E’ inconcepibile che non si riesca ancora a cogliere appieno la differenza sostanziale che passa tra un giudizio politico – anche severo – e l’insulto personale. La consigliera Paviotti ha espresso opinioni politiche sensate e condivisibili in materia di sicurezza, sottolineando come su questo tema anche nella città di Udine si sia costruita una narrazione in gran parte basata su pregiudizi ed emozioni più che su precise cognizioni e questo le è valso una grandinata di insulti personali che l’hanno ferita come cittadina e soprattutto come donna.
Debolissima e troppo ambigua appare la difesa della Paviotti da parte del Sindaco Fontanini, incapace di prendere le distanze dagli insulti senza contemporaneamente inserire elementi di dubbio e discrimine giungendo ad affermare – in base a quanto riporta il Messaggero Veneto – che esistono argomenti che forse è bene non toccare, altrimenti “gli insulti arrivano”. E’ una tattica vecchia alla quale potremmo rispondere ricordando che il Sindaco Fontanini ha costruito la sua intera campagna elettorale su una emergenza sicurezza che non esisteva, diffondendo soprattutto tra gli strati più deboli un senso di paura e insicurezza con finalità di mera strumentalizzazione elettorale.
Il tema di una politica dai toni più civili e meno laceranti è ormai sul tavolo e tocca a tutti – anche al Sindaco di Udine – scegliere da che parte stare. Senza distinguo.
Qui sotto l’articolo del Messaggero Veneto: