Questa relazione discende e integra l’analisi generale che ho svolto nella relazione alla Nota di aggiornamento al DEFR 2021 e pertanto andrebbe letta di seguito a quella. Quindi non richiamo tutte le considerazioni critiche già svolte in quella sede limitandomi a fare alcune considerazioni schematiche di sintesi, che ritengo debbano essere messe ben a fuoco nel dibattito in aula:
- Non c’è una potenziale crisi finanziaria della Regione nel 2021! come ci aveva invece spaventati il Presidente Fedriga, in quanto lo Stato, non solo nei settori critici della sanità, e indirettamente della scuola e degli enti locali, ha stanziato abbondanti provviste per fare fronte alle spese straordinarie derivanti dall’emergenza epidemiologica, ma ha anche assicurato che per il 2021 ristorerà le Regioni delle minori entrate conseguenti all’emergenza Covid-19, da scomputare dal contributo alla finanza pubblica. Dunque questa Legge di stabilità ha tutte le risorse necessarie per mettere in sicurezza i capitoli non manovrabili e per operare in piena autonomia e libertà con i capitoli manovrabili almeno tanto quanto negli anni scorsi.
- Gli strumenti finanziari 2021 sono dei fossili normativi! e non solamente per la scarsa attenzione all’impronta carbonica. Questa è la prima Legge di StabilitàC. ovvero dopo Covid. Avrebbe dovuto sviluppare con uno slancio coraggioso e lucido le nuove strategie per affrontare le tre gravissime crisi che stiamo attraversando: quella epidemiologica, quella economica che ne deriva, e quella planetaria ambientale di cui la prima è solo un’anticipazione. Invece, nella pluralità di documenti relativi agli strumenti finanziari 2021, non si evince la consapevolezza della gravità delle problematiche, e si opera come si operava in passato, come se nulla fosse, in stile a.C., ovvero avanti Covid. Gli articolati che ci sono stati presentati sono certamente apprezzabili in tanti micro-aspetti, ma sono tutti marginali. Non è così che si affronta la presente congiuntura, soprattutto se ci sono risorse. Quella che stiamo vivendo è una trasformazione epocale, perché planetaria, che sta sconvolgendo la vita materiale di ognuno di noi e sta incidendo pesantemente sul nostro immaginario e, forse ancora più profondamente, su quello dei nostri giovani.
- Gli strumenti finanziari proposti non pongono le basi per quelle riforme e programmi strategici che saranno indispensabili per poter utilizzare in modo efficace, a beneficio della comunità e non dei soliti noti, le abbondanti risorse che arriveranno grazie alla della Next Generation EU attraverso il Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza. Al riguardo, viste le tempistiche, si dovrebbe fare una rapida ricognizione dei molti progetti di fattibilità che già ci sono su tanti argomenti, e procedere celermente a perfezionarli, ma la Giunta purtroppo ha deciso di non procedere su questo fronte, oppure di operare in assoluto segreto. Ancora una volta, come tanto spesso è accaduto in questi primi anni di Giunta Fedriga, il Consiglio è stato cortocircuitato.
- Le riforme avrebbero dovuto rivoluzionare e rilanciare almeno, e non solo: la sanità territoriale e la prevenzione (rispetto alla quale da decenni siamo sotto la soglia del 5% delle risorse impiegate in sanità, come ha fatto rilievo la Corte dei Conti nel suo ultimo documento di parifica), le politiche ambientali e la transizione energetica, gli enti locali, il turismo e la cultura, l’infrastruttura telematica, l’innovazione sia nel settore primario che secondario, la ricerca e l’alta formazione. In tutti questi settori gli strumenti finanziari 2021 invece manifestano la scelta di procedere in modo quasi inconsapevole del momento che stiamo vivendo, con una visione a tunnel, secondo il più banale Business as usual.
Ho espresso un giudizio di grave insufficienza sul DEFR rispetto alla gravità del momento e altrettanto giudico i Disegni di Legge n. 116 e 117. Ecco alcuni esempi dell’inadeguatezza di questi strumenti normativi.
- La Regione FVG è ambiziosa: vuole candidarsi come Regione pilota nell’attuazione della strategia Green Deal Europeo di cui alla Comunicazione COM (2019) 640 del 11/12/2019, per questo all’Art. 4 del DDL n. 117 stanzia, udite, udite ben 250.000 euro per ciascuno dei prossimi 3 anni, per lo sviluppo di … un progetto per il conseguimento della neutralità energetica e climatica entro il … 2045. E nei commi successivi stanzia, udite, udite, ben 100,000€ all’anno per l’individuazione e lo sviluppo di progetti finalizzati alla promozione della transizione energetica sul territorio regionale da attuare mediante la stipula di protocolli d’intesa. La palla è finita in tribuna! Non si parla di PAESC regionale da definire ed attuare con urgenza, non si parla di unità di supporto agli enti locali perché redigano a loro volta i PAESC comunali… Si confermano invece risorse di due ordini di grandezza maggiori per i carburanti fossili (35.000.000 euro per ciascun anno 2021, 2022 e 2023) da distribuire a pioggia e si incrementano gli incentivi per macchine ibride, che certamente non vanno nella direzione di ridurre le disparità sociali! Da tempo oltre alla richiesta di fare il primo bilancio energetico regionale (ricordo che come Sindaco di Udine ne feci il primo già nel 2009) e il relativo calcolo della CO2 fossile emessa annualmente per definire almeno la baseline dalla quale partire, chiedevo almeno un piano straordinario di incentivi per la progressiva eliminazione degli impianti di riscaldamento a gasolio. Purtroppo non c’è nulla di tutto ciò. Ma ci si rende conto che ormai ogni fine estate/autunno abbiamo fenomeni di emergenza meteorologica mai vissuti prima d’ora in questa parte di mondo? La tempesta Vaia non è un’eccezione! L’acqua alta di questi giorni e un altro segnale dei terribili mutamenti climatici in arrivo nel prossimo futuro, che non si può trascurare. Avevamo presentato la PDL n. 77 per il contenimento dell’impronta carbonica. Qualche misura indicata in quella norma poteva ben essere inclusa con maggiore forza nel DDL n. 117 se davvero ci si vuole candidare in Europa senza ipocrisie!
- Come per la Regione, così per gli enti locali la fase presente è comunque di opulenza finanziaria, diversamente da quanto accadeva anche solo 4 anni fa. Sono state allentate le maglie delle regole con la L.R. n. 20/2020 e sono arrivati contributi pingui agli Enti Locali dalla Regione e soprattutto dallo Stato. I Comuni sapranno spenderli? Spenderli in modo efficace? Il DDL n. 117 all’art. 9 è encomiabile nella generosità dei contributi e nella chiarezza con la quale permette una programmazione agli enti locali, che non a caso hanno dato parere favorevole al CAL. Sono inoltre in programma concertazioni estremamente ricche. Ma essendo ormai state abolite le UTI, e con esse qualsiasi forma un po’ impegnativa di ragionamento e pianificazione su area vasta, come possiamo garantire dell’armonia di un sviluppo integrato, aldilà delle ambizioni campanilistiche? Questa Giunta aveva smontato le UTI pezzo a pezzo seminando sale dove ne sorgevano le sedi, e aveva promesso di istituire nuovi enti di area vasta. (Mi chiedo ancora perché non le abbia giustamente corrette, invece di buttare all’aria tutto, polverizzando la governance territoriale?) Sono forse questi nuovi enti quei macilenti EDR che, con enorme fatica, stanno gestendo l’edilizia scolastica, autentici doppioni dei corrispondenti servizi nei comuni capoluogo, e che presto avranno anche la gestione delle strade ex-provinciali? Ma questi sono enti strumentali! Non basta qualche riunione di un comitato per realizzare delle politiche. Gli enti di area vasta sono entità politiche di concertazione e programmazione! Ancora una volta, si abdicano invece le scelte politiche autentiche in favore dei cosiddetti “tecnici”.
- Nei due settori forse più colpiti dalle norme restrittive dovute all’emergenza epidemiologica: quelli della cultura e spettacolo, e quello del turismo, non ci sono programmi strategici, purtroppo. Ben vengano tutte le deroghe, le proroghe, le conferme dei contributi, dell’art. 6 dei DDL n. 116 e n. 117, ma se non vengono definiti dei piani strategici rivoluzionari, rischiamo di essere drammaticamente in ritardo per evitare un disastro culturale. Rischiamo di perdere la freschezza ed eterogeneità che deriva da quella pluralità di lavoratori della cultura, dello spettacolo, della musica di cui abbiamo tanto bisogno nei periodi di sconvolgimenti, come questi, perché sono la nostra coscienza critica. Se continuiamo a perderci nei codici ATECO e nella presenza o meno delle partite IVA nella pluralità dei registri burocratici, come possiamo agire in tempo? Come più volte ho suggerito sarebbe stato sufficiente considerare i registri dell’Agenzia delle Entrate o quelli dell’INPS per sostenere chi è davvero in difficoltà. Inoltre, come c’è la Film Commission, che andrebbe comunque potenziata, è indispensabile istituire analoghe agenzie come la Music & Performing Arts Commissions. Non c’è traccia invece all’Art. 6 del DDL n. 117 di questo tipo di ragionamenti. Si continua invece come nel Comma 30 a procedere per piccole categorie, con il contagocce. Chi ci assicura che questo modo di procedere con i piedi di piombo, rispondendo a chi tira di più la manica della giacchetta, come è avvenuto per certe categorie di associazioni sportive in una pausa degli ultimi lavori d’aula, sia un modo equo ed efficace di procedere?
- Analogamente, andrebbe varato un piano di riqualificazione delle infrastrutture turistiche in montagna. Mi riferisco qui in primo luogo ai rifugi e alla viabilità, tutelando ovviamente le aree protette. Dunque diversamente da come sta per essere fatto in Comune di Paluzza nel progetto Collina-Plotta, utilizzando i soldi della tempesta Vaia in un’area che non ne è stata colpita. In questo settore è necessario veramente un ragionamento di strategia finanziaria ad ampio respiro, che permetta di superare i vincoli che derivano dal de minimis UE come suggerisce il consigliere Marsilio, altrimenti non si potrà mai agire su quelle strutture che non sono pubbliche. Il caso del rifugio Corsi, sul versante sud dello Jôf Fuârt, è esemplare. Analogamente andrebbe fatto un piano straordinario per il potenziamento delle ciclabili e il completamento di quelle in essere. Non si può procedere per micro-interventi secondo logiche di concertazione campanilistiche in forza all’art. 9 del DDL n. 117. Il futuro turistico non è certamente quello dei grandi comprensori sciistici a bassa quota, che richiedono importanti risorse energetiche e idriche e ancor più ne richiederanno, come invece è previsto nella Tabella B del DDL 117. Il futuro del turismo è il turismo sostenibile e lento. La nostra Regione può svolgere un ruolo da protagonista, ma vanno fatti piani strategici. La mobilità del futuro è la mobilità sostenibile.
- Nell’ultima audizione dell’Assessore Riccardi, proprio nel giorno nel quale il numero dei morti di questa pandemia in Friuli Venezia Giulia superava quelli del terremoto del 1976, e la Fondazione Gimbe ci inquadrava come peggiore regione in termini di incidenza e di incremento dei casi, egli stesso ha riconosciuto che tali criticità derivano dalla scarsa attenzione data in passato alla sanità territoriale e soprattutto ai dipartimenti di prevenzione. Ma nell’Art. 8 del DDL 117 e nel DDL 116 non c’è traccia della conseguente rivoluzione che ci si sarebbe aspettati dopo tale ammissione.
Considerazioni analoghe a quelle precedenti si potrebbero fare per tanti altri settori nevralgici nell’affrontare il difficile futuro che ci aspetta. Ancora una volta l’innovazione è trattata di sfuggita, o peggio è delegata, sia nel settore industriale che in quello primario. Al riguardo di quest’ultimo è interessante quanto compare nell’Art. 3 del DDL n. 117 sui contributi all’acquisto di macchine e attrezzature agricole da parte di PMI, ma non c’è riferimento al necessario cambio di paradigma verso un’agricoltura sostenibile, privilegiando strumenti per le colture di copertura ecc. Nel settore dell’Università e ricerca avremmo auspicato maggiore energia nelle borse di specializzazione in medicina, nelle borse di dottorato, nei contributi alle Università per l’abbattimento delle rette. Rischiamo un regresso negli ultimi livelli formativi. Nel settore della scuola avremmo auspicato iniziative di sostegno alla nascita e allo sviluppo di comunità educanti. Nel settore delle politiche attive del lavoro andava fatto uno sforzo per ridurre gli inattivi, che vorrebbe dire anche azioni di pari opportunità essendo questi in maggioranza donne espulse dal sistema del lavoro. Relativamente alle infrastrutture telematiche si sarebbero dovuti prevedere anche investimenti per collegare le cosiddette aree bianche, ovvero quelle con minore interesse economico. Non solamente il diritto alla connettività deve essere considerato come un diritto civile nel XXI° secolo, ma se la nostra regione vuole essere un polo turistico deve offrire collegamenti telematici soprattutto nelle zone montane e quelle più isolate. Purtroppo né il DDL n. 117 né il DDL n. 116 offrono garanzie che ciò avverrà. Anzi, in Commissione abbiamo appreso che la rete telematica non ha un responsabile unico tra gli assessori, e ciò causa un certo disorientamento nelle politiche.
Con l’atteggiamento che ci ha sempre contraddistinto, cercheremo di fare degli emendamenti e degli ordini del giorno in aula per orientare nelle direzioni sopra delineate gli strumenti finanziari 2021. A nostro avviso questi avrebbero dovuto essere ben più incisivi per affrontare le tre crisi, pur apprezzando comunque quanto in tante situazioni viene proposto. Purtroppo l’attuale modo di procedere è indifferente alle tre crisi o tuttalpiù emergenziale e non strutturale, invece, come sarebbe stato necessario.
Nelle nostre proposte toccheremo temi quali: il sostegno alla progettazione europea da parte di enti pubblici, soggetti privati, nonché associazioni; servizi di ascolto per le persone anziane o con difficoltà psicomotorie, o anche semplicemente di isolamento sociale; il sostegno alle associazioni di volontariato e del privato sociale per evitare che il tessuto sociale si sgretoli ulteriormente; azioni incentivanti per ridurre i tempi di attesa per visite mediche; azioni di sostegno alle famiglie nelle quali vi sono situazioni di disabilità di vario tipo perché non imploda, o esploda, il nucleo familiare stesso; la promozione della solidarietà tra generazioni; il recupero dei grandi parchi dove un tempo sorgevano gli ospedali psichiatrici; un uso meno ambizioso dei “favolosi ONU diciassette” a favore degli artisti locali; il contrasto alla omo-trans-fobia soprattutto nella scuola; l’incremento della gamma di progetti speciali per le scuole soprattutto nella direzione del sostegno alle comunità educanti; la riqualificazione fluviale anche con il sostegno della UE; la riqualificazione dei versanti montani per una riduzione del rischio idrogeologico.
In Commissione ci siamo astenuti con spirito collaborativo. Ma tale atteggiamento sarà confermato solamente se il dibattito in aula sarà franco e aperto. Come si è detto gli strumenti finanziari 2021 sono in tutti i sensi, ovvero sia dentro che fuor di metafora: fossili. Per citare ancora una volta la critica del grande fisico Wolfgang Pauli di fronte al lavoro di un collega volonteroso ma ingenuamente ambizioso: “Das ist nicht nur nicht richtig; es ist nicht einmal falsch!“. Alla luce di tanta disponibilità di denaro infatti, una legge di stabilità così poco strategica è inopportuna.
DDL n. 117 <<Legge di stabilità 2021>> e DDL n. 116 <<Legge collegata alla manovra di bilancio 2021-2023>>
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