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Lo stato innovatore

Lo stato innovatore di Mariana Mazzucato (Laterza, 2017) è uno dei libri di economia più incisivi degli ultimi anni. Contrariamente a questo sostiene la cultura liberistica, gli investimenti pubblici sono stati sempre al centro dello sviluppo economico dei territori. Attraverso molti esempi storici, Mazzucato ci ricorda che è il pubblico che si fa carico del rischio d’investimento iniziale all’origine delle nuove tecnologie (anche della comunicazione digitale, la celebre banda larga), che finanzia la ricerca e che produce gli strumenti più rivoluzionari nell’ambito delle telecomunicazioni, delle nanotecnologie, della farmaceutica, della green economy e non solo.

Quello che abbiamo visto per troppo tempo è stato un sostanziale abbandono da parte dell’Europa del terreno dello sviluppo scientifico e tecnologico, rimanendo a guardare passivamente la creazione dei grandi monopoli (ad esempio digitali) oltre oceano, con un pugno di megaimprese americane e cinesi che oggi si contendono la supremazia. Se Stati Uniti e Cina fanno grandi investimenti in termini di innovazione e tecnologia, l’Unione Europea deve recuperare il terreno perduto. Nella società della conoscenza, infatti, il motore dello sviluppo sta nell’innovazione e nella ricerca, in rapporto con le imprese.

Se verrò eletto Parlamentare europeo mi adopererò affinché l’UE metta in campo una reale politica industriale che, anche attraverso fondi decentralizzati, sostenga ampiamente lo sviluppo di nuovi prodotti fino alla commercializzazione, valorizzando il nostro tessuto produttivo, composto soprattutto da piccole e medie imprese. In questo modo si potranno creare nuove occasioni di lavoro, anche per i giovani.

Innovazione, formazione e cultura per il futuro della Regione

Politiche dell’innovazione, dell’alta formazione e della promozione e tutela dei beni e delle attività culturali vanno integrate da una visione progettuale di livello europeo, valorizzando il patrimonio di competenza intellettuale sul quale il nostro territorio può fare affidamento.

 Definire e attivare iniziative di livello internazionale sarà fondamentale, anche per far conoscere appieno la ricchezza ambientale, storica e artistica della nostra Regione, non adeguatamente inserita tra le mete più rilevanti del turismo culturale e ambientalistico, malgrado i molti progetti positivi portati avanti (promozione delle iniziative culturali e turistiche delle Valli del Natisone o dell’Alto Friuli).
 Su altri settori invece siamo carenti o non sufficientemente curati. Le iniziative collegate al centenario della Grande Guerra sono state talvolta troppo caotiche e prive della necessaria qualità scientifica, così come non sempre sono apparse adeguate le risorse destinate alla cultura “che non luccica”, come quella relativa all’archivistica, alla conservazione e alla catalogazione dei beni culturali.
 Ritengo altresì importante realizzare tanti eventi culturali di un certo spessore, anche di piccole dimensioni, che si connettano in una rete più ampia: il tutto al fine di valorizzare ancora di più le numerose esperienze spontanee e le realtà associative, culturali ed artistiche del territorio.

Il mondo della Cultura è un sistema che deve essere sempre più integrato, meno pensato per iniziative singole – anche di grande effetto – e più capace di produrre innovazione e lavoro di qualità, nell’interesse non solo della società regionale oggi, ma anche delle generazioni future.