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Un mio commento al Disegno di Legge 63 di modifica alla Legge regionale 19/2000

«La Regione vuole mascherare il rimpatrio dei profughi inserendo il diritto di ritorno volontario assistito nella modifica della legge sulla cooperazione internazionale». Ad accusare la giunta di confondere «il volontariato con l’ossessione sui migranti» è il consigliere d’opposizione, Furio Honsell (Open Fvg) secondo il quale se la proposta di legge non sarà emendata potrebbe rischiare l’ennesima bocciatura dalla Corte Costituzionale.

L’accusa, condivisa anche da alcune associazioni presenti sul territorio, è pesante e l’assessore regionale, Pierpaolo Roberti, la respinge immediatamente al mittente. La nuova legge approderà in aula entro fine ottobre per procedere alla pubblicazione dei bandi e all’assegnazione di 1,5 milioni di euro.

Il caso è scoppiato in commissione dove l’assessore Roberti ha illustrato la modifica di legge che tra le finalità prevede «il diritto a rimanere nel proprio paese di origine con adeguate qualità di vita e con la libertà di non migrare» e il «diritto al ritorno volontario assistito e alla reintegrazione nella propria terra di origine».

Ed è su quest’ultima libertà a soffermarsi Honsell secondo il quale non è corretto parlare di rimpatri visto che non ci sono progetti di cooperazione internazionale con i Paesi da dove arriva il maggior numero di migranti. Vale a dire Pakistan e Afghanistan. «Non ha senso – insiste Honsell -, nessuna delle associazioni può lavorare in Afghanistan. La Regione sta confondendo il volontariato con la questione dei migranti». Alla luce di tutto ciò, Honsell non esclude una possibile bocciatura della norma se sarà approvata dall’aula. E come se non bastasse, Honsell contesta pure l’eliminazione della Conferenza regionale sulla cooperazione internazionale sostituita dai tavoli di lavoro e la riduzione del numero dei componenti, da 4 a 1, della commissione consultiva.

Che la Corte Costituzione possa bocciare la norma l’assessore non lo esclude, Roberti lo prevede perché, sottolinea, «la Corte Costituzionale sta impugnando tutto», quello che invece Roberti non accetta sono le accuse di voler mascherare i rimpatri dei migranti con la cooperazione internazionale. «Tutte queste misure – spiega – aiutano le persone a restare o a rientrare nel paese d’origine, non capisco quale sia il problema». Roberti assicura che «la Regione può sostenere i rimpatri volontari, la competenza dello Stato è solo sui rimpatri forzosi». Esclude, inoltre, che la nuova funzione inserita nella proposta di legge sulla cooperazione internazionale sia legata all’utilizzo dei fondi già previsti dalla Regione per i rimpatri volontari. «Quando parliamo di diritto a tornare nel Paese d’origine – aggiunge – parliamo di progetti volti a garantire il diritto di tornare in un luogo dove potrebbero essere mutate le condizioni di vita, il risultato della cooperazione internazionale deve essere anche questo».Detto tutto ciò, l’assessore ci tiene a far notare la scarsa condivisione del documento da parte delle associazioni di volontariato operative sul territorio. «Stiamo parlando di circa 200 realtà alle quali abbiamo inviato un questionario per raccogliere eventuali suggerimenti, sa quante ci hanno risposto? Una decina». Analoga la situazione registrata in commissione dove erano state invitate in audizione 36 associazioni che nella passata annualità avevano ottenuto i contributi: «Di queste – insiste Roberti – si sono presente in 11. È strano che questi due punti vengano contestati quando molte associazioni, tra cui Oikos e le Caritas, avendo già i collegamenti con il mondo dell’accoglienza sul territorio, potrebbero promuovere i progetti di rimpatrio volontario».

Fonte: Messaggero Veneto | Autore: Giacomina Pellizzari

Sentenza su caso Cappato: nuovo precedente ma permane vuoto legislativo

La notizia di ieri relativa alla sentenza sul caso di Marco Cappato è molto positiva poiché dimostra come i concetti quali il rispetto della persona, delle sue volontà e della cd. autodeterminazione, che furono in precedenza evidenziati nella vicenda di Eluana Englaro, sono ancora condivisi.

Il concetto fondamentale dell’autodeterminazione è un concetto ampio, che riguarda la dignità della persona ed è un valore civile molto importante: a distanza di dieci anni dalla vicenda di Eluana abbiamo un altro momento moralizzatore per la nostra società, rappresentato dall’affermazione della non perseguibilità del suicidio assistito e del diritto all’autodeterminazione di una persona che conduce una vita che non ritiene più completa, solo parziale.

Per me è un grande risultato di civiltà che accomuna il nostro paese ad altri ma purtroppo, ad oggi, permane un vuoto normativo, che deve essere al più presto colmato con la predisposizione di una normativa chiara in questo senso: è grave che il Parlamento, su temi così generali che riguardano tutta la popolazione, scelga di non decidere delegando giudici. È un Parlamento che manca della sua funzione primaria di legiferare: in questo senso è una sconfitta per il nostro sistema democratico.

Speriamo che questo nuovo precedente, stabilito dalla Corte Costituzionale, possa rappresentare una pietra miliare, portando in maniera rapida alla realizzazione ed approvazione di una Legge su questo tema.

Iran: urgente l’eliminazione del divieto per le donne di assistere partite di calcio

Vogliamo evidenziare la tragica vicenda di Sahar Khodayari, una ragazza iraniana che si è data la morte ieri per protestare contro la condanna detentiva subita per aver assistito ad una partita di calcio.

Pochi giorni fa ho condiviso la battaglia democratica di Taher Djafarizad, Presidente dell’Associazione Nedaday di Pordenone, volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza dell’eliminazione di questo antistorico e discriminante divieto e la tragica notizia di oggi può solo che confermarci in questo impegno.