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Campagna d’odio nei social: solidarietà a Peratoner e Fregonese

“Esprimo tutta la solidarietà ai dott. Peratoner e Fregonese che con responsabilità civile hanno preso posizione contro chi propaganda sfiducia nel sistema sanitario e sulle vaccinazioni. La campagna d’odio di cui sono adesso oggetto per il coraggio dimostrato nel denunciare chi assume posizioni ingiustificate di riluttanza alla vaccinazione, è inaccettabile. Ci si deve vaccinare non solamente per proteggere se stessi ma soprattutto per proteggere gli altri e ridurre le infezioni che favoriscono le varianti”: così si è espresso Furio Honsell di Open Sinistra FVG. “La campagna d’odio nei confronti di Peratoner e Fregonese è molto pericolosa, e tutti i medici dovrebbero sentirsi chiamati a condannarla.

Integrità del Torrente Arzino: appoggio alla petizione pubblica

“Oggi in Commissione Consiliare Ambiente è stata discussa la petizione pubblica relativa all’integrità ambientale del Torrente Arzino accompagnata da quasi 8.000 firme. Come Open Sinistra FVG appoggiamo con convinzione la richiesta di non autorizzare l’installazione di centrali idroelettriche lungo l’asta di questo torrente che costituisce un patrimonio naturale straordinario, essendo uno dei pochissimi siti ancora non antropizzati”: ha dichiarato il consigliere regionale Furio Honsell.
“La produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili non deve essere una scusa per uno sfruttamento ancora più scellerato del patrimonio naturale. Gli obiettivi di sostenibilità vanno raggiungi anche attraverso meccanismi di efficientamento energetico e recupero di energia. Molto significativi in questo senso sarebbero gli impianti di teleriscaldamento alimentati recuperando il calore altrimenti disperso nei siti industriali. Ad esempio ABS a Udine Sud. Peccato che tali iniziative che darebbero risparmi energetici ben superiori a quelli di micro centraline come quelle sull’Arzino sono stati azzerati con l’azzeramento delle UTI operato da questa Giunta Regionale.”

È inaccettabile!

“È uno scandalo che compaia oggi sui giornali la dichiarazione da parte del direttore dell’Azienda di Coordinamento Regionale, Tonutti, che il Direttore del Dipartimento di Anestesia e Rianimazione della più grande azienda sanitaria in regione, ovvero quella del Friuli Centrale, il dott. De Monte non sia ancora vaccinato “perché aspetta un altro vaccino”!!!! Mi sembra una gravissima mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini e delle tantissime vittime di questa pandemia in regione! Ma i sanitari sono stati i primi a potersi vaccinare ancora lo scorso gennaio! La comunità scientifica nazionale e mondiale raccomanda a tutti di vaccinarsi per salvare vite umane, fare una dichiarazione come quella del dott. Tonutti è molto grave. Perché qualche medico attende un altro vaccino? Cosa non hanno quelli attuali? Cosa dovrebbero avere gli altri? Chiedo al Presidente Fedriga e all’Assessore Riccardi di rendere conto di tali dichiarazioni pubbliche! Se ci sono delle ragioni precise queste vanno date. Pronunciare una frase come questa con tanta leggerezza è pericolosissimo da parte di un loro strettissimo collaboratore apicale, in un momento nel quale abbiamo una percentuale alta di personale sanitario che pur potendolo non vuole vaccinarsi, come è stato dichiarato in Consiglio da Riccardi. Frasi come queste non possono che alimentare oscurantismo antiscientifico che provocherà nuove sofferenze inutili. Non dovremmo sentirle proprio da chi ha in mano la sanità. Ricordo che in questa regione ci sono state persone che pur fragili non sono state vaccinate e sono state rimandate indietro perché giudicate non abbastanza fragili. Ricordo che i disabili sono stati vaccinati mesi dopo il personale sanitario, e c’è tra loro chi è finito in terapia intensiva prima di potersi vaccinare.
O vengono forniti dei chiarimenti da parte di Fedriga oppure non possono che esserci le dimissioni di chi è alla guida della sanità.
La norma nazionale che prevede vaccinazione o trasferimento ad altra attività non a contatto con gli utenti è in vigore in Italia da tempo. E proprio il medico in questione si è recentemente reso protagonista in Consiglio di un’aperta polemica con il presidente del sindacato anestesisti sulle pratiche di gestione dei pazienti nei reparti di terapia intensiva.
L’intera vicenda della nomina con annullamento di concorso del direttore SORES adesso assume connotati molto più seri che devono essere subito chiariti perché non arrechino ulteriori danni alla qualità del sistema sanitario della regione”: così ha dichiarato Furio Honsell di Open Sinistra FVG.
Qui sotto l’articolo del Messaggero Veneto:

DDL 129 “Talenti FVG”: relazione di minoranza Honsell

Il titolo di questi provvedimenti legislativi è certamente attraente, purtroppo tutto si esaurisce nel titolo.

Non vi è ombra di dubbio che il nostro territorio soffra della cosiddetta “fuga di cervelli”, che provoca un impoverimento della forza innovativa e creativa della regione. Va subito detto che i cervelli in fuga sono cervelli formati, e formati soprattutto in discipline tecnico-scientifiche. La fuga avviene già dopo il conseguimento della laurea triennale e in modo ancora più significativo in percentuale, ma ovviamente molto meno in termini di valori assoluti, dopo il conseguimento della laurea magistrale.

È dunque corretto e lodevole porre il problema di cercare di trattenerli.

Altrettanto evidente è la scarsa attrattività extra-regionale dei programmi universitari della nostra regione, a parte certe aree del vicino Veneto. L’esperienza universitaria è spesso però il punto di partenza di futuri progetti di vita nella nostra regione. Sebbene vada rilevato che, rispetto a programmi ERASMUS, le nostre Università regionali hanno percentuali leggermente migliori rispetto ad altre università italiane, ciò avviene per lo più in uscita. Per quanto riguarda la mobilità in entrata invece si conferma anche in regione, che il sistema universitario italiano è drammaticamente poco attraente rispetto a quello di altri paesi della UE.

Purtroppo tutte le misure previste da questo DDL non affrontano in modo significativo le criticità indicate e dunque si rileveranno poco significative se non debolissime. Segnalo ad esempio che la laurea triennale non è nemmeno citata all’art.2, quando la conclusione di quell’esperienza formativa è il momento nel quale avvengono più numerose le fughe dei cervelli.

La fuga dei cervelli, che ripeto, sono “formati”, deriva dalle scarse opportunità di ricerca o specializzazione offerta in regione FVG, sia in termini di borse di dottorato di ricerca, che di opportunità professionali di ricerca & sviluppo del nostro sistema industriale.

È lodevole che la Regione FVG finanzi borse di dottorato. Incidentalmente ricordo che fui proprio io nel 1991, trent’anni fa esatti, ad ottenere le prime due borse di dottorato in Informatica dell’Università di Udine, dall’allora Presidente Sergio Cecotti, affinché si potesse raggiungere il quorum di tre borse, per costituire una sede autonoma di uno dei primi dottorati di ricerca in regione, staccandolo dal consorzio che fino ad allora lo vedeva insieme alle Università di Pisa e Genova.

Purtroppo sono però ancora troppo pochi i posti di dottorato disponibili rispetto all’offerta estera e al numero di nostri laureati desiderosi di fare ricerca. E ogni anno vediamo tanti dei nostri migliori laureati, soprattutto in materie scientifiche e tecnologiche, trasferirsi in Francia, Germania, Regno Unito dove invece le borse disponibili sono di un ordine di grandezza maggiore rispetto a quelle previste nel sistema italiano. Altrettanto si può dire delle borse di specializzazione medica.

Molte volte in questi 3 anni abbondanti di legislatura abbiamo sottolineato che solo un’azione energica che aumenti il numero di borse possa invertire la tendenza al brain drain e contribuire a costruire un’autentica reputazione nel mondo del FVG come Regione della Ricerca. Sarebbe un sogno, per esempio, poter utilizzare a questi fini le parecchie decine di milioni che invece sono annualmente sperperati da questa Regione, sulla base di fallaci paralogismi, per incentivare irresponsabili consumi di idrocarburi!

Inoltre, il sistema industriale regionale è molto orientato in attività da terzisti ed è quindi teso piuttosto a ridurre i costi che a investire in attività di ricerca e sviluppo autonome. Lo si è rilevato anche nelle audizioni alle quali non hanno purtroppo partecipato i rappresentanti del sistema industriale della ricerca, che peraltro io avevo richiesto. Ci sarebbe da chiedersi quanti sono i dottori di ricerca impiegati dal nostro sistema produttivo? E come fare ad aumentare tale numero?

Questo DDL non innesca nessun processo di emancipazione del nostro sistema industriale. Anzi non lo svezza nemmeno. All’art. 6 ci si preoccupa di cosmesi aziendale prevedendo un’elargizione alle aziende, in regime de minimis, per attività di reclutamento che tante aziende più sveglie invece fanno già da decenni, almeno all’Università di Udine. Azioni come quelle previste sono addirittura controproducenti perché non danno nessuna garanzia che quando finiranno i fondi, le aziende non smettano di attivarsi.

Ci vorrebbe ben altro per emancipare il nostro sistema industriale! Bisognerebbe smetterla di dare alle nostre aziende minuscoli contributi, e si dovrebbe invece accompagnarle a modelli di business più innovativo, magari reclutando dei business angels, affinché non continuino a svolgere attività da terzisti. Forse bisognerebbe riattivare lo spirito, o per lo meno le azioni della L.R. n. 11/2003, (Disciplina generale in materia di innovazione). Quella legge prevedeva consulenza e assistenza strategica anche per il reclutamento di lavoratori qualificati attraverso l’attività di consulenza delegata al sistema di parchi scientifici territoriali che sapevano interpretare le necessità concrete e specifiche per rendere competitivo il proprio territorio. Tale legge prevedeva anche riconoscimenti immateriali di prestigio per chi realizzava l’innovazione. Oggi purtroppo, anche il sistema dei parchi scientifico-tecnologici, che nella sua flessibilità e nella capacità di ibridare sistema industriale locale e sistema scolastico-universitario, aveva la sua forza principale, è stato ingessato e centralizzato ponendolo in mano ad un unico soggetto che spesso non ha né l’interesse né la tradizione di comprendere le specificità locali. Si è perduta così tutta la capacità rivoluzionaria in termini di valorizzazione della ricerca e di superamento dei vecchi paradigmi che quel sistema permetteva.

Con tristezza si rileva che questa legge non parla nemmeno dei parchi scientifici.

Le azioni necessarie per attrarre giovani sul nostro territorio non possono esaurirsi in meri micro-contributi alla loro stabilizzazione in Regione come quelli previsti all’Art.3.

Per rendere la regione Friuli Venezia Giulia attrattiva, in primo luogo bisognerebbe abbattere, la reputazione che si è fatta negli ultimi anni di regione chiusa, xenofoba e aporofobica, ovvero chiusa nella sua paura dei poveri. Sarebbe sufficiente guardare alla storia anche recente dell’Umanità, per scoprire che i territori che risultano più attrattivi di talenti lo sono diventati perché prima sono stati attrattivi verso le persone che avevano bisogni materiali da soddisfare.

Io stesso portai in quest’aula il caso di nostri studenti laureati che, per la mancanza del requisito di residenza non avevano diritto ai contributi prima casa. Anche nell’ultima Legge approvata in questa Regione si continua a introdurre limitazioni all’accesso ai contributi a persone che non risiedano da un congruo numero di anni in Regione, oppure a rendere quasi impossibile fare la domanda ai cittadini stranieri che non dispongano di documenti che certifichino il non possesso di beni all’estero. Poiché ciò non viene richiesto per i beni all’estero dei cittadini italiani tale misura è stata infatti giudicata addirittura incostituzionale.

Come ve lo posso dire che la cosiddetta classe creativa è sempre progressista e dunque non è attratta da un luogo claustrofobico? La meritocrazia non si può misurare all’ingresso come vorrebbe questa legge. I talenti si formano nei territori dove c’è un humus culturale aperto, solidale, libertario prima ancora che liberista. Si pensi solo a come e dove è nata l’informatica…

Per tutti questi motivi abbiamo sempre contrastato le misure di chiusura che invece sono state il vanto di questa amministrazione regionale. Con questo DDL l’Amministrazione si vorrebbe aprire all’aristocrazia professionale? È patetico.

Per iniziare un’azione di autentica attrazione bisognerebbe invece, come chiediamo da anni, non finanziare i privati, ma il pubblico. Ad esempio introducendo forti risorse che permettano alle Università di ridurre le tasse universitarie. Rispondere a questa richiesta con la considerazione che l’alta formazione non è competenza primaria della Regione vuol dire confondere un obbligo con una visione strategica. Soddisfare le richieste delle norme sul diritto allo studio è solo il minimo sindacale!

Solo trasformando la nostra regione in una regione attrattiva anche dal punto di vista dell’alta formazione potremo creare quel volano che potrà vedere i nuovi arrivi di alte professionalità.

Importante infine sarebbe inquadrare tutte le azioni coerenti con il titolo di questo DDL in modo inter-assessorile, raccordando l’azione della Direzione Lavoro con quella dell’Università e Ricerca, con quella della Cultura, con quella dell’Ambiente, con quella della Salute e tutte con l’ufficio Agenzia Lavoro & SviluppoImpresa Fvg. Così come era multi-assessorile l’unica legge che abbia avuto la nostra Regione in materia di innovazione, ovvero la L.R. n. 11/2003.

Importante sarebbe inoltre raccordare questa legge con attività transfrontaliere, anche in vista di Gorizia Capitale Europea della Cultura 2025. L’esempio della decisione di non dare il patrocinio al Pride transfrontaliero è un altro tipico esempio di chiusura, che conferisce uno stigma negativo alla nostra Regione. Quale alta professionalità dovendo scegliere tra vivere a Gorizia o Nova Gorica opterebbe per vivere nella prima?

Coerenti nel nostro consueto atteggiamento costruttivo proporremo emendamenti e ordini del giorno, ma riteniamo che difficilmente un DDL, che affronta tematiche così importanti in modo così marginale, possa incidere su quella che purtroppo è una dinamica che vede il nostro territorio soprattutto negli ultimi anni isolarsi sempre di più e attrarre sempre meno, impoverito sotto il profilo culturale e della ricerca, impacciato da pastoie e  norme ideologiche, territorialmente sempre più squilibrato e marginale in Europa.

Abbiamo votato contro questo DDL perché è una misura che cerca di “chiudere la porta del recinto quando l’armento è già scappato” anzi che si ostina a mettere zeppe perché la porta rimanga aperta.

Clicca qui per visualizzare il testo del Disegno di legge n. 129