Questo Disegno di Legge di assestamento del bilancio per gli anni 2023-2025 è un dèja vu per impostazione e metodologia a quello degli anni precedenti, al netto della crescita di quasi il 50% all’anno, dell’applicazione (di gran parte) del risultato di amministrazione disponibile dell’anno precedente:
Risultato di amministrazione disponibile (avanzo libero) | |
2020 | 362.319.690,31 |
2021 | 691.945.014,63 |
2022 | 912.506.347,10 |
Ma è un dèjà vu paradossale, perché non produrrà proprio nulla à voir. Non c’è e non ci sarà infatti quasi nulla che si potrà vedere. Questi articoli non produrranno nulla di durevole. Il denaro si disperderà in numerosi rivoli più o meno impetuosi senza lasciare traccia, producendo con ogni probabilità, nuovo avanzo libero da spalmare nel 2024. Questa dinamica non potrà comunque durare oltre il 2025, perché l’inflazione, e il rialzo dei tassi che ne consegue, stanno incidendo pesantemente sul sistema socio-economico. Tutto ciò appare però molto più grave quest’anno rispetto agli anni immediatamente successivi alla pandemia: c’è una guerra in corso vicino a noi, c’è una sanità che boccheggia e una povertà che cresce, malgrado i valori medi del PIL pro capite, tanto cari a Fedriga, non glielo evidenzino. Inoltre il 2025 che compare nell’orizzonte dell’intestazione, dovrebbe essere l’anno fatidico del picco di emissioni di gas CO2-equivalenti per non abbandonare definitivamente le speranze di far rimanere sotto gli 1,5°C l’aumento di temperatura del pianeta, che sono la soglia perché non scatti l’effetto domino del riscaldamento globale. In Piazza Unità nessuno sembra accorgersene, le emissioni non vengono nemmeno misurate … si procede business as usual – amministrazione ordinaria. Questi sono invece tempi straordinari, la tropicalizzazione è in atto, la distopia climatica è dietro l’angolo: siccità, uragani, inondazioni tutto nel giro di qualche mese!
Quest’anno le risorse dell’assestamento vengono ulteriormente aumentate con 150 milioni stanziati in entrata a fronte dell’incremento tributario di ben 756 milioni alla fine del 2022. Ma proprio su queste risorse va subito acceso un riflettore, per un aspetto che mi sembra estremamente significativo nella sua drammaticità. Nella Nota Tecnica del Bollettino 250 del 12/2022 del MEF risulta che ben il 12% del gettito IVA, relativo agli “scambi interni”, l’unico sul quale vi è una compartecipazione della Regione, deriva dalla crescita dell’inflazione! Quantitativamente ciò significa che circa 150 milioni tra i 717 milioni della quota di avanzo applicata di cui all’art.1, sono dovuti all’effetto perverso dell’inflazione. Vi rendete conto della catena? Più inflazione, più povertà, più ricco l’assestamento della Giunta Fedriga! Questo è un dato inquietante, che deve farci riflettere bene in questo assestamento, perché le imposte indirette quale l’IVA non colpiscono in modo equo i cittadini, ma pesano di più sui ceti deboli. È quindi indispensabile moralmente restituirgliele, ovvero erogarle solamente in base al bisogno! Non possiamo distribuire le risorse ricavate dai molti chi ne avevano di meno ai pochi che ne avevano già di più! Anche una quota dei 150 milioni stanziati come entrata tributaria in più rispetto al previsionale ha la stessa origine. Faremo quindi la proposta di utilizzare 150 milioni per restituire parte dell’addizionale regionale all’IRPEF ai contribuenti sotto una soglia ISEE adeguata.
Poiché questo assestamento è un dèjà vu metodologico anche le nostre critiche suoneranno come un dèjà écoutè. Ma sono costretto a ripeterle per la sesta volta! Non è accettabile che venga scritto nella Relazione al Disegno di Legge che “si rinvia l’eventuale utilizzo di ulteriori risorse nel corso dell’iter dell’approvazione della legge”. Numericamente ciò significa che potremmo avere qualcosa come un incremento del 20% di risorse aggiuntive con emendamenti presentati dalla Giunta nella confusione delle sedute d’aula gestite ad oltranza? Mi domando come il Consiglio regionale possa vagliare e fare proprie in poco tempo decisioni così rilevanti?
Ancora più ferma è la condanna per come sono state trattate in Commissione le poste più importanti in questa legge di assestamento. In primo luogo i 136.971.099,57 € alla Tabella J relativa all’art.10, per i nuovi uffici regionali in Porto Vecchio. Ne è stata impedita la discussione in Commissione. L’Assessore Callari non ha potuto illustrarla e quindi non ha potuto chiarire quali sono le vere motivazioni che giustificano questa somma che è quasi il 20% dell’assestamento e nemmeno come verranno compensati i vuoti urbani a Trieste che i traslochi degli Uffici provocheranno. Forse ci doveva bastare quanto era stato anticipato sui giornali locali … Intendiamo proporre un emendamento che riduca tale finanziamento e lo blocchi fino a quando non sarà illustrato un piano di sostenibilità urbana.
Ancora più incresciosa e umiliante è stata la trattazione delle poste in sanità all’articolo 8, da parte dell’Assessore: 40 milioni di trasferimenti correnti alle aziende sanitarie, 65 milioni di investimenti per il SSR, come è rilevabile dalle variazioni dei capitoli della Tabella H. Oltre 100 milioni, quindi, vengono destinati alle aziende sanitarie, di fatto scomparendo dai radar del Consiglio! Qualsiasi tentativo di avere maggiori informazioni in Commissione si è tradotto in insulti, che non riporto. Accettare passivamente di consegnare senza mandato specifico somme così significative a fronte dell’insoddisfazione sempre più massiccia da parte di centinaia di migliaia di cittadini della regione per la lunghezza dei tempi di attesa e per l’insufficienza dei servizi territoriali, non è moralmente accettabile! Un esempio di domanda senza risposta: gli investimenti sono in attrezzature? Dalla rilevazione Bersaglio 2022 della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, il FVG risulta ancora la peggiore regione rispetto all’indicatore Percentuale di obsolescenza tecnica con 90,29%. Gli investimenti andranno a coprire questo gravissimo deficit assistenziale che perdura da anni, oppure saranno operazioni immobiliari come quella che vedrà l’abbattimento della Pineta di Cattinara per nuove costruzioni edilizie? Incidentalmente, alla luce di quanto sta avvenendo anche a Pordenone con i tigli dell’ex-fiera, istituirei un centro per la cura della dendrofobia per amministratori locali! Un discorso a parte va fatto per i 10 milioni previsti al comma 25 e seguenti dell’articolo 8, proprio per ridurre le liste di attesa. Anche in questo caso non è sensato destinarli a scatola chiusa, senza indicazione dei tempi di utilizzo, senza conoscere se avranno come risultato l’acquisto di nuove prestazioni da società private o per pagare medici gettonisti, come sta avvenendo per il Proto Soccorso a Udine e altrove, oppure per sostenere il personale del SSR? Faremo un emendamento per essere almeno informati in Commissione dei criteri di utilizzo che verranno decisi dalla Giunta e per incrementare questa quota, vincolandola al potenziamento del sistema pubblico. È comunque anomalo e grave che per ottenere informazioni si debba continuare a operare attraverso il setacciamento di siti non sempre user-friendly dell’Amministrazione Trasparente, attraverso accessi agli atti e interrogazioni che non ricevono risposta, oppure ricevono risposte meno informative di quelle che può dare ChatGPT.
Considerazioni analoghe si possono fare anche per altri stanziamenti significativi in questo DDL, come quelli al comma 7 e seguenti dell’articolo 4. A seguito dei mutamenti climatici e quindi dei fenomeni estremi di tropicalizzazione è certamente necessario prendere dei provvedimenti per prevenire e mitigare il rischio idro-geologico. Al comma 10 si prevedono 50 milioni a questo fine che verranno decisi da una cabina di regia di 5 dirigenti apicali che potranno avvalersi del supporto tecnico di altri enti competenti. Non sarebbe stato forse più opportuno creare, se non proprio un’agenzia regionale per il monitoraggio e la prevenzione del rischio idrogeologico, almeno un gruppo di lavoro fatto di persone dedicate in modo permanente a questo tipo di pianificazione?
Come si è già detto la critica principale a questo assestamento di Bilancio, che è poi la critica mossa anche al DEFR 2024, che consideriamo parte integrante di questa relazione, è che tutto viene gestito con nonchalance, con ostentata disinvoltura: tutto è amministrazione ordinaria, un po’ di denaro a tutti. Questo Disegno di Legge non riflette la drammaticità del momento né dal punto di vista ambientale, né da quelle socio-economico e lavorativo. Su entrambi questi macro-temi intendiamo quindi porre degli emendamenti.
Relativamente all’ambiente, l’Assessore Scoccimarro promette da molti anni un piano attuativo organico per l’energia sostenibile, la decarbonizzazione, la mitigazione degli effetti dei mutamenti climatici, la transizione ad un’economia circolare sostenibile, la gestione delle acque e del rischio di incendi, … Ma tale piano ancora non si è visto. Tutte le iniziative proposte sono iniziative spot, come lo sono stati i ristori, e adesso i contributi dati genericamente per il fotovoltaico e per l’idrogeno. Tutto viene fatto rapsodicamente. La parola decarbonizzazione compare solo 3 volte nel testo di questo Disegno di Legge e in modo indiretto! Certamente si continua a parlare di idrogeno verde, come si fa da anni, ma ciò viene fatto più per sembrare à la page, che con convinzione. Ho infatti controllato il Bilancio Finanziario di Gestione fino a qualche giorno prima della Commissione per controllare se ci fosse stato qualche investimento – ebbene, non era stato nemmeno emanato un bando. È stato comunque utile dirlo in Commissione – oggi almeno uno c’è. Sono comunque passati anni dalla prima euforica conferenza stampa! Il più emblematico spot ambientale è stato quello del bando dei 100 milioni per il fotovoltaico ai privati di pochi mesi fa e che, se comprendiamo correttamente, potrebbe essere ulteriormente esteso. La sua modesta utilizzazione fino ad oggi dà l’evidenza della sua scarsa efficacia non essendo stato erogato secondo criteri di bisogno. Ciò dimostra ancora una volta che ogni meccanismo di incentivo erga omnes è soggetto alla legge economica money goes where money is e la ricchezza in Friuli Venezia Giulia è piuttosto concentrata.
Le tante risorse disponibili per questo Disegno di Legge avrebbero invece potuto permettere di erogare non soltanto copiosi contributi per il fotovoltaico alle imprese, ma, come proporremo con emendamenti, a) finanziare il fotovoltaico alle strutture del terzo settore e b) sui siti orfani (ricordo che in questa regione ci sono oltre 100km2 di aree ex-militari dismesse nel demanio pubblico); c) avviare un programma concreto per la decontaminazione dei siti inquinanti (e non dico inquinati ma inquinanti, lo dico aggiungendo una N, uso il participio presente, non quello passato – non esistono infatti siti inquinati, ma solo siti inquinanti delle falde acquifere).
Queste risorse avrebbero permesso di convertire il sistema agricolo regionale. Non è più sostenibile continuare con allevamenti intensivi che hanno un’impronta carbonica altissima, e dunque anche con la produzione di mais per l’alimentazione animale, che ha un’impronta idrica altrettanto alta e richiede fertilizzanti in gran quantità. Va incentivata invece la superficie destinata a biologico e incentivare altre colture meno idrovore ed energivore.
I milioni di questo assestamento verranno invece vanificati o accumulati nei conti correnti dei cittadini più ricchi di questa regione senza alterare la tragica traiettoria lungo la quale ci si sta muovendo.
Lo ripeto ancora una volta: emblematici, anche nel titolo del capitolo, sono gli ulteriori 5 milioni per il “Rimborso ai gestori degli impianti dei contributi sull’acquisto di carburante erogati in via anticipata ai cittadini beneficiari” che porterà tale voce nel Bilancio Finanziario Gestionale a ben 60 milioni, e non basteranno! Paradossale è che tale operazione sia vista come un’operazione volta alla riduzione delle emissioni perché evita che le persone “vadano a fare benzina oltre-confine”. È indubbio invece che incentivare i combustibili fossili, cosa che viene condannata dalle direttive europee, non può che aumentare le emissioni, senza nemmeno citare l’ovvia considerazione psicologica che tanto chi ha il modo e il tempo di fare benzina oltre-confine continuerà a farlo finché sarà vantaggioso farlo! Quando cerco di scongiurare questo sciagurato utilizzo di risorse pubbliche, spesso mi viene argomentato che c’è un ritorno sulle accise. A parte il fatto che è immorale speculare sull’inquinamento, come finanziare la ricerca sul cancro con le sigarette come si faceva un tempo, ma non è nemmeno calcolabile quale sarebbe la perdita di accise senza questo incentivo. Questa norma è immorale anche nell’impostazione, perché non eroga contributi secondo il bisogno. Se la giustificazione fosse aiutare chi vive in montagna, si potrebbe dare un contributo a chi vive in montagna, e non parlare di carburanti; se la giustificazione fosse la mancanza di trasporto pubblico si potrebbe dare un contributo a chi vive in aree interne a bassa intensità di TPL, e lasciar stare i carburanti; se la giustificazione fosse dare un contributo ai ceti meno abbienti si potrebbe dare loro un contributo per i libri scolastici o per abbattere le rette universitarie o per gli asili nido o per le rette delle case di riposo ecc. ecc. Erogare risorse per i carburanti significa arricchire ulteriormente le compagnie petrolifere. Poi, a conti fatti risulta sempre che si è versata la maggior parte del contributo a chi dispone di automezzi di cilindrata superiore e quindi consuma di più. Non è dunque un contributo equo, che compensa il bisogno, è mera ricerca di un consenso ingenuo. Per i ceti meno abbienti è un cavallo di Troia che sfrutta un bias psicologico errato. Appare come vantaggioso, ma obbliga per ogni litro a versare, accanto a poche decine di centesimi di sconto, dieci volte tanto di tasca propria. Lo predico spesso, i contributi non mirati inducono a spese superflue e colpiscono proprio i ceti deboli. Infine la logica di questi contributi è pericolosa perché non induce ad un indispensabile mutamento di stile di vita che, prima o poi, tutti dovremo fare. Come ho già ripetuto più volte, la situazione delle emissioni di gas CO2-equivalenti è fuori controllo. Quando vogliamo incominciare a suggerire di cambiare stili di vita?
Queste considerazioni sui ceti deboli mi portano a discutere il tema della crescita della povertà nella nostra regione.
In primo luogo riteniamo che la Regione debba sempre operare in difesa del lavoro e della sua dignità. Intendiamo presentare un emendamento che pone come criterio irrinunciabile, per la concessione di contributi alle imprese, fornire precise garanzie occupazionali che non permettano la perdita di posti di lavoro almeno nei 3 anni successivi, pena la restituzione dei contributi. Intendiamo Inoltre incrementare con un emendamento gli incentivi per le stabilizzazioni, che al momento non facilitano quelle previste nel secondo semestre.
La pesante crescita dell’inflazione, e quindi dei mutui a tasso variabile, sta mettendo in crisi molte famiglie e molte aziende, anche a causa di mutui contratti proprio a seguito di contributi regionali senza preciso business plan. Tutte le volte che l’ho proposto, mi è stato però bocciato. Intendiamo proporre un fondo per il ristoro parziale di questi oneri.
Intendiamo proporre anche un potenziamento delle risorse per abbattere le rette degli asili nido e quelle delle case di riposo, che stanno riducendo in povertà tante famiglie.
Prima di chiudere questa relazione intendo porre qualche tema specifico.
Il primo riguarda il sistema scolastico. È in atto un processo di dimensionamento che in tre anni vedrebbe accorpamenti che incideranno in modo significativo sulla qualità dei servizi scolastici. Si prefigurano accorpamenti di istituti che vedranno dapprima la riduzione di figure apicali e conseguentemente del personale in tutti i ruoli e settori. A nostro avviso la scuola pubblica deve essere sostenuta dalla Regione riconoscendo le specificità linguistiche e geografiche della regione. Intendiamo proporre un emendamento che permetta di ridurre i valori minimi dei dimensionamenti. Non si può resistere alle sollecitazioni del governo centrale solamente rispetto ai famigerati criteri di accesso ai servizi, legati agli anni di residenza, che sono la bandiera della giunta di destra di questa regione! Si deve difendere anche la scuola pubblica.
Il secondo tema riguarda la necessità di rivedere le opere pubbliche non ancora avviate. In questo DDL, in svariati articoli, si prevedono decine di milioni di euro per la copertura di incrementi dei quadri economici derivanti dal sopravvenuto aumento dei costi. Ebbene questa deve essere un’occasione per rivalutare la necessità di alcune opere non di una passiva accettazione. Emblematica è la Palmanova-Manzano non voluta dai cittadini, inutile, dendrofobica e impattante, ma perseguita ostinatamente da questa Giunta. Tra l’altro è caso esemplare di un’opera che va contro le indicazioni del parlamento UE relative alla Nature Restoration Law.
Il terzo tema riguarda i criteri della promozione turistica, che vede Promoturismo farla da leone in qualità di soggetto attuatore, anche in questo DDL, venendogli delegata anche la promozione di attività culturali o ambientali e speleologiche. Tutto ciò può essere fatto, ma senza perdere il controllo dei criteri e dei tempi da parte del Consiglio, di queste attività. Va bene un’agenzia con un certo grado di indipendenza e autonomia, ma parallelamente devono essere anche introdotti dei meccanismi di controllo!
Come Gruppo Misto abbiamo espresso voto negativo a questo DDL in Commissione per le motivazioni sopra riportate. Questo non toglie che con spirito collaborativo intendiamo proporre degli emendamenti in aula. Molti sono già stati brevemente indicati in questa relazione, altri riguarderanno aspetti specifici e saranno illustrati allora. È evidente che se tali emendamenti venissero presi in considerazione in modo significativo il nostro parere su questo DDL cambierebbe.