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Relazione su DDL 120 di modifica alla Legge regionale 14/2015 su programmazione europea

Non c’è alcun dubbio, la nostra Regione grazie anche alle norme introdotte per l’ultimo settennato di programmazione europea, 2014-2020, proprio grazie alla L.R. n. 14/2015 che oggi si va a modificare, è riuscita a non venire penalizzata nella quota di finanziamento proveniente dall’UE. Non fu così invece nel settennato ancora precedente. Inoltre, anche una settimana fa, in occasione dell’audizione dell’assessore Zilli, siamo stati confortati che gli obiettivi di rendicontazione, i cosiddetti N+2, siano già stati raggiunti per 2021.

Nella sostanza, il presente DDL va a riflettere e ad aggiornare le strategie poste in essere dalla L.R. n. 14/2015 sul nuovo periodo di finanziamento europeo, ovvero il 2021-2027. E, proprio per non incorrere in possibili ritardi di rendicontazione passibili di penalizzazione, va a confermare, per così dire, la pratica dell’overbooking per circa 20 milioni di euro. Con fondi esclusivamente regionali, giocando d’anticipo, istituisce infatti un parco progetti al quale eventualmente attingere qualora non dovesse esserci sufficiente capacità di spesa in altri progetti.

Non si può dunque che apprezzare questa tattica di astuzia finanziaria da parte dell’assessore e dei suoi collaboratori. Ma il ruolo dell’opposizione è quello di frenare i trionfalismi e contribuire invece al miglioramento legislativo attraverso un’operazione di dibattito critico. Con questo consueto spirito, dunque, svilupperò alcune considerazioni.

In primo luogo ci troviamo sempre, e soprattutto quando ci si traguarda ad obiettivi come quelli definiti dalla regola dell’N+2, a ragionare secondo una logica dell’adempimento e non del risultato. Un esempio è fornito proprio dai progetti più importanti della programmazione europea 2014-2020, cioè quelli dello sviluppo integrato dell’agen su da urbana (i discendenti di quei PISUS che ancora qualche settimana fa questo Consiglio ha prorogato nei tempi di realizzazione con la L.R. n. 1/2021 a favore di alcuni comuni infelici). Ebbene questi progetti strategici sono quelli che sono più in ritardo nella loro realizzazione. Ricordo che i PISUS (che peraltro furono assegnati a Udine quando ero Sindaco solamente in extremis dalla Giunta Serracchiani, perché la Giunta precedente Tondo gli preferì proprio quei progetti che abbiamo prorogato la settimana scorsa), furono invece quelli che permisero di realizzare tra l’altro i primi spazi di co-working e di innovazione imprenditoriale a Udine nonché irrobustirono la riqualificazione di numerosi immobili.

La tecnica dell’overbooking e del “parco progetti”, pur lodevole, può quindi avere un effetto rimbalzo, ovvero un effetto paradosso. Può portare quasi a rallentare lo sprone a ultimare i progetti più difficili e complessi da realizzare, che sono di solito anche quelli più strategici, perché viene meno l’urgenza di doverli rendicontare, in quanto sono disponibili per evitare penalizzazioni progetti più facili da realizzare, meno integrati e quindi di minore rilievo.

Andrebbe quindi introdotta una misura di controllo severa nei tempi di attuazione dei progetti, non limitandosi a raggiungere l’obiettivo della mera rendicontazione cumulativa, che non spinge verso la qualità. Lo sforzo dovrebbe andare nella direzione del risultato, e non solamente nell’accumulazione di spese fatte e rendicontabili indipendentemente dalla loro qualità.

Questa considerazione ci porta ad un’altra osservazione che più volte ho cercato di fare in Commissione ma le risposte ricevute non mi hanno ancora soddisfatto. Riguarda la perdita della specificazione di “un parco progetti ammissibile a finanziamento comunitario, ai sensi…” che compariva nell’art. 1, comma 2 della L. R. n. 14/2015, a seguito dell’art.2, comma 5 del presente DDL. Ovvero, viene meno l’esplicita garanzia che le risorse regionali che beneficerebbero nel loro investimento dell’agevolazione di una gestione “fuori bilancio” secondo la flessibilità delle norme europee, siano destinate proprio tutte a progetti coerenti con le finalità dell’azione europea. Non si mette in dubbio le intenzioni degli estensori, ma preservare il principio che il parco-progetti regionali, gestiti “fuori bilancio”, non debordi dalle finalità della programmazione europea è a mio avviso indispensabile in una norma. Deve esserci un vaglio di quali progetti vanno nel parco-progetti. Certamente sarebbe auspicabile che ciò avvenisse anche nella piena consapevolezza del Consiglio, o per lo meno della Commissione.

Questa preoccupazione deriva anche dal fatto che l’entità dell’overbooking non è stata giustificata nemmeno in percentuale. La norma dovrebbe contenere il metodo che ne giustifica l’entità, altrimenti sembra dettata più da contingenze ed è dunque impossibile valutare se sia sufficiente ai fini peri i quali è introdotta oppure è sovrastimata o addirittura sottostimata.

Anche all’art. 7 bis comma 5 del presente DDL ci si continua a riferire a “modalità” europee nella gestione di questi fondi regionali ulteriori. Ritengo che sia indispensabile aggiungere anche il vocabolo “finalità”.

L’ultima considerazione è strettamente correlata a questa e riguarda proprio la progettualità in sé. Ancora una volta viene rimandato il momento nel quale si parla dei progetti veri e propri, che poi sono gli unici a giustificare tutta questa procedura. Sottolineo ancora una volta che il DEFR a cui si fa riferimento per default è piuttosto misero e provocatoriamente fu lasciato in bianco sei mesi fa per essere poi affrettatamente abbozzato in una fantasmagoria di parole chiave.

Riguardo alle tematiche della Next Generation EU, questo Consiglio non solamente non approva le mozioni di indirizzo come l’ultima sul green deal nel settore primario presentata dall’opposizione, ma anche il tema della transizione energetica, e della preventiva misurazione e riduzione dell’impronta carbonica e conseguente avviamento del processo di decarbonizzazione che avevo delineato nella PDL n. 77 non è stato nemmeno avviato. Anzi le grandi opere che hanno suggellato la Legge di stabilità approvata in dicembre vanno nella direzione del consumo di suolo e sembrano sghembe rispetto alle direttive europee. Fino a quando si affronta la progettualità così da lontano è difficile riuscire ad avviare quel cambiamento di paradigma che dovrebbe essere il vero scopo della prossima programmazione europea. È necessario sviluppare una mentalità ben diversa da quella delle mere astuzie nella rendicontazione degli adempimenti, che sono abilmente rappresentati in questo provvedimento.

In aula intendiamo proporre quindi emendamenti sulle finalità dei progetti da inserire nel parco-progetti ed emendamenti che prevedano la condivisione in Commissione di una programmazione 2021-2027 più dettagliata. Proporremo anche OdG volti ad avviare una politica concreta di riduzione del cospicuo contributo pro-capite che questa regione sta fornendo al riscaldamento globale. Lo dobbiamo, aldilà delle formule retoriche, alle future generazioni.

In Commissione ci siamo astenuti. Un’approvazione as is di questo DDL non ci vedrà favorevoli.

Testo del DDL 120 fuoriuscito dalla Commissione

Su relazione Riccardi e Fedriga su andamento pandemia e Covid-19

“La relazione di Riccardi e Fedriga, in Consiglio Regionale FVG questa mattina, sull’andamento della pandemia Covid-19 e le vaccinazioni è stata assolutamente insoddisfacente. Non solo Riccardi ha dedicato troppo tempo a disquisire sui post a lui ostili trovati in rete (forse l’Assessore alla sanità in questo momento dovrebbe occuparsi d’altro) ma non ha minimamente toccato il tema molto serio della sospensione dell’attività chirurgica anche oncologica a causa di una situazione fuori controllo. Non ha nemmeno affrontato la grave carenza di personale e il problema degli straordinari di personale ormai allo stremo. Circa il piano vaccinale Fedriga e Riccardi hanno dichiarato che hanno seguito le indicazioni del governo, anche se poi hanno dichiarato che ciò non è sempre avvenuto. Riccardi e Fedriga hanno poi snocciolato un piano vaccinale molto complesso e inevitabilmente confuso. Le gravi preoccupazioni sulla rapidità delle vaccinazioni delle fasce più anziane della popolazione e sulle persone fragili e coloro che le accudiscono non sono state fugate” ha dichiarato il consigliere regionale Furio Honsell di Open Sinistra FVG.

Un mio commento all’ultimo DDL 125 su Sicurezza e Polizia Locale

“Ma davvero in un momento di grave insicurezza sanitaria si doveva monopolizzare il Consiglio regionale per quasi un mese sul tema della sicurezza urbana, come è avvenuto con il DDL125? I prefetti tra l’altro hanno sempre dichiarato che questo non è un problema in FVG.
Questa legge purtroppo contribuirà ad accrescere la conflittualità e l’emarginazione nelle nostre comunità. La Regione si prepara a riconoscere, all’insaputa dei sindaci, gruppi e gruppuscoli che si autodefiniscono “controllori del vicinato”. Oltre a legalizzare di fatto queste ronde, il Disegno di Legge n. 125 istituisce schiere di volontari della sicurezza, steward della sicurezza, e altri ausiliari e controllori accanto alla Polizia locale.
Questa legge decreta anche la fine del “vigile di quartiere” sostituendolo con un nuovo corpo, a forte ingerenza e controllo regionale, con aspirazioni di mero controllo e repressione.
Ben altra avrebbe potuto essere l’interpretazione della “sicurezza integrata”. Accanto alle azioni repressive la sicurezza si costruisce anche con azioni positive che rimuovano, con interventi di riqualificazione urbana e sostegno sociale le cause dell’emarginazione e dell’insicurezza che ne deriva.
Le società più sicure sono quelle più solidali non quelle costruite sul controllo e la sfiducia del vicino. Questa maggioranza non ha voluto capirlo. Per questo motivo abbiamo votato contro come Open Sinistra FVG” ha dichiarato il consigliere regionale Furio Honsell.

Relazione Honsell su DDL 125 “Politiche integrate di sicurezza e ordinamento della polizia locale”

Perché il titolo di questo DDL non è <<Modifiche alla L.R. 29 aprile 2009, N. 9 recante “Disposizioni in materia di politiche di sicurezza e ordinamento della polizia locale”>> quando di questo trattano buona parte degli articoli come mi è stato fatto notare, sarcasticamente, dall’assessore in Commissione? È forse per dare maggiore enfasi a questo provvedimento, che ha un significato strategico nella politica propagandistica di questa maggioranza, mentre il parlare di mera “modifica” non avrebbe dato sufficiente visibilità sui social networks? O forse questo DDL, nel modificare tale legge, sottende invece un più sottile cambiamento nel paradigma della polizia locale, il cui controllo viene centralizzato in Regione a scapito dell’autonomia dei Comuni, come si evince da svariati articoli quali 6, 11, 15 e 16. Quanto sarebbe ironico tutto ciò nei confronti di quei Comuni che all’epoca delle UTI rifiutarono il coordinamento sovracomunale delle polizie locali, proprio perché si sarebbe indebolita la figura del “vigile di quartiere”, che adesso con l’Art. 6 viene addirittura azzerata! Probabilmente valgono entrambe queste interpretazioni nella scelta del titolo.

Certamente in questo DDL c’è la volontà di rileggere tutti i fenomeni sociali che stiamo vivendo esclusivamente sub specie di “controllo e sicurezza”. Con azioni negative e non con azioni positive. Ciò si concreta nell’irrobustimento degli articoli sugli addetti alla sicurezza sussidiaria quali gli steward (Art. 8), a cui si vanno ad affiancare una pletora di altre figure della cosiddetta sicurezza partecipata: i volontari per la sicurezza (Art.10), i gruppi di vicinato e i gruppi di cittadinanza attiva comunque denominati (Art. 11). (Riguardo a questi ultimi non posso esimermi dal sottolineare che la quasi cinquantenaria associazione Cittadinanzattiva, che “promuove l’attivismo dei cittadini per la tutela dei diritti, la cura dei beni comuni, il sostegno alle persone in condizioni di debolezza” certamente non si riconoscerebbe in tale articolo. Tale dicitura è un autentico caso di domain-grabbing, si direbbe in gergo internet.)

Questa forte regimentazione della comunità in chiave di sicurezza è, a nostro avviso, molto preoccupante. Più volte in commissione l’Assessore ha portato l’esempio di gruppi FB sorti spontaneamente con lo scopo della sorveglianza e controllo del vicinato. Ronde di quartiere e altri gruppi nostalgici di un para-militarismo che speravamo superato, saranno certamente ancora più legittimati dall’Art. 11 del DDL a dare libero sfogo alla loro vocazione repressiva nei confronti dei propri vicini. Non v’è dubbio che il loro occhio vigile colpirà subito i concittadini con abitudini dissimili dalle loro, creando un clima di paura e diffidenza verso i “diversi” o verso chi non voglia omologarsi ad una logica autoritaria. Quanto renda ancora più pericolosa questa deriva è che il Sindaco sia completamente escluso dal processo di riconoscimento di questi gruppi. L’Art. 11 è secco, e recita così: “La Regione riconosce …come strumenti …dell’attività di prevenzione”. Ci sarà dunque un albo regionale delle associazioni di controllo e repressione del vicinato? Non ho ricevuto risposta. Auguri, Sindaci!

Inoltre gli Artt. 3 e 4 che istituiscono l’Osservatorio sulla Sicurezza nonché quelli successivi che definiscono i principi della sicurezza integrata ai sensi del D.L. 14/2017 e gli obiettivi generali del programma annuale della sicurezza delineano una concezione dello spirito di comunità, che rifiutiamo nel modo più netto. Il senso di comunità non si costruisce sulla diffidenza e il sospetto, su azioni negative, che sono alla base di tutte queste iniziative, bensì su azioni positive di solidarietà nel riconoscere chi è diverso da noi come vicino a noi. Clamorosi nel rappresentare questa visione mi sembrano alcuni commi dell’Art. 3 che definiscono i temi di cui si occupa l’osservatorio. Il comma 2 lettera b) recita così “valutazione e rilevazione dei fenomeni di devianza, di emarginazione e di bullismo”. Ma come, mescola vittime e carnefici? Ma il problema dell’emarginazione è un problema sociale che va combattuto abbattendo le disparità, non è un problema di sicurezza! Altrettanto preoccupante è il comma 2 lettera e) che concerne il “monitoraggio del problema dell’immigrazione clandestina”. Ma tra tutti i problemi di illegalità che affliggono la nostra società che a nostro avviso sono in primo luogo l’infiltrazione mafiosa, il lavoro nero e l’evasione fiscale, si vuole mettere l’accento proprio su un fenomeno che ben sappiamo come marginale e legato alla problematica delle migrazioni e dei richiedenti asilo, che sono comunque riconosciuti dalla nostra Costituzione? E per giunta, si utilizza lo stesso lessico che è risuonato in quest’aula ai primi di agosto dalla bocca di quei facinorosi che, avendo sfondato i controlli degli ausiliari alla sicurezza del Consiglio, si proponevano con megafono e proclami come i nuovi paladini della sicurezza? Almeno per questione di rispetto istituzionale tale locuzione non andava usata nel testo di legge!

Circa l’osservatorio non posso non rilevare come l’ampia argomentazione contra speculas, che fu svolta dalla Giunta quando la proposi nella PDL per il contrasto ai fenomeni di solitudine, non sia stata applicata in questo caso e non siano stati nemmeno chiariti i costi le modalità di gestione delle figure di cui ci si intenda avvalere.

Un’ultima considerazione generale, in Commissione si è spesso parlato di “percezione di insicurezza”. A parte che dal VI secolo a.C. si diffida dalla “percezione” se questa non corrisponda alla “verità”, ma se dunque di verità si tratta allora questa Giunta ha forse fallito nell’assicurare quella sicurezza che fu il suo cavallo di battaglia elettorale? E se si fosse voluto affrontare proprio il “pregiudizio” di insicurezza, altre sarebbero state le misure da introdurre, volte a costituire una comunità più coesa, più aperta e fiduciosa. Non vi è dubbio infatti che questa propaganda sulla sicurezza martellante, amplifica proprio una percezione falsa, seminando paura e diffidenza. Amaramente si deve riconoscere che questo DDL lungi dal rasserenare il clima nelle nostre comunità, ponendo in risalto le iniziative autogestite di volontari per la sicurezza, di fatto alimenta la paura a tutto vantaggio di quei suoi imprenditori che avvelenano la nostra quotidianità.

Per tutti questi motivi in Commissione abbiamo votato contro questo DDL.

Non abbiamo ritenuto nemmeno corretto che non ci sia stata una trattazione ordinaria del DDL ovvero che non sia stata pianificata una pausa tra l’illustrazione del provvedimento legislativo e l’espressione del parere. A nostro avviso dovrebbe essere assicurato di prassi uno spazio per le audizioni. Le audizioni servono ai legislatori per comprendere le motivazioni dei portatori di interesse, anche quando magari possono aver già espresso un parere positivo. L’osservazione più volte ribadita dall’Assessore che il CAL si era già espresso positivamente non ha nessun rilievo, infatti, sull’eventuale audizione del presidente del CAL stesso. Le audizioni sono momenti di approfondimento per i legislatori attraverso il dialogo. Ribadiamo quindi con forza che si possa al più presto ritornare ad una procedura ordinaria nella trattazione dei provvedimenti legislativi.

Con il consueto spirito costruttivo cercheremo di offrire dei contributi.

Il primo è volto a chiarire cosa si dovrebbe intendere a nostro avviso per sicurezza integrata. Il nodo è l’Art.6. La sicurezza è integrata se gli interventi definiti nel programma si coordinano e si integrano con le politiche regionali in materia di prevenzione, contrasto e riduzione delle cause del disagio e dell’emarginazione sociale, riqualificazione urbana e del territorio, vigilanza urbanistica e del demanio, protezione civile e tutela dell’ambiente nonché prevenzione dei disastri naturali e incendi, formazione professionale, e politiche attive del lavoro e rapporto con gli enti locali. Così hanno interpretato il D.L. 14/2017 altre regioni alle quali avremmo dovuto ispirarci. Sicurezza integrata significa infatti sviluppare progetti integrati a cominciare dalle direzioni regionali, gli enti locali e gli altri enti pubblici. Non si integra invece irreggimentando sotto l’egida della polizia locale ogni sorta di gruppo o gruppuscolo che se ne autonomini custode.

Proprio il tema della programmazione e dei regolamenti ci conduce ad un’altra questione che deve essere sistematicamente ribadita in Consiglio a suon di emendamenti di questi tempi. La Giunta non può richiedere deleghe in bianco. Regolamenti e programmi vanno emanati sentita la Commissione competente. E questo il caso degli Artt. 15 e 16. Addirittura all’Art. 31, tale passaggio previsto nell’Art. 25 della vecchia L.R. 9/2009 è stato abolito. Con lo stesso spirito ogni programma, e in primis quelli dell’Art. 6, andrebbe rendicontato rispetto ad indicatori di risultato reali e non “percepiti”.

Intendiamo proporre emendamenti abrogativi e la riformulazione di altri articoli cercando di far emergere il significato di “integrazione” sopra delineato. In particolare intendiamo puntare sulla mediazione sociale come strumento per il superamento dei conflitti e su programmi che prevedano azioni positive di carattere sociale e non meramente negative. Introdurremo anche precise garanzie che dovranno soddisfare tutti coloro che verranno reclutati nelle varie forme di sicurezza partecipata. Il tema della sicurezza sui social network e dei social come veicolo di odio sembra piuttosto sottovalutato. Cercheremo di provvedere.  Analogamente proporremo di reintrodurre esplicitamente i riferimenti alla privacy nella costruzione della banca dati delle telecamere.

Infine rileviamo come molte siano le situazioni nelle quali il controllo della polizia locale sembra indebolirsi e sfuggire ai sindaci, intendiamo restituire forza a tale controllo.

In conclusione confermiamo la valutazione molto negativa su questa norma già espressa in Commissione.

Il testo del Disegno di Legge 125 fuoriuscito dalla Commissione