25 aprile: discorso Honsell a Tricesimo

25 aprile: discorso Honsell a Tricesimo

Cittadine e cittadini antifascisti, liberati da 77 anni,
studentesse e studenti,
familiari dei partigiani, dei deportati, e dei caduti di tutte le guerre,
Sindaci di Tricesimo Giorgio Baiutti,
Presidente del Comitato Tricesimano tra le Associazioni Combattentistiche e d’Arma Enore Sbuelz e loro rappresentanti, oggi orgogliosamente presenti con i propri labari,
Presidente della Sezione di Tricesimo dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia Gianni Felice,
Autorità,

mi sento umile e grato per il privilegio che mi è concesso oggi, qui a Tricesimo, di prendere la parola in occasione della celebrazione del 77° Anniversario della Liberazione!

È sufficiente, per dare il senso della partecipazione a questa giornata, riflettere all’indirizzo di saluto con il quale mi sono a voi rivolto: “Cittadine e cittadini antifascisti liberati da 77 anni”! Se oggi possiamo non dirci sudditi ma cittadini e rivendicare il diritto al lavoro, alla salute, all’istruzione, alla libertà di espressione e di parola, alla libera associazione, all’autodeterminazione, alla piena realizzazione della nostra personalità ciò è dovuto solamente perché la Repubblica, nata con il Referendum del 2 giugno 1946, e la Costituzione, che prese forma dalla Resistenza, promulgata il 1 gennaio del 1948, ne sono i garanti. È possibile solamente perché da 77 anni è solamente il popolo italiano ad avere piena sovranità, libero e antifascista.

Le manifestazioni per il 25 aprile sono il rito collettivo più importante nella vita democratica della nostra Repubblica, perché ne celebrano l’evento fondatore: la Liberazione dal Fascismo. Non dobbiamo quindi viverle con superficiale retorica, in modo convenzionale, con ipocrisia, ma come un momento rigeneratore di significati e impegni sia civili che politici.

In primo luogo va espressa la nostra riconoscenza ai Partigiani e reso omaggio alla Resistenza, a quella pura luce (come la chiamò Pasolini nella sua raccolta di poesie La religione del mio tempo), a quella presa di coscienza collettiva dal basso, a quel riscatto etico dalla carestia morale di un ventennio che permise agli italiani la rinascita civile! La Resistenza antifascista fu nuovo umanesimo. Così Calamandrei, padre costituente, si espresse: nessuna vittoria militare, per quanto schiacciante, nessuna epurazione, per quanto inesorabile, potrà essere sufficiente a liberare il mondo dalla pestilenza fascista, se prima non si rifaranno nelle coscienze le premesse morali, la cui mancanza ha consentito a tante persone di associarsi senza ribellione a questi orrori, di adattarsi senza protesta a questa belluina concezione del mondo.

I valori che ci sono stati consegnati dalla Resistenza antifascista sono: giustizia, libertà, solidarietà, pace, uguaglianza di diritti, pari opportunità. Perché non c’è cosa al mondo che non possa dividersi in modo equo. I diritti o sono di tutti o non sono! La pandemia ha dimostrato quanto ciò sia vero per quanto riguarda la salute; le atrocità della guerra in Ucraina, i cui segnali premonitori non abbiamo voluto riconoscere in tempo, nella quale siamo oggi coinvolti, come le altre tremende guerre che facciamo finta di non vedere: in Siria, Libia, Myanmar, Yemen, Mali, Tigrai dimostrano la verità per quanto riguarda la pace.

Essere antifascisti significa considerare il pluralismo e le diversità tra le persone, da quelle di opinione a quelle che nascono dalle fragilità, un patrimonio. L’antifascismo è pratica di inclusione: è il non lasciare mai indietro nessuno, è rifiuto dell’indifferenza. Fascismo, invece, è sinonimo di omologazione, di massificazione passiva, di intolleranza, di emarginazione, di sopraffazione violenta del diverso, fino alla sua eliminazione. Essere antifascisti vuol dire resistere ad ogni deriva totalitaria e autoritaria, sia essa perpetrata nel nome di un nazionalismo sovranista, di un regionalismo razzista o di un individualismo egoista. Antifascismo è lotta per la libertà non per il liberismo, contro l’opportunismo spregiudicato e vigliacco del “cortigiano”!

Celebriamo con gioia dunque la Liberazione, avvenuta 77 anni fa. Fu liberazione dalla feroce, ma allo stesso tempo meschina, barbarie della dittatura fascista, liberazione da quella indifferenza, e dai quei disvalori del bullismo, della prepotenza, dell’arroganza che l’avevano alimentata, liberazione da quella banalità del male che aveva trasformato in mostri disumani persone comuni. Il fascismo aveva privato gli italiani dei diritti civili e delle libertà democratiche, obbligato ad un conformismo totalitario. Il fascismo aveva soppresso l’opposizione, i partiti e i sindacati, represso il dissenso politico, varato vergognose leggi razziali, e infine condotto l’Italia in sciagurate guerre di aggressione, perpetrando atti di terrorismo contro i civili, anche con armi chimiche, come in Etiopia, o con bombardamenti indiscriminati sulla popolazione. Fu proprio l’aviazione italiana a lanciare il primo bombardamento su civili in Europa il 31 maggio del 1938 a Granollers in Catalogna. Quand’ero Sindaco di Udine ho conosciuto il sindaco di quella città, che proprio per quel bombardamento è vicepresidente dell’associazione Mayors for Peace (sindaci per la pace), il cui presidente è il Sindaco di Hiroshima. Ascoltata la storia della sua città ho provato orrore e ho sentito il dovere di scusarmi con la sua comunità. Spero che il nostro paese l’abbia fatto ufficialmente! Il fascismo si unì a fianco del nazismo in vergognose guerre imperialiste: invase la Jugoslavia il 4 aprile 1941 senza un ultimatum, dichiarò nel giugno del 1941 guerra all’Unione Sovietica, aggredendo e invadendo l’Ucraina con la propria armata alpina (come suonano amare oggi quelle imprese – ed è tragico che la Giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli Alpini votata lo scorso 5 aprile dal Senato, sia stata fatta coincidere proprio con un la ricorrenza di quella sciagurata e vergognosa campagna). Il fascismo infine cedette la sovranità sul Friuli Venezia Giulia alla Germania.

Rendiamo omaggio alla Resistenza antifascista, che fu lotta armata coraggiosa, ma anche resistenza civile. Onoriamo con riconoscenza e ammirazione i Partigiani, autentici profeti di civiltà, libertà e democrazia. Furono oltre ventimila: donne e uomini friulani, molti giovanissimi, che prima di altri capirono come l’indifferenza o il non-dissenso al fascismo e persino l’attesa fossero già complicità e scelsero di non rimanere spettatori passivi, facendosi carico del bene collettivo. Il prezzo di questa assunzione di responsabilità fu tremendo: oltre 2.600 morti, 1.600 feriti e 7.000 deportati. Furono oltre 12.000 i prigionieri politici passati nel carcere di via Spalato.

La Resistenza in Friuli consegnò alla Storia esperienze straordinarie come la Repubblica Partigiana della Carnia e la Zona Libera del Friuli Orientale, che anticiparono il nostro stato democratico fondandosi su principi di libertà, uguaglianza e solidarietà. Si diedero forme di autogoverno che videro al voto per la prima volta in Italia le donne, promossero la tutela dei lavoratori, l’educazione pubblica e sancirono il valore dell’ambiente come bene comune. Onoriamo la memoria dei coraggiosi Gruppi di Azione Patriottica, che furono tra i primi ad iniziare la Resistenza nell’Isontino, le divisioni partigiane Garibaldi e Osoppo, l’intendenza clandestina Montes che sosteneva quei combattenti e fu tra le più grandi e organizzate d’Italia. E celebriamo le tante donne attive sia nella resistenza armata che in quella civile, il cui ruolo per tanto tempo è stato dimenticato! Per quell’epopea che sa di leggenda, come recita la motivazione, la città di Udine fu insignita della Medaglia d’oro al valor militare per la Lotta di Liberazione a nome di tutto il Friuli, quindi anche a nome di Tricesimo!

I cittadini di Tricesimo pagarono un tributo di sangue e sofferenze incalcolabile nel 1944 e 1945. Questo territorio, per l’asse stradale della SS 13 Pontebbana, la Tresemane, che tutt’ora la attraversa e che si connette con la SS 52 a Tolmezzo, aveva un’importanza strategica fondamentale per la logistica delle truppe tedesche, cosacche e repubblichine.

Ricordiamo dunque i Partigiani di Tricesimo le cui vite furono spezzate per il loro coraggioso impegno nella Lotta di Liberazione: Giovanni Bertoldi “Congo” fucilato a Cassacco a 24 anni dalle SS; Giuseppe Carnelutti  morto a 34 anni poco dopo la fine della guerra per le torture subite nelle carceri di Udine; Gian Nicola Castenetto “Nicola” ucciso dai cosacchi a 20 anni a Nimis; Luciano Del Fabbro “Mino” ucciso a 17 anni, appena compiuti, durante l’offensiva nazifascista che portò all’annientamento della Zona Libera del Friuli Orientale; Alberto Garzoni “Berto” ucciso a 23 anni dai militi repubblichini; l’infermiera Angelina Gerussi uccisa a 23 anni combattendo tra le file dei partigiani jugoslavi; Attilio Venicio Giordano “Bill” fucilato presso le mura del Cimitero di Udine a 25 anni; Ettore Lazzaro ucciso a 21 anni combattendo contro i tedeschi e gli Ustascia fascisti in Jugoslavia; Riccardo Marchiol partigiano ferroviere ucciso a  24 anni; Luigi Tami “Eros” fucilato a 21 anni dalle SS; Ugo Toso “Ghebba” ucciso a 25 anni in azione; Sergio Zin “Gim” fucilato dai cosacchi a 17 anni nel 1944.

Nel ricostruire queste vicende storiche lascia ammutoliti non solamente la ferocia degli aguzzini e la barbarie delle truppe fasciste repubblichine, naziste e cosacche, ma anche il fatto che persino il nome delle vittime, che è il primo e fondamentale segno della nostra condizione umana, a causa della sciatteria sprezzante dei carnefici e la cancellazione degli archivi, ha rischiato di perdersi per sempre. La difficoltà con la quale gli storici, come Luigi Raimondi Cominesi, hanno saputo ricostruire nell’incertezza questi nomi e le date esatte delle loro eroiche azioni fa cogliere quale enorme patrimonio di legami personali, di affetti, di ricordi vengano spezzati da una guerra, legami che non saranno mai più riallacciati lasciando sul baratro di un’angosciosa quanto inutile attesa i familiari. Lo spregio e la superficialità dei carnefici nel registrare i nomi esatti delle vittime aggiunge orrore all’orrore. Questo è particolarmente agghiacciante nella ricostruzione di quella vicenda che vide la fucilazione di 16 partigiani prelevati dalle carceri di via Spalato a Udine a fine gennaio del 1945 per essere fucilati in tre momenti diversi a Gemona, Tarcento e Tricesimo: fucilati solamente per incutere il terrore lungo la Tresemane, come monito affinché non ci fossero azioni volte a comprometterne la percorrenza. Spesso questi crimini vengono chiamate rappresaglie. Ma io mi sono sempre rifiutato di chiamarle tali perché sono azioni preventive, vere e proprie azioni di guerra ai civili, che i comandanti tedeschi dell’Adriatische Künstenland avevano già perpetrato in Europa Orientale prima di venire mandati a Trieste. Presso il muro del cimitero di Tricesimo sono ancora visibili i segni delle pallottole di quella vergognosa esecuzione di sei tra questi partigiani, molti dei quali furono poi finiti con un colpo di pistola alla testa perché non morirono con le prime raffiche. Ricordiamo i loro nomi come tributo di riconoscenza: Giovanni Pietro Bortolussi, o Bartolussi, o Bortoluzzi di anni 19, pietro Bugat “Barba” di anni 45; Mario Favot o Secondo Favot “Tom” di anni 21; Renato Lardini “Duna” di anni 19; Ivo Lovisa “Prin” di anni 20; Angelo Zilli di anni 19.

E qui voglio segnalare, parlando di nomi perduti, quanto sia grave che l’Italia non abbia ancora raggiunto sul piano legislativo il Target 16.9 dell’Obiettivo 16 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU, ovvero, fornire l’identità giuridica per tutti, compresa la registrazione delle nascite. Vige ancora, la L. 94/ 2009, “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica”, che modificò la L. 286/1998 e nega di fatto il diritto dei bambini ad avere una certificazione anagrafica quando i genitori siano migranti privi del permesso di soggiorno. Anche se attualmente esiste una via d’uscita burocratica basata su una circolare ministeriale, c’è un grave rischio che nel nostro paese ci siano “bambini invisibili e nascosti” se non si modifica la legge, come lo furono tanti figli di migranti friulani in Svizzera! Abbiamo presentato in Consiglio Regionale una Proposta di Legge Nazionale al riguardo perché la normativa attuale viola anche l’Art. 22 della Costituzione e la Convenzione sui diritti del fanciullo dell’ONU.

Ringrazio l’ANPI, per la sua fermezza nell’affermare quel “diritto/dovere alla Resistenza” che alcuni padri della Costituzione volevano addirittura comparisse esplicitamente nella Carta, ma che fu giudicato non necessario in quanto ne informa tutto l’impianto. L’ANPI, unica tra le associazioni combattentistiche, è sempre pronta a stigmatizzare e condannare coraggiosamente i tentativi di rinascita di movimenti neofascisti e a prendere posizione nella difesa della verità storica dell’antifascismo quando vengono fatti oggetto di ignobili insinuazioni. Esempi di rigurgiti neofascisti avvengono troppo frequentemente, come pochi mesi fa a Roma con l’assalto della sede della CGIL, oppure come nell’occupazione del Consiglio Regionale nel 2019 da parte di facinorosi di CasaPound che inneggiavano a misure razziste contro i migranti. Vergogna a chi vuole alterare la Storia e infangare nomi di eroi come Giovanni Padoan “Vanni” e a Mario Fantini “Sasso”, azzerando le differenze tra chi guardò dall’altra parte quando venivano perpetrati crimini fascisti, o addirittura ne prese parte, e chi invece ebbe il coraggio di opporvisi. La pietà umana per i morti non deve mai venire meno, ma si deve condannare chi si adattò al nazifascismo divenendone complice, chi non si ribellò. Oggi, paradossalmente, viene data più risonanza ai vergognosi tentativi di chi vuol dimenticare questi crimini, che tra l’altro sono per lo più rimasti impuniti, come quelli che della fucilazione a Tricesimo del gennaio 1945, perché il nostro paese non ha mai avuto una Norimberga che abbia punito i crimini di guerra (di cui oggi tanto si parla relativamente all’Ucraina), o a chi continua a manipolare ignobilmente documenti per diffamare la Resistenza, piuttosto che alla chiarezza degli esiti delle indagini storiche che smontano immancabilmente queste mistificazioni.

Nella Resistenza gli Italiani maturarono quei principi civili e politici che oggi sono espressi mirabilmente nel fondamento giuridico della nostra Repubblica Democratica: la Costituzione Italiana. L’unica legge che agisce dal basso verso l’alto, diversamente dalle altre che agiscono dall’alto verso il basso, imponendo limiti all’autorità!

Cittadine e cittadini per affrontare eticamente le formidabili sfide della contemporaneità dobbiamo ritrovare le grandi utopie resistenziali che ispirarono la nostra Costituzione. I suoi Principi Fondamentali devono essere la nostra stella polare! Purtroppo con preoccupazione noto che non è ancora patrimonio comune la volontà di affermare l’antifascismo come fondamento primo di ogni nostro statuto civile!

Calamandrei chiamò la Costituzione la grande incompiuta non solamente per l’amarezza che non fosse ancora completamente attuata, ma anche in un altro senso più sottile e positivo. La Costituzione è incompiuta perché la Costituzione è una pratica di democrazia che non deve concludersi mai, ma essere rinnovata quotidianamente nell’impegno di tutti. La Costituzione è sempre attuale se viene fatta vivere. I suoi articoli non sono affatto remoti ma toccano i temi più importanti del nostro tempo.

In attuazione degli Articoli 2 e 3 della Costituzione, che assegnano alla Repubblica il compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana, il Parlamento ha finalmente sancito pari diritti agli omosessuali varando la L. 76/2016 che istituisce le unioni civili. Pensate, solo nel 1990 l’OMS ha derubricato definitivamente l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali. Sono numerose e toccanti le unioni che ho avuto il privilegio di celebrare, e sono ancora addolorato dalla violenza di alcuni paladini di una legalità ingiusta che mi condannarono quando anni prima della legge trascrissi i primi matrimoni omosessuali. E il fatto che l’omosessualità sia punita in paesi come la Russia e l’Ungheria avrebbe già dovuto essere stata oggetto di sanzioni verso quei paesi molti anni fa. Ma il percorso che conduce alla libertà di orientamento sessuale non è completo nemmeno in Italia, manca ancora l’approvazione di una legge contro l’omo-trans-fobia, come raccomanda l’UE.

Ispirati dall’Articolo 6, riconosciamo ed esercitiamo i diritti linguistici delle minoranze. Ricordiamoci che il Friulano è una delle Lingue della Resistenza.

La nostra Costituzione fu tra le prime nel mondo a tutelare il paesaggio nell’Art. 9, e usò quel lessico di allora anche per ciò che oggi chiamiamo, ambiente. L’8 febbraio 2022 la Camera dei Deputati ha quindi approvato una Proposta di Legge Costituzionale che ne ha arricchito la formulazione aggiungendo: Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali. La Camera è intervenuta anche sull’Art. 41 esplicitando che l’iniziativa economica privata non possa svolgersi in danno della salute e dell’ambiente. Dobbiamo combattere il riscaldamento globale, contrastando le logiche alienanti e spregiudicate delle multinazionali dell’energia e del cibo che stanno azzerando la biodiversità, e che oggi stanno vergognosamente strumentalizzando la pandemia e la guerra in Ucraina per maturare utili vergognosi di centinaia di miliardi come Exxon, Mobil, Chevron, BP, Aramco, Gazprom. Ma anche l’italiana ENI, partecipata dallo Stato italiano, non è da meno: si calcola che nel 2021 abbia fatto circa 12,000 euro al minuto di utili.

Dobbiamo esprimere la nostra solidarietà ai giovani dei Fridays for Future, spesso vilipesi da negazionisti moralmente corrotti. Questi giovani sono stati tra i primi a denunciare la tremenda contraddizione che stiamo vivendo: sappiamo che il nostro stile di vita non è sostenibile ma non facciamo nulla per modificarlo profondamente. Come si possono negare i mutamenti climatici qui in Friuli. Basta guardare a nordest il massiccio maestoso del Canin. C’era un ghiacciaio fino a qualche decina di anni fa, oggi semplicemente non esiste più. Da Sindaco di Udine nel 2009 firmai lo European Covenant of Mayors for Energy and Climate Change che prevedeva la riduzione delle emissioni di CO2 da fonti fossili del 20% entro il 2020.  Questo obiettivo fu raggiunto già nel 2018, ma oggi, quando l’UE, si è posta l’obiettivo di riduzione del 55% entro il 2030, pochissimi sono i Comuni di questa regione impegnati nel nuovo accordo.

Il terzo capoverso dell’Art. 10 “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica” ci obbliga ad accogliere chi, profugo, fugga dalla miseria che deriva da guerre e dai mutamenti climatici chiedendo protezione umanitaria. Dobbiamo essere orgogliosi che qui in Italia accogliamo dignitosamente i profughi della rotta balcanica e non tutti sono indifferenti all’ecatombe di migranti economici nel Mediterraneo. Non dobbiamo fare differenze tra migranti di serie A e di serie B come avviene altrove nella UE. (Si pensi solo al vergognoso uso che ne ha fatto la Bielorussia e al comportamento della Polonia.) Quotidianamente, mi oppongo alle scelte moralmente inaccettabili dell’attuale Giunta Regionale del FVG che ancora parla di respingimenti, quando questi sono costituzionalmente illegali, e spende soldi pubblici per realizzare reti di fototrappole! Sì, proprio con questo nome agghiacciante si compiacciono di chiamarle.

L’Art. 10 ci impone anche la cura dei minori stranieri non accompagnati sostenendoli nella ricostruzione di un progetto di vita. Le loro famiglie spesso hanno speso tutto il loro patrimonio perché uno dei figli possa realizzare il sogno dell’Europa al prezzo di 15.000 dollari e a rischio della vita! Dobbiamo essere riconoscenti a tutti i cittadini di questa Regione che a fronte di questo imponente fenomeno migratorio internazionale hanno saputo non venire meno alla loro umanità. Vergogna a chi con diabolica leggerezza etica e senza scrupoli continua a speculare su questa tremenda vicenda umana in chiave elettorale.

Nel rispetto dell’Art. 32, nel 2009 abbiamo aiutato alla Quiete di Udine, un padre coraggioso e una figlia ad ottenere il diritto alla giustizia. La richiesta di Eluana e Beppino Englaro, come sentenziò la Corte di Appello di allora non era eutanasia, né accanimento terapeutico, era solo rendere esigibile il diritto sancito dal secondo capoverso dell’Art. 32: il diritto rifiutare le cure nel rispetto della persona umana. Grazie a quella vicenda oggi disponiamo della L.19/2017 sul Consenso informato e Disposizioni Anticipate di Trattamento. Ma dobbiamo completare il percorso legislativo che possa garantire il pieno diritto all’autodeterminazione in casi come quello del DJ Fabo, o di Luca Coscioni, e di tanti altri sofferenti, come la Corte Costituzionale da anni sta chiedendo al Parlamento.

E veniamo infine all’articolo oggi più attuale di fronte agli agghiaccianti eventi in Ucraina: l’Art. 11. “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.

Pur nel disorientamento delle post-verità, delle contro-informazioni, delle fake-news, questo articolo non può che indicare un’unica strada: non rispondere alla barbarie con altra barbarie, ovvero con le armi! Non basta dire come fanno in tanti oggi “non aumentiamo le spese militari” quando tutti, dico proprio tutti coloro che sono stati al governo negli ultimi anni le hanno aumentate. Urliamo invece “RIDUCIAMO LE SPESE MILITARI”! Ascoltiamo Tolstoi, Gandhi, il Dalai Lama che ebbi l’onore di ospitare a Udine, Giovanni XXIII, e Francesco. Pensate, le spese militari in Italia sono già parecchie volte maggiori di quelle per l’Università!

Mi conforta una frase del grande economista Tommaso Padoa-Schioppa pronunciata nella lectio doctoralis per la laurea honoris causa che gli conferimmo all’Università di Udine il 10/3/2006: “Il dialogo non deve mai essere interrotto perché alla lunga nessuno è disposto ad essere irragionevole.” Ricordate ogni ragionamento è un piccolo contributo alla Pace, l’invio di ogni arma, invece, ce la fa allontanare.

Dobbiamo adoperarci a costruire ponti e condannare chi invece costruisce muri. Il nostro simbolo deve essere quel muro a Berlino i cui tratti ancora eretti sono diventati spazi per murales civili, ponti dunque. Come quello che ritrae Giulio Regeni, che la Signora Paola Deffendi, mamma di Giulio, ci mostrò in una foto un toccante 25 gennaio a Fiumicello.

Dobbiamo trovare sempre la forza di scandalizzarci della diplomazia basata su chi ha la bomba più “potente” o il muro più lungo o più alto. Dobbiamo praticare la diplomazia della Ragione.

La strategia fin qui perseguita anche dall’Italia, di inviare armi in Ucraina per risolvere la tremenda controversia sul Donbass, sulla Crimea e sull’ingresso di quel paese nella sfera di influenza della NATO, deve essere rifiutata perché troppo semplicistica, perché disumana. Di fronte all’aggressione russa si deve ricordare quanto Socrate disse a Polo nel dialogo del Gorgia di Platone “Io non preferirei né l’una né l’altra cosa, ma se fosse necessario fare o ricevere ingiustizia, sceglierei piuttosto il ricevere che non il fare ingiustizia.

In nome dei diritti umani e civili sanciti dalla nostra Costituzione non dobbiamo rimanere indifferenti ai fascismi, alle ingiustizie e a tutte le guerre ancora tragicamente presenti nel mondo. I fascismi continuano a risorgere, e alimentano distopie terroristiche e populiste che provocano tante vittime innocenti e trucidano i giovani più coraggiosi e idealisti, come Giulio Regeni, figlio del Friuli, ma cittadino del mondo, selvaggiamente e crudelmente ammazzato dopo terribili torture, colpevole solamente di anelare alla liberazione dei tanti popoli di questo pianeta ancora oppressi da totalitarismi. Ricordiamo qui il partigiano Luciano Rapotez instancabile nel trasmettere ai giovani il messaggio di dignità e libertà della Resistenza. Rapotez morì prima di vedere approvata la L. 110/2017 per la quale si era battuto tutta la vita che introduceva il reato di tortura nella nostra legislazione, lui che l’aveva subìta addirittura da un’Italia liberata, ma ancora grondante di restaurazione. E ricordiamo i quasi 500 morti per tortura nella famigerata caserma Piave di Palmanova ad opera delle milizie naziste e repubblichine come la X Mas.

Ebbi il privilegio di premiare Giulio Regeni una decina di anni fa quale studente modello di quell’istituzione democratica fondamentale che è la Scuola Pubblica italiana, sancita dall’Art. 33 della Costituzione. Giulio maturò proprio in questa Scuola quei valori di libertà e dignità dei popoli. La nostra indignazione di fronte ai depistaggi da parte delle autorità egiziane non deve però assopirsi e dobbiamo continuare a spronare il nostro governo affinché si impegni per ottenere la VERITÀ PER GIULIO REGENI, lo dobbiamo per lui, per la sua famiglia ma anche per tutti i cittadini egiziani! In nome della nostra Costituzione dobbiamo fare di tutto il pianeta la nostra patria.

Dobbiamo rinnovare l’impegno per costruire quella meravigliosa utopia antifascista, che è l’Europa dei popoli, degli Stati Uniti di Europa, concepita al confino fascista di Ventotene da uomini come Spinelli, Rossi e Colorni. Confino al quale fu condannato anche il partigiano Giuseppe Felice “Polo” padre del Presidente Gianni. Vi raccomando di leggere il suo libro di memorie “Un operaio comunista tra Friuli, Francia e Spagna”.  Manifesta una freschezza di ideali, di coraggio e di impegno politico di cui abbiamo molto bisogno. L’Europa nata a Ventotene è quella di un continente unito nelle diversità. Un’Europa quindi, diametralmente opposta a quella nazifascista basata sull’imperialismo razzista, sull’omologazione e lo sterminio dei diversi. Con grande preoccupazione vediamo oggi abbandonare questa utopia, ed emergere forze xenofobe e razziste che alzano muri e tirano fili spinati, e promuovono nuovi nazionalismi, isolazionisti, sovranismi e autonomie differenziate. Il nazionalismo è stato l’intossicazione che ha devastato l’Europa nel secolo breve. Dobbiamo difendere strenuamente l’ideale di Europa nato dall’antifascismo, ma per fare ciò dobbiamo superare le logiche meramente finanziarie che oggi la stanno soffocando!

Cittadine e cittadini antifascisti di Tricesimo dobbiamo essere uniti come seppero esserlo i partigiani e il CLN e scongiurare il riaffiorare di demagogie e populismi nazionalistici che sono l’anticamera del Fascismo. Ma non dobbiamo combattere più solamente il totalitarismo fascista, quello fondato sul mito millenarista del superuomo, il totalitarismo dello Stato che schiaccia l’individuo, che rifiuta il pluralismo e nega la piena realizzazione della personalità. Oggi dobbiamo resistere ad un nuovo ma altrettanto forte e più subdolo totalitarismo, a nuovi fascismi: quello del liberismo individualista ed egoista, nell’idolatria della libera concorrenza della massificazione consumistica che si traduce nell’oligarchia delle multinazionali. Questo totalitarismo, pur essendo di natura apparentemente diversa, invece, proprio come aveva fatto il fascismo, si manifesta azzerando la storia e il senso dei sindacati, indebolendo le tutele dei lavoratori e il ruolo dei partiti. Questo nuovo totalitarismo, è un fascismo alla rovescia, è il totalitarismo del privato, degli interessi personali, che schiacciano e azzerano lo Stato e disprezzano le Istituzioni e la Politica. È il totalitarismo dell’élite autocratica, oligarchica, cleptocrate, che cavalca l’antipolitica, che fa perdere di vista, anzi saccheggia, il bene comune, la cosa pubblica.

A fronte del profondo cambiamento derivante dalla nuova globalizzazione, diversa da quella coloniale ma alimentata da analoghi imperialismi ed alla crisi economica cha ha tolto con la certezza di un lavoro dignitoso anche la dignità di una cittadinanza, dobbiamo essere vigili e pronti a non lasciare mai indietro nessuno.

Anche nel nostro paese stanno crescendo le disuguaglianze, come sta drammaticamente avvenendo nel mondo. Attenti quindi a salutare con entusiasmo tante misure che spesso celano delle ingiustizie e disparità, come il 110 % che dà a chi già ha una casa, come la “benzina agevolata” che dà di più a chi consuma di più. Ancora una volta bisogna riconoscere che il benessere è di tutti oppure non è. Solamente in uno stato veramente equo ciò può avvenire. Ma il senso di questa affermazione non è quello banale: se ci sono più disparità ci sono allora anche tante persone escluse in più. Il senso autentico è più sottile: in uno stato dove ci sono tanti esclusi le stesse persone privilegiate stanno peggio.

E la più grande disparità della nostra epoca è il lavoro sempre più precario e insicuro. Impressionante è il numero di incidenti anche mortali. Non penso proprio che dall’indebolimento del sindacato possano derivare nuove strategie di dignità occupazionale. Credo invece che il lavoro possa rinascere solamente dalla solidarietà e dall’innovazione sostenibile, dall’attenzione alla salute di tutti intesa come benessere fisico, mentale e relazionale. Dobbiamo combattere l’illusione dell’antipolitica che indebolisce le istituzioni attraverso una cittadinanza attiva e responsabile, l’antipolitica ha la stessa matrice fascista che un secolo fa portò all’azzeramento dei partiti.

In conclusione, vorrei infine citare la frase di Calamandrei scolpita sul monumento, alla Resistenza, concepito dall’architetto Gino Valle nel 1969, che rappresenta simbolicamente che qualsiasi giogo, non importa quanto pesante, possa essere sollevato dal popolo facendo appello ai principi cosmici della nostra comune umanità: “Quando io considero questo misterioso e meraviglioso moto di popolo […] che in una improvvisa illuminazione sentì che era giunto il momento di darsi alla macchia […] per combattere contro il terrore, mi vien fatto di pensare a certi inesplicabili ritmi della vita cosmica […] che regolano i fenomeni collettivi, come le gemme degli alberi che spuntano lo stesso giorno, come le rondini di un continente che lo stesso giorno s’accorgono che è giunta l’ora di mettersi in viaggio.”

L’oggi sembra privo di certezze, incapace di progettare un futuro schiacciato da un ipertrofico eterno presente. Dobbiamo quindi ritornare agli ideali e alle utopie della Resistenza: quello del dovere alla verità, del rifiuto dell’imbroglio, e della mistificazione, della lotta alle disparità planetaria riaffermando il primato del bene comune, la responsabilità ambientale nei confronti delle future generazioni, perché il progresso o è collettivo, o è di tutti, oppure non è. Questo è il nostro dovere ma è anche la nostra unica speranza!

Cittadini e cittadine di Tricesimo, celebriamo con rinnovata emozione, gioia e orgoglio, la Festa del 25 Aprile quest’anno che segna i 75 anni dall’elaborazione della Costituzione, uniti alle nostre famiglie nell’impegno di far vivere i valori della Resistenza che sono tanto facili da perdere ma sono stati così difficili da riconquistare!

Un grazie ai giovani studenti per il fresco idealismo dei loro contributi!

Viva la pace, che o è per tutti oppure non è.

Viva la Resistenza! Vivano le utopie dei Partigiani!

Viva Repubblica Italiana e la Sua Costituzione, che da queste sono nate!

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Furio Honsell administrator

3 Commenti finora

Augusta De PieroPubblicato il1:38 pm - Apr 25, 2022

Grazie .per questo intervento che ho letto e riletto, consolante proprio perché nello stesso tempo limitato e complesso che non sfugge alla riflessione su noi stessi. Sono sgomenta dal bombardamento di intollerabili semplificazioni

Potignano FrancaPubblicato il3:23 pm - Apr 25, 2022

Un discorso bellissimo sotto tutti i punti di vista: storico, politico ed umano.
Complimenti e grazie, Professore.

Laura PiccoPubblicato il5:01 am - Apr 27, 2022

Sono stupita della sua capacità di avere saputo rappresentare ogni punto rilevante della storia locale e nazionale, dei problemi attuali anche irrisolti
Capisco perché nei vostri territori siano cresciute anime forti. La ringrazio. Io sono piemontese di nascita e vivo in Sardegna.

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