Avendo già predisposto per questa sessione di Consiglio relazioni di minoranza relative sia al DEFR che al Rendiconto Generale, non svolgerò di nuovo i temi che ho analizzato in quei documenti, limitandomi a dei riferimenti nell’auspicio che siano stati letti precedentemente e che vengano tenuti presente nella lettura della presente relazione.
L’avanzo di amministrazione non vincolato utilizzabile (applicabile – in gergo) quest’anno ammonta a ben 362M€ e, da quanto abbiamo appreso, potrebbe rivelarsi anche maggiore mano a mano che si libereranno altre risorse grazie a interventi statali mirati ad obiettivi che attualmente hanno coperture regionali oppure derivanti dal PNRR. La somma è dunque di un ordine di grandezza maggiore di quella dell’anno scorso e qualificherà il 2021 come un anno di straordinarie risorse. È un effetto paradosso della pandemia! La disponibilità di risorse senza precedenti, combinate con la deroga a numerosi vincoli, a incominciare dal de minimis europeo, e accompagnate dalla revoca di tanti blocchi, a incominciare da quello assunzionale, ci porterà a ricordare questo 2021 come uno dei periodi, per quanto doloroso e amaro, tra i più pingui e felici finanziariamente. Dovremmo esserne all’altezza!
Ci saremmo pertanto immaginati che la Giunta Fedriga intendesse varare interventi che lasciassero il segno, anche come un simbolo di rinascita dopo la tragedia e lo sconforto della pandemia. Non certo nella forma celebrativa di una, per così dire, Colonna Massimiliana in Piazza Oberdan, ma certamente un paio di interventi forti e strategici che andassero ad affrontare le principali criticità evidenziate dagli indicatori che accompagnano il DEFR 2022, questo sì, ce lo aspettavamo, anzi lo pretendevamo. Per entrare subito in medias res, ne indico alcuni urgenti: la redazione e avvio di un PAESC regionale (Piano attuativo per l’energia e il clima) che tuteli lo straordinario patrimonio di biodiversità di questa regione per mitigare le terribili conseguenze che il riscaldamento globale potrebbe riservarci, creando al tempo stesso nuovi posti di lavoro ad alto contenuto di conoscenza; un piano di infrastrutturazione digitale a banda larga, che raggiungesse capillarmente tutti i territori, soprattutto quelli montani o anche urbani che sono ancora zone bianche oppure a fallimento di mercato, offrendo così pari opportunità di sviluppo a tutti i territori – e non solamente all’angiporto triestino, che si vede dalle finestre del palazzo della Regione in Piazza Unità; un piano per la riqualificazione delle aree dismesse, in primo luogo quelle ex-militari – quasi 100Km2 sdemanializzati sono già in capo ai comuni che non riescono a valorizzarle –potrebbero costituire un polmone ove produrre energie alternative senza consumo di suolo; un piano per valorizzare il turismo lento di prossimità e sostenibile in montagna riqualificando rifugi, malghe, baite, sentieri, ferrate, ecc.; un piano straordinario per la formazione medio alta dei giovani, con abbattimento delle tasse universitarie, e per potenziare ulteriormente il dottorato di ricerca così da coprire il 100% delle vocazioni, nonché programmi di riqualificazione per i lavoratori che saranno a rischio nel prossimo decennio – tipicamente l’automotive e il suo indotto.
Purtroppo la proposta che abbiamo ricevuto dalla Giunta è invece strategicamente molto deludente e dovendola qualificare con un aggettivo direi che è “anonima” e priva di obiettivi ambiziosi. Insomma è una delle solite leggi di manutenzione/omnibus che hanno caratterizzato la strategia legislativa della maggioranza in questa XII legislatura regionale. Visto che ormai siamo quasi agli sgoccioli della legislatura quanto a programmi, era l’ultima occasione per lasciare un segno, che quindi non ci sarà.
Il cospicuo avanzo di amministrazione è stato infatti polverizzato in un duplice senso. Da un lato le risorse sono state spalmate sulle varie direzioni in modo alquanto erratico, dall’altro questo autentico fiume di denaro è arrivato a “ondate”, 194M nella prima ondata, ovvero quella discussa nelle Commissioni di merito, ulteriori 70M nella seconda, sotto forma di variazioni di bilancio illustrate in sede di I Commissione allargata, e una presumibile terza ondata di entità e direzioni ancora ignota al momento della scrittura di questa relazione.
Proprio questo atteggiamento reticente della Giunta, volto a ritardare il momento nel quale è offerto il quadro generale, ha indotto tutta l’opposizione ad una sollevazione di protesta che si è tradotta nel non esprimersi nelle commissioni di merito su un articolato che era provvisorio. Ancora una volta non c’è stato pertanto rispetto istituzionale da parte della Giunta nei confronti del Consiglio, il cui lavoro è stato oggettivamente svilito. Inoltre, questa tecnica di rinviare ad oltranza obbligherà il Consiglio ad un tour-de-force l’ultima settimana di luglio, che certamente favorirà la superficialità e non contribuirà al “legiferare bene” tanto frequentemente proclamato da Lei Presidente. Penso che questo atteggiamento non sia occasionale ma, come discuterò di seguito, intenzionale e la conseguenza di un certo modo di interpretare la politica.
Certamente, di primo acchito un assestamento come questo, che elargisce a piene mani risorse a quasi ogni tipologia di soggetti, potrebbe sembrare soddisfacente, ma a guardare bene è del tutto rapsodico e quindi rischia di non essere efficace. Tra gli interventi principali segnaliamo i seguenti. Numerose graduatorie di bandi regionali sono state estese, alcune fino a esaurimento, presso tutte le direzioni, ancorché il criterio con il quale è stata decisa l’estensione o meno appaia alquanto erratico; sono stati rimpinguati svariati fondi di rotazione con decine di milioni; sono state finanziate decine di iniziative turistiche e non, ma comunque milionarie o plurimilionarie: Interporto di Trieste, Arta, Grado, Arcidiocesi Udine, Monte Lussari, COSEF, EYOF, ecc. ecc. tanto per non fare interventi puntuali; decine di milioni sono stati assegnati a sostegno di varie categorie di imprese da quelle alberghiere a quelle lattiero-casearie, ma la scelta di queste categorie e l’esclusione di altre non è stata motivata; sono stati incrementati i contributi per la prima casa per 40 milioni e per la viabilità per 50; ulteriori 10M vanno all’edilizia scolastica (dove?); viene aggiunto qualche milione per la rottamazione di veicoli (con quale equità nel criterio?); due assegni di una ventina di milioni nella prima ondata e di 25 milioni nella seconda non vengono fatti mancare alla Direzione Salute; segnaliamo infine una decina di milioni per l’infrastruttura informatica, nonché decine di milioni per partecipazioni azionarie.
Tutti contenti? Non proprio. Alla luce della scarsa capacità delle Direzioni, non dico di spesa ma nemmeno di impegno, come evidenziato nel Rendiconto 2020, dovuta principalmente alla mancanza di strategie, prevedo che l’avanzo di amministrazione sarà ancora più cospicuo il prossimo anno, e centinaia di milioni si parcheggeranno nelle pieghe del bilancio, rimanendo intonsi per la gioia del luglio prossimo.
Ancora una volta non vengono chiariti i criteri utilizzati nell’estendere le graduatorie e nel definire i bandi, che certamente non verranno parametrati all’effettivo bisogno, e piovendo sul bagnato, andranno ad aggravare le disparità e la povertà relativa nella nostra regione. Cito tre esempi clamorosi.
Il primo riguarda la Sanità. Ho definito assegni, ancorché cospicui, gli stanziamenti ricevuti da quella direzione per la genericità con la quale sono stati allocati: solamente in autunno infatti si potrà avere il quadro dell’andamento finanziario delle aziende. Dunque perché queste misure adesso? Intanto, per la gioia della sanità privata convenzionata, arrivano annunci sull’assegnazione di decine di milioni a loro destinati con la scusa della riduzione delle liste di attesa e della riduzione dei rimborsi ad altre regioni. Ma proprio non si poteva invece potenziare la sanità pubblica del FVG con quella cifra?
Il secondo riguarda l’ennesima deroga a Tarvisio per l’ormai famosissimo ex-PISUS. Potrebbe essere rubricata solamente come l’esempio per antonomasia di cattiva amministrazione, se non fosse emblematica del fatto che anche gli enti locali rischiano di accumulare denaro che non riescono a spendere, soprattutto a seguito del fatto che non esistono più centri di decisione e spesa sovracomunali. Gli EDR e le comunità di comuni non sono in grado di svolgere quel ruolo, come ho più volte dichiarato.
Infine, en passant, scivolano altri 5M sulla benzina agevolata. Ma come lo devo spiegare che questi contributi di decine di milioni sono un abbaglio economico, nonché una violazione delle promesse di de-carbonizzazione? Questi interventi fanno lievitare di fatto il costo della benzina in regione, nell’interesse quasi esclusivo delle multinazionali che lo fissano al netto del contributo. Pochissimi sono ormai quei distributori che gestiscono in proprio l’acquisto della benzina (forse solo quelli frequentati da qualche assessore). I benzinai sono dipendenti e il prezzo è fissato altrove con sistemi di machine learning. Si vuole abbassare il costo dei combustibili fossili? Non diamo più contributi, e questo scenderà insieme agli auspicati consumi! Piuttosto si cerchi di sostenere davvero le imprese regionali di autotrasporto che sono penalizzate dai vantaggi competitivi di altri territori!
È comunque difficile che molte di queste risorse non facciano contenti i numerosi clienti di questa Giunta, clientes nel senso romano del termine, ovviamente. Invece di ricondurre l’applicazione di oltre 300M di avanzo ad una strategia organica questo DDL sembra l’esito delle salutationes matutinae ricevute dai vari assessori. Per quanto l’Assessore Zilli abbia più volte dichiarato la sua disponibilità a considerare richieste anche da parte dell’opposizione, personalmente non credo che il problema per me sia quello di riuscire a ritagliarmi una fettina della grande torta, e spostare alcune risorse “qua piuttosto che là”, anche se certamente proporremo degli emendamenti di alto profilo. La mia vera richiesta sarebbe piuttosto meta-finanziaria. Il problema non è spalmare, più o meno a pioggia, risorse ma individuare gli obiettivi e definire una strategia per raggiungerli. Non si evince infatti una coerenza tra DEFR e DDL 141.
Ad esempio, ben vengano le risorse per le aziende sanitarie, ma solo se queste non vanno in larga parte ai privati a compensazione delle prestazioni non svolte nelle aziende pubbliche. Bene i soldi per i fondi di rotazione ma ci deve essere un piano per affrancare finalmente la nostra impresa dal ruolo debole di terzista per altre aziende che ha attualmente. Bene assegnare i soldi allo sviluppo rurale delle imprese agricole, ma dobbiamo evitare che vadano tutte a finanziare l’acquisto di fitofarmaci e fertilizzanti, il cui utilizzo ci vede ai primi posti in Italia come si evince dal DEFR, e non a incentivare invece la nascente agricoltura biologica. Bene finanziare la viabilità, ma non se si va contro la volontà delle comunità con straordinari consumi di suolo come per la circonvallazione di Aquileia o non si tiene conto delle richieste delle comunità come nel caso di Rigolato.
Segnalo infine sul tema della sostenibilità, che ancora una volta non sono finanziate opere che vanno della direzione dell’efficientamento energetico. E qui mi riferisco ad esempio agli impianti di cogenerazione che, come quello che proposi per Udine Sud e tramontò con le UTI, permetterebbero lo sfruttamento di energia altrimenti sprecata da industrie energivore come le acciaierie. Ancora manca un piano per eliminare l’utilizzo del BTZ negli impianti di riscaldamento a beneficio della qualità dell’aria.
Con inquietudine va sollevato l’appello disperato del CAI che chiede di fermare lo scellerato programma di quasi 57M volto alla realizzazione di impianti sciistici di bassa quota, che consumerà irrimediabilmente l’ambiente, riducendo la biodiversità – tutte opere destinate ad essere abbandonate nel giro di pochi anni a causa dei mutamenti climatici con conseguenti danni irreversibili. Rileviamo invece che al CAI viene tolto anche quel poco che gli era stato dato e che non viene finanziato un piano di recupero dei rifugi a sostegno del turismo non invasivo, cosicché l’ultima grande risorsa che dovevamo tutelare per le future generazioni verrà sacrificata sull’altare delle preferenze per le prossime elezioni.
Con disagio rileviamo che ancora non vi è un piano per il sostegno ai lavoratori dello spettacolo dal vivo, che sono stati i più penalizzati dalla pandemia anche a causa dell’intermittenza e della precarietà dei loro contratti, molti dei quali a chiamata. Con soddisfazione invece rileviamo che l’Assessorato alla Cultura ha riscoperto il valore dell’agenzia ERPAC alla quale delega interventi in preparazione di Nova Gorica-Gorizia capitale europea 2025, anche se oltre ai soldi qui sarebbe importante anche il superamento di un certo oscurantismo nei confronti delle minoranze (vedi Pride).
Preoccupa infine che non siano affrontati i veri temi della sostenibilità ambientale, come la necessità di introdurre per legge indagini approfondite e di congrua durata, quando vengono presi in considerazione ampliamenti di impianti fortemente impattanti, che offrono posti di lavoro a basso contenuto di conoscenza, come nella zona industriale di Ponte Rosso. Preoccupa che non venga messo mano alla normativa relativa alla scellerata costruzione di impianti fotovoltaici a terra, con conseguente criminale consumo di suolo agricolo piuttosto che in aree abbandonate e dismesse.
La nostra valutazione di questo assestamento è quindi nettamente negativa.
La logica politica adottata dalla Giunta Fedriga, se posso prendere a prestito una distinzione della politologa Nadia Urbinati, è infatti repubblicana ma non democratica. Non cerca più una sana conflittualità in Consiglio dove si confrontano visioni del futuro diverse, anche dettate da ideali e ideologie diverse, come ad esempio tra chi vuole non lasciare indietro gli ultimi, comprendendo tra questi anche quelli che arriveranno per ultimi, perché ancora non ci sono, ovvero le future generazioni, e chi vuole invece continuare con il business as usual senza tenere in conto che non è più sostenibile una visione ipertrofica del presente. Tra chi si batte per una strenua difesa dello status quo falsamente meritocratico e chi vuole azzerare le disparità spingendo verso una società equa e pertanto diseguale in ciò che offre ai suoi cittadini.
La logica della Giunta Fedriga è invece quella che per bocca dell’assessore Roberti, dichiara con soddisfazione che la concertazione con i sindaci può non passare più per il Consiglio o le Commissioni, ma il riparto può essere deciso con una mera delibera di giunta.
La visione politica della Giunta Fedriga, sempre prendendo spunto dalla Urbinati, non è quella della democrazia, con il confronto anche aspro tra i demi, come nell’antica Grecia dai tempi di Clistene, è quella bipolare della repubblica romana, basata sulla divisione tra patrizi e plebei, tra domini e clientes, tra senatus e populus. Gli assessori, ovvero i domini, i patrizi, i senatori, accolgono ed elargiscono a loro discrezione. La Giunta è il senatus. Chi si dimostra leale e si adegua verrà premiato.
Preferirei un DDL molto meno pingue ma più democratico, nel quale i clientes non devono più perdere la loro dignità e i patrizi non rispondono più con il solo fine di mantenere la reputazione di uomini di potere, ma tutti concorrono ad un disegno più ampio. Mi auguro che non ci si riduca a farlo solamente quando non avrà più senso, perché troppo tardi.
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