Presidente, illustri colleghi e colleghe,
questo Disegno di Legge, che si limita a dei ritocchi apparentemente minimali di una legge pre-esistente, la L.R. 19/2000, è esemplare di come NON si debba legiferare in modo parassitario. Se esistesse uno streptococcus iuris, direi che questo Disegno di Legge è la prova che la L.R. 30 ottobre 2000 n. 19 ne è stata infettata e l’untore è la Giunta.
Alla luce della qualità delle domande relative a progetti di cooperazione internazionale presentate negli anni passati sui bandi ex lege 19/2000, ma soprattutto alla luce dell’impatto, ben noto alle persone che se ne occupano, avuto dai progetti selezionati sullo sviluppo delle attività di volontariato a favore dei paesi più poveri del mondo, la L.R. 19/2000 NON aveva assolutamente bisogno di ritocchi e lifting giuridico. Semmai si poteva rivedere qualche aspetto del Regolamento dei bandi.
Nel corso dell’audizione delle associazioni interessate sono emersi comunque, accanto a ferme critiche per le modifiche proposte, numerosi spunti migliorativi alla L.R. 19/2000. Purtroppo nessuno di questi è stato ripreso. Nessun membro della Giunta ha voluto riflettere sulle preziose sollecitazioni ricevute. La competenza di questa Legge è del Presidente, che peraltro non è mai intervenuto nei lavori. Ha invece delegato Assessori diversi in occasioni diverse che evidentemente non hanno assicurato, ancora una volta, una regia. Un Assessore ci ha presentato il Disegno di Legge dicendo che era una semplificazione (forse pensava di presentare l’altro disegno di legge in discussione?), un altro dicendo invece che era un aggiornamento. Ma, nella scalmanata e improvvisa corsa a legiferare da parte della Giunta, fatta calpestando il ruolo delle Commissioni e dei Consiglieri, alla quale stiamo assistendo in questi giorni, tale era l’affanno di portare in approvazione il Disegno di Legge in questione, che nel testo che ci è stato sottoposto non erano nemmeno stati trasformati in Euro tutti i riferimenti alle Lire contenuti nell’Art. 11 della L.R. 19/2000 e aggiornati i riferimenti finanziari. Chiaro indizio questo della totale mancanza di attenzione al tema vero della L.R. 19/2000, al punto che non c’era stato nemmeno il tempo per la Direzione Finanziaria o per qualche membro di Giunta per rileggere fino in fondo la norma che si andava a infettare, magari a tempo perso.
È dolorosamente evidente che lo scopo delle modifiche apportate dal Disegno di Legge n. 63 alla L.R. 19/2000 è puramente ideologico e volto a curvarla, o quantomeno a inserirvi un cavallo di Troia, per poter in un prossimo futuro dirottare le eventuali risorse in direzioni improprie rispetto alle finalità della legge stessa.
Non a caso il primo articolo sul quale si interviene chirurgicamente è l’Art. 1 della L.R. 19/2000 che fissava le finalità (Art. 1 del DDL n. 63). Sarebbe stata questa una buona occasione, per elaborare sul concetto di “sviluppo” rendendolo più consapevole delle sue implicazioni relative alla sostenibilità ambientale. Si potevano riprendere i principi e gli obiettivi 2030 dell’Unione europea o i 17 SDG dell’ONU (presento al riguardo un emendamento). Viene invece introdotto un “diritto a rimanere nel proprio paese di origine” che non si vede con quale cogenza una Legge del piccolo, per quanto velleitario, Friuli Venezia Giulia possa assicurare, qualora non sia già goduto. Ma soprattutto viene introdotto ai fini della valutazione dei progetti la promozione del “diritto al ritorno volontario assistito e alla reintegrazione nella propria terra di origine” che mescola due temi, quello dei migranti e quello della cooperazione che sono invece profondamente diversi per modalità di gestione. Ancora una volta assistiamo ad un’azione ideologica della Giunta che appare ancora in preda all’ossessione di strumentalizzare in tutti i modi possibili il tema dei migranti. Mi permetto di ricordare come sia già stato impugnato dal Governo un provvedimento di questa Regione che cercava di mettersi in mostra nella gestione dei rimpatri. La gestione dei migranti si svolge attraverso i fondi cosiddetti FAMI del Ministero degli Interni, che nulla hanno a che fare con la cooperazione internazionale che ha fonte giuridica assolutamente diversa.
Come è stato ampiamente discusso in Commissione e durante le audizioni, i progetti finanziati ex lege 19 ben difficilmente possono riguardare iniziative presso i paesi d’origine dei migranti e richiedenti asilo, che numerosissimi giungono negli ultimi mesi nella nostra regione spinti dalla ricerca di migliori opportunità di vita e di lavoro rispetto a quelle che hanno attualmente nel loro paese. Sono paesi in guerra o paesi dove è fragilissima o assente la presenza di uno stato di diritto.
L’Art. 1 della L.R. 19/2000 viene ulteriormente modificato ponendo i progetti a bando come secondari, o comunque in competizione, con quelli a “regia regionale”, senza porre nessuna garanzia che questi ultimi non esauriscano già il budget (che peraltro essendo in lire avrebbe valore puramente numismatico). Vi è il rischio concreto che questa Legge diventi uno strumento in mano alla Giunta per realizzare una propria politica estera parallela a quella nazionale. Rischio che si concreta ulteriormente, a nostro avviso, alla luce dei ritocchi apportati agli articoli successivi.
L’infezione normativa del DDL n. 63, dopo aver ben attecchito all’art. 1 della L.R. 19/2000, passa ad attaccare anche l’Art. 2. Viene infatti tolto il riferimento prioritario ai paesi che occupano le ultime posizioni secondo indicatori internazionali di sviluppo sostituito da un mero “paesi”. È pericoloso che non vengono esclusi nemmeno i paesi della stessa Unione europea oppure quelli del G8. La Giunta ha forse in mente di usare questa legge della cooperazione per finanziare iniziative a carattere internazionale generaliste? Colpisce inoltre che sia stato tolto nell’Art. 2 qualsiasi vincolo a non collaborare con i Governi, non con i paesi, che non rispettano i diritti umani.
Ulteriori e gravi distorsioni della L.R. 19/2000 si manifestano nelle modifiche previste dagli articoli successivi del DDL n. 63, che esplicitano la volontà di questa Giunta regionale di accentrare il controllo sulle iniziative e di svilire la partecipazione bottom up e la concertazione con enti e associazioni, in piena contraddizione a quanto invece incessantemente dichiari. Il DDL n. 63 prevede infatti nell’Art. 4 l’eliminazione della Conferenza regionale in favore di, non meglio precisate, generiche “iniziative di coordinamento”. Dunque la Giunta diventa il coordinatore? Prevede infine all’Art. 5 di ridurre in seno al Comitato regionale per la cooperazione il numero dei rappresentanti degli enti scientifici e di ricerca da 4 ad 1 e quello degli esperti da 3 ad 1. Non si comprende poi con quale criterio i rappresentanti delle associazioni abbiano solamente diritto di parola e non di voto, dato che altri membri con diritto di voto hanno conflitti di interesse altrettanto forti.
In conclusione questo DDL modifica in modo pesantemente ideologico una Legge che funzionava bene assicurando un forte accentramento presso l’amministrazione regionale nella scelta e conduzione delle iniziative. Ciò porterà a snaturare e a ostacolare la tradizione quasi ventennale che aveva permesso alla parte più generosa delle nostre comunità a porre con orgoglio, sulla carta geografica mondiale della solidarietà internazionale, il Friuli Venezia Giulia.
Per tutti questi motivi questo DDL è peggiorativo rispetto alla Legge precedente ed andrebbe quindi bocciato senza mezzi termini. Per il senso istituzionale che caratterizza la nostra azione intendiamo comunque proporre emendamenti, auspicando che ricevano la giusta attenzione da parte della maggioranza.
Temiamo invece di assistere ad un’altra approvazione blindata, con successivo sbandieramento via twitter, da parte della Giunta, del grande successo raggiunto con questa legge nell’azione di contrasto alla migrazione. Anzi, come purtroppo è avvenuto per altri provvedimenti essenzialmente mediatici, analoghi a questo, prevedo i tweet e le dirette facebook alla ricerca di consensi, addirittura prima della sua approvazione.
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