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Riforma Fedriga “Enti locali”: Open Sinistra FVG vota contro in Commissione

Ieri Open Sinistra Fvg ha votato in Commissione contro la riforma Fedriga degli Enti locali: “Se le Unioni erano troppo innovative questa riforma ci riporta al medioevo, quando ci si stringeva intorno al castello” ha sintetizzato Furio Honsell.

“È scomparso infatti l’ente che solo poteva fare programmazione di area vasta. Adesso ogni Comune è da solo a fronteggiare le sfide. Non essendoci incentivi a realizzare Comunità, ogni Comune da solo dovrà fare convenzioni, tutto a scapito dei servizi e dei cittadini. Questa non è una riforma ma la chiusura di un’esperienza che andava certamente corretta ma non azzerata. È una chiusura che ci fa ripiombare nel passato remoto”.

Relazione Honsell su Ddl 40

Dopo aver sfasciato le UTI, questa Giunta e questa Maggioranza rinunciano ancora una volta ad affrontare il tema importantissimo di una riforma organica degli Enti Locali ma, in modo improvvisato, o forse opportunistico, intervengono invece su un aspetto puntuale. E, in zona Cesarini rispetto alle prossime elezioni, propongono questa pseudo-legge, “pseudo” in quanto, moralmente, non hanno certo dignità di legge questi 5 articolini. Una pseudo-legge simil-omnibus che rimuove il divieto al terzo mandato consecutivo ai Sindaci dei comuni con meno di 2000 abitanti!? Con quale giustificazione? La “crisi di vocazioni” a Sindaco. Quindi ad oltre 50 comuni in FVG, che andranno al voto in maggio, vengono sparigliate le carte.

Open-Sinistra FVG ritiene che non sia questo il modo di intervenire sulla figura apicale dei Comuni, il Sindaco, e tanto meno si possa attraverso questo espediente compensare la scarsità di vocazioni.

Così non si rispetta lo spirito degli eredi di quel Comune Rustico, che il Carducci immortalò nelle sue Rime:

Non paure di morti ed in congreghe
Diavoli goffi con bizzarre streghe,
Ma del comun la rustica virtù.

A nostro avviso la figura del Sindaco è fondamentale per quella tradizione civile ancora così viva nei Comuni.

Ma le donne piangenti sotto i veli
Invocavan la madre alma de’ cieli.
Con la man tesa il console seguiva:

“Questo, al nome di Cristo e di Maria,
Ordino e voglio che nel popol sia”.
A man levata il popol dicea, “Sì”.
E le rosse giovenche di su ‘l prato
Vedean passare il piccolo senato,
Brillando su gli abeti il mezzodì.

Le vocazioni a sindaco-console si possono incrementare solamente valorizzandone la figura, non stuzzicando la sua vanagloria!

Oggi fare il Sindaco di un piccolo Comune, erede del Comune Rustico, significa assumersi responsabilità enormi svolgendo compiti amministrativi con indennità minime, significativamente inferiori al costo di un funzionario.  Non è possibile valorizzare questa figura senza incrementare le indennità dei Sindaci e togliere ridicole limitazioni come l’incandidabilità ad altri ruoli. Intendiamo proporre un ordine del giorno, in questo senso, infatti. Togliere il limite ai mandati non è certo un tabù, sono moltissimi gli Stati europei nei quali questo limite non c’è, ma questa Maggioranza non può ritenere che cittadini volonterosi possano continuare a togliere le castagne dal fuoco nella gestione dei Comuni. In FVG sono 55% i Comuni con meno di 2000 abitanti e 65% quelli con meno di 3000 abitanti. Se questa Maggioranza vuole continuare a mantenerli totalmente indipendenti dopo la soppressione delle UTI, deve per lo meno immaginare di assumere più personale e investire più denaro nel loro funzionamento. Non può pretendere che i cittadini migliori si prestino a colmare il deficit di risorse attraverso una forma di volontariato chiamato Sindaco.

Ancora una volta però, la Maggioranza si dimostra strabica. Non è il numero di mandati di un Sindaco il problema, ma la mancanza di un progetto degli Enti Locali. Oltre 200 Enti Locali per una Regione di meno di 1,2 milioni di abitanti sono troppi, se si intende mantenerli con il grado di scoordinamento attuale. I primi a fare le spese di questa frammentazione sono i cittadini e le imprese, che non possono avere servizi uniformi e di qualità. Le UTI dovevano essere migliorate, non cancellate! Continuare a pensare che dei Sindaci-Figaro- tuttofare-h24 possano essere un modello percorribile non farà mai entrare la nostra Regione nel XXI secolo. 

Questa Legge contiene anche tutta una serie di micro-modifiche non sostanziali a leggi precedenti oppure correzioni di “meri errori materiali” suggeriti dalla Ragioneria. Nel corso del dibattito in Commissione la maggioranza ha cercato di introdurre ulteriori articoli, giudicati però non conferenti. Su cosa? Ma ovviamente sulla sua fissazione: la sicurezza. Questa volta declinata nella possibilità di dare il comando della Polizia Locale ad una figura che provenga da altri Corpi di Polizia. Dimostra così la propria intenzione di rendere questo ruolo, che tradizionalmente rappresentava un riferimento civile di quartiere e il garante del rispetto dei regolamenti comunali, in una nuova tipologia di operatore di quell’ordine pubblico che si ritiene messo in grave pericolo! Immagino già di vedere i post su Facebook che ritraggono il vicepremier a petto gonfio, con la divisa e il cappello da vigile!

Per fortuna sono stati stralciati anche i commi dell’Art. 4, che consolidavano una visione dirigistica dell’innovazione, che da oltre vent’anni viene ovunque riconosciuta come sbagliata. Ancora una volta infatti veniva confermata la delega dell’innovazione ad un unico soggetto, certamente di grande prestigio internazionale, ma eccentrico rispetto alla Regione. L’innovazione è un processo che si innesca solamente valorizzando esperienze capillari, certamente non con la bacchetta magica di un mago-demiurgo!

Infine, OPEN-Sinistra FVG vuole denunciare la prepotenza procedurale che ha caratterizzato questo provvedimento di legge, che è stato: illustrato, emendato e forzato ad essere approvato due giorni prima della discussione in aula, senza audizioni! Non è nuovo questo modo di legiferare che, oltre ad essere poco rispettoso, non assicura un percorso ponderato. Il titolo stesso di questo DDL dimostra infatti una metodologia legislativa che già in passato avevamo stigmatizzato, una metodologia che procede in modo caotico, parassitario e corrosivo su impianti legislativi preesistenti, invece di proporre un quadro organico.

Drammaticamente, continua a mancare a questa maggioranza, abile nello sfruttare opportunismi puntuali, qualunque strategia di ampio respiro! 

SCARICA QUI L’ULTIMA VERSIONE DEL DDL 40 IN DISCUSSIONE

La mia relazione su Ddl 32 – riforma Enti locali

Con l’approvazione di questa Legge assisteremo impotenti ad un’altra demolizione. Non certamente alle premesse di una riforma e nemmeno, come viene millantato,ad una modifica della legislazione pre-esistente, bensì ad un ulteriore passaggio di quella ineffabile opera di sfascio da parte dell’attuale Giunta,delle parti più innovative dell’impianto legislativo di questa Regione, senza che siano state pienamente comprese. A nostro avviso, come OPEN-Sinistra FVG, l’attuale Maggioranza è posseduta da un’ossessione iconoclasta, dall’imperativo di esorcizzare quanto è stato fatto da chi li ha preceduti, dal bisogno quasi fisico che le Unioni Territoriali Intercomunali si decompongano, e se mi si concede un termine un po’ forte, direi “che le UTI marciscano”! Si badi bene non viene proposta un’alternativa all’organizzazione sovracomunale, né si cancella la Legge così odiata, ma le si crea un contesto nel quale possa incancrenirsi.

Questo modo di operare ricalca la strategia del famigerato Decreto Sicurezza, recentemente approvato dal Governo, seppure su un tema molto più drammatico. Come quella legge cancella la parte più efficace dell’accoglienza, ovvero l’accoglienza diffusa, ma ne lascia la parte potenzialmente più problematica ovvero l’accoglienza concentrazionaria, al fine di esasperarne le conseguenze e poter continuare a capitalizzare sulla paura; così questa Legge toglie alle UTI il ruolo strategico di interlocutore nell’intesa con la Regione, ovvero di filtro dei campanilismi; concede ai Comuni la possibilità di sfilarsi, anzi li incentiva a farlo, premiando coloro che non ne hanno fatto parte, come abbiamo visto nei riparti approvati dalla Legge di Stabilità, ma mantiene, per così dire in rianimazione le UTI, confermandole nella responsabilità di funzioni molto delicate e importanti quali l’edilizia scolastica, che la Giunta non ha saputo gestire altrimenti, senza però assegnare loro il personale per svolgere tali funzioni con le forze a loro dedicate quando esistevano le Province. L’effetto, direi lo scopo, sarà dunque quello di trovare, a spese dei nostri studenti, ancora nuove colpe e fallimenti delle UTI, così da continuare a demonizzare con motivazione fresche l’innovazione legislativa della Giunta precedente. La cifra della politica di questa Maggioranza, come del resto della sua omologa a livello nazionale, si concreta infatti nell’individuazione di capri espiatori per i problemi che non si riescono a risolvere: alcuni, tragicamente, in carne ed ossa come i migranti, altri virtuali come le aziende sanitarie che già stavano funzionando e, con questa Legge, le UTI.

Che le UTI necessitassero di manutenzione come tutte le innovazioni coraggiose ma indispensabili, era questione evidente, ma ciò andava fatto solamente dopo adeguata sperimentazione. Tutte le innovazioni ed in particolare quelle relative alla governance sono tanto problematiche quanto urgenti. E saggezza istituzionale imporrebbe sia il rispetto per coloro che hanno ricoperto il nostro ruolo nel mandato precedente,sia ad una certa continuità. Qui assistiamo invece alla peggiore maleducazione legislativa. Sembra che la Giunta non si renda conto che lo sgretolamento delle UTI, condannando la Regione al ritorno alla governance polverizzata dei Comuni, è dannosa per tutti. Non darà risposte al bisogno di riforma degli Enti Locali che da decenni viene richiesta a gran voce nella nostra Regione senza distinzione di partito, e che è stata realizzata in quasi tutti i paesi europei avanzata. Ritarderà l’improcrastinabile programmazione multilivello e intercomunale. Quante devastazioni ambientali, quanto consumo di suolo, quanta progettazione conflittuale di aree artigianali realizzate a fianco di aree residenziali, quante duplicazioni, quale ipertrofia degli spazi commerciali ambientalmente insostenibili, sono state provocate dall’assenza di programmazione sia economica che urbanistica intercomunale? Senza un ragionamento integrato di area vasta, ma non di area vasta come quella provinciale, misure quali quelle sulla mobilità sostenibile, sul rumore, sulla qualità dell’aria non possono essere nemmeno inquadrate, figuriamoci se possono essere governate! L’assenza di qualsiasi progettazione sovracomunale nella pianificazione territoriale è dannosa anche per le attività produttive e costringe qualsiasi intrapresa economica a navigare tra una pluralità di idiosincrasie peculiari ai diversi enti locali. Da oltre un decennio, con il nome di multilevel governance, la programmazione intercomunale con il livello superiore viene discussa esperimentata in Europa, la nostra Regione con le Leggi n. 26/2014 e n. 18/2015 lo stava imparando a fare. Oggi quel processo virtuoso, seppure difficile, è gettato via!

Questa Legge prevede sì una “concertazione” (da notarsi che nemmeno dal punto di vista lessicale questa Giunta ha voluto mantenere quanto la Legge precedente chiamava“intesa”), ma perpetuando l’handicap che ha gravemente penalizzato nella Storia questa Regione: la frammentazione ovvero i campanili. Questi sono stati e continueranno ad essere le “palle al piede” dello sviluppo, obbligando il Friuli Venezia Giulia a rinunciare a priori al ruolo nazionale ed europeo che per struttura e dimensioni potrebbe giocare come regione pilota, come laboratorio o regione modello di innovazione ambientale, sociale e gestionale.  Quindi indietro tutta! Ma quale intesa sensata ci può essere quando si interroga il territorio con dei tête-à-tête fatti con i gelosi custodi dei campanili? Solamente la miopia.

Gli sgraziati vagiti che abbiamo sentito nella Legge di Stabilità circa un possibile, quanto costosissimo, ente intermedio, che sembrerebbe,contrariamente a quella che è l’opinione dell’Anci, addirittura di primo livello, è preoccupante perché sembra più fatto in ossequio ad una bandiera elettorale che a una lucidità programmatica. La confusione di idee si evidenzia anche dal fatto che sono stati istituite le poste finanziarie prima che ci siano discussi i progetti di fattibilità.

Questa legge indebolirà la nostra Regione certamente sul piano del prestigio, ma soprattutto sul piano programmatico.

Forse gli Enti Locali potranno essere anche stati abilmente illusi, perché le risorse sembrano essere piovute di più su quegli amministratori che non avevano l’igrometro ben tarato. Ma la soddisfazione sarà di breve durata. La capacità di spesa degli Enti Locali è diminuita drammaticamente a causa della carenza di personale anche perché ad essi vengono attribuiti in ogni occasione altri compiti dalla Regione, e certamente, questo volume di finanziamento non si vede come potrà essere mantenuto negli anni. Sarebbe importante valutare quante di queste risorse saranno effettivamente spese tra un anno. Piuttosto che abolire l’obbligo di strutturare la pianificazione territoriale attraverso le UTI, altre avrebbero dovute essere le riforme di sistema.

Manca completamente a questa legge qualunque tentativo di affrontare la vera crisi degli Enti Locali, che è stata la principale difficoltà per le UTI, ovvero la mancanza di personale!

Nel Capo II del Ddl 32 con uno sforzo di autentica archeologia legislativa si cerca di raccordare il meccanismo della concertazione. Ne valeva la pena, se si intende cambiare ancora tutto, di nuovo, tra un anno?

Passando al Capo III del Ddl 32 assistiamo alla conseguente retrodatazione dei meccanismi di gestione degli ambiti socio assistenziali al periodo pre-UTI. Notiamo qui, con grande sconcerto, che mettendo mano ad un tema così importante per la qualità della vita e il benessere dei nostri cittadini, ovvero l’ambito socio – assistenziale, non si è nemmeno accennato ai suoi compiti, ma solamente ai suoi aspetti organizzativi.Mi sarei aspettato degli articoli, ponderati sulla base dell’esperienza, che affrontassero le criticità dei Piani di Zona. Ma evidentemente a questa Giunta interessano solo gli aspetti burocratici. Però anche ciò è stato fatto male. Nell’introduzione dell’Assemblea dei Sindaci si rischia di azzerare i regolamenti di funzionamento che vigevano in passato, senza chiarire i meccanismi di governance di aspetti così cruciali, se non lasciandoli alla decisione di una maggioranza semplice. Si rischia di discriminare tra cittadini di seconda categoria e cittadini di prima categoria appartenenti ai comuni che hanno realizzato una maggioranza vincente. Se la logica è quella dell’interesse del proprio perimetro ristretto,gli esiti delle votazioni che porteranno ai nuovi regolamenti possono essere devastanti. Se non verrà accolto almeno l’emendamento che proporremo su questo punto sono seriamente preoccupato del funzionamento dei servizi sociali proprio nella aree più urbanizzate, che storicamente sono quelle che presentano le maggiori criticità dal punto di vista socio-economico

Procederò adesso a offrire alcune osservazioni sull’articolato.

Comma 1 dell’articolo 6 della Legge n.26/2014, così come modificato dal DDL 32.Il fatto stesso che si debba comunque ricorrere ad una norma statale, perché gestioni associate ed integrate sono comunque indispensabili per la funzionalità dei piccoli comuni, sta ad indicare che questa Legge di deregulation, alla fine abdica qualsiasi sua autonomia legislativa della Regione FVG. “Decidano gli altri” è il messaggio.

Comma 4 del succitato articolo. Operazioni dannose come l’Udinexit o le Utexit andrebbero intraprese solamente a seguito di un referendum consultivo con i cittadini. Questa maggioranza ha ribadito che perseguirà la partecipazione e la consultazione. Forse è il caso di non prendere decisioni verticistiche in chiave demolitiva senza andare ad ascoltare l’opinione dei cittadini. Verrà creato certamente uno stress normativo ai dipendenti e agli abitanti della Regione. Si verifichi se davvero vogliano tornare indietro per poi saltare ancora nel buio verso un altro sistema come quello per il quale sono state messe le poste finanziarie nella Legge di Stabilità. 

Articolo 2 del Ddl 32. Se vengono mantenute le Unioni Territoriali Intercomunali per la gestione dell’edilizia scolastica, allora il personale che prima lavorava presso la Provincia va comandato presso tali UTI. Mantenendo scollato il dimensionamento scolastico con l’edilizia si provocheranno inoltre ulteriori problemi al nostro eccellente sistema scolastico e di conseguenza ai nostri giovani.

Nell’articolo 9 del Ddl 32 che conferma e disciplina l’importante principio della concertazione,o equivalentemente dell’intesa, si ritiene opportuno ribadire che l’interlocuzione vada filtrata attraverso un coordinamento sovracomunale. Altrimenti la sua azione rischia di essere totalmente inefficace, se non addirittura contraddittoria. Non di interlocuzione bilaterale tra assessori e rappresentanti di enti locali c’è bisogno ma di programmazione integrata! È paradossale al riguardo che la finanziaria della scorsa settimana abbia dovuto aspettare gli emendamenti relativi alla concertazione fino all’extremis.

L’articolo 12 del Ddl 32 sulle norme transitorie non conferma tutti i progetti che erano stati definiti dalle precedenti intese. Vedo questo come un grave danno al principio della continuità amministrativa che comprometterà quanto di buono era stato fatto.

Gli articoli del Capo III del Ddl 32 costituiscono essenzialmente un ritorno alla situazione formalmente pre-UTI, che però era quella che sostanzialmente era anche in vigore nel periodo di funzionamento delle UTI. Inoltre, è curioso che all’Assemblea dei Sindaci del Servizio sociale dei Comuni venga dapprima attribuito il compito di promuovere l’istituzione di una Convenzione che disciplina il Servizio Sociale dei Comuni ed in un articolo successivo venga istituita l’Assemblea stessa. Forse questa è la prova che tali organismi esistevano già prima come entità. Come già indicato, vi sono seri rischi sul meccanismo di funzionamento di questa Assemblea. Invito pertanto la Giunta regionale a considerare le proposte che delineerò negli emendamenti.

In conclusione, senza tema di sembrare troppo severo, la mia valutazione su questa Legge è quella che è notevole solamente nell’essere capace di riassumere tutte le peggiori caratteristiche di una norma per la nostra Regione:

1) poco rispetto legislativo per quanto èstato lasciato in eredità da chi era venuto prima;
2) eliminazione di un progetto di sistema senza proporne un altro, obbligando aritornare al passato nell’attesa di una nuova riforma; e soprattutto
3) promozione del famigerato divide etimpera, nell’era della complessità.

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