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Decreto sicurezza: un passo indietro verso la barbarie

Il decreto sicurezza di Salvini è un passo indietro verso la barbarie, un provvedimento assolutamente diabolico perché non risolve il problema dell’inclusione, ma cerca di esasperare le situazioni azzerando lo Sprar e non permettendo ai richiedenti asilo di fare nessuna attività nel periodo in cui sono ospitati. Scelte da cui non possono che derivare gravi problemi di convivenza.

E’ davvero molto pericoloso ciò che viene fatto ed è contrario alla Costituzione perché colpevolizza e criminalizza una condizione che invece la Costituzione prevede che debba essere trattata con rispetto e lo fa in modo tale che la situazione si esasperi.

Le persone in attesa di conoscere la propria sorte sono trattate alla stregua di criminali e in contesti che non possono che sfociare in tensioni sociali.

Con questo decreto diventato legge si butta via tutta l’esperienza maturata fino a oggi. È un provvedimento che nasce da una profonda ignoranza perché lo Sprar era un modello di inclusione. Invece di perfezionarlo, hanno volutamente strumentalizzato il tema dell’immigrazione favorendo l’instabilità in quanto si punta a radicalizzare la presenza degli stranieri affinché possano essere utilizzati come capro espiatorio. Tutto questo è diabolico.

Qui sotto l’articolo del Messaggero Veneto:

Decreto Salvini (si salvi chi può!)

In seguito all’approvazione da parte del Senato del Decreto Salvini, Open Sinistra FVG propone un incontro dal titolo “Decreto Salvini (si salvi chi può!) – Prima i diritti di tutti e tutte”.

L’incontro, aperto al pubblico, avrà luogo giovedì 15 novembre alle ore 17:00 a Trieste, presso la Sala Tessitori in Piazza G. Oberdan 5.

L’evento prevede gli interventi di:
– Furio Honsell, Consigliere regionale – lista Open Sinistra Fvg
– Sabrina Morena, Consigliera comunale del Comune di Trieste
Gianfranco Schiavone, Presidente ICS – Consorzio Italiano di Solidarietà
– Caterina Bove, Avvocato Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione

I diversi interventi andranno ad analizzare dal punto di vista politico e giuridico il decreto con il quale si distrugge il sistema SPRAR favorendo invece la forte concentrazione di persone nei grandi centri di accoglienza straordinaria.

Con questo incontro si vuole spiegare come il decreto sicurezza creerà in realtà profonda insicurezza puntando a ledere i principali diritti umani come il diritto all’asilo, il diritto alla libera circolazione, il diritto a un trattamento equo e dignitoso.

Per info organizzative: [email protected] 

Modifica requisiti di accesso servizi Ater: unico fine escludere e discriminare tra i più poveri

È doloroso discutere una proposta di legge il cui solo fine è quello di escludere e discriminare tra i più deboli, cercando di capitalizzare vantaggio elettorale, promuovendo la guerra tra i poveri. Per chi, come me, intende la politica come servizio, l’inclusione degli ultimi della fila, di chi si trova alla base della piramide è il principio ideale, e badate bene non ideologico, dal quale prendere le mosse per tutte le azioni.

Aumentare da 2 a 5 anni di residenza il requisito di accesso a tutta una serie di servizi in merito al diritto alla casa, dalle opportunità dell’edilizia sovvenzionata, a quella convenzionata e agevolata, non risolve assolutamente né le difficoltà di alloggio né la disparità abitativa che ancora affligge la nostra Regione. È semplicemente una concessione al rancore verso i diversi. Diversi in questo caso perché più nuovi, come se 2 anni di residenza e di lavoro nella nostra regione non fossero garanzia sufficiente del loro desiderio di partecipare allo sviluppo del Friuli Venezia Giulia. A conti fatti, questo incremento va a colpire indiscriminatamente tutti i cittadini che sono venuti nella nostra regione per lavorare, indipendentemente dalla loro nazionalità ed ha solamente una valenza simbolica di chiusura, di proclamazione di una volontà di isolamento.

Se proprio si fosse voluto potenziare il requisito della residenza, che può essere scelta legittima, si poteva introdurre un apposito punteggio premiale. Ma no, non conta per questa maggioranza il risultato, ciò che conta è il gesto assoluto, pubblico, forte nella sua brutalità; discriminante nei confronti dei cittadini stranieri, appare infine l’impossibilità di utilizzare, diversamente dai cittadini comunitari, l’autocertificazione nella dichiarazione di non possedere altri alloggi nel paese di origine. Non solamente in alcuni di questi paesi non c’è garanzia di efficienza burocratica, ma i documenti stessi possono essere difficili da reperire e comunque saranno scritti in una lingua per la quale ulteriori oneri di traduzione autenticata saranno necessari.

Ben altro dovrebbe essere l’atteggiamento di questa Giunta nei confronti della politica abitativa. Si dovrebbero progettare piani di ristrutturazione per migliorare la qualità degli immobili esistenti, la loro coibentazione e la loro accessibilità, oltre a prevedere un cospicuo incremento di dotazione e recupero di immobili demaniali e di aree militari dismesse.

L’Europa dei diritti prevale sull’Europa delle paure

Nella settimana in cui il Consiglio comunale di Verona ha approvato una mozione greve e insultante nei confronti dei diritti delle donne, con il prevedibile plauso della componente più reazionaria del governo nazionale una buona notizia giunge dalla #Romania con il plateale fallimento del referendum omofobico finalizzato alla cancellazione dei diritti in campo familiare delle persone omosessuali.

Si tratta di un segnale importante che conferma come l’egemonia culturale dell’estrema destra non sia generalizzata e neppure irreversibile. La fabbrica delle paure di Orban o Salvini non è la sola opzione esistente e sul tema della difesa dei diritti i popoli e i cittadini dell’Europa si dimostrano spesso migliori dei loro governanti.

Lo abbiamo appreso noi italiani al tempo del referendum su aborto e divorzio, lo apprendono i rumeni oggi.

Qui sotto l’articolo de Il Piccolo di oggi: