LAVORO

Le Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia 2022-2026, pubblicato dall’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro (ANPAL) e Unioncamere sono paradossali: nei prossimi 5 anni non c’è livello occupazionale o professionale nel quale la domanda di lavoro non sarà quasi il doppio dell’offerta.  Eppure i nostri tassi di occupazione sono bassi, con una quota di NEET inaccettabili – anche nella nostra Regione raggiunge il 16,2%. Vanno dunque avviate azioni mirate di formazione e istruzione, ma anche di riqualificazione retribuita. Le trasformazioni industriali che si prefigurano in questo quinquennio decisivo aggraveranno il tema della riqualificazione e non si può attendere le crisi aziendali per assicurare un futuro dignitoso ai lavoratori e alle lavoratrici.

Va combattuta, e in tante situazioni eliminata, la piaga della precarietà selvaggia, che si manifesta attraverso la proliferazione dei contratti atipici, dei contratti a chiamata, del lavoro interinale e somministrato, dei contratti a termine, dei tirocini, delle collaborazioni occasionali, delle partite iva mono-committenza.

Va introdotto un salario minimo dignitoso di almeno 10€/l’ora per contrastare il fenomeno dei working poors,

Nei comparti pubblici, dagli enti locali, alla scuola, alla sanità vanno avviati processi di stabilizzazione dei lavoratori precari. È assolutamente ingiusto, oltre che paradossale, non prorogare contratti oltre tre anni per professionalità indispensabili, gettando nel vortice dell’instabilità le lavoratrici e i lavoratori, per tema di un’azione legale volta all’assunzione stabile. In particolare vanno stabilizzate tutte le posizioni introdotte con il PNRR. Altrimenti il PNRR è un piano di ripresa e resilienza per chi? Per le operazioni immobiliari o per le persone?

Vanno introdotte clausole negli appalti che non permettano che la competizione tra imprese venga fatta a scapito dei lavoratori e delle lavoratrici, con riduzione delle ore di lavoro per svolgere gli stessi compiti al fine di rincorrere l’“offerta economicamente più vantaggiosa”.

Va introdotta una legge sulla rappresentanza nei luoghi di lavoro, che restituisca al sindacato la sua antica forza contrattuale, introducendo il concetto di “sindacati più rappresentativi”, al fine di ridurre le oltre 700 tipologie di contratti nazionali attualmente attivi, che non permettono la tutela dei lavoratori e delle lavoratrici.

Le norme sulla previdenza sociale devono essere riviste per assicurare condizioni dignitose a lavoratori soggetti a crisi aziendali, che saranno sempre più frequenti a causa dei programmi di transizione energetica e sostenibilità, prevedendo anche la riduzione delle ore di lavoro a parità di salario.

Va ripristinata la protezione contro i licenziamenti ingiustificati.

La tutela dei pensionati deve andare di pari passo con quella dei lavoratori, dunque deve esserci un innalzamento della pensione minima, almeno a 1.000€/mensili.

Deve essere introdotto un meccanismo di adeguamento di salari e pensioni in vista dell’impennata dell’inflazione, che ha raggiunto percentuali mai viste da oltre 30 anni e che si aggraverà in autunno.

Vanno sperimentati programmi di avvicendamento in co-presenza tra lavoratori in uscita e lavoratori in entrata per minimizzare i contraccolpi del turnover e la continuità del know-how.

Vanno incentivate le certificazioni ambientali, di sostenibilità, ma soprattutto di sicurezza del lavoratore nelle imprese. Non dimentichiamo che anche in FVG i morti sul lavoro nel 2021 sono raddoppiati rispetto al 2020. Va fatto un piano di assunzioni all’INAIL al fine di garantire la piena efficacia delle misure di controllo, che sono l’unica prevenzione efficace, perché ancora troppo poco diffusa è la cultura dei DPI.

Il cosiddetto lavoro agile va disciplinato in moda da tutelare il lavoratore e la lavoratrice, evitando che sia utilizzato per scaricare sui lavoratori e le lavoratrici il costo di assicurare la qualità dei luoghi di lavoro.

Infine last but not least la tutela delle donne in rapporto al lavoro deve essere rivoluzionata. Ancora troppo grande è il divario tra occupazione maschile e femminile. Ma ancora più scandalosamente grande è il divario della media salariale, gender gap. Questa rivoluzione è indispensabile per raggiungere vere pari opportunità e la piena inclusione ma, dalle statistiche e all’opposto di quanto spesso viene detto, è la precondizione per un’autentica e solida politica della famiglia. Questa rivoluzione deve essere accompagnata da molti altri obiettivi tra cui spicca il raggiungimento di standard europei di posti negli asili nido, che sono anche ormai ritenuti indispensabili anche per un migliore sviluppo cognitivo dei neonati.