Relazione Furio Honsell – DEFR

Relazione Furio Honsell – DEFR

Il Documento di Economia e Finanza Regionale 2019 potrebbe essere considerato un mero adempimento, e certamente lo sarebbe se ci trovassimo di fronte una Giunta di provata esperienza e conclamato successo. Ma non può assolutamente venire derubricato ad adempimento burocratico almeno la prima volta che viene proposto da una Giunta nuova che si sia insediata da meno di due mesi, come invece è stato fatto.

Dovrebbe essere ambizione del Presidente, prima ancora che della Giunta, trasformare questo documento economico-finanziario nella propria chiave di volta programmatica, una sorta di Magna Charta progettuale. Superandone il significato meramente tecnico, il Presidente dovrebbe considerarlo una rampa di lancio dalla quale spiccare un volo anche di idealità. L’occasione per declinare i principi con i quali informare la futura azione politica e gli obiettivi coraggiosi irrinunciabili del “quinquennio Fedriga” che oggi di fatto si apre.

E invece sia nei contenuti, che nel percorso delle commissioni, questa opportunità è stata perduta e ci è stato consegnato un compitino misero, poverissimo di idee e progetti qualificanti.

Il documento in sé è positivo perché in larghissima parte i dirigenti delle varie direzioni hanno riportato i progetti già avviati dalla amministrazione Serracchiani.

Dopo l’infuocata campagna elettorale, avremmo immaginato di cogliere una tensione progettuale demiurgica, che sola avrebbe potuto giustificare tanto calore polemico nei mesi scorsi. Avremmo immaginato di leggere le premesse di una proposta nuova e forte per una riforma degli enti locali, totalmente altra per impianto e idee rispetto a quella proposta dal combinato della LR 26/2014 e 18/2015. Invece oltre alla promessa dell’avvio di un processo di ascolto, e un paragrafetto che fa presagire un ritorno banale alle vecchie province, riconferma proprio quell’intesa per lo sviluppo dell’Art.7 della 16/2015. L’estensore sembra non rendersi conto che se vuole reintrodurre le province, inserendo così di nuovo uno strato elettivo di primo livello, la multilevel governance varata da quella norma sarà impossibile da realizzare, così come lo è stato in passato.

Avremmo immaginato di vedere il promesso Rinascimento in campo socio-sanitario, dopo le aspre polemiche che hanno caratterizzato la riforma Serracchiani, ma tutto sembra invece all’insegna della continuità.

Avremmo immaginato di vedere nuove politiche di integrazione per affrontare il tema dei nuovi cittadini, ma si fa difficoltà a trovare qualcosa di concreto al di là dell’agghiacciante ritorno alla discriminazione nei servizi basata sugli anni di residenza.

Ci sarebbe piaciuto capire le strategie forti sulle tematiche del lavoro e sulle tutele di coloro che ne sono stati espulsi, che sono scoraggiati e quindi inattivi, ma troviamo invece solamente ordinaria amministrazione.

E infine avremmo voluto confrontarci sulle politiche energetiche sostenibili, indispensabili perché questa regione faccia la sua parte nel contrasto e mitigazione dei cambiamenti climatici e la riduzione delle emissioni di gas serra. Ma qui purtroppo siamo ancora rimasti nel medioevo.

Avremmo voluto leggere un DEFR in dialogo stretto con l’Agenda Europea 2030, e soprattutto con i 17 SDG, gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda delle Nazioni Unite. Ce ne sarebbero bastati anche meno, ne sarebbe bastato forse anche uno solo, che fosse la dimostrazione che la nostra Regione vuole essere protagonista delle grandi sfide planetarie o per lo meno che è al corrente di cosa avviene al di fuori.

Invece…  nulla di tutto ciò. Un compitino banale abbiamo ricevuto. Alle volte, come nella parte sulla sanità, un compitino che fa emergere miseramente le varie mani dei contributi delle singole sotto-direzioni.  È mancata persino una regia redazionale che cancellasse anche solamente le ripetizioni.

Il DEFR che ci è stato presentato preoccupa perché dimostra che questo Presidente e questa Giunta si presentano ai propri cittadini con leggerezza. I programmi non contano più. Il messaggio che ricaviamo è: si è vinto, il potere si gestirà alla giornata, cammin facendo!

È quasi paradossale, una coalizione che ha vinto le elezioni all’insegna della discontinuità, ci presenta un documento nel quale la voce verbale più frequente è “proseguiremo” anzi “continueremo”. Ma forse, proprio questo è l’aspetto più positivo del documento e tranquillizza noi insieme ai cittadini del Friuli Venezia Giulia su molti fronti.

Penso di aver chiarito abbastanza l’impianto generale e il registro di questo documento e per il solito motivo della mancanza di tempo, con intento costruttivo e collaborativo, procedo a elencare alcuni aspetti solamente che ci sembrano meritevoli di maggiore attenzione in futuro, da parte di questa Giunta.  Non mi si fraintenda nella critica: dal successo di questa Giunta dipenderà il benessere di tutti noi e quindi io sono il primo a lavorare costruttivamente per ovviare ai limiti denunciati.

Missione 4: Istruzione e diritto allo studio. Manca qualsiasi intervento forte sui temi del ruolo che la Regione può svolgere nella scuola, nella ricerca e nel trasferimento della conoscenza. Temi urgenti e qualificanti sarebbero stati:

  1. maggiore autonomia regionale nel sistema scolastico,
  2. posti negli asili nido e scuole dell’infanzia così da garantire piena integrazione, per evitare gli orrori della deportazione di bambini in scuole lontane da casa, come sembra si voglia fare, con grande soddisfazione anche del governo nazionale, a Monfalcone;
  3. adeguatezza del numero di insegnanti di sostegno,
  4. iniziative per il recupero individualizzato dei Neet,
  5. il riferimento poi all’MIT di Boston, seppure positivo, ha poi un sapore di provincialismo culturale, quando nulla si dice su progetti di trasferimento della conoscenza, o di tripla elica e innovazione a livello di UE, come le Smart Regions.

Missione 7: Turismo. Maggiore attenzione al turismo sostenibile e soprattutto accessibile. Vi è un mercato crescente in questa direzione alla luce dell’invecchiamento della popolazione in tanti paesi.

Missione 8: Assetto del territorio ed edilizia abitativa. Ci vorrebbe un piano importante di riqualificazione di tutta l’edilizia popolare esistente dal punto di vista energetico. Andrebbero promosse iniziative di house sharing e co-housing multigenerazionale.

Missione 9: Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente.  A fronte di questi temi che sono tra i più importanti di questa “nostra grande epoca” la Regione si limita a reagire alle richieste di adempimenti che vengono da organi sovraordinati nazionali o europei. Ben altra strategia originale ci vorrebbe su tematiche quali:

  1. qualità dell’aria e monitoraggio di PM 2,5,
  2. strategie per l’abbattimento del rumore,
  3. piano delle acque per
    1. affrontare lo scandalo degli sprechi e dell’assenza del “ciclo integrato dell’acqua” su buona parte del territorio regionale che ha condotto a infrazioni comunitarie,
    2. pianificare urgentemente investimenti per la gestione fognaria e conservazione dell’acqua piovana alla luce dei cambiamenti climatici, che intensificano ma anche diradano le precipitazioni. Se non si procede rapidamente in questo senso, a quando il “Day Zero” dell’acqua in Friuli Venezia Giulia?
    3. incentivazione nelle aggregazioni di gestori locali pubblici nel settore dei rifiuti.

Missione 10: Trasporti e diritto alla mobilità. Manca, anche qui, un’attenzione coraggiosa alle forme di mobilità sostenibile e di incentivazione al disimpegno di autoveicoli privati. Offro una sola proposta, importante ma a titolo esemplificativo: dare la possibilità agli anziani dell’uso gratuito dei mezzi pubblici nelle ore non di punta, come si fa in tanti altri paesi europei che hanno anche valori inferiori al nostro nell’indice di vecchiaia.

Missione 12: Diritti sociali, politiche sociali e famiglia.  In un quadro di proseguimento di attività già avviate di sostegno alle fragilità trovo agghiacciante, come già detto, che l’unica novità, ripeto l’unica, sia l’inserimento del principio che le risorse per l’assistenza e l’aiuto sociale non verranno distribuite secondo il bisogno, ma secondo la valorizzazione degli anni di residenza. È un principio antitetico sul piano valoriale rispetto agli altri nella Missione 12. E tutto ciò per “dare precedenza ai cittadini della regione Friuli Venezia Giulia”. La disparità dunque viene eletta a criterio?!  Andrebbero forse studiati i documenti della fondazione Marmot e letto il libro “La misura dell’anima” (“The Spirit Level”) di Wilkinson e Pickett, che illustra come le società più sane sono quelle dove ci sono meno disparità, e questo differenziale di benessere è maggiore, anche se ci si restringe ai percentili dei privilegiati. Frasi come quella che si legge a pag. 59 portano discredito alla nostra comunità regionale. Chi ha dovuto amministrare comunità ampie sa che i muri non servono, sono cittadini tutti coloro che si trovano sul nostro territorio, se si creano cittadini di varie categorie si crea malessere ovunque.

Raccomanderei inoltre un’azione forte contro la discriminazione basata sull’età, che pare assolutamente trascurata, ma è urgente nella nostra regione visto l’alto indice di invecchiamento. Lungo la stessa linea raccomanderei anche un impegno forte a promuovere iniziative intergenerazionali. Per la prima volta nella storia dell’umanità sono presenti in tante famiglie 4 generazioni. Un sessantacinquenne oggi si deve occupare, forse, alcuni giorni alla settimana dei propri nipotini, ma tutti i giorni di almeno uno dei suoi genitori! Anticipo comunque che sul più generale tema della “solitudine” stiamo per presentare un apposito progetto di legge, già in avanzata fase di elaborazione, che mi auguro questo consiglio vorrà positivamente prendere in considerazione.

Missione 13: Tutela della salute Molto bene, vista la continuità rispetto al passato che informa questa sezione, ma forse andrebbe espressa l’urgenza di una maggiore attenzione alla tematica dell’equità in salute, come raccomanda l’OMS. Bisogna valutare sulla base dell’evidenza, se non esistano anche da noi profonde differenze nello stato di salute e nell’aspettativa di vita tra i cittadini. Spesso queste differenze sono silenziose e nascoste e proprio per questo necessitano di interventi mirati. Utilizzare indici di concentrazione in questo senso è importante.

Missione 14: Sviluppo economico e competitività.  Sostanzialmente in continuità con le politiche Bolzonello-Serracchiani, ma dopo l’era Illy, c’è ancora troppo poca enfasi sull’innovazione.

Missione 15: politiche per il lavoro e la formazione professionale. Positivo perché sostanzialmente in continuità. Manca anche completamente una visione o un contributo politico.

Missione 17: Energia e diversificazione delle fonti energetiche. Qui si raggiunge invece il punto più basso di tutto il documento. Nulla si dice sulla riduzione delle emissioni di gas serra, sulla decarbonizzazione, sull’efficientamento energetico, sull’innovazione. Anche in tema del teleriscaldamento e della co-generazione l’impostazione è conservativa. Questa missione è quella più importante perché la nostra regione svolga un ruolo da protagonista a livello europeo. Uno sviluppo forte sulle energie rinnovabili creerebbe inoltre nuovi posti di lavoro a tutti i livelli da quelli ad alto contenuto di conoscenza a quelli operativi, oltre ad avere una valenza etica. Almeno un impegno all’eliminazione del BTZ sarebbe importante, alla stregua di quanto è stato fatto da altre regioni.

Missione 18: Relazioni con le altre autonomie territoriali e locali. Si è già espressa la preoccupazione, che è condivisa anche dell’ANCI, dell’introduzione di un altro strato istituzionale di primo livello, ovvero eletto direttamente. Porterebbe ad un’ulteriore frammentazione territoriale. La sezione mostra scarsa attenzione al processo opposto, ovvero quello della promozione di iniziative integrate sovracomunali.

Missione 19: Relazioni internazionali. Striminzite. Nessun incentivo alla partecipazione di soggetti regionali a reti internazionali, sia dell’UE, che sotto l’egida dell’ONU, come l’OMS, o il CEMR. Scarsa visione europea.

In conclusione il documento è positivo nella parte preponderante dove prosegue i progetti avviati della Giunta Serracchiani. Ma è troppo embrionale o ideologico nelle parti originali, verrebbe quasi da dire che laddove mancano i progetti si fa ricorso agli atteggiamenti. Per tale complesso di ragioni annuncio il voto contrario al documento in discussione.

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