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Legge di stabilità 2019: la mia relazione

Se ci fossero ancora dubbi che la Giunta e la maggioranza attualmente al governo della regione Friuli Venezia Giulia non abbiano né una visione, né strategie innovative al di là di sterili slogan elettorali che capitalizzano sulla paura rasentando la pubblicità ingannevole (come è avvenuto in materia di Sanità), o di brutali testimonianze di rancore ideologico (come l’uscita dalla Rete Re.a.dy, l’azzeramento dei progetti per l’inclusione diffusa, o l’incremento di 3 anni per godere dei diritti di cittadinanza), questi Disegni di Legge li fugano completamente.

Noi di Open Sinistra Fvg ci chiediamo preoccupati se questa Giunta riuscirà a mantenere nella nostra Regione l’alto livello di qualità della vita che le ha lasciato in eredità la Giunta precedente, e se saprà, pur essendo così sprovvista di coraggio e lucidità, riconoscere e governare le problematiche che dovrà fronteggiare nei prossimi 3 anni.

Se la Regione Friuli Venezia Giulia poteva giocare un ruolo a livello nazionale ed europeo, era proprio quello di laboratorio, di modello di buone pratiche innovative sul fronte del benessere e della qualità della vita, della sostenibilità ambientale, dell’innovazione tecnologica e della governance multilivello integrata. Invece, nulla di quello che ci presentano queste leggi va in queste direzioni. Assistiamo anzi all’erosione, se non addirittura alla cancellazione, di quanto è stato fatto negli anni precedenti. Vi è una riduzione dell’impegno finanziario su settori strategici quali lo sviluppo economico, la politica abitativa, le politiche del lavoro, la promozione dell’inclusione e della solidarietà. Assistiamo ad una corruzione dei valori di coesione sociale e di universalità dei servizi, che inevitabilmente si rifletterà in una crescita delle disparità in Regione e dunque sulla salute, benessere e qualità sin qui goduti nella nostra società. Questa Giunta sarà dunque ricordata per aver di fatto trasformato la “paura del declino” in “declino autentico”. Le cosiddette riforme degli Enti Locali e della Sanità sin qui delineate, rischiano di far fare un salto nel buio alle nostre amministrazioni, azzerando senza sostituire nulla a quegli enti e organismi che, seppure bisognosi di manutenzione, con coraggio la Giunta precedente aveva avviato.

Per alcuni aspetti queste Leggi hanno anche elementi condivisibili, essenzialmente sono quelli che consistono nel proseguimento delle iniziative avviate in passato ovvero nella misura nelle quali sono “leggi di ordinaria amministrazione”.

Ma la nostra “grande epoca”, come beffardamente Karl Kraus chiamava la sua già un secolo fa, necessiterebbe di ben altro!

Sui temi decisivi dello sviluppo sostenibile rispetto ai 17 obiettivi delle Nazioni Unite o a quelli dell’UE per il 2030 non c’è nulla. Niente bilancio energetico, nessun piano per le energie alternative, nulla per la riduzione delle emissioni di gas serra derivanti da combustibili fossili, nulla sulla tutela dell’aria e dell’acqua. Niente sul contrasto proattivo ai mutamenti climatici, nulla volto alla loro mitigazione e all’adattamento e resilienza della popolazione.

Con questa Legge di Stabilità la nostra Regione si incaglia, ferma le lancette dell’orologio della Storia, anzi si illude di riportarle indietro. Trova ispirazione guardando nella direzione opposta a quella nella quale si muove il pianeta. Con questa Legge di Stabilità la nostra Regione dichiara di rinunciare a qualunque ambizione. La Storia la faranno gli altri, noi la subiremo, condannati ad essere di nuovo dei senzastoria, come li ha definiti Tito Maniacco. Direi “peccato”, se non fosse che non abbiamo il diritto di penalizzare le future generazioni, ma il dovere, invece, di guardare sempre in alto, per loro!

Con spirito di servizio procederò quindi ad una critica costruttiva di alcuni passaggi di queste leggi offrendo contributi che sono stati concretati in emendamenti e ordini del giorno, sperando di non essere solo una inascoltata vox clamantis in deserto.

Le prime considerazioni sono di natura strutturale.

L’articolato di queste leggi ha essenzialmente la tessitura dell’intarsio normativo, fatto di articoli che vanno a modificare o sostituire spezzoni di frasi in norme preesistenti, oppure numeri in tabelle, obbligando chiunque le legga ad una scalata lungo catene di rimandi. Sono leggi esemplari per la loro opacità referenziale. A quando una riforma verso la trasparenza?

Il DDL 33, che dovrebbe presentare norme intersettoriali, è invece fortemente gravato da una visione a “canne d’organo” dell’amministrazione. Per esempio non c’è concertazione e integrazione tra Ambiente e Salute, tra Energia e Attività Produttive, tra Attività Produttive e Lavoro, ecc.

Passerò adesso in rassegna l’articolato in parallelo sui DDL 34 e 33.

Gli articoli 2 (DDL 34) e 1 (DDL 33), sulle attività produttive, non offrono misure nuove ed efficaci volte alla promozione dell’innovazione o a settori emergenti ad alto contenuto di conoscenza Sono decisamente sottofinanziati rispetto al passato, in particolare per quanto concerne il turismo, ancorché nel DEFR 2019 questo sia ben sviluppato. Non vi è nulla sulla cosiddetta “silver economy”, ovvero le attività economiche “per e degli anziani” che pure, visto l’andamento demografico della nostra regione, le renderebbe urgenti.

L’articolo 3 (DDL 34) sulle risorse agroalimentari, forestali e ittiche offrono un quadro molto puntuale. Ma sono di tipo palliativo e cercano di eliminare le cause profonde delle problematiche che vorrebbero governare, quali la riconversione delle aree abbandonate e la ricomposizione fondiaria.

L’articolo 4 (DDL 34) che riguardano l’ambiente e l’energia è totalmente insufficiente a promuovere una cultura, stili di vita e di attività economica sostenibili, volti all’efficientamento energetico e alla riduzione delle emissioni di gas serra derivanti dall’uso di fonti energetiche da combustibili fossili. È gravissimo che non vi siano contributi per il 2019 che promuovano presso gli enti locali la stesura di Piani Attuativi per l’Energia Alternativa e i Clima (PAESC), in linea con il Global Covenant of Mayors for Energy and Climate Change. L’urgentissimo tema dei cambiamenti climatici indotti dalle emissioni di gas serra derivanti dall’uso di combustibili fossili è ignorato. Mancano iniziative significative volte alle riduzioni delle emissioni di CO2 e altri gas serra, alla stesura di un indispensabile bilancio energetico, alla promozione di impianti di cogenerazione e di fonti energetiche alternative, e si rimanda ancora l’eliminazione dei dannosissimi BTZ. Compaiono invece i preoccupanti commi dell’Art.3 (DDL 33), che ripristinano gli onerosi contributi regionali per il sostegno all’acquisto di carburante anche ai veicoli che era previsto ne fossero esclusi, perché troppo inquinanti. L’intera operazione della benzina agevolata andrebbe infatti eliminata a favore di altre iniziative di mobilità sostenibile come la conversione della rete di distributori verso altri tipi di carburanti o il car-pooling e il car-sharing.

L’articolo 6 (DDL 34) (Trasporti e diritto alla mobilità) non affronta in modo organico il tema del completamento e della manutenzione della rete per la mobilità ciclabile nella nostra Regione, né tantomeno avvia programmi di progettazione di metropolitane leggere per ridurre il traffico di pendolari, urbani e interurbani, e la riduzione del traffico parassita o passivo. Si limita invece a interventi di ordinaria amministrazione o di nicchia come quello dei servizi ferroviari con materiale storico (anche se di questo passo presto non sarà più di nicchia). Clamorosi sono poi i Commi 10 e 11 dell’Art.6 (DDL 34) che prevedono ingenti investimenti volti ad abbattere i costi sostenuti dalle famiglie per il trasporto dei figli alle sedi scolastiche e universitarie. Non solamente questa misura va a discriminare in modo iniquo tra giovani che risiedono da più di 5 anni nella nostra regione e quelli che non vi risiedono da così lungo tempo, che non ne avrebbero diritto. Ma questa norma non pone criteri di reddito per accedere alla misura. Inoltre non è coordinata con nessuna misura di dimensionamento scolastico, rischiando di desertificare le scuole decentrate nei poli diversi dai capoluoghi. In ultimo va a confliggere con la politica di attrazione che le Università della Regione hanno sempre condotto verso popolazioni studentesche extra-regionali, quali quelle del Veneto Orientale e del Cadore, e con le esigenze di coloro che sono obbligati a trasferirsi in Regione a seguito di concorsi di ammissione nazionali (vedi medicina e lauree sanitarie).

L’articolo 7 (DDL 33) (Salute, politiche sociali e disabilità) presenta l’agghiacciante Comma 8, che se da un lato mantiene in modo transitorio il reddito di cittadinanza, dall’altro lo marca con la cifra del rancore ideologico ponendo un tetto all’importo economico. Nella sostanza, comporterà la decurtazione di meno di un centinaio di euro mensili, e solamente in pochissimi casi, ma un tanto basta a segnare che la difficoltà economica è una colpa se non addirittura un vizio, per questa maggioranza. È una norma affine a quella dei 5 anni di residenza, non importa se creerà problemi ad alcune famiglie e quindi agli enti locali, l’importante è che chi è povero non si senta mai ben accetto nella Regione governata da questa coalizione.

Il corrispondente articolo 9 del DDL 34 ci consegna un Sistema Ospedaliero finanziato almeno come in passato, ma manca qualsiasi misura volta a promuovere l’integrazione dei soggetti coinvolti nel raccordo ospedale-territorio ovvero medici e pediatri di base, medici ospedalieri, medici del distretto, farmacisti, operatori sociali. Mancano anche misure specifiche di “medicina di iniziativa”.

All’articolo 7 (DDL 34) (Beni e attività culturali, sport e tempo libero) non c’è nessun progetto di promozione dello sport di cittadinanza, inteso come attività sportiva di partecipazione invece che di competizione. Sarebbe importante diffondere a livello regionale progetti quali “Far Sport oltre la crisi” realizzato dal Comune di Udine negli ultimi 4 anni e volto a sostenere le spese per l’attività sportiva dei ragazzi appartenenti alle famiglie meno abbienti. È un progetto necessario perché le spese per l’attività sportiva sono tra le prime a venir tagliate nei periodi di recessione. L’attività ludico-sportiva deve essere vista invece come un diritto per tutti perché è alla base di ogni strategia di prevenzione. Sembra infine ingiustificata l’eliminazione della candidatura della Città di Grado quale Sito Unesco.

L’articolo 8 (DDL 34) relativo a lavoro, formazione, politiche giovanili e famiglia è ambivalente.  Da un lato sembra fornire risposte, ad esempio alla carenza di personale della scuola, soprattutto degli insegnanti di sostegno, ma dall’altro non offre certezze quanto alla quantificazione dei nuovi organici. Modesti sono gli interventi di politiche attive del lavoro previsti dall’articolo 6 (DDL 33) e manca l’introduzione di nuovi strumenti per contrastare in modo efficace i gravi fenomeni degli inattivi, degli scoraggiati nella ricerca di un impiego e dei Neet. Ridotte appaiono le risorse per l’inclusione degli espulsi dal mondo del lavoro. Nell’articolo 8, comma 38 (DDL 34) in netta contrapposizione ai reali bisogni di inclusione e delle politiche di contrasto alla discriminazione la Giunta prevede un investimento per “promuovere il valore della diversità tra uomo e donna quale elemento essenziale per lo sviluppo e la coesione sociale”. Ma cosa significa? Non vi è alcuna garanzia che questa misura non vada invece proprio a irrobustire pregiudizi di genere e in ultima analisi giochi contro le pari opportunità che tendono invece a promuovere l’“uguaglianza” tra i generi. Preoccupa anche il Comma 40 che modifica radicalmente la gestione del progetto Docuscuele, senza peraltro coinvolgere l’Università che è deputata primariamente alla formazione degli insegnanti.

Lo sterminato articolo 10 (DDL 34) registra una meticolosa ricerca volta a ripristinare con cura filologica, quasi maniacale, i meccanismi di finanziamento agli enti locali risalenti al periodo pre-UTI, che tanti problemi di frammentazione, duplicazione e rallentamento nello sviluppo avevano creato proprio a causa della mancanza di un assetto istituzionale che permettesse di realizzare azioni integrate. Si conferma il meccanismo dell’intesa con la Regione, ma in assenza di un ente intercomunale, se ne perde tutta l’efficacia programmatica. Si ritorna all’epoca della frantumazione dei fondi a pioggia. Non arrivano risorse in più rispetto all’anno precedente, e certamente non viene affrontato il gravissimo problema della carenza di personale. Questa norma condurrà ad un caos istituzionale e certamente non favorirà il coordinamento, che è invece indispensabile per lo sviluppo del territorio. Curiosamente sono comparsi nel sottocomma y) del comma 3 e nei commi 87 e 88, in zona Cesarini, delle risorse per il 2021 a favore di un istituendo ente intermedio.  È questa la riforma? Sono infine previsti cospicui ulteriori investimenti a favore di telecamere, sistemi di videosorveglianza e altri interventi volti a garantire la “sicurezza delle abitazioni private”. Ma se c’è davvero bisogno di “sicurezza nelle abitazioni private” penso ci si dovrebbe riferire a politiche attive per la riduzione degli incidenti domestici e delle cadute, che soprattutto per gli anziani sono la prima causa di disabilità permanente!

È molto grave e contraddittorio infine, che siano state tolte nell’articolo 11 (DDL 34) relativo al volontariato tutte le risorse riferite alla L.R. 33/2017 “Norme per la promozione del diritto al gioco e all’attività ludico-motoria-ricreativa” ovvero sul gioco di cittadinanza. Questo è condannabile non solamente perché sono centinaia di migliaia ogni anno i visitatori delle ludoteche e manifestazioni pubbliche di gioco nella nostra regione, ma il gioco sano è l’unico vero antidoto alle dipendenze, e soprattutto alla dipendenza dal gioco d’azzardo patologico. Inoltre il gioco è strumento per superare barriere e promuovere stili di vita sani e sostenibili.

In conclusione questa Legge di Stabilità e la sua collegata non offrono nessuna radicale novità. Non vi si trova nulla all’altezza della retorica del Grande Cambiamento condotta in campagna elettorale dalla coalizione oggi al governo, la retorica che descriveva la nostra Regione come un territorio in pezzi, da riaggiustare da cima a fondo. Entrambe riprendono in buona sostanza l’esistente, e non lo aggiornano. Che la loro retorica fosse in realtà una profezia?

Relazione Honsell su nota di aggiornamento al DEFR 2019

Questo DEFR è un documento magmatico di quasi 250 pagine che descrive in modo piuttosto generico, il proseguimento di azioni, spesso condivisibili nella vaghezza del lessico ricco di keywords, ma drammaticamente carenti rispetto alle problematiche urgenti che il FVG dovrà affrontare nel prossimo triennio.

Colpisce il fatto che il documento non offra nulla quanto a visione, a motivazioni, a programmazione effettiva. A noi di OPEN-Sinistra FVG lascia il dubbio che non ci sia una vera consapevolezza delle problematiche in gioco, e quindi un piano di azione per governarle, ma si mantenga essenzialmente quanto era già presente nella versione precedente della Nota di Aggiornamento e poi si navighi a vista, senza idee chiare per il futuro. Il documento non aggiunge nulla di più preciso a quanto la Giunta ci ha abituati a sentire usando il registro del “futuro”.

Questo DEFR è dunque un documento passivo e statico, di ordinaria amministrazione. Almeno fosse un documento di manutenzione! Il verbo più ricorrente, anche se non ho condotto un’analisi lessicale quantitativa, è “proseguiremo”, ma il perché e il quando non è mai discusso.

Non vi è dubbio che un plauso vada fatto agli uffici che con diligenza hanno cercato di descrivere, a grandi linee e in modo abbastanza completo, molte attività in essere. Ma nel DEFR manca assolutamente la parte politica di motivazioni dalle quale queste linee di sviluppo dovrebbero discendere. Questo DEFR poi non presenta nulla di specifico al triennio in questione. Non vi si trova nulla all’altezza della retorica del Grande Cambiamento condotta in campagna elettorale dalla coalizione oggi al governo, la retorica che descriveva la nostra Regione come un territorio in pezzi, da riaggiustare da cima a fondo.

È dunque molto difficile immaginare che questo documento possa avere alcunché di vincolante e che quindi possa essere di fatto riaperto e consultato da chicchessia prima del suo prossimo aggiornamento. Mi chiedo se sia questo il senso di un DEFR?

Analizzerò adesso alcune missioni, offrendo qualche modesta proposta.

Missione 4 “Istruzione e diritto allo studio”. Manca totalmente la consapevolezza che su questo punto si gioca il futuro della regione e su di esso si vince la sfida dell’equità e del lavoro come diritto. La parte sull’orientamento si poteva scrivere così 30 anni fa, quando il concetto venne introdotto. L’Edilizia Scolastica, che sembra prevedere poco più di 6 milioni in 3 anni, e l’accensione di mutui in un non ben precisato futuro, non parla di collegamenti digitali, e certamente non definisce criteri di dimensionamento. Fa sorridere per il suo ingenuo provincialismo la menzione dell’accordo con l’MIT di Boston, a fronte dell’assenza di qualsiasi strategia per promuovere l’inserimento dei nostri ricercatori nelle, ben più prossime, reti europee della ricerca.

Missione 6 “Politiche giovanili, sport e tempo libero”. Manca totalmente l’attenzione alla promozione di stili di vita sani e attivi. Questi sono il primo gradino della prevenzione sanitaria. Come più volte sottolineato non si prevede un sostegno attivo allo sport di cittadinanza, inteso come diritto, soprattutto in una fase di crisi economica che vede spesso le famiglie rinunciare all’attività sportiva dei figli, come prima misura di contenimento delle spese. Andrebbe replicato su scala regionale il progetto “F.A.R. Sport oltre la crisi” sviluppato dal Comune di Udine negli ultimi 4 anni, ma per conoscere questo progetto così come molte delle buone pratiche attivate in regione e fuori regione negli anni sarebbe necessaria maggiore umiltà e attenzione.

Missione 9 “Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente”. La parte sullo sviluppo sostenibile è imbarazzante quanto a modestia, genericità e lontananza dal dibattito europeo e mondiale sul tema, del quale non vi è alcuna eco. Manca assolutamente una visione oltre il 2020. Non c’è allineamento con i 17 obiettivi dello sviluppo sostenibile dell’ONU. Appare scarsa la consapevolezza della reale portata delle problematiche. Mancano azioni volte a migliorare la qualità dell’acqua e dell’aria. Ma spicca per la sua assenza qualsiasi riferimento al clima e alla mitigazione, contrasto e adattamento ai mutamenti climatici. In ogni Commissione ho sostenuto il ruolo degli enti locali nel gestire queste problematiche e la necessità di far sviluppare un PAESC (Piano attuativo per l’energia sostenibile e gli adattamenti climatici) in linea con le azioni virtuose europee del Covenant of Mayors for Energy and Climate Change, ad ogni ente locale, coordinandolo con la strategia globale delle Regione. Purtroppo nulla è pianificato al momento. Non vi è nessun riferimento alla certificazione EMAS, che è uno strumento fondamentale per la gestione attenta alla sicurezza e sostenibilità. Alcuni Comuni come quello di Udine sono già certificati.

Missione 10 “Trasporto e diritto alla mobilità”. Non c’è visione, soprattutto post 2020 per un trasporto pubblico sostenibile di metropolitane leggere, che renda sempre meno essenziale l’uso dell’autoveicolo privato negli spostamenti urbani e interurbani. Mancano analisi quantitative volte a ridurre il traffico parassita e passivo. Non si fa riferimento a quando abbandonare la miope pratica della benzina agevolata per favorire carburanti alternativi. Queste mancanze sono però compensate dall’attenzione dedicata invece alla linea tramviaria Trieste-Opicina (anche se il suo ripristino sembra più questione da trattare a livello comunale) ma nemmeno su questo tema c’è una previsione precisa!

Missione 12 “Diritti sociali, politiche sociali e famiglia”. I pochi miseri paragrafi sulle problematiche dell’inclusione degli immigrati e dei richiedenti asilo, che in campagna elettorale e nei primi mesi di amministrazione erano così centrali, indica che questa Giunta ritiene di aver fatto scomparire i migranti per Legge, in piena continuità con un approccio al tema rancoroso e ideologico seguito in questi mesi, che sembra del tutto inutile a affrontare soluzioni.

Missione 13 “Tutela della Salute”. La trattazione è ampia e dettagliata, perché è assolutamente in continuità con il passato (a meno della governance), soprattutto circa la prevenzione e per le cure primarie. Ma maggiore attenzione andrebbe posta sulla medicina di iniziativa e sul raccordo della medicina di base. Attenzione andrebbe posta anche sul tema del benessere mentale e relazionale dei cittadini e sul contrasto alla solitudine. La sicurezza in casa andrebbe declinata in questa missione, intendendola come sforzo a ridurre gli incidenti domestici, più che nella missione sull’ordine pubblico, favorendo l’ipertrofia dei sistemi di video sorveglianza.

Missione 14 “Sviluppo economico e competitività”. Ci sono pochissime idee nuove in questo settore nevralgico che ne avrebbe bisogno urgente. Non sembra centrale la promozione dell’innovazione. Assolutamente vago appare il riferimento alle infrastrutture digitali di rete sia quanto a tempi, sia ai soggetti che dovrebbero avere la responsabilità di realizzarle.

Missione 15 “Politiche per il lavoro e la formazione professionale”. Il quadro è ampio, ma propone misure per curare i sintomi delle problematiche, piuttosto che offrire nuove misure strutturali per risolverle. Mancano azioni nuove e forti volte all’inclusione degli scoraggiati, degli inattivi e degli espulsi e un effettivo orientamento strategico verso le attività lavorative di cui c’è realmente bisogno in modo che tali categorie di potenziali lavoratori scompaiano.

Missione 17 “Energia e diversificazione delle fonti energetiche”. Inquietante e cospicuo per la sua assenza il riferimento ai mutamenti climatici e alle politiche attive per l’energia sostenibile, per il PAESC per le Smart Grids, e per l’abbattimento delle emissioni.

Missione 18 “Relazione con le altre autonomie territoriali e locali”. L’azzeramento delle UTI lascia un grave vuoto nella pianificazione di area vasta e nella governance multilivello, cosa si propone in alternativa? Un misero paragrafetto su un possibile futuro organismo intermedio. Nessuna analisi profonda è sviluppata, né che giustifichi la cancellazione delle UTI, né che definisca le caratteristiche che il nuovo ente avrà rispetto alla problematiche delle UTI. Manca altresì qualsiasi ragionamento sul Comparto Unico.

In conclusione la valutazione su questo Documento è totalmente negativa. Sembra sia stato scritto più per assolvere un adempimento, con il solo obiettivo del raggiungimento di un cospicuo numero di pagine. È molto generico e privo di qualsiasi autentiche analisi quantitative che permettano di delineare strategie nuove ed efficaci per affrontare e governare le difficili problematiche che la Regione FVG dovrà affrontare per mantenere l’alto livello di qualità della vita che le precedenti amministrazioni hanno lasciato in eredità a quella attuale.

Il FVG potrebbe giocare a livello nazionale ed europeo il ruolo di laboratorio e di modello di buone pratiche ambientali e sociali, ne ha il giusto livello dimensionale, socioeconomico e strutturale, ma con questa prospettiva triennale all’orizzonte c’è il regresso.

Scarica qui il documento “Nota di aggiornamento al DEFR”

Disegno di Legge 27 – Assetto Istituzionale e organizzativo del Servizio Sanitario del FVG

Ieri discussione in Consiglio regionale FVG sul Disegno di Legge 27 – Assetto Istituzionale e organizzativo del Servizio Sanitario del FVG.

È una legge affrettata che affronta solamente questioni di vertice. Non risponde assolutamente alle promesse elettorali fatte dall’attuale maggioranza, ma evidentemente è prassi non mantenerle per chi ha vinto le ultime elezioni.

Per Open Sinistra FVG è comunque meglio così anche perché viene mantenuto il principio dell’integrazione ospedale – territorio, sempre ritenuto cruciale ma invece tanto osteggiato proprio da questa maggioranza: evidentemente hanno finalmente capito.

Preoccupa invece il salto nel buio al quale sarà costretto il sistema sanitario regionale costretto dal 1° gennaio 2019 ad oltre un anno di commissariamento.

Decreto sicurezza: un passo indietro verso la barbarie

Il decreto sicurezza di Salvini è un passo indietro verso la barbarie, un provvedimento assolutamente diabolico perché non risolve il problema dell’inclusione, ma cerca di esasperare le situazioni azzerando lo Sprar e non permettendo ai richiedenti asilo di fare nessuna attività nel periodo in cui sono ospitati. Scelte da cui non possono che derivare gravi problemi di convivenza.

E’ davvero molto pericoloso ciò che viene fatto ed è contrario alla Costituzione perché colpevolizza e criminalizza una condizione che invece la Costituzione prevede che debba essere trattata con rispetto e lo fa in modo tale che la situazione si esasperi.

Le persone in attesa di conoscere la propria sorte sono trattate alla stregua di criminali e in contesti che non possono che sfociare in tensioni sociali.

Con questo decreto diventato legge si butta via tutta l’esperienza maturata fino a oggi. È un provvedimento che nasce da una profonda ignoranza perché lo Sprar era un modello di inclusione. Invece di perfezionarlo, hanno volutamente strumentalizzato il tema dell’immigrazione favorendo l’instabilità in quanto si punta a radicalizzare la presenza degli stranieri affinché possano essere utilizzati come capro espiatorio. Tutto questo è diabolico.

Qui sotto l’articolo del Messaggero Veneto: