AMBIENTE

Sin dalle mie prime letture, risalenti a quasi mezzo secolo fa, del Cerchio da Chiudere di Barry Commoner (1972), che delineò per primo l’economia circolare e che, sulla fascetta esterna, poneva l’interrogativo “La crisi ambientale è davvero irreversibile?”, insieme al Rapporto Meadows sui limiti dello sviluppo, commissionato dal Club di Roma (1972), mi risultò chiaro che lo sfruttamento e il saccheggio indiscriminato della natura, da parte dell’uomo, avrebbero potuto innescare una nuova estinzione di massa la cui vittima sarebbe stata l’uomo stesso! Sin da allora mi sono adoperato, in tutti i ruoli gestionali e amministrativi ricoperti, a mettere in pratica i principi dell’ambientalismo riassunti nelle tre parole dell’indimenticato Bernard Langer: Lentius, suavius, profundius, con le quali parafrasava il solenne motto olimpico: Citius, Altius, Fortius. Da Sindaco di Udine ho posto ogni scelta amministrativa sotto la lente di ingrandimento della riduzione di emissioni climalteranti e, con soddisfazione, posso vantare che la mia amministrazione ha contribuito significativamente al raggiungimento dell’obiettivo della riduzione del 20% di CO2 rispetto al 2006 entro il 2018 come richiedeva l’iniziativa europea del Patto dei Sindaci (Covenant of Mayors 2020) cui Udine aderì sin dal 2008.

L’assenza di attenzione all’ambiente e alle emissioni climalteranti in questo mezzo secolo pressoché ovunque, ha reso però quasi irreversibile il riscaldamento globale con le sue devastanti conseguenze. I fenomeni meteorologici estremi diventano, infatti, sempre più frequenti. Siccità e crisi idriche, incendi boschivi, uragani, inondazioni, perdita della biodiversità, acidificazione degli oceani sono sempre più avvertibili: è indispensabile ridurre l’impatto ambientale delle attività antropiche come una delle principali priorità politiche per il bene dell’umanità stessa. Anche le centinaia di milioni di migranti nel mondo sono ormai soprattutto profughi ambientali.

La concentrazione di CO2 è cresciuta del 33% rispetto a mezzo secolo fa, e poiché l’incremento futuro è proporzionale all’incremento del passato prossimo, la curva di concentrazione sta assumendo un andamento esponenziale. Oggi è oltre le 400 ppm (segnalo che l’aria si dice viziata quando supera 1000 ppm). Come è avvenuto in occasione dei tremendi incendi boschivi di quest’estate, presto a nulla varrà aprire le finestre per cambiare l’aria!

Al fine della riduzione di emissioni di CO2-equivalenti si dovrà legiferare secondo i seguenti principi.

  • Stop al consumo di territorio verde, agricolo e non ancora antropizzato. Vanno riqualificate in chiave di sostenibilità le aree abbandonate e dismesse, anche se necessitano di onerose bonifiche. Ricordo che in FVG le aree militari dismesse, e non ancora riqualificate, superano i 100 Km2 ben più della superficie del Comune di Trieste!
  • Conversione delle attività agricole in modo da ridurre il fabbisogno idrico, energetico, di fertilizzanti e di fitofarmaci delle produzioni.
  • Progettualità turistica in chiave lenta e non invasiva, soprattutto in montagna, che è il nostro serbatoio ambientale. Deve essere certamente turismo accessibile a tutti, ma non va mai interpretato in chiave consumistica.
  • Attenzione alla qualità di vita, attraverso il monitoraggio della qualità dell’aria, dell’acqua, del rumore, ecc. e l’introduzione di azioni efficaci e rigorose per ridurre e mitigare il peggioramento di questi valori, che purtroppo è drammaticamente in atto. Ogni giornata di sole d’inverno fa sforare il limite delle PM10 e PM2,5!
  • Promozione della mobilità pubblica accessibile per ridurre l’utilizzo di autoveicoli privati per spostamenti programmabili. Ogni concessione edilizia deve dimostrare che non aumenterà il traffico di veicoli privati, e non invece obbligare ad assicurare i posti auto.
  • Monitoraggio rigoroso del ciclo dei rifiuti, come premessa ad un programma generale di economia circolare.
  • Lotta agli sprechi, soprattutto idrici, e impegno per l’efficientamento energetico.

Avendo posto a livello europeo l’obiettivo UE Fit for 55 (Pronti per il 55) che prevede la riduzione entro il 2030 al 55% delle emissioni di gas serra rispetto a quelle del 1990, dobbiamo introdurre strumenti adatti per concretare tali scelte politiche definiti da piani attuativi, ma anche strumenti per misurare l’efficacia di tali azioni. La mia prima proposta di legge sarà quella che prevede il calcolo del Bilancio delle Emissioni attuali, definisce il loro monitoraggio, e introduce il calcolo di un coefficiente di emissioni, per ogni atto legislativo, amministrativo o concessorio, non derogabile. Al pari della relazione economico-finanziaria che deve accompagnare ogni atto legislativo, a beneficio delle ragionerie per il rilascio del nulla osta finanziario, allo stesso modo questo coefficiente deve permettere di valutare il costo ambientale delle decisioni per l’ottenimento del nulla osta ambientale.

Dobbiamo operare in questo modo rigoroso per tutelare le generazioni future, ma anche tutti quegli ecosistemi dai quali gli esseri umani non possono prescindere (si pensi agli insetti), e che non devono assolutamente essere penalizzati dalle azioni antropiche, pena lo scatenare di una delle più rapide e tremende estinzioni di massa che la Terra abbia visto da almeno 66 milioni di anni!