692M di avanzo libero è risultato alla Regione FVG nel Rendiconto 2021! A memoria di consigliere non se ne ricorda uno così elefantiaco, e per giunta senza vincoli di impiego! Né si ricorda un assestamento di bilancio altrettanto spropositato – ma verrebbe da dire ciclopico, volendo con un solo vocabolo coglierne sia l’entità finanziaria che l’ampiezza di visione. Partito da 721M, ottenuti applicando 526M dall’avanzo ai 195M, ricevuti dallo Stato per compensare minori entrare tributarie, è stato arricchito in sede di approvazione in prima Commissione di ulteriori 42M presi dall’avanzo, e si avvia in aula ad essere vieppiù rimpinguato essendo disponibili ancora, al netto della stiratura di nuove pieghe di bilancio, ulteriori 123M. Dalla mia relazione sul Rendiconto (DDL 170), parte integrante della presente, si rileva che molte sono le pieghe del Bilancio ancora stropicciate – basti notare che quasi nessuna delle 17 Missioni ha avuto un utilizzo degli stanziamenti superiore al 90%, anzi qualcuna, come quella relativa alla mobilità, è addirittura al 72%. Ma l’abbondanza di denaro pubblico in questa bollente stagione non finisce qui. È in piena fioritura il PNRR con la sua miriade di bandi di cui stanno beneficiando la Regione stessa e gli Enti Locali e non, del FVG il cui ammontare, sebbene difficile stimare con esattezza, non è certamente inferiore al miliardo, e quindi certamente libererà da alcune urgenze la Regione.
Sembra davvero di vivere in un mondo paradossale uscito dalla penna di Jonathan Swift! Le cosiddette emergenze, ovvero la pandemia, il rincaro dell’energia dovuto alle speculazioni sulla transizione alla decarbonizzazione e l’assurdo confronto bellico in Ucraina, l’inflazione più alta mai registrata nel nuovo millennio, la siccità e l’impressionante aumento della temperatura, invece di mettere in ginocchio la Regione – rimosso definitivamente qualsiasi forma di vincolo finanziario (patto di stabilità, spazi finanziari, contributi al saldo di finanza pubblica) – stanno riversando su questa Giunta e questa maggioranza di destra, una marea di denaro. Ma il suo impiego come delineato in questa manovra, invece di innescare dinamiche virtuose, rischia di intossicare ulteriormente il sistema.
Non convincono le giustificazioni date in Commissione circa l’entità dell’avanzo di amministrazione 2021, ovvero che sia l’effetto della ripresa del PIL regionale, in quanto, anche se superiore a quello nazionale, è comunque decisamente inferiore ai valori pre-pandemici, tant’è che lo Stato ha provveduto addirittura a fornire delle compensazioni per le minori entrate tributarie; oppure che sia dovuta al passaggio dall’IVA versata a quella maturata. Un tempo l’avanzo di amministrazione era considerato una misura dell’inefficienza di un’amministrazione e non trasformata in un vanto. Il motivo di questo avanzo ipertrofico, a nostro avviso, deriva invece dalla scarsa attività di questa Giunta regionale in questi anni e dal suo immobilismo mascherato da prudenza. L’entità dell’avanzo è il verdetto più spietato su cosa sia stato davvero raggiunto in questi anni di amministrazione di destra: la Regione non è stata nemmeno capace di impegnare le tante risorse ricevute.
Comunque sia, questo DDL, che è di fatto l’ultima legge di Bilancio di questa legislatura, dovrebbe avere un significato altrettanto monumentale quale il volume di risorse che manovra così da permettere di guardare al futuro con solide prospettive di innovazione, avviando il FVG a quel cambiamento di paradigma in chiave di sostenibilità che da più parti si auspica. Purtroppo così non è! Anzi questo DDL rischia di indebolire la regione perché questa massa di denaro non viene investita in modo mirato, attraverso dei meccanismi premiali, creando dei gradienti che orientino lo sviluppo della regione. Il denaro non viene nemmeno impiegato nella direzione della giustizia sociale, utilizzando il criterio del bisogno, cercando di contrastare la piaga delle disparità. Le risorse sono distribuite per lo più a pioggia, a fondo perduto, come quelle dell’Art. 2, comma 20, che assegna ben 40M, per il ristoro dei maggiori costi energetici, o addirittura premiando chi consuma di più combustibili fossili, come il tragico super-bonus per la benzina agevolata (Tabella D relativa all’Art. 4, 15M).
Con ammirevole franchezza o forse addirittura con irragionevole orgoglio, l’Assessore nella sua presentazione non ha cercato di nasconderlo. Ha individuato i 4 obiettivi che caratterizzano questa manovra solamente in termini di assistenza utilizzando le locuzioni: “consolidamento della ripresa”, “aiuti per fronteggiare il caro-energia”, “rinforzo alle politiche di sostegno”, “razionalizzazione del debito”, ovvero rimborso anticipato di Mutui contratti in passato (42,6M, Art. 11, comma 9). Si è voluto dare assistenza finanziaria addirittura a RFI e alla Società Autostrade Alto Adriatico, nonché all’aeroporto, del quale non si possiede più la maggioranza delle quote.
Ebbene nel DDL 171 non vi è nulla, proprio nulla, di strategico. C’è solamente la volontà di illudere e forse illudersi che si possa immaginare un futuro identico al passato. Ma come si fa ancora a pensare che la spensieratezza del neoliberismo, del consumismo, della finanza globale possano far crescere indefinitamente il benessere? Come si fa a non capire che i mutamenti climatici e gli squilibri socio-economici derivanti dalla globalizzazione senza regole e dalla mera ricerca degli utili, sconquasseranno definitivamente il pianeta, e che è nostro dovere morale cercare di mitigarli? Questa legge avrebbe dovuto innescare un cambiamento di modello di sviluppo. Avrebbe potuto essere rivoluzionaria. Invece utilizza tutta questa opulenza finanziaria in chiave di un’impossibile restaurazione destinata a fallire perché insostenibile. In futuro non potranno esserci più bilanci così pingui; prima o poi lo Stato dovrà compensare gli scostamenti di Bilancio che ha fatto recentemente in modo tanto disinvolto, senza controllarne l’impiego. È colpevole illudersi e soprattutto illudere che si possa ancora procedere business as usual. Con orrore temiamo che questa manovra non sia solo che l’ennesima colpevole operazione elettorale di ricerca di consenso a brevissimo termine.
Questo DDL rischia di creare un clima artificiale di benessere, una bolla di contributi, che quando scoppierà lascerà tutti più poveri e impreparati ad affrontare le vere emergenze della contemporaneità forse già quest’autunno. Come abbiamo già chiarito nella relazione relativa al DDL 170 e ulteriormente elaborato nella Relazione al DEFR sono tre le importanti crisi: l’emergenza sanitaria, l’emergenza delle crescenti disuguaglianze e l’emergenza ambientale. Riguardo alla prima, invito alla lettura del rapporto Bersaglio della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa che mette ben in chiaro i punti di debolezza del sistema sanitario regionale pubblico: le liste di attesa, l’obsolescenza delle attrezzature, la fragilità del sistema territoriale nel gestire le cronicità (considerando come variabile proxy le amputazioni e gli interventi chirurgici demolitivi su pazienti diabetici). Circa la seconda emergenza, i dati ISTAT fotografano una percentuale della popolazione in Friuli Venezia Giulia a rischio di povertà, vicina al 10%. E ciò già prima dell’ultima impennata dell’inflazione. Riguardo infine all’ultima emergenza, nonostante gli innumerevoli proclami, nessun piano attuativo regionale per l’energia e il clima è stato ancora definito – non si dispone nemmeno, malgrado tutti gli sforzi da noi compiuti nel richiederlo, di un bilancio energetico in termini di tonnellate di CO2 equivalenti prodotte dal FVG o di un coefficiente carbonico con il quale valutare le iniziative. Si veda al riguardo la PDL n. 77 “Disposizioni per la promozione di iniziative e azioni positive volte alla limitazione di emissioni di CO2 da fonti fossili e al riscaldamento globale antropogenico” da noi presentata.
In questa manovra non ci sono azioni che incidano strutturalmente in modo da irrobustire il sistema regionale in nessuna di queste direzioni. Ad esempio sono previsti certamente dei contributi di investimento in sanità per ben 95M e ulteriori 26,5 M per la spesa corrente delle Aziende sanitarie per la garanzia dei LEA, nonché la restituzione di alcuni milioni per gli enti gestori dei servizi socio sanitari all’Art. 8, commi 1-4. Ma a nostro avviso, ad una valutazione come quella della Scuola Superiore Sant’Anna andava data una risposta ben più dettagliata e strutturata. Si doveva fare un piano per compensare gli ammortamenti delle attrezzature, ad esempio, per rendere attrattivo il nostro SSR e contrastare la fuga di personale. Si doveva chiarire come si intende gestire il sistema della sanità territoriale, e il coordinamento degli ospedali di rete e minori.
La critica principale che noi facciamo all’articolato deriva dal fatto che riteniamo che azioni quali bonus, superbonus, incentivi, contributi, compensazioni, ristori o come si vogliano chiamare questo tipo di interventi, che non siano, come fu nel caso della risposta alla pandemia necessari per un’emergenza ben precisa temporalmente, hanno un effetto doppiamente negativo!
In primo luogo contribuiscono a far crescere l’inflazione, in quanto sono una risposta passiva all’aumento dei costi spesso di origine speculativa, e non spingono ad una riduzione del loro impatto. Non c’è articolo in questo DDL che non abbia commi che prevedono la distribuzione passiva di risorse per compensare l’aumento delle bollette energetiche, ad esempio all’Art. 7, commi 20 e successivi. Ma altrettanto avviene per l’aumento delle materie prime come all’Art. 9, comma 9, per gli EDR, o all’Art. 8 per gli interventi in Sanità. Ci si chiede, al riguardo, quanta parte delle risorse a garanzia dei LEA andrà a riequilibrare i maggiori costi energetici e quanta parte delle risorse per gli investimenti andrà solo a compensare gli aumenti delle materie prime? Altro che ammodernamento delle attrezzature! Emblematico è l’Art. 5, quello relativo alle opere pubbliche, che stanno riscontrando nei progetti esecutivi aumenti sino al 20-25% delle spese rispetto alle stime dei progetti definitivi. Perché non si rivedono alcune opere? A tutto ciò si aggiunge l’incapacità di ascolto delle esigenze espressamente manifestate dai cittadini. Nella Tabella E compare il clamoroso finanziamento di ulteriori 8,5M per completare la Palmanova-Manzano, a cui sono già stati destinati oltre una trentina di milioni. Questa strada aveva un senso, forse, fino a venti anni fa quando ancora il triangolo della sedia operava felice secondo la logica terzista. Pochi mesi fa abbiamo audito il Comitato di Nogaredo-San Vito al Torre che chiedeva di non consumare ulteriore suolo di pregio agricolo per realizzare tale strada per scaricare un traffico che ormai non esiste più e che gli stessi residenti giudicano più che tollerabile (o come per la variante di Aquileia dove il traffico è addirittura ritenuto in una certa misura positivo). Colpisce l’ostinazione con la quale questa amministrazione continui imperterrita nella realizzazione di opere inutili, avversate dai cittadini, rispondendo a corpo morto ai rincari ovvero destinando oltre 8,5M per gli aumenti di costi chiaramente speculativi! È evidente che non si poteva non ricorrere a dei bonus e a dei rimpinguamenti delle risorse, ma questi andavano accompagnati con una revisione della progettualità, foss’anche solamente ad una revisione dei comportamenti, per spingere all’efficientamento il sistema, soprattutto nel settore della formazione (Art. 7, commi 20 e seguenti). Per fronteggiare l’impennata dei costi non si deve rispondere supinamente, ma rinegoziare e resistere ai “ricatti”. Tutte queste risorse andranno infatti a incrementare solamente gli utili delle multinazionali dell’energia e non potranno certamente essere garantite in futuro. Bisogna attrezzarsi ad un futuro meno spensierato.
Ma la nostra critica forte ai contributi/incentivi/bonus a pioggia deriva soprattutto dal loro, secondo, e più grave effetto negativo. I contributi innescano sempre indirettamente devastanti effetti San Matteo, o Matthew effects. Questo è l’effetto che fa perdere il senso provocatorio che indirizzerebbe a valori ultraterreni la frase evangelica “a chi ha verrà dato e a chi non ha verrà tolto anche il poco che ha” per fargliene acquisire uno prosaico e diabolico. Ogni bonus/incentivo non è neutrale infatti, ma premia progressivamente chi ha già. Per esser goduto presuppone che si disponga già della possibilità di avere certe risorse proprie con le quali concorrere o si abbiano già certi consumi. Per beneficiare dei contributi per il fotovoltaico si deve disporre di un tetto, e quindi almeno di una casa, oppure di un terreno sul quale innestarlo, ad esempio. Innumerevoli sono i contributi di questo tipo a partire dall’Art. 2, del quale ci siamo già scandalizzati, ma altrettanto avviene all’Art. 3, all’infelice Art. 4 e all’Art. 5.
Passando all’articolato, assolutamente vergognosa è la scarsa attenzione che questa ciclopica manovra rivolge alle tematiche ambientali e a quelle dell’innovazione e dell’efficientamento. Sarebbe sufficiente rilevare solamente i miseri 42 milioni scarsi, il 5% della manovra, che vanno all’Art. 4 che pomposamente si autodefinisce “Difesa dell’ambiente, energia e sviluppo sostenibile.” Ma, tragicamente, forse è meglio così visto che più di un terzo di quella somma va per incentivare addirittura il consumo di combustibili fossili, ovvero il superbonus sulla benzina, distribuito non solamente senza tenere conto dell’effettivo bisogno (ISEE) ma nemmeno incentivandone il risparmio. Miseri 8,5 M sono dati per impianti fotovoltaici su strutture pubbliche, ma né in questo articolo né in quello relativo alle infrastrutture si prevede un programma di riqualificazione energetica del patrimonio pubblico. Non mi risulta che l’ATER abbia completato il suo programma (questo è un understatement). Poche centinaia di migliaia di euro infine vanno a quelle comunità di Comuni che hanno deciso di avviare un PAESC. Quante volte in questi 5 anni abbiamo perorato, inascolatati, la causa dei piani attuativi comunali per l’energia e il clima! E ancora una volta si deve stigmatizzare negativamente l’Art. 2 che investe 40M a fondo perduto per ristorare le imprese dagli aumenti dei costi energetici, ma miseri 2M per il fotovoltaico (per giunta senza limitarne l’utilizzo ad aree abbandonate o ai tetti dei capannoni) e 3M per innovazioni, non meglio precisate, in termini di tecnologie che impiegano idrogeno. La proporzionalità delle misure andava capovolta! Circa l’idrogeno ricordo che nella fiera Innovaction di Udine che si tenne fino al 2008, quando io ero sindaco e il consigliere Cosolini era Assessore all’innovazione, cioè prima dell’avvento della destra, le fuel-cells erano protagoniste. Oggi non c’è più fiera e anche i parchi scientifici sono stati mortificati volendo attribuirne la regia a realtà autoreferenziali.
La problematica dei criteri di distribuzione di contributi è particolarmente grave per quanto riguarda l’Art. 9 e soprattutto l’Art. 9bis, che prevede un riparto di ulteriori 30M – misteriosamente denominato “Investimenti locali per il rilancio”. Insieme spartiscono decine di milioni, alla luce dei risultati della concertazione. Abbiamo fortissimi dubbi che non essendo stati rivisti i criteri di riparto queste risorse non andranno nelle direzioni più urgenti. L’anno scorso il provvedimento analogo destò fortissimo scandalo. E soprattutto, queste risorse verranno davvero utilizzate o andranno solamente ad intasare ulteriormente gli EE.LL. che, dopo l’UTIcidio, vagano ormai solitari, ciascuno asserragliato intorno al proprio campanile e al proprio municipio identitario, communis communi lupus. La riforma degli EE.LL. sono gli EDR? Fa capolino più volte in questa manovra, financo nella realizzazione delle ciclabili. Questi enti commissariati di decentramento regionale sono diventati una parola magica, ma hanno davvero le risorse di personale di cui necessitano? Operano in raccordo con il PNRR? Sembra esserci ampio margine di miglioramento (anche questo è un understatement).
La tanta disponibilità finanziaria ha creato delle situazioni davvero grottesche. Come all’Art. 5, commi 15-20 che vede la Regione anticipare nientemeno, udite udite, a RFI risorse per l’avvio della progettazione del potenziamento delle linee regionali. Al di là dell’assurdità che una Regione faccia da banchiere per una delle società pubbliche più gigantesche del paese, questi commi fanno capire quanto stiano peggiorando i rapporti di questa Giunta con RFI e di conseguenza quanto siano velleitarie le dichiarazioni del Presidente Fedriga che con le mere “forze della sua immaginazione” vede il FVG, nella prefazione al DEFR, il polo intermodale del Centro-Europa. Stracciare l’accordo fatto con RFI che avevamo negoziato ha avuto un effetto molto grave. Qualcuno dovrebbe fare autocritica! Che RFI non trovi 2,5M per ragionare sul futuro del FVG è grave ma non è assolutamente serio. E comunque se anche qui si parla solamente di progetti, di concreto si vedrà ben poco. Sulla stessa linea appare anche molto generosa da parte della Giunta l’anticipazione del prestito infruttifero della Regione alla Società Autostrade Alto Adriatico. Ma perché non concedere prestiti infruttiferi allora anche ai tanti cittadini che vedono salire i mutui a causa della crescita del costo del denaro, o che non ce la fanno proprio a contrarli, per l’aumento dei costi delle materie prime?
Gravissima infine la situazione della montagna: a fronte di una superficie montana del 43% (35 media italiana) la popolazione montana del FVG è solo del 5,2% (12,1 media italiana) che porta ad una densità abitativa di 18 abitanti kmq contro 67,3% della media italiana. Per la montagna si progetta alla spicciolata, senza strategia, senza interloquire con i cittadini: impianti, alberghi, strade, quali la Sostasio – Casera Tuglia. Perché non ha trovato posto nemmeno l’acquisto delle attrezzature e lo stipendio per i relativi equipaggi di un numero adeguato di autoambulanze e automediche che assicuri la serenità a chi con coraggio vuole continuare a vivere la montagna? Perché non si sono trovate le risorse per potenziare la rete sanitaria in Montagna?
Infine a fronte di questo disastroso assestamento, sembra quasi sminuire l’assurdità dell’ennesimo scandaloso comma 13 dell’Art. 9 che concede ulteriori proroghe per l’installazione di sistemi di videosorveglianza. La visione ideologica di questa Giunta non si indebolisce. Ovviamente c’è una giustificazione al comma, ma dal fatto che la mancata realizzazione di questi sistemi non si sia sentita, non ha fatto interrogare nessuno sul loro senso?
All’Art. 3, che indirizza tante risorse in un settore strategico per il futuro, quello agricolo, rileviamo molte iniziative consolidate e importanti ma, anche in questo contesto, è assente la spinta verso l’innovazione, l’efficientamento e un cambiamento di produzioni e metodologie che siano meno energivore e meno dispendiose sul piano idrico. Anche qui si sarebbe dovuto introdurre gradienti e meccanismi premiali che spingessero a non illudersi di poter proseguire business as usual.
All’Art. 6 su sport e cultura, l’auspicio è che la plastificazione degli impianti sportivi non sia la risposta all’aumento dei costi dell’acqua e dell’energia necessaria ad estrarla. E soprattutto sul fronte dei musei, e delle istituzioni culturali regionali, che vedono diminuire il numero di dirigenti, si auspica che la Regione cerchi di invertire la devastante logica dell’eventificazione della cultura in chiave meramente turistica. Il Friuli Venezia Giulia ha un patrimonio ancora per tanti versi da scoprire prima di affidarsi ai guru milionari delle Grandi Mostre.
Una nota positiva la voglio comunque riscontrare perché, come è stato riconosciuto in Commissione Salute, l’intervento previsto all’Art. 8, comma 11 e seguenti, è frutto anche di un nostro ordine del giorno, il n. 23 collegato al DDL n. 141: sono stati concessi finalmente, con ritardo rispetto agli altri settori, contributi a favore dei servizi diurni per anziani. Queste strutture con vari livelli di assistenza alla disabilità, dovrebbero essere incentivati in una società la cui età media cresce e vuole mostrarsi umana.
Avviandoci alla conclusione, riteniamo che il principale difetto di questa manovra è che non introduce dei criteri nel riparto delle risorse che rispondano alle vere emergenze, ovvero che permettano accanto alla sopravvivenza immediata di aziende e famiglie, anche la spinta verso cambiamenti di modelli socio-economici più sostenibili e che permettano al Friuli Venezia Giulia di subire in modo meno inerme i rincari energetici e la carenza idrica. Sarebbe dovere dell’istituzione guardare temporalmente più in là dei cittadini e non meno, alla prossima consultazione elettorale. Si dovrebbero instaurare dinamiche educative. Quasi tutti gli articoli, nei loro commi, vanno invece nella direzione disperata di perseverare nello spreco, nel consumo irrazionale di risorse, e sono dunque diseducative. Nel 2009 quando ero Sindaco, all’indomani della crisi del 2008-9, introdussi un fondo comunale a Udine, detto “Fondo Crisi”, per sostenere quelle famiglie che sfuggendo ai criteri ordinari per ricevere contributi economici, tanto era stata inaspettata l’esplosione della bolla speculativa di allora, erano a forte rischio di marginalizzazione. Qualcosa di analogo si sarebbe dovuto fare anche oggi con questo assestamento. Invece non solamente non sono stati utilizzati criteri di bisogno, quali l’ISEE, ma addirittura si è andati a premiare chi si comporta peggio. Ricordiamoci che anche i privilegiati stanno peggio in una società nella quale ci sono disparità. E l’inflazione non è neutrale, le disparità vanno allargandosi.
Con la continuità, la serietà del nostro impegno istituzionale, che ci ha sempre contraddistinti, intendiamo proporre numerosi emendamenti e alcuni ordini del giorno, cercando soprattutto di introdurre criteri di erogazione dei contributi in modo che non inneschino pericolosi effetti di tipo San Matteo. Se tali impostazioni però non verranno accolte il nostro voto a questa manovra elefantiaca sarà convintamente contrario.
Qui il testo del Disegno di Legge n. 171 – Assestamento di Bilancio 2022-2024
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