Ma succede di nuovo la stessa squallida messinscena? Ecco un disegno di legge, originariamente di manutenzione, un ordinario Dottor Jekyll, con qualche passaggio magari opportuno, come l’Art. 2, che prevede finalmente la possibilità di remunerare i partecipanti alle commissioni paesaggistiche, o plausibile come l’Art. 13 sull’aggiornamento del PGT (Piano del Governo del Territorio). E poi questo Dottor Jekyll, prima in Commissione a colpi di emendamenti, e certamente anche a breve in Consiglio, si trasforma in un orrendo Mr. Hyde, che stritola l’interesse pubblico!
Questo disegno di legge è una mostruosità legislativa, che va a colpire ed indebolire i meccanismi più solidi e più sani della gestione del territorio e quindi del paesaggio, con deroghe puntuali e, per sua stessa ammissione, improprie. Istituzionalizza il passaggio sopra la testa delle comunità, ovvero dei Consigli Comunali che le rappresentano, per elargire un qualche squallido favore, promesso in cambio di un voto, o nell’auspicio di guadagnarne qualcun altro, “entro 5 anni”, come recita spudoratamente l’Art. 5. Queste norme assurgono ad una generalità pericolosa, proprio perché applicabili ovunque, ma soprattutto perché si rendono disponibili alla più aperta violenza interpretativa.
Questo modo di legiferare si riduce a corrodere la legislazione. Pratica falle scellerate ed incoscienti che saranno ingovernabili in futuro! Lo dico ormai in ogni occasione: legiferare vuol dire enunciare dei principi generali non dissimulare in provvedimenti, scellerati per la loro generalità, meschini favori. Così è l’eccezione a fare la regola. I principi vengono via via annacquati.
Spero sinceramente che non vengano approvati gli articoli che sto per elencarvi. Chi li approverà si renderà responsabile infatti dei futuri degradi e saccheggi del nostro territorio e del nostro tessuto urbano là dove è ancora bello e vivibile.
L’Art. 3 sarebbe solo imbarazzante se non fosse gravissimo. Essenzialmente sancisce l’evasione di imposte e tributi comunali. Permette ad un privato di declassare certe destinazioni d’uso, d’intesa con il politico di turno in modo da pagare meno ICI, per poi, un attimo prima che il politico connivente rischi di non venire rieletto (ovvero entro cinque anni) possano essere ripristinate. Nessuna motivazione è necessaria. Queste è una furbizia che diventa legge. In Commissione la Presidente ha detto con orgoglio “Noi qui legiferiamo!”. Ne deduco che abbiamo opinioni diverse sulla semantica di questa parola.
Si apre inoltre in questo articolo, un’altra falla che è l’interpretazione della parola “conteggio”. Dove si conta? Tutto rimane nel vago, chissà che non si possano prendere due piccioni con una fava! Piani regolatori, addio! Volendo essere trasparenti ci sarebbero stati altri strumenti urbanistici per apportare modifiche non definitive ai piani regolatori, ad esempio attraverso il cosiddetto Piano Struttura. Ma era forse troppa la trasparenza necessaria a dichiarare pubblicamente l’interesse pubblico? Oppure si sarebbero svelati troppi dettagli del maneggio?
Gravissimo sarà l’impatto dell’Art.9. Lo sciagurato piano casa Berlusconiano, LR 9/2019, si dimostra ancora una volta un autentico cavallo di Troia, che se usato astutamente permette un ulteriore rigonfiamento volumetrico fuori terra. Le superfici accessorie non si conteggiano! Quindi si concedono ulteriori 25% di volumi fuori terra, rispetto alle volumetrie di partenza già gonfiate. Quello che ne deriverà sarà un edema urbanistico, per non usare metafore mediche più inquietanti. Perché si vuole violentare così apertamente i piani regolatori? Forse c’è un motivo che rende complesse le loro modifiche! Questi piani incarnano il genius loci delle nostre città e dei nostri insediamenti. Non si può chiamare burocrazia o semplificazione l’azzeramento di tutti i momenti nei quali si verifica se un intervento ha impatto sull’interesse pubblico. Il territorio è del popolo!
Mostruosa infine l’arroganza legislativa dell’Art. 10. Qui si compie uno scempio. Non solamente erano stati già ammessi interventi in deroga a tutti gli strumenti urbanistici comunali che riguardano distanze, altezze, superfici, volumi, se questi sono destinati all’attività turistico-ricettiva o alla somministrazione, ma adesso possono essere realizzati anche in zone urbanisticamente improprie. Per fortuna nella gerarchia delle fonti c’è ancora qualche baluardo per tutelare, forse, una certa sicurezza sanitaria e idrogeologica. Ma fino a quando?
È indubitabile: questo disegno di legge 96 consiste in un’ulteriore sfilza di deroghe innestate su un’altra legge approvata da questa Giunta, fatta di deroghe: la famigerata Legge Regionale 6 del 2019. Entrambe legittimano quanto altrimenti sarebbero stati abusi edilizi. Questa è la visione paesaggistica dell’attuale maggioranza!
In conclusione la vorace cupidigia dei clientes di questa Giunta è sempre più sfrenata. Degna di un Trimalcione Felliniano. Duemila anni fa Petronio Arbitro aveva già fornito la metafora di quanto vediamo svolgersi davanti ai nostri occhi. Questa maggioranza non è stata appagata dallo sguaiato banchetto di territorio della Legge 6, ma, sempre più famelica, continua a divorare territorio con smania di cementificazione.
Registro come, momentaneamente satolla, la IV commissione ha approvato tutto a maggioranza, non dissimulando un certo sollazzo a fronte di tale scempio alla fine.
Un’ultima nota L’Art. 5, sul SUE (Sportello Unico dell’Edilizia), meriterebbe forse un approfondimento per capire come vada raccordato con le attività già in essere presso i Comuni e con le loro disponibilità di personale. L’ultima legge approvata ha portato al trionfale (a detta dei proponenti) azzeramento della Centrale Unica di Committenza, forse adesso la maggioranza senza troppa riflessione scopre che le strutture uniche non sono poi così male.
Come Open Sinistra FVG siamo quindi assolutamente contrari agli articoli stigmatizzati sopra. Proporremo la loro abrogazione, che se bocciata, ci vedrà denunciare al pubblico disprezzo una legge di deroghe urbanistiche tra le più pericolose che si potessero proporre.
In conclusione va ribadito che legiferare, cara Presidente di Commissione, non vuol dire avere il potere di calpestare le regole, bensì individuare dei principi di interesse pubblico e non privato. Ci sono meccanismi collaudati per pianificare in modo trasparente il territorio attraverso passaggi volutamente prudenti e lenti, che prevedano adozioni e osservazioni. Una volta divorato, il territorio non ritorna più! Il motto nella paesaggistica è lentius, profundius, suavius, non il prepotente citius, altius, fortius del potere senza più freni!
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