Il trionfo dell’antipolitica

Il trionfo dell’antipolitica

Tra il “prima” dell’irruzione fascista e il durante non c’è stato un vero salto lessicale. “Clandestini, la necessità di foto-trappole, termo-scanner, l’inattività di un governo centrale colpevolmente disinteressato…” erano le parole che risuonavano nell’aula del Consiglio Regionale durante gli interventi della maggioranza mentre la VI commissione era riunita per approvare il Piano Regionale dell’Immigrazione che in verità nulla aveva di piano. E “clandestini, esercito, basta…” furono le parole megafonate dal nutrito manipolo schierato a falange a protezione del proprio oratore-leader. Tutti in tenuta balnear-eversiva affinché le nudità tatuate esternassero la massima valenza mediatica. Tante braccia alzate per raccogliere con il telefonino quelle immagini che rinnovavano imprese di “legionari” del passato a cui si ispiravano.
Ma come è stato possibile che siano potuti accedere in un palazzo nel quale normalmente bisogna firmare per entrare e dimostrare che la propria temperatura corporea è più vicina a quella del rettile che del mammifero? E perché nessuno ha avvisato l’aula del loro imminente arrivo nel tempo che ha richiesto alla falange, seppur muscolata, di raggiungerla percorrendo 4 rampe di scale?
Fatto sta che io sono dovuto scattare in piedi per poi uscire dall’aula reclamando a gran voce un intervento del Presidente della Commissione e dell’Assessore, scandalizzandomi che seppur interrotti ascoltassero, e non c’è stata una tempestiva presa di posizione da parte della Giunta.
Sì di un vero e proprio attentato alla democrazia si è trattato quanto è avvenuto la mattina del 4 agosto 2020 nell’aula del Consiglio Regionale. Di un attentato alle istituzioni. Tacerò delle reazioni che hanno avuto i Consiglieri anche perché molto è già stato detto e condannato, per concentrarmi invece sul fatto in sé.
Quanto è avvenuto è grave e pericoloso, anzi pericolosissimo. Dimostra che non si è ancora capita la forma più alta di civiltà politica che l’umanità ha saputo esprimere dal Paleolitico inferiore: la democrazia rappresentativa. È ben più sottile della democrazia diretta tanto rivendicata da coloro che hanno cavalcato e cavalcano l’anti-politica e certamente incommensurabilmente superiore alle dittature e ai fascismi. Ne richiamo i principi. I rappresentanti politici sono coloro che incarnano il dialogo, la mediazione. E mediazione significa soprattutto innovazione, superamento del limite del pre-giudizio del pre-concetto. Poi solamente dei rappresentanti possono essere sottoposti al giudizio dell’elettorato: facendo così in modo che chi è controllato non sia anche controllore. Solamente in un Consiglio di rappresentanti democraticamente eletti l’opinione delle minoranze può essere salvaguardata, perché non sono più solamente il numero di tatuaggi o la circonferenza dei muscoli a contare o l’ostinazione massimalista, ma la forza persuasiva delle proprie idee.
Il Consiglio poi non è il luogo dove si cerca di realizzare il mito della giustizia assoluta, che sarebbe altro nome per dittatura. Parafrasando Amartya Sen, il meglio non è realizzare la verità assoluta perché questa non esiste, come ci insegna l’altra grande conquista dell’umanità ovvero il metodo scientifico. Il meglio è il progresso ottenuto riducendo ogni giorno un po’ di ingiustizia. Il Consiglio non è il luogo dove non si compiono degli errori ma è il luogo dove da tali errori si dovrebbe sapere imparare.
I falangisti che hanno fatto irruzione nel Consiglio Regionale interrompendo con la loro violenza il dialogo democratico, non l’hanno capito. Sono i beneficiari di una civiltà che progredisce, seppure lentamente, attraverso meccanismi che non sanno comprendere ma rischiano di alterare. I meccanismi democratici sono delicatissimi e facili da distruggere, come ci mostrano gli autoritarismi del passato e del presente, e sono difficilissimi da ripristinare una volta spezzati.
Il pericolo di quanto è avvenuto è molto concreto poi, proprio per la contiguità dei concetti e delle modalità di espressione di questi giovani con tanta dell’attuale politica.
In primo luogo il tema: i richiedenti asilo. Tema certamente antico ma sempre più importante a fronte delle disparità planetarie che stanno emergendo.  I migranti sono stati i capri espiatori di tutta l’ultima campagna elettorale, basata dalla destra che ha vinto, sulla paura del diverso. Io stesso sono stato ri-accusato non più tardi di qualche settimana fa dallo stesso Presidente Fedriga in aula di essere “uno di quelli che li vuole”. Innumerevoli sono stati e saranno ancora i comizi davanti alla Cavarzerani e gli altri luoghi di accoglienza o detenzione da parte di tanti uomini politici avidi di facili consensi. Il tema dei migranti è invece un tema difficile perché investe la nostra etica, il nostro diritto di sentirci parte di un’umanità. Non va trattato in modo semplicistico come “chi è a favore degli arrivi” e “chi, invece, è contrario”. Il problema va posto altrimenti e insieme a quelli più gravi dei quali è conseguenza, come la pace, lo sviluppo sostenibile, i mutamenti climatici, la pandemia. Va detto senza mezzi termini: i sentimenti e i pensieri di questi squadristi, sui migranti, sono stati aizzati dagli apprendisti stregoni oggi in maggioranza in Regione, che hanno cavalcato e cavalcano le paure. La mostruosità antidemocratica di quanto è avvenuto è amplificata anche dalla contiguità delle modalità mediatiche da loro frequentate. Il significato dell’irruzione sarà la sua risonanza mediatica lo scopo era fare un video. (Ricordate quello del citofono al presunto spacciatore dell’ultima campagna elettorale in Emilia Romagna?)
Il Presidente Fedriga disse in Consiglio poco tempo fa “Mi rivolgo a quelli che ci seguono anche da casa…” Il dibattito politico nei luoghi deputati sta scomparendo. Tutto è fatto attraverso dirette FB senza confronto, ben più difficile è sostenere invece una tesi in Consiglio Regionale.
Quanto abbiamo visto qualche giorno fa è l’apoteosi del pensiero antipolitico. È la conseguenza delle urla che sentivamo alcuni anni fa, “Tutti a casa”, di coloro per cui la difficoltà dei problemi non esiste per cui le soluzioni non hanno chiaroscuri.
Carissimi giovani e carissimi colleghi l’unica verità è che la soluzione non c’è sempre. Sempre, invece, la si deve cercare! E gli strumenti sono quelli del metodo scientifico, del dibattito nella democrazia rappresentativa, che hanno fatto abbandonare ad alcuni di noi la clava del Paleolitico e qualsiasi altro tentativo di intimidazione per rispettare invece le regole e i tempi della democrazia.
Cari concittadini, pensate anche a quanto è successo qualche giorno fa a Trieste, quando dovrete votare in settembre al prossimo referendum sul numero dei rappresentanti in Parlamento. Pensate al cosiddetto “paradosso del sorite” di Eubulide di Mileto: “se da un mucchio di chicchi di grano, o di rappresentanti, ne togliete qualcuno, resta sempre un mucchio, ma dopo un po’ per quanto fosse grande il mucchio iniziale rimane solamente l’ultimo chicco, ovvero il dittatore”.

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Furio Honsell administrator

2 Commenti finora

Remo BrunettiPubblicato il3:55 pm - Ago 7, 2020

Complimenti per aver spiegato la democrazia rappresentativa alla vigilia del referendum dul taglio dei parlamentari. Ma tutto l’articolo merita di essere incorniciato, espressioni umoristiche incluse.

Augusta De PieroPubblicato il5:53 am - Ago 9, 2020

Ho diffuso per quel che potevo questo testo anche fra chi non ha internet cui l’ho fatto avere anche nella fotocopia del Messaggero Veneto che l’ha pubblicato. L’ho fatto perché ritengo che colga il significato (o almeno i più rilevanti significati) di ciò che è accaduto il 4 agosto la cui gravità a mio parere non è percepita nemmeno all’interno del Consiglio Regionale.
Chiedo che il verbale d’aula sia considerato con la massima attenzione e se ne faccia uso come documento per segnalare alla Procura della Repubblica fatti che potrebbero costituire un reato ravvisabile fra quelli identificati nella legge 205/1993 (cd legge Mancino) . Forse non occorre neppure attendere il verbale perché la documentazione delle parole pronunciate da un Consigliere Regionale, assicurato non dal ruolo che -eletto – ricopre ma dalla presenza degli invasori di casa pound, ritengo siano ampiamente registrate. Comunque ti chiedo di impegnarti a non lasciar cadere questo aspetto degli eventi e di non consentire che sia ridotto a un, pur grave, episodio disciplinare riferibile a un dipendente inadeguato alla dignità del lavoro che svolge all’interno di una istituzione della Repubblica.

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