È con lo spirito che Sisifo dimostra nel sostenere la sua condanna per aver cercato di ingannare Tanathos (il Sisifo omerico non certo di quello di Camus, che dobbiamo invece immaginare felice), che mi accingo a svolgere questa relazione. Non tanto per la fatica, perché criticare queste modifiche è compito facilissimo. Mai credo, norma più improvvisata raggiunse questo stadio del suo iter e innumerevoli sono ancora i dubbi sulla sua percorribilità. Richiamo invece il mito di Sisifo per l’inutilità del nostro sforzo volto a migliorare il testo. Non ci sarà astuzia, come non ne trovò Sisifo, che ci permetterà di vedere accolto qualche pur ragionevole emendamento. Inesorabile, ancorché intimamente non compatta, la maggioranza approverà un testo che non risolverà nemmeno una delle criticità di due temi fondamentali per la nostra regione: il completamento del ciclo integrato dell’acqua su tutto il territorio e una innovativa economia circolare per quanto riguarda i rifiuti. Questa norma non permetterà di migliorare in nessuna misura la legge 5/2016 che ha per adesso il solo merito di aver distrutto organismi che funzionarono in modo esemplare come la Consulta d’ambito per il servizio idrico integrato di un’area quasi esattamente combaciante con l’ex provincia di Udine, che raggiunse risultati formidabili sul tema dell’acqua, visto il punto di partenza nel quale si trovava il territorio.
Ma prima di entrare nel merito lasciatemi ricordare come il testo in discussione, che ha visto arrivare emendamenti radicali di articoli sino a pochi minuti prima della votazione in commissione, è testo molto improvvisato e zoppicante quindi molto bisognoso di emendamenti.
La modesta proposta di Open Sinistra-FVG è quella di rivedere in modo radicale la Legge istitutiva dell’AUSIR che seppur approvata nel 2016 non ha ancora mai veramente funzionato, prevedendo almeno la separazione tra la problematica della gestione dei rifiuti e quella dell’acqua e una rappresentanza più diretta di territori omogenei. Altrimenti si rischia seriamente che questo organismo, indipendentemente da chi ne abbia la rappresentanza legale, sia troppo fragile rispetto agli interessi di soggetti che vorrebbe intervenire sull’acqua potabile e sui rifiuti con motivazioni estranee all’interesse pubblico: penso al profitto o al tragico campanilismo che ha impedito di avere acquedotti e sistemi di depurazione adeguati nella gran parte del nostro territorio. L’organismo di gestione deve essere forte invece per resistere agli opportunismi e alle strumentalizzazioni, ma non grazie all’arroganza, bensì alla conoscenza delle problematiche. Il ciclo integrato dell’acqua è gestito ancora in modo troppo primitivo nella nostra regione che invece proprio per la sua geo-diversità (sorgenti, fiumi, pozzi, risorgive, pozzi artesiani) dovrebbe essere regione leader nella gestione dell’acqua.
Ma veniamo alle criticità circa le modifiche proposte dalla norma.
La motivazione della loro introduzione non è chiara, perché le modifiche non risolvono le criticità vere sollevate sopra. Sembra infatti essere solamente lo sgradimento per l’attuale ruolo del Direttore Generale, giudicato eccessivo, e la necessità di fare ricadere oneri e responsabilità su un nuovo organo, il Consiglio di Amministrazione e il Presidente dell’AUSIR. Ma questo che potrebbe essere un recupero del vecchio assetto delle Consulte d’Ambito, che tanto bene avevano funzionato, oggi non si può più ri-introdurre e certamente non così.
Lo stesso AUSIR ha fatto pervenire una nota nella quale esplicita la preoccupazione che l’introduzione del Consiglio di Amministrazione comporti inutile appesantimento rispetto ai lavori dell’Assemblea Regionale d’Ambito.
Questo Consiglio di Amministrazione infatti verrebbe a costituire una sorta di comitato ristretto all’interno dell’Assemblea regionale d’ambito. Ma mentre quest’ultima offre una completa rappresentanza delle problematiche territoriali (zone rurali, zone urbane densamente abitate, zone urbane, aree montane, pozzi artesiani, ecc.) in quanto eletta sulla struttura delle UTI, il nuovo Consiglio di Amministrazione viene ristretto senza criterio. Insomma, là dove c’era un organismo rappresentativo di 18 membri se ne fa uno, non rappresentativo di 7 membri, dei quali per giunta 2 veneti.
Non viene chiarita poi dalla norma l’esatta distribuzione della responsabilità tra il Sindaco/Presidente, che verrebbe ad avere la rappresentanza legale e quindi la rappresentatività verso l’esterno nella stipula di convenzioni e contratti, e il Direttore Generale. Questo Sindaco-Presidente, avrà responsabilità diretta sulla conduzione di piani di sviluppo di miliardi di Euro, e dovrà quindi essere esperto di ingegneria idraulica, ingegneria ambientale, legislazione ambientale e amministrativa, oltre ad essere datore di lavoro, ecc. Sarà compito molto facile trovarlo, visto che per questa gloriosa attività, che si può ben comprendere non può non essere a tempo pieno, nel nome della riduzione dei costi della politica, riceverà solamente un rimborso spese per recarsi alle riunioni ma nessuna indennità.
Clamoroso nella norma è poi lo squilibrio nel quale è previsto che il Consiglio di amministrazione operi in tema di acqua: ben 2 dei 7 membri sarebbero sindaci del Veneto. Mi permetto qui di ricordare avendo lavorato, con successo direi, per 10 anni nella Consulta d’Ambito del Friuli come non sia possibile gestire l’acqua in Friuli senza comprendere le complessità socio-economiche di chi per secoli ha attinto l’acqua dalle sorgenti di superficie, dai fiumi, dai pozzi, dalle risorgive, dai pozzi artesiani. Il nostro è un territorio che per queste diversità ha sistemi fognari e di depurazione che sono inadeguati e sono stati oggetto anche di infrazione comunitaria. Come potrà un quintetto di sindaci, alcuni dei quali forse anche ispirati da ideologie che sono state sconfitte nell’ultimo referendum sull’acqua pubblica, portare a maturazione tutte le istanze ambientali necessarie, nell’interesse dei cittadini di tutta una Regione?
Per tutti questi motivi noi di Open Sinistra-FVG proponiamo un profondo ripensamento di questa norma che vada nella direzione di aumentare i membri del Consiglio di Amministrazione in modo da avere una rappresentanza più ampia dei territori. Ma a questo punto forse si potrebbe non istituire affatto il Consiglio e dare all’Assemblea regionale d’ambito quel ruolo, rivedendone il meccanismo di elezione e forse il numero.
In conclusione il parere su questo stralcio è assolutamente negativo. I temi dell’acqua e dei rifiuti sono cruciali per il futuro e un organo come l’assemblea regionale, non deve continuare a gestirli in modo così approssimativo. Non coglierne le complessità e le difficoltà continuerebbe a rendere colpevole la nostra Assemblea nei confronti dei cittadini e delle generazioni future.
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