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Sulle riammissioni informali e respingimenti richiedenti asilo

Nei giorni scorsi sono apparsi alcuni articoli di stampa sul tema delle “riammissioni informali” nei confronti dei migranti rintracciati a ridosso del confine italo-sloveno, eseguite anche a seguito di manifesta richiesta di protezione internazionale. “Queste riammissioni vengono considerate valide sulla base delle disposizioni di un accordo tra Italia e Slovenia risalente al 1996, ma che oggi sono in difformità all’applicazione del Regolamento Dublino III del 2013 riguardante i soggetti che richiedono alla frontiera questa tipologia di protezione: un’ingiustizia e una violazione del diritto europeo ed internazionale che porta queste persone ad essere ritrasferite in Croazia e poi in Bosnia, subendo terribili violenze e abusi inauditi. È per questo che ho depositato una mozione che chiede alla Giunta un opportuno e celere intervento attraverso un confronto con il Governo italiano e i competenti Ministri al fine di verificare la possibilità di procedere ad una sospensione di queste tipologie di respingimento di richiedenti asilo, che rende aldilà delle ipocrisie il nostro paese complice di quelle violenze” ha dichiarato il Consigliere regionale Furio Honsell di Open Sinistra FVG.

Sviluppoimpresa: spinta innovativa sia responsabile

“Questi giorni è in discussione un pacchetto di leggi per provvedere ulteriori ristori alle categorie colpite dalla crisi economica dovuta alla pandemia e la revisione della legge Rilancimpresa.
Entrambe queste leggi avranno il nostro sostegno anche perché la seconda riprende numerosi temi che erano stati oggetto di nostri ordini del giorno quali: la Silver Economy, il potenziamento delle Start Up e l’Open Technology. Intendiamo intervenire con ulteriori emendamenti per dare ulteriore slancio a queste ed altre tematiche. Il punto fondamentale deve essere quello di incentivare a innovare in modo da garantire maggiore sostenibilità ambientale. All’innovazione va imposto infatti un obiettivo nuovo di responsabilità e resilienza e superare il modello che vede l’innovazione come mero strumento per aumentare la produttività” ha dichiarato il consigliere regionale Furio Honsell di Open Sinistra FVG.

Legge di stabilità 2021: relazione minoranza Honsell

Questa relazione discende e integra l’analisi generale che ho svolto nella relazione alla Nota di aggiornamento al DEFR 2021 e pertanto andrebbe letta di seguito a quella. Quindi non richiamo tutte le considerazioni critiche già svolte in quella sede limitandomi a fare alcune considerazioni schematiche di sintesi, che ritengo debbano essere messe ben a fuoco nel dibattito in aula:

  1. Non c’è una potenziale crisi finanziaria della Regione nel 2021! come ci aveva invece spaventati il Presidente Fedriga, in quanto lo Stato, non solo nei settori critici della sanità, e indirettamente della scuola e degli enti locali, ha stanziato abbondanti provviste per fare fronte alle spese straordinarie derivanti dall’emergenza epidemiologica, ma ha anche assicurato che per il 2021 ristorerà le Regioni delle minori entrate conseguenti all’emergenza Covid-19, da scomputare dal contributo alla finanza pubblica. Dunque questa Legge di stabilità ha tutte le risorse necessarie per mettere in sicurezza i capitoli non manovrabili e per operare in piena autonomia e libertà con i capitoli manovrabili almeno tanto quanto negli anni scorsi.
  2. Gli strumenti finanziari 2021 sono dei fossili normativi! e non solamente per la scarsa attenzione all’impronta carbonica. Questa è la prima Legge di StabilitàC. ovvero dopo Covid. Avrebbe dovuto sviluppare con uno slancio coraggioso e lucido le nuove strategie per affrontare le tre gravissime crisi che stiamo attraversando: quella epidemiologica, quella economica che ne deriva, e quella planetaria ambientale di cui la prima è solo un’anticipazione. Invece, nella pluralità di documenti relativi agli strumenti finanziari 2021, non si evince la consapevolezza della gravità delle problematiche, e si opera come si operava in passato, come se nulla fosse, in stile a.C., ovvero avanti Covid. Gli articolati che ci sono stati presentati sono certamente apprezzabili in tanti micro-aspetti, ma sono tutti marginali. Non è così che si affronta la presente congiuntura, soprattutto se ci sono risorse. Quella che stiamo vivendo è una trasformazione epocale, perché planetaria, che sta sconvolgendo la vita materiale di ognuno di noi e sta incidendo pesantemente sul nostro immaginario e, forse ancora più profondamente, su quello dei nostri giovani.
  3. Gli strumenti finanziari proposti non pongono le basi per quelle riforme e programmi strategici che saranno indispensabili per poter utilizzare in modo efficace, a beneficio della comunità e non dei soliti noti, le abbondanti risorse che arriveranno grazie alla della Next Generation EU attraverso il Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza. Al riguardo, viste le tempistiche, si dovrebbe fare una rapida ricognizione dei molti progetti di fattibilità che già ci sono su tanti argomenti, e procedere celermente a perfezionarli, ma la Giunta purtroppo ha deciso di non procedere su questo fronte, oppure di operare in assoluto segreto. Ancora una volta, come tanto spesso è accaduto in questi primi anni di Giunta Fedriga, il Consiglio è stato cortocircuitato.
  4. Le riforme avrebbero dovuto rivoluzionare e rilanciare almeno, e non solo: la sanità territoriale e la prevenzione (rispetto alla quale da decenni siamo sotto la soglia del 5% delle risorse impiegate in sanità, come ha fatto rilievo la Corte dei Conti nel suo ultimo documento di parifica), le politiche ambientali e la transizione energetica, gli enti locali, il turismo e la cultura, l’infrastruttura telematica, l’innovazione sia nel settore primario che secondario, la ricerca e l’alta formazione. In tutti questi settori gli strumenti finanziari 2021 invece manifestano la scelta di procedere in modo quasi inconsapevole del momento che stiamo vivendo, con una visione a tunnel, secondo il più banale Business as usual.

Ho espresso un giudizio di grave insufficienza sul DEFR rispetto alla gravità del momento e altrettanto giudico i Disegni di Legge n. 116 e 117. Ecco alcuni esempi dell’inadeguatezza di questi strumenti normativi.

  1. La Regione FVG è ambiziosa: vuole candidarsi come Regione pilota nell’attuazione della strategia Green Deal Europeo di cui alla Comunicazione COM (2019) 640 del 11/12/2019, per questo all’Art. 4 del DDL n. 117 stanzia, udite, udite ben 250.000 euro per ciascuno dei prossimi 3 anni, per lo sviluppo di … un progetto per il conseguimento della neutralità energetica e climatica entro il … 2045. E nei commi successivi stanzia, udite, udite, ben 100,000€ all’anno per l’individuazione e lo sviluppo di progetti finalizzati alla promozione della transizione energetica sul territorio regionale da attuare mediante la stipula di protocolli d’intesa. La palla è finita in tribuna! Non si parla di PAESC regionale da definire ed attuare con urgenza, non si parla di unità di supporto agli enti locali perché redigano a loro volta i PAESC comunali… Si confermano invece risorse di due ordini di grandezza maggiori per i carburanti fossili (35.000.000 euro per ciascun anno 2021, 2022 e 2023) da distribuire a pioggia e si incrementano gli incentivi per macchine ibride, che certamente non vanno nella direzione di ridurre le disparità sociali! Da tempo oltre alla richiesta di fare il primo bilancio energetico regionale (ricordo che come Sindaco di Udine ne feci il primo già nel 2009) e il relativo calcolo della CO2 fossile emessa annualmente per definire almeno la baseline dalla quale partire, chiedevo almeno un piano straordinario di incentivi per la progressiva eliminazione degli impianti di riscaldamento a gasolio. Purtroppo non c’è nulla di tutto ciò. Ma ci si rende conto che ormai ogni fine estate/autunno abbiamo fenomeni di emergenza meteorologica mai vissuti prima d’ora in questa parte di mondo? La tempesta Vaia non è un’eccezione! L’acqua alta di questi giorni e un altro segnale dei terribili mutamenti climatici in arrivo nel prossimo futuro, che non si può trascurare. Avevamo presentato la PDL n. 77 per il contenimento dell’impronta carbonica. Qualche misura indicata in quella norma poteva ben essere inclusa con maggiore forza nel DDL n. 117 se davvero ci si vuole candidare in Europa senza ipocrisie!
  2. Come per la Regione, così per gli enti locali la fase presente è comunque di opulenza finanziaria, diversamente da quanto accadeva anche solo 4 anni fa. Sono state allentate le maglie delle regole con la L.R. n. 20/2020 e sono arrivati contributi pingui agli Enti Locali dalla Regione e soprattutto dallo Stato. I Comuni sapranno spenderli? Spenderli in modo efficace? Il DDL n. 117 all’art. 9 è encomiabile nella generosità dei contributi e nella chiarezza con la quale permette una programmazione agli enti locali, che non a caso hanno dato parere favorevole al CAL. Sono inoltre in programma concertazioni estremamente ricche. Ma essendo ormai state abolite le UTI, e con esse qualsiasi forma un po’ impegnativa di ragionamento e pianificazione su area vasta, come possiamo garantire dell’armonia di un sviluppo integrato, aldilà delle ambizioni campanilistiche? Questa Giunta aveva smontato le UTI pezzo a pezzo seminando sale dove ne sorgevano le sedi, e aveva promesso di istituire nuovi enti di area vasta. (Mi chiedo ancora perché non le abbia giustamente corrette, invece di buttare all’aria tutto, polverizzando la governance territoriale?) Sono forse questi nuovi enti quei macilenti EDR che, con enorme fatica, stanno gestendo l’edilizia scolastica, autentici doppioni dei corrispondenti servizi nei comuni capoluogo, e che presto avranno anche la gestione delle strade ex-provinciali? Ma questi sono enti strumentali! Non basta qualche riunione di un comitato per realizzare delle politiche. Gli enti di area vasta sono entità politiche di concertazione e programmazione! Ancora una volta, si abdicano invece le scelte politiche autentiche in favore dei cosiddetti “tecnici”.
  3. Nei due settori forse più colpiti dalle norme restrittive dovute all’emergenza epidemiologica: quelli della cultura e spettacolo, e quello del turismo, non ci sono programmi strategici, purtroppo. Ben vengano tutte le deroghe, le proroghe, le conferme dei contributi, dell’art. 6 dei DDL n. 116 e n. 117, ma se non vengono definiti dei piani strategici rivoluzionari, rischiamo di essere drammaticamente in ritardo per evitare un disastro culturale. Rischiamo di perdere la freschezza ed eterogeneità che deriva da quella pluralità di lavoratori della cultura, dello spettacolo, della musica di cui abbiamo tanto bisogno nei periodi di sconvolgimenti, come questi, perché sono la nostra coscienza critica. Se continuiamo a perderci nei codici ATECO e nella presenza o meno delle partite IVA nella pluralità dei registri burocratici, come possiamo agire in tempo? Come più volte ho suggerito sarebbe stato sufficiente considerare i registri dell’Agenzia delle Entrate o quelli dell’INPS per sostenere chi è davvero in difficoltà. Inoltre, come c’è la Film Commission, che andrebbe comunque potenziata, è indispensabile istituire analoghe agenzie come la Music & Performing Arts Commissions. Non c’è traccia invece all’Art. 6 del DDL n. 117 di questo tipo di ragionamenti. Si continua invece come nel Comma 30 a procedere per piccole categorie, con il contagocce. Chi ci assicura che questo modo di procedere con i piedi di piombo, rispondendo a chi tira di più la manica della giacchetta, come è avvenuto per certe categorie di associazioni sportive in una pausa degli ultimi lavori d’aula, sia un modo equo ed efficace di procedere?
  4. Analogamente, andrebbe varato un piano di riqualificazione delle infrastrutture turistiche in montagna. Mi riferisco qui in primo luogo ai rifugi e alla viabilità, tutelando ovviamente le aree protette. Dunque diversamente da come sta per essere fatto in Comune di Paluzza nel progetto Collina-Plotta, utilizzando i soldi della tempesta Vaia in un’area che non ne è stata colpita. In questo settore è necessario veramente un ragionamento di strategia finanziaria ad ampio respiro, che permetta di superare i vincoli che derivano dal de minimis UE come suggerisce il consigliere Marsilio, altrimenti non si potrà mai agire su quelle strutture che non sono pubbliche. Il caso del rifugio Corsi, sul versante sud dello Jôf Fuârt, è esemplare. Analogamente andrebbe fatto un piano straordinario per il potenziamento delle ciclabili e il completamento di quelle in essere. Non si può procedere per micro-interventi secondo logiche di concertazione campanilistiche in forza all’art. 9 del DDL n. 117. Il futuro turistico non è certamente quello dei grandi comprensori sciistici a bassa quota, che richiedono importanti risorse energetiche e idriche e ancor più ne richiederanno, come invece è previsto nella Tabella B del DDL 117. Il futuro del turismo è il turismo sostenibile e lento. La nostra Regione può svolgere un ruolo da protagonista, ma vanno fatti piani strategici. La mobilità del futuro è la mobilità sostenibile.
  5. Nell’ultima audizione dell’Assessore Riccardi, proprio nel giorno nel quale il numero dei morti di questa pandemia in Friuli Venezia Giulia superava quelli del terremoto del 1976, e la Fondazione Gimbe ci inquadrava come peggiore regione in termini di incidenza e di incremento dei casi, egli stesso ha riconosciuto che tali criticità derivano dalla scarsa attenzione data in passato alla sanità territoriale e soprattutto ai dipartimenti di prevenzione. Ma nell’Art. 8 del DDL 117 e nel DDL 116 non c’è traccia della conseguente rivoluzione che ci si sarebbe aspettati dopo tale ammissione.

Considerazioni analoghe a quelle precedenti si potrebbero fare per tanti altri settori nevralgici nell’affrontare il difficile futuro che ci aspetta. Ancora una volta l’innovazione è trattata di sfuggita, o peggio è delegata, sia nel settore industriale che in quello primario. Al riguardo di quest’ultimo è interessante quanto compare nell’Art. 3 del DDL n. 117 sui contributi all’acquisto di macchine e attrezzature agricole da parte di PMI, ma non c’è riferimento al necessario cambio di paradigma verso un’agricoltura sostenibile, privilegiando strumenti per le colture di copertura ecc. Nel settore dell’Università e ricerca avremmo auspicato maggiore energia nelle borse di specializzazione in medicina, nelle borse di dottorato, nei contributi alle Università per l’abbattimento delle rette. Rischiamo un regresso negli ultimi livelli formativi. Nel settore della scuola avremmo auspicato iniziative di sostegno alla nascita e allo sviluppo di comunità educanti. Nel settore delle politiche attive del lavoro andava fatto uno sforzo per ridurre gli inattivi, che vorrebbe dire anche azioni di pari opportunità essendo questi in maggioranza donne espulse dal sistema del lavoro. Relativamente alle infrastrutture telematiche si sarebbero dovuti prevedere anche investimenti per collegare le cosiddette aree bianche, ovvero quelle con minore interesse economico. Non solamente il diritto alla connettività deve essere considerato come un diritto civile nel XXI° secolo, ma se la nostra regione vuole essere un polo turistico deve offrire collegamenti telematici soprattutto nelle zone montane e quelle più isolate. Purtroppo né il DDL n. 117 né il DDL n. 116 offrono garanzie che ciò avverrà. Anzi, in Commissione abbiamo appreso che la rete telematica non ha un responsabile unico tra gli assessori, e ciò causa un certo disorientamento nelle politiche.

Con l’atteggiamento che ci ha sempre contraddistinto, cercheremo di fare degli emendamenti e degli ordini del giorno in aula per orientare nelle direzioni sopra delineate gli strumenti finanziari 2021. A nostro avviso questi avrebbero dovuto essere ben più incisivi per affrontare le tre crisi, pur apprezzando comunque quanto in tante situazioni viene proposto. Purtroppo l’attuale modo di procedere è indifferente alle tre crisi o tuttalpiù emergenziale e non strutturale, invece, come sarebbe stato necessario.

Nelle nostre proposte toccheremo  temi quali: il sostegno alla progettazione europea da parte di enti pubblici, soggetti privati, nonché associazioni; servizi di ascolto per le persone anziane o con difficoltà psicomotorie, o anche semplicemente di isolamento sociale; il sostegno alle associazioni di volontariato e del privato sociale per evitare che il tessuto sociale si sgretoli ulteriormente; azioni incentivanti per ridurre i tempi di attesa per visite mediche; azioni di sostegno alle famiglie nelle quali vi sono situazioni di disabilità di vario tipo perché non imploda, o esploda, il nucleo familiare stesso; la promozione della solidarietà tra generazioni; il recupero dei grandi parchi dove un tempo sorgevano gli ospedali psichiatrici; un uso meno ambizioso dei “favolosi ONU diciassette” a favore degli artisti locali; il contrasto alla omo-trans-fobia soprattutto nella scuola; l’incremento della gamma di progetti speciali per le scuole soprattutto nella direzione del sostegno alle comunità educanti; la riqualificazione fluviale anche con il sostegno della UE; la riqualificazione dei versanti montani per una riduzione del rischio idrogeologico.

In Commissione ci siamo astenuti con spirito collaborativo. Ma tale atteggiamento sarà confermato solamente se il dibattito in aula sarà franco e aperto. Come si è detto gli strumenti finanziari 2021 sono in tutti i sensi, ovvero sia dentro che fuor di metafora: fossili.  Per citare ancora una volta la critica del grande fisico Wolfgang Pauli di fronte al lavoro di un collega volonteroso ma ingenuamente ambizioso: “Das ist nicht nur nicht richtig; es ist nicht einmal falsch!“. Alla luce di tanta disponibilità di denaro infatti, una legge di stabilità così poco strategica è inopportuna.

DDL n. 117 <<Legge di stabilità 2021>> e DDL n. 116 <<Legge collegata alla manovra di bilancio 2021-2023>>

Relazione Honsell su Nota aggiornamento DEFR

Abbiamo atteso quasi tutta l’estate e tutto l’autunno per conoscere cosa intendesse programmare la Giunta Fedriga nel suo triennio conclusivo, per qualificare il proprio mandato, dopo un primo biennio di avvio stentato e decisamente povero di strategie. Quella programmazione avrebbe dovuto invece essere determinante, a nostro avviso, per non continuare a subire, o addirittura veder aggravare, come di fatto poi è avvenuto, le tre crisi più sconvolgenti di questi ultimi decenni: la crisi sanitaria, la crisi economica che ne deriva e la crisi ambientale di cui è la prova generale. In luglio avevamo chiuso l’assestamento con un DEFR provocatorio (a mio avviso vergognoso) per il suo deficit, certamente non sul piano finanziario, bensì su quello delle idee, in quanto privo della parte programmatica delle politiche regionali. Mi riesce ancora difficile, sarà per la mia formazione di insegnante, capire come “lasciare il compito in bianco” possa essere un messaggio diverso da un’arrogante svogliatezza, dal capriccio di un bambino viziato. La motivazione, comunque, che ci fu data era che vi erano troppe incertezze nei rapporti con lo Stato, e nelle previsioni di entrata. A nostro avviso non c’erano allora motivi che giustificassero tanta teatralità drammatica. E infatti la prima importante notizia che leggiamo su questo DEFR è che non solo nei settori specifici quali sanità e scuola lo Stato ha stanziato abbondanti provviste per fare fronte alle spese straordinarie derivanti dall’emergenza epidemiologica, ma quanto è ancora più importante, riporto verbatim, “per far fronte alla perdita di gettito per il 2021, è stato sottoscritto il 5/11 in conferenza Stato – Regioni un accordo tra il Governo e le regioni, in base al quale anche per il 2021 lo Stato ristorerà le Regioni delle minori entrate conseguenti all’emergenza Covid-19, da scomputare dal contributo alla finanza pubblica”. Non Stato matrigna, come all’epoca nella quale il Presidente Fedriga, in pieno primo picco della pandemia, spaventava tutti dichiarando che non ci sarebbero state risorse per pagare lo stipendio a medici, bensì Stato mamma, dunque.
Si profila quindi uno scenario certamente non facile, ma certamente non privo di risorse. A queste infatti potrebbero aggiungersene ulteriori, e ancora più importanti, in seguito ai programmi della Next Generation EU attraverso il Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza. Piani per i quali la nostra Regione sembra prepararsi in modo molto superficiale però. Malgrado i nostri ripetuti sforzi come opposizione per avviare una discussione abbiamo ottenuto una mera audizione, peraltro molto interessante, dell’assessore Zilli. Ci sarebbero comunque tutte le condizioni per un DEFR coraggioso, visionario, di ampio respiro, che restituisse quell’entusiasmo che è il solo elemento che potrebbe farci uscire, almeno psicologicamente, dalla depressione economica del Covid-19 e delle ancor più cupe previsioni dei mutamenti climatici (che non vedono ancora raggiunto il picco di C02 da fonti fossili e che comunque la nostra Regione non ha nemmeno incominciato a calcolare).
Purtroppo, mi devo ripetere ancora una volta, questo DEFR manifesta non un deficit economico ma un deficit di idee e programmi strategici. È Business as usual!
Pochissima è l’attenzione riservata alla Missione 17: sulla de-carbonizzazione e sulla transizione e diversificazione delle fonti energetiche al di là del velleitario, quanto palesemente ipocrita, progetto Nipoti (non credo sfuggirà a nessuno l’infelicità del nome alla luce dell’influenza negativa della storia della Chiesa sulla storia italiana) ipocrita perché compare nel paragrafo successivo a quello nel quale sono ribaditi i contributi a pioggia per i carburanti fossili.
Quindi sia in senso letterale, ma ancor di più in senso metaforico per le sue modalità, definirei questo DEFR con una parola sola: è un DEFR fossile! Fossilizzato in una visione di un’epoca passata. Certamente è ricco di tanti progettini anche utili e interessanti, ma come ho detto dobbiamo fronteggiare la combinazione di tre crisi di proporzioni inimmaginabili, che stanno sconvolgendo nel modo più irreversibile il nostro immaginario e quello appunto dei nostri figli (tralasciamo nepotismi): la crisi epidemica, quella economica e quella ambientale.
I dati in base ai quali delineare le tendenze macroeconomiche confermano la gravità della situazione. Assistiamo al paradosso del calo degli occupati insieme a quello dei disoccupati, che non è una contraddizione, perché nasconde l’aumento degli inattivi, soprattutto donne. Nei settori nei quali più forte è stato l’impatto delle norme sanitarie sul confinamento e le restrizioni al movimento, ovvero il turismo e lo spettacolo/cultura, i dati offerti sono molto preoccupanti, ma purtroppo non sufficientemente analitici per offrire un quadro delle nuove dinamiche mescolando dati pre-Covid e post-Covid. Qui bisogna intervenire in modo creativo e offriremo delle indicazioni precise. Poco significativi i dati sul fronte dell’innovazione e della ricerca, che è indispensabile invece, perché fondamentale nei periodi di crisi. I pochi dati sono offuscati anche dal trionfalistico e perdurante quiproquo su Trieste, che si basa sulla densità su base provinciale. Lo ripeto come già feci in occasione delle cause dell’elevata mortalità nelle case di riposo triestine questa primavera: è fuorviante fare confronti di concentrazione su base provinciale che coinvolgano Trieste, in quanto non ha praticamente provincia e molte concentrazioni sono quindi relative al solo comune capoluogo. Colpisce inoltre, nell’analisi dei dati presentati sulla spesa media per famiglia, il calo delle spese per comunicazioni e per istruzione, che invece immaginiamo saranno cresciute nel 2020. Infine inutili, se non pericolose, le considerazioni sulla mortalità regionale. Proprio in queste settimane nelle quali il FVG è nella peggiore posizione a livello italiano per percentuale di contagiati su 10.000 abitanti e per incremento settimanale, nelle quali il numero di decessi ha superato la soglia simbolica di quelli del terremoto del 1976, è pericoloso lasciare dei documenti scritti che suggeriscono una realtà diversa. Inopportunamente viene infatti vantato un incremento della mortalità solo dello 0,4% da gennaio ad agosto, rispetto all’incremento nazionale del 12%, e la parte analitica del DEFR si chiude riportando l’incremento della speranza di vita alla nascita nel 2019 rispetto al 2018. Questi dati anche se veri sono pericolosi a fronte del dramma di quest’autunno che ha visto la Regione in posizioni ben diverse a livello nazionale, ma sono certamente inutili per disegnare le tendenze del 2021 e mettere a fuoco quanto si dovrà fare nel prossimo triennio.
Anche l’impianto e le altre parti del documento sono… fossili. Riflettono infatti più un’opaca cultura dell’adempimento che una penetrante cultura del risultato. Sarebbe dovuta emergere con chiarezza la cesura FVG pre-Covid rispetto all’FVG post-Covid, in tutte le Missioni. Non c’è invece quasi traccia
della nuova visione necessaria per salvare la nostra regione da un tragico declino e un accrescimento delle disuguaglianze sociali.
Senza nulla togliere agli, anche ottimi compitini, relativi a certe Missioni, che sarebbero stati perfetti un decennio fa, ci troviamo invece molto insoddisfatti per la pochezza della programmazione di fronte alle tre crisi indicate sopra.
Questo DEFR 2021 doveva contenere il verbo con il quale tracciare le grandi riforme e le linee di sviluppo per la ripartenza e la resilienza della regione dopo le prime due ondate di Covid. Non c’è nulla di tutto questo. Offro quindi all’attenzione del Consiglio quanto avrei desiderato che invece ci fosse:
– Missione 4 “Istruzione e diritto allo studio” – Linea strategica 4 “Competitività e occupazione”. È necessario un potenziamento delle borse di studio di specializzazione medica in linea con gli altri paesi europei, nonché azioni precise volte a incentivare l’alta formazione universitaria su tutti i tre livelli, ovvero compreso il dottorato di ricerca. Il futuro sarà in mano a chi avrà più competenze.
– Missione 5 “Tutela e valorizzazione dei Beni e delle attività culturali” – Linea strategica 7 “Cultura e turismo di qualità”. È necessario un piano per i lavoratori dello spettacolo e in particolare della musica, che comprenda sia gli artisti sia i ruoli più tecnici e operativi. Dovrebbe essere un piano aldilà di qualsiasi discriminazione di carattere imprenditoriale. Nel testo ci sono tante belle parole ma non sono chiare le modalità di intervento e questo invece è proprio il punto critico. Indebolire questo settore così complesso è molto pericoloso perché le crisi si superano con iniziative materiali ma anche immateriali. L’impatto psicologico è altrettanto devastante di quello fisico.
– Missione 7 “Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali” – Linea strategica 7 “Cultura e turismo di qualità”. Dovrebbe essere previsto un programma di riqualificazione delle infrastrutture montane e di pianura (rifugi, piste ciclabili) per candidare la nostra regione a polo per il turismo sostenibile e lento, che è l’unico tipo di turismo destinato a crescere. Si parla invece solamente di un modo ormai superato di fare turismo invernale che tra l’altro è destinato a scomparire a bassa quota a causa dei mutamenti climatici di origine antropica. In queste riqualificazioni ci sono soprattutto problematiche gestionali e organizzative, per non incorrere nelle limitazioni de minimis che non permettono interventi strategici.
– Missione 9 “Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente” – Linea strategica 6 e Missione 17 “Energie e diversificazione delle fonti energetiche” – Linea strategica 6. A fronte del dramma dei mutamenti climatici di origine antropica ci sono solamente poche righe. Ma queste righe sono per giunta contradittorie: da un lato ci sono contributi per l’acquisto di carburanti, dall’altro la promessa che la Regione si candida entro il 2045 alla “neutralità energetica e climatica” (forse si intende carbonica). È progetto con traguardo lontanissimo che nasconde il fatto che non ci sia ancora nulla di concreto su: riqualificazione degli impianti di riscaldamento, PAESC regionale e la task force per assistere i comuni nella redazione dei PAESC comunali. Si sarebbe almeno potuto riprendere alcuni
passaggi della nostra PDL n. 77. Nella Missione 17 sarebbe stato opportuno anche includere la direzione ricerca e innovazione. È misterioso poi, si faccia riferimento solamente a 3 M. di budget, quando i contributi per i carburanti sono da soli un ordine di grandezza più grande?
– Missione 13 “Tutela della salute” – Linea strategica 1 “Famiglia e benessere delle persone”. Avrei immaginato un quadro ampio e programmatico su come rilanciare la sanità territoriale che, dopo la battuta d’arresto dovuta alla riforma che ha sostanzialmente cancellato quella precedente Serracchiani – Telesca, si è rivelata assolutamente insufficiente a gestire l’emergenza epidemiologica ed è la causa prima dei dati gravissimi di queste settimane. Mi sarei anche immaginato un rilancio del Dipartimento di Prevenzione. Avevo già segnalato in sede di assestamento, lo scorso luglio, il richiamo della Corte dei Conti che “evidenzia con forza, in particolare, il costante mancato rispetto dell’obbligo di destinazione al livello di assistenza sanitaria collettiva in ambiente di vita e di lavoro (la già denominata “prevenzione”), il cui valore da raggiungersi è pari al 5 per cento del totale. Avrei immaginato che in questo DEFR si delineasse una riforma della Prevenzione. Purtroppo c’è una paginetta scarsa in tutto, manca la parola “prevenzione”.
– Missione 12 “Diritti sociali, politiche sociali e famiglia” – Linea strategica 1 “Famiglia e benessere delle persone”. Certamente accurato, ma andavano precisate azioni volte a promuovere l’attenzione al benessere mentale alla luce dell’emergenza sanitaria.
– Missione 14 “Sviluppo economico e competitività” – Linea strategica 4 “Competitività e occupazione”. Dov’è l’impegno straordinario per l’innovazione e il trasferimento tecnologico della ricerca? Si riduce a qualche paragrafo ricco di keyword. È stato tutto consegnato ad Area Science Park per non pensarci più? Manca poi un’autentica strategia e pianificazione per il potenziamento dell’infrastruttura telematica: anche la ventina di pagine dedicate all’INSIEL non danno tempi ma illustrano in modo antologico-giornalistico-commerciale svariati progetti, tutti interessanti, ma senza chiari tempi di applicazione e ricaduta, non costituiscono un programma. La crisi epidemiologica avrebbe richiesto ben altro: uno sforzo straordinario.
– Missione 18 “Relazioni con le altre autonomie territoriali” – Linea strategica 3 “Identità e autonomie locali”. C’è un paragrafetto dedicato agli EDR. Non ho cuore a criticarlo perché per lo meno è onesto, diversamente dai programmi di altre missioni, non si impegna a fare attività di coordinamento di area vasta. Ma non dovevano essere rilanciate le Province? Comunque almeno questa è una buona notizia. Appare però grave che sia così debole la strategia per realizzare aggregazioni di comuni in aree più vaste del campanile, così da garantire servizi più moderni, efficaci ed efficienti ai cittadini.
– Missione 19 “Relazioni internazionali” – Linea strategica 8 “Semplificazione fiscalità e autonomia”. Finalmente è nominato il Next Generation EU – ma in modo cursorio. A nostro avviso avrebbe dovuto essere il pilastro del DEFR.
Concludiamo con una considerazione sulla vera criticità sociale che l’emergenza sanitaria ed epidemiologica sta ulteriormente aggravando, ovvero la disparità tra i nostri cittadini. Questa non è quella che emerge dalle medie, alla Trilussa, e nemmeno quella che si può di compensare con i contributi, che danno a chi ha già qualcosa, ma quella degli ultimi che stiamo lasciando sempre più indietro, in tutti i settori. Questa disparità non deve esserci pena una comunità più fragile: il benessere di tutti è un determinante di salute per ciascuno. L’emergenza epidemiologica rischia di lasciare indietro, soprattutto nei settori dell’educazione e dell’istruzione, una fetta significativa di una generazione.

Leggi il Documento Nota Aggiornamento al DEFR