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Sulle dichiarazioni Riccardi relative alla mancanza di dispositivi di protezione per operatori sanità

Con imbarazzo leggo nei giornali che l’Assessore alla Sanità del FVG Riccardi ha dichiarato che risultano mancanti i principali, e basilari aggiungerei io, dispositivi di protezione (mascherine adeguate, occhiali protettivi e guanti) contro COVID19 per gli operatori sanitari. Ancora l’Assessore ha affermato che “in questa maniera, si rischia una maggiore diffusione dei contagi all’interno delle strutture ospedaliere”.

Sono dichiarazioni gravissime quelle dell’Assessore: il responsabile dell’amministrazione regionale si sarebbe dovuto già attivare alcune settimane fa per verificare la presenza e la disponibilità dei principali dispositivi di sicurezza, validi per tutti gli operatori sanitari (dal medico di famiglia al pediatra, dagli OSS agli infermieri e medici degli ospedali), al fine di prevenire contagi in strutture che dovrebbero curare invece che contagiare o far ammalare le persone.

Tutelare il lavoratore e tutti i pazienti e permettere di operare in modo sicuro nel proprio luogo di lavoro è un reale obbligo e dovere dell’Assessore Riccardi. Basta mettere avanti le mani e chiedere che Fedriga intervenga chiedendo a Conte un intervento mediante invio in Regione del materiale arrivato dall’estero. Dovevano già nel passato essere previsti degli acquisti di questo tipo: più e più volte nelle sedi preposte avevo espresso i miei dubbi relativamente alla carenza di azioni dedicate alla prevenzione per i cittadini e alla necessità di procedere con risorse più adeguate per le borse di specializzazione mediche, ma purtroppo la risposta che ci era stata data, in sede di discussione di una mozione dedicata e dei provvedimenti della Legge di stabilità, si era limitata, liquidandoci, al riferire che tale misura era già stata ampliata con alcune risorse in più. Aggiungerei un’ultima cosa: forse, durante l’ultima stabilità sarebbe stato più opportuno ridurre i fiumi di denaro che sono stati investiti in sistemi di videosorveglianza e foto trappole ai confini, utilizzate come propaganda elettorale, e inserite invece più risorse nelle misure di prevenzione.

Proprio nelle scorse leggi di riforma sanitaria avevamo proposto diversi emendamenti, molto importanti sul tema della prevenzione, ma purtroppo in quelle occasioni erano stati bocciati.

Qui sotto l’articolo del Messaggero Veneto di oggi:

SviluppoImpresa: sospendere iter ordinario legge e avviare consultazione urgente

Il consigliere Furio Honsell di Open Sinistra FVG rivolge alla Giunta e al Presidente del Consiglio la richiesta che domani in occasione della discussione in aula del DDL 80, SviluppoImpresa, non si operi come se nulla fosse, prevedendo solamente qualche contributo alle imprese in difficoltà: “È opportuno sospendere l’iter ordinario di questa legge”, dichiara.

Honsell prosegue: “E’ fondamentale avviare una consultazione con i rappresentanti delle categorie economiche e le parti sociali, per rispondere a questa nuova grave crisi. Sarebbe surreale trattare i dettagli di un articolato che non tenga conto di questa preoccupante vicenda.”

Furio Honsell intende fare una richiesta in questo senso, domani mattina all’inizio dei lavori d’aula.

Sulla soppressione di ERPaC

“Ieri durante l’audizione dell’Assessore Gibelli in V commissione è emerso con preoccupante chiarezza quanto l’ERPaC sia stato chiuso solamente per una volontà pregiudiziale dissimulata da una volontà di semplificazione”. Così afferma il Consigliere regionale di Open – Sinistra Fvg, Furio Honsell.

L’Assessore inoltre non ha voluto delineare quale sarà il piano attuativo delle attività di ERPaC all’interno della Direzione, anche perché questo è solamente abbozzato. “Siamo quindi molto preoccupati che queste incertezze provocate dall’abbandono di un percorso certo possano essere eccessivamente limitative per dare la giusta e adeguata risposta che il sistema museale e della cultura regionale richiede”.

Si chiede ancora Honsell: “certe funzioni quali l’attività di ricerca e catalogazione, l’attività di formazione mirata e di aggiornamento degli operatori culturali, l’organizzazione di eventi espositivi e musicali, la promozione, prima condotte dall’ERPaC, potranno essere gestite in modo adeguato da un ente di livello strategico e così complesso come la Regione?”.

“Noi di Open – Sinistra FVG monitoreremo, nel futuro, la gestione del personale e delle attività nella speranza che sia data continuità delle funzioni e la giusta dignità al sistema museale e culturale della Regione Friuli Venezia Giulia”.

Relazione Honsell su Pdl 21 “Interventi volti alla conoscenza, alla diffusione e al ricordo del dramma delle foibe e dell’esodo istriano-fiumano-dalmata”

Presidente, illustri colleghi e colleghe,

questa proposta di legge è l’ennesima strumentalizzazione di un dramma umano collettivo che fino alla legge n. 92/2004 che istituì il “Giorno del Ricordo” non fu mai riconosciuto ufficialmente dalla Stato italiano. Parlo di “strumentalizzazione” perché in meno di due anni in quest’aula sono già state presentate varie mozioni su questa tematica, alcune delle quali hanno avuto toni assai minacciosi nelle premesse. Questa vicenda oggi non ha però più bisogno di essere portata alla luce perché è riconosciuta come una delle tragedie del ‘900 e ogni iniziativa, a cominciare dal Giorno del Ricordo deve condurre a riflessioni rispettose e commemorazioni composte, volte a unire le comunità, non a dividerle.

Penso che nessuno possa negare che sia in qualità di sindaco di Udine (sono stato infatti il sindaco che ha dedicato un parco alla memoria delle “Vittime delle Foibe”) che con il mio comportamento in occasione delle precedenti mozioni discusse in quest’aula ho sempre avuto un atteggiamento ispirato al riconoscimento della tragedia e al superamento degli odi. Ritengo però, che questa legge non vada approvata per i seguenti motivi:

1. pone in capo al Consiglio regionale, attraverso gli artt. 3 e 4, un ruolo che non è legislativo, ma puramente esecutivo e gestionale, ovvero la direzione di commissioni, nonché l’organizzazione di altre iniziative pubbliche. Il Consiglio regionale non ha strutture operative o gestionali per svolgere queste attività. Dovrà quindi delegarle di fatto ad altre strutture. Questa legge introduce dunque un protagonismo fuori luogo del Consiglio con chiari intenti meramente propagandistici e mediatici;

2. trattare una tematica così complessa che suscita ancora rancori e sentimenti tanto contrastanti richiederebbe che venissero coinvolte figure istituzionali che si occupano di Storia contemporanea e in primo luogo i Dipartimenti di Storia delle nostre Università. L’assenza di qualsiasi loro coinvolgimento, per esempio nella composizione della commissione dell’art. 3, comma 2, rischia di promuovere un’attività con finalità educative senza nessuna qualificazione metodologica. Una legge regionale dovrebbe avere invece sempre finalità alte ed ampie;

3. la legge statale n. 92/2004 giustifica già il sostegno di iniziative come quelle delineate da questa legge regionale, attraverso i canali degli assessorati; i quali peraltro già lo stanno facendo;

4. istituire una legge solamente su queste vicende senza tenere conto di un più ampio inquadramento e approfondimento sulle caratteristiche e i crimini della guerra imperialista condotta dall’Italia fascista nei Balcani e delle sue politiche totalitarie, nazionalistiche e razziste in questi territori, alimenta una lettura rancorosa, squilibrata e divisiva di questa tremenda vicenda. Così purtroppo è avvenuto negli ultimi 70 anni. Si dovrebbe favorire invece soprattutto nelle scuole una riflessione e una commemorazione condivisa, che unisce.

Per tutti questi motivi, proprio il rispetto per le vittime innocenti e per la sofferenza umana dei loro familiari e dei testimoni di quelle vicende dovrebbe spingere a non formulare mai leggi come questa che cinicamente cercano di capitalizzare a fini elettorali tanta sofferenza e tragedia.

Se davvero si vogliono promuovere concorsi nelle scuole sulla complessa tematica dei confini orientali dell’Italia e la presenza italiana in Istria e Dalmazia, per favorire la convivenza civile tra i popoli e scongiurare che tragedie come queste si possano ripetere, allora andrebbero coinvolti oltre alle Università anche rappresentanze istituzionali delle comunità slovene in Italia e italiane in Slovenia e Croazia.