il Presidente Fedriga tutto è assolutamente normale, business as usual! L’orchestra nel salone da ballo del Titanic continua a suonare spensierata… Eppure, mentre scrivo questa relazione, l’Europa è in attesa di scoprire se Caronte, l’ultima tempesta di calore che ci sta attanagliando, stabilirà il nuovo record europeo di temperatura superando quella raggiunta in Italia nell’agosto 2021 di 48,8C; e, sul fronte della salute, le liste di attesa in FVG si stanno allungando squilibrando sempre di più i nostri indicatori di appropriatezza (diagnostica e terapeutica) rispetto alle altre regioni misurati dalla Scuola Sant’Anna di Pisa nel 2022!

Ambiente e sanità sono infatti le principali criticità emerse drammaticamente in questo decennio (anche se la prima, per alcuni di noi, era prevista già da mezzo secolo). Sono emergenze destinate ad aggravarsi, ma nell’introduzione al DEFR 2024 non se ne fa parola. Né questi temi vengono veramente approfonditi successivamente nel DEFR. Nella prima parte sulle tendenze macroeconomiche, circa l’ambiente, il DEFR si limita a compiacersi dei 65,4 m2 di verde a persona nei capoluoghi del FVG, il doppio della media nazionale, cresciuto soprattutto per il calo demografico, ma è un dato sul quale è legittimo chiedersi se rimarrà tale dopo la frenesia dendrofobica dei sindaci di destra Ciriani e Di Piazza a Cattinara e all’ex-fiera di Pordenone. Il DEFR ci consola anche con il dato che le notti tropicali a Trieste sono state “solo” (?) 68. Nulla si dice quest’anno, invece, circa gli indicatori negativi che avevo evidenziato negli anni passati sulla qualità dell’aria e le concentrazioni di ozono, sul consumo di suolo agricolo, sull’abuso di pesticidi e di fitofarmaci, e sulla vergognosa misera percentuale di territorio agricolo coltivato a biologico. Erano tutti indicatori rispetto ai quali eravamo molto al di sotto della media nazionale. Osservazioni preoccupanti al riguardo non sono comunque difficili da trovare in rete, come ad esempio sul sito web del sistema nazionale protezione dell’ambiente[1]. Circa la salute, gli indicatori considerati sono indiretti, e ricompresi nella più generale Qualità di vita. Al riguardo fa sorridere che nelle tabelle siano riportati solo i dati più positivi della media nazionale, che comunque riguardano i comportamenti a rischio individuali, ma non compare tra le tante valutazioni entusiastiche di customer satisfaction di questo documento, quella relativa al sistema sanitario regionale, oppure la misura del ricorso al sistema sanitario di altre regioni.  Mi domando il perché – retoricamente s’intende.

Nella parte del DEFR relativa alle Missioni, e più specificamente alla “Missione 9. Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente” compaiono, in verità, moltissime parole chiave tipiche delle operazioni di green-washing, ma non sono articolate in azioni concrete e integrate. Un esempio: la trattazione della resilienza dell’agro-sistema irriguo dovrebbe essere raccordata alla “Missione 16” relativa all’agricoltura. Al riguardo si dovrebbero definire le azioni volte a promuovere le inevitabili trasformazioni dovute all’aumento della temperatura e alla riduzione della disponibilità idrica. Si dovrebbero prevedere azioni volte al sostegno dell’agricoltura biologica. Si dovrebbero progettare azioni di rigenerazione del verde urbano e in difesa della biodiversità, ma non vi è nulla al riguardo. Forse ciò è determinato dal fatto che tra i cittadini del Friuli Venezia Giulia vi è scarsa preoccupazione per la perdita di biodiversità: 3 su 4 non se ne preoccupano e 4 su 5 esprimono soddisfazione per la situazione ambientale – beati loro! Le problematiche del rischio idrogeologico sono gestite in modo cursorio. Mi chiedo se vedremo anche in futuro l’impegno profuso nel 2022 soprattutto per assicurare l’agibilità delle strade alla carovana del Giro d’Italia? Nulla si dice sugli allevamenti intensivi, sia in termini di emissioni che di odori, tema sul quale nella scorsa legislatura avevamo presentato una Proposta di Legge, e soprattutto non si discute la produzione agricola massiva per la loro alimentazione. Clamoroso è il fatto che ancora non vengano misurate le emissioni di gas CO2-equivalenti né si parli di un piano organico per ridurle, malgrado gli ambiziosi obiettivi della Legge FVG-Green. Brilla, alla “Missione 17. Energia e diversificazione energetica” il paradosso che più di un terzo del testo pontifica sui vantaggi, immagino elettorali, derivanti dai contributi al consumo di combustibili fossili per autotrazione privata. Manca invece qualsiasi riferimento ai tempi per i rinnovi delle concessioni idroelettriche e per l’applicazione della L.R. 21/2020. Non fare riferimenti espliciti a piani per mitigare il rischio idrogeologico, il rischio d’incendio, il rischio idrico significa limitarsi, a fare di questo DEFR un adempimento. Oppure significa non avere consapevolezza di quanto sta avvenendo nel mondo. Dovremo aspettare che l’innalzamento del mare inghiottisca il Molo Audace prima di decidere cosa fare davvero?

Infine, è imbarazzante la misera paginetta della “Missione 13. Tutela della salute”. Non si parla proprio di come affrontare il problema della mancanza, per non dire della fuga, del personale dal sistema pubblico e quindi di come assicurare i servizi territoriali e di come attuare operativamente le costituende strutture previste dal PNRR.

Questo DEFR riporta bombasticamente i dati sulla crescita delle esportazioni, e quindi del PIL reale, e quindi del reddito pro-capite superiore alla media nazionale di 35.200€. Dichiara che crescono gli occupati e diminuiscono i disoccupati. Ma se poi si va a guardare i dati con attenzione, tenendo conto che non essendo riportati indici di concentrazione, questi numeri nascondono le disparità, emerge che sono quasi 150.000 i nostri concittadini a rischio di povertà, che sono oltre 100.000 coloro che rinunciano a prestazioni sanitarie per motivi economici e che oltre un terzo delle famiglie non riesce a risparmiare! La percentuale di disoccupazione di lunga durata rimane invariata e nulla si dice sulle condizioni di lavoro precario. Comunque i NEET sono sempre intorno al 10% e gli occupati non regolari sono il 9,2%. Circa gli occupati non si approfondisce con quali contratti atipici, precari, a chiamata, a gettone, intermittenti, ecc. sono impiegati. L’inflazione è cresciuta significativamente in quest’ultimo anno e mezzo, al punto che circa 150 milioni di maggiori entrate della Regione a novembre derivano dalla compartecipazione dell’IVA, scambi interni, dovuta proprio dall’inflazione (si veda la relazione sul Rendiconto per il ragionamento contabile). Le imposte indirette incidono in modo inversamente proporzionale al reddito delle famiglie, e quindi hanno un effetto ai limiti dell’incostituzionalità, che invece prevedrebbe una progressività delle aliquote impositive. Nel DEFR non si esplicita nessun utilizzo compensativo di queste risorse che quindi sembrano ancora più ingiuste perché la loro crescita deriva dall’inflazione.  L’indice di GINI, che riporta lo squilibrio nella distribuzione della ricchezza, in FVG è dello 0,25. I redditi sono in calo del 2%, e oltre un terzo delle famiglie chiede il calcolo dell’ISEE con valori medi intorno ai 18.000.

Va fatta adesso un’osservazione che suona quasi tragi-comica. La nota di aggiornamento al DEFR 2023 di 6 mesi fa riportava: “si evidenzia l’investimento afferente un nuovo insediamento industriale siderurgico nella zona industriale Aussa-Corno in Comune di San Giorgio di Nogaro… La stipula dell’Accordo interverrà in corso d’anno.” Dopo le oceaniche sollevazioni dei cittadini non solo dei Comuni interessati allo scempio nella Laguna di Marano, che un insediamento siderurgico produrrebbe, ma anche di quelli di altre parti della regione non appena viene spiegato loro il progetto, nella “Missione 14. Sviluppo economico e competitività” di questo DEFR non se ne fa più menzione! Il tema è stato posto, anche in Commissione con precisione ostinata dalla Consigliera Capozzi, ma il punto non è stato chiarito dall’Assessore Bini. Poiché nel luglio scorso ero stato uno dei pochi a dare voto negativo all’iniziativa, non riesco però, a fronte di tanto assordante silenzio, a illudermi ancora che il rischio di una tale sciagura sia passato.

Un’altra considerazione importante è quella relativa alla “Missione 18. Relazioni con le altre autonomie territoriali e locali”. Anche quest’anno si anticipa un percorso nebbioso volto a re-introdurre enti di area vasta elettivi che dovrebbero subentrare agli EDR. Viene inoltre dichiarato che verranno individuate nuove funzioni da trasferire a tali enti. Ciò sembra molto curioso perché la necessità di assolvere funzioni dovrebbe avvenire prima di istituire l’organo che le dovrebbe assolvere, altrimenti si creano di nuovo enti inutili, come le vecchie Province che per tante funzioni erano dei doppioni dei Comuni, gestite però sempre a rischio di essere clientelari. Qui si fa il contenitore prima del contenuto! Continua invece a non essere affrontata la vera questione critica, cioè l’organizzazione e il co-ordinamento delle funzioni, sovracomunali, ma non necessariamente di area vasta. La polverizzazione campanilistica degli Enti Locali è infatti la principale criticità del sistema FVG. La carenza di personale da un lato, ma anche la moltiplicazione di soggetti attuativi crea disfunzionalità di sistema e indica l’improcrastinabile necessità di aggregazioni sovracomunali sul modello delle UTI.

Risulta piuttosto problematico proceduralmente apportare delle modifiche a questo DEFR, che essendo atto programmatico e non legislativo, non prevede emendamenti da parte del Consiglio ma solamente una proposta di risoluzione sulla quale non sembra possibile intervenire.  Forse qualcosa al riguardo andrebbe modificato proceduralmente. Intenderemmo infatti proporre di includere nella Missione 9 anche gli obiettivi recentemente approvati dal Parlamento dell’UE nella proposta di legge Nature Restoration Law.  Alla Missione 4: Istruzione e diritto allo studio infine andrebbero poste più risorse per il diritto allo studio e per il funzionamento della scuola pubblica, scongiurando la riduzione di personale di ogni ruolo e livello della scuola pubblica conseguente a dimensionamenti non necessari. Andrebbe anche promossa la cultura del software Open Source, lungo le linee della PDL da noi proposta nella scorsa legislatura.

Concludo questa relazione sul DEFR 2024 che necessariamente ci vedrà esprimere un voto negativo come Gruppo consiliare Misto per le ragioni sopra argomentate con due considerazioni.

La prima è relativa all’impressione che, rispetto al formato degli anni passati, nel DEFR 2024 si è leggermente indebolito il suo valore informativo, soprattutto per quanto concerne il confronto dei dati nazionali degli indicatori BES e SDG, che adesso devono essere spesso recuperati dalle fonti, e ciò è spesso estremamente faticoso. Un esempio è la superficie dedicata al biologico o il livello di digitalizzazione delle aziende. Bisogna assolutamente evitare che venga avviato un processo di trasformazione della prima parte del DEFR in uno strumento di propaganda auto-celebrativa. Inoltre sarebbe auspicabile che venissero rappresentati in modo esplicito i gradi di avanzamento nel raggiungimento degli obiettivi europei, e in primis il contributo regionale al FIT for 55.

La seconda considerazione riguarda la profonda preoccupazione e disagio che nasce dal fatto che nella parte relativa alle Missioni tutto sia trattato con il registro flemmatico dell’ordinaria amministrazione. A fronte della tropicalizzazione del clima in Friuli Venezia Giulia, e dell’aumento delle disparità socio-economiche, che non emergono dal PIL pro-capite tanto caro al Presidente Fedriga, in questo DEFR 2024 non si percepisce né l’urgenza di mitigare gli effetti devastanti dei mutamenti climatici, né il contenimento degli squilibri socio-economici che vede in tanto settori lavorativi l’incremento degli sfruttati, né un atteggiamento realistico a fronte dell’indebolimento del sistema sanitario universalistico regionale e più in generale del sistema salute.

Questa nonchalance non ce la possiamo più permettere, nemmeno se ci si ostina a rimanere a ballare nel salone del Titanic o a compiacersi narcisisticamente in quello di Piazza Unità.

[1] www.snpambiente.it | Qui il Documento di Economia e Finanza Regionale 2024 (DEFR)