BLOG

Linee di indirizzo alla componente regionale della Commissione Paritetica

Tesi

Parafrasando Ippolito Nievo, si potrebbe dire che il FVG è un compendio dell’universo per la sua sorprendente diversità in un’area e con numeri così piccoli ancorché significativi. Il FVG ha infatti caratteristiche estremamente varie e complesse nei settori demografici (distribuzione geografica e di età), ambientali (biodiversità, diversità di accesso all’acqua, ecosistemi di pianura di montagna e costieri), produttivi (distretti industriali, risorse agricole, turistiche), dei servizi (autonomia socio-sanitari), istituzionali (alto numero di enti locali tra loro integrati in svariati modi) tali da renderla un campione estremamente rappresentativo di problematiche nazionali. Essendo anche una regione virtuosa, efficiente ed innovativa, il FVG è quindi un candidato naturale per lo Stato a svolgere il ruolo di Regione Laboratorio per tutta una serie di settori. L’atteggiamento della Commissione Paritetica dovrebbe essere pertanto assolutamente proattivo e non rivendicativo o passivo, favorendo lo sviluppo di tale ruolo.

Metodologia

a. Prevedere incontri annuali con il Consiglio, e incontri periodici con i Capigruppo congiuntamente alla Giunta, in modo da tenere informati sulle problematiche trattate e sintonizzare, aggiornare, precisare e contestualizzare le linee di indirizzo qui riportate.

Demanio

a. Aree militari dismesse. Su questa regione insistono pesanti servitù militari, ma insistono pure oltre 100Km2 di aree militari dismesse appartenente sia al Demanio militare che all’Agenzia del Demanio. Non sono percorribili pertanto logiche semplicistiche di cartolarizzazione e di valorizzazione economica da parte dell’Agenzia. Va invece definito un programma decennale di riqualificazione d’intesa con la Regione, sentiti i Comuni interessati.

b. Bacini idrici. Una delle caratteristiche di questa regione è la pluralità di modelli di gestione delle acque: sorgenti, pozzi, risorgive, pozzi artesiani.  Questa pluralità di modalità ha determinato specificità socio-culturali e tecniche importanti. Le norme nazionali vanno dunque declinate con particolare attenzione a questo contesto.

Ambiente

a. Mitigazione e adattamento ai mutamenti climatici. Ogni anno tempeste con conseguenze sempre più devastanti si abbattono su questa regione, ma si continua a ragionare sempre in modo emergenziale invece che strutturale. Vanno sviluppate importanti strategie condivise per l’adattamento e la mitigazione degli effetti dovuti al riscaldamento globale. Il tema è urgente.

b. Regione Laboratorio. Per le caratteristiche anche sopra esposte relativamente all’acqua, e all’energia, va promosso un PAESC (Piano attuativo per l’Energia Sostenibile e il Clima) multilivello tra Stato e Regioni. Il FVG può diventare Regione Laboratorio. Valorizzando in particolare le esperienze d’avanguardia, come nel caso di Udine che è stata pioniere nel Patto dei Sindaci per l’abbattimento delle emissioni di CO2 da fonti fossili. L’accordo di Parigi e gli atti successivi dei COOP richiedono ancora di più, a tutti i livelli.

Sanità

a. Dichiarazioni anticipate di trattamento. La Regione FVG e la città di Udine sono state pioniere nella difesa dei diritti della persona nel fine vita e nell’introdurre sistemi, anche d’intesa con il Collegio dei Notai, per la registrazione e messa a disposizione di Testamenti in Vita. Il FVG è dunque interlocutore privilegiato per lo Stato anche grazie al suo sistema Sanitario Regionale per sperimentare regolamenti attuativi alla L. 219/17.

Trasporti

a. Questa regione è fortemente penalizzata dal traffico merci su gomma e dalla pochezza e arretratezza del sistema su rotaia. Vanno eliminati passaggi a livello su linee interamente in area urbana mentre vanno potenziate l’alta capacità, i nodi intermodali e le metropolitane leggere. Queste ultime sono importanti anche tra centri minori visto il carattere policentrico di questa regione.  

Rapporti Internazionali e Migrazione

a. Rafforzare il c.d. “potere estero” della Regione in particolare con riferimento alla stipula di accordi e convenzioni anche tra enti, nella gestione delle risorse comunitarie e nell’internazionalizzazione del settore produttivo. Ipotizzare, inoltre, forme di collaborazione strutturale tra la nostra Regione e gli Stati contermini per quanto riguarda la tutela e la valorizzazione del patrimonio boschivo, marittimo e naturale in generale.

b. I differenziali fiscali e quelli relativi ai costi nei servizi creano spesso competitività negative per il FVG da parte delle regioni dei paesi confinanti. I rapporti tra Italia, Slovenia e Croazia devono essere calibrati sulle conseguenze che provocano sulla Regione FVG. Gli imprenditori richiedono da tempo la definizione di zone con fiscalità di vantaggio, ad esempio con riferimento ad aree in cui l’industria sia fortemente regredita malgrado esistano tutt’ora strutture e stabilimenti adeguati.

c. Il perimetro della nostra regione è confine nazionale con paesi che sono risultati passaggi obbligati nelle rotte di migrazione internazionale. Qualsiasi politica nazionale di gestione delle migrazioni via terra deve essere declinata specificamente per questa regione.

Beni culturali

a. Favorire un trasferimento di competenze amministrative e organizzative esercitate dal MIBAC in un’ottica di creazione di un sistema museale regionale, fermo il ruolo e il rispetto dei vincoli propri della normativa vigente in materia di tutela e Sovrintendenze.

Europa: idee e valori della politica

Le prossime elezioni europee saranno le più importanti da quando, nel 1979, si è tenuta la prima elezione diretta per il Parlamento Europeo. Da allora l’Unione si è trovata a fronteggiare molte criticità, dal costruirsi un ruolo negli anni della Guerra Fredda fino alla sfida della moneta unica, passando per crisi e tensioni sociali. Ma queste sfide sono state affrontate sapendo che la grande maggioranza dei popoli condivideva il sogno di pace, solidarietà e unità dal quale l’Unione è nata.

Oggi non siamo sicuri sia ancora così. In molti Paesi serpeggiano sentimenti antieuropei, isolazionisti, nazionalisti e reazionari abilmente fomentati da classi politiche di straordinario cinismo e chi ancora crede alla vitalità perdurante del Sogno Europeo è costretto sulla difensiva, quasi a doversi giustificare per preferire un mondo solidale, inclusivo e aperto ad uno chiuso ed egoista.

Complessa appare la posizione delle forze di Sinistra. In tutta Europa sono queste ad aver pagato il conto elettorale della crisi economica e della globalizzazione, per non aver saputo promuovere politiche in grado di temperare il rigore economico con la salvaguardia delle conquiste sociali del ‘900. E oggi la partita di una rilegittimazione dell’Europa si gioca proprio nel campo progressista, attraverso la definizione di idee e politiche di inclusione e innovazione sociale ed economica sostenibile capaci di recuperare il consenso di quei ceti popolari usciti impoveriti dai processi in atto. In Italia e in Europa la Sinistra non può più permettersi di marciare in ordine sparso o di limitarsi a una retorica meramente difensiva. Ai disvalori della destra populista vanno opposti i valori dell’inclusione, dell’accoglienza, dell’uguaglianza e della solidarietà non solo tra ceti sociali, ma anche tra generazioni. Si parla molto in questi giorni di liste o listoni per le elezioni europee. La cosa peggiore che potrebbe essere fatta in tal senso è annegare il tema in un politicismo tutto sigle e formule a scapito dei contenuti.

Penso invece che per fare ripartire il Sogno Europeo sia necessario affermare fortemente che crediamo in un welfare europeo, in un modello di accoglienza europeo, una fiscalità europea che si ponga il problema di rendere più equo un sistema nel quale le grandi multinazionali – in particolare Amazon, Google e gli altri giganti del web – sono sostanzialmente affrancati dall’onere di pagare le tasse a fronte di fatturati stellari. Non è più pensabile un sistema dove i capitali circolano liberamente ma i diritti si fermano ancora alla dogana. Dobbiamo inoltre immaginare un’Europa che riacquisti una leadership politica e morale in temi fondamentali come la pace e la salvaguardia ambientale e su questi temi la Sinistra o gioca un ruolo da protagonista oppure non ha senso di esistere. Per contrastare realmente queste ingiustizie la dimensione statale (e ancor meno quella sub-statale) non sono certo adeguate: è solo un rafforzamento dell’Europa come istituzione e come idea di comunità che può agire utilmente in questo senso.

Il dibattito di questi giorni non ci aiuta. Dobbiamo tutti impegnarci per dare vita a una proposta politica il più possibile unitaria, che valorizzi non solo le appartenenze partitiche ma anche il patrimonio di competenze, esperienze e passione civile che emerge dal mondo associativo e dalla dimensione civica, trovando il modo di costruire nuove forme di partecipazione democratica per una Europa non solo dei governi, immaginando un grande spazio europeo delle comunità e delle città, dell’educazione e della ricerca. Questo sforzo unitario vale in particolare per la nostra Regione, per la sua collocazione geopolitica, per il prezzo che noi per primi pagheremmo in caso di un indebolimento strutturale dell’Unione e perché da quasi un anno viviamo ogni giorno le conseguenze nefaste di un governo regionale autoreferenziale e ostile anche al solo vocabolo “Europa”, che non compare mai nei provvedimenti legislativi.

Cro Aviano: alcune riflessioni sulla vicenda di Erminia Muscolino

Mi ha molto colpito la vicenda relativa la richiesta di assunzione al CRO di Aviano della palermitana Erminia Muscolino.

“…Figurati se andiamo a prendere una da Palermo!” ecco la mail di risposta erroneamente recapitata anche ad Erminia: una frase che a mio avviso si commenta da sé, inutile negare la profonda natura razzista di questo commento: è evidente infatti che chi fa un’affermazione del genere non valuta le persone e le loro qualifiche ma utilizza delle tremende semplificazioni che non possono che derivare da pregiudizi pericolosi.

Giustificare questa frase affermando che non sia la provenienza palermitana il problema ma l’eventuale non convenienza contrattuale per chi viene da così lontano lo considero altrettanto discriminatorio, anche in questo caso infatti la persona passa in secondo piano rispetto la sua provenienza geografica.

Non posso dunque che esprimere la mia solidarietà ad Erminia ed augurarmi che si vada in fondo a questa questione.

Honsell: dopo il caso Englaro la battaglia sul fine vita resta aperta

Si pubblica l’articolo tratto dal Messaggero Veneto a cura di Giacomina Pellizzari.

«A dieci anni dalla morte di Eluana Englaro dobbiamo combattere la battaglia per l’autodeterminazione. Non è possibile che Marco Cappato venga condannato per la morte di dj Fabo». Oggi Furio Honsell è un consigliere regionale d’opposizione, ma nel 2009 quando Eluana morì a Udine, era il sindaco della città. Senza la sua determinazione e il parere favorevole del Cda della Quiete, la donna in stato vegetativo da 17 anni non sarebbe mai arrivata «nella città dei diritti» bollata, in quei giorni, da chi contestava il testamento biologico, come «città della morte». Oggi come allora Honsell si batte per completare i passaggi previsti dalla legge sul fine vita. Lo stesso sta facendo l’associazione Luca Coscioni invitando i politici a correggere l’emendamento presentato dal M5s al decreto Semplificazioni secondo il quale le Dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat) «dovrebbero essere consegnate nel Comune di nascita e non più in quello di residenza, impedendo così a tutte le persone che nel corso della vita hanno cambiato residenza di depositare le proprie disposizioni anticipate di trattamento».

Honsell, assieme all’anestesista Amato De Monte e all’infermiera Cinzia Gori che accompagnarono Eluana nel suo ultimo viaggio, venerdì sarà all’università di Milano, per raccontare quei giorni al convegno organizzato dalla Consulta di bioetica e dal centro studi Politeia per aprire “Il mese dell’autodeterminazione”. È giunto il tempo per riflettere sulla centralità dell’autonomia nelle situazioni di fine vita e di approfondire i temi del suicidio assistito e dell’eutanasia.

«Il primissimo a parlarmi della vicenda Englaro – ricorda Honsell – è stato Renzulli dopo essersi reso conto che non era più possibile trasferire alla Casa di cura “Città di Udine” la donna in stato vegetativo da 17 anni». L’incontro con Beppino Englaro e la lettura della sentenza della Corte d’Appello convinsero il sindaco a garantire protezione politica all’operazione. «Spinsi moltissimo con la presidente della Quiete, Ines Domenicali, il suo vice Stefano Gasparin e il consiglio di amministrazione dell’azienda – racconta – perché venisse rimosso il sondino a Eluana». Non fu facile superare tutti i cavilli burocratici a iniziare dall’obbligo di seguire la lista di attesa per accogliere la nuova paziente. «Furono superati – continua Honsell – perché c’era una forte volontà politica che era la mia». In quella corsa a ostacoli presero parte anche i carabinieri dei Nas «che cercavano di sollevare eccezioni per bloccare tutto. Ero terrorizzato che uno di loro inciampasse nel tappeto per dire “la struttura non è a norma”». E quando l’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, voleva far approvare il decreto che dichiarava illegittimo il percorso, Honsell non esitò a chiamare il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. «”Presidente – gli dissi – guardi che stiamo seguendo il protocollo, è un modo per garantire giustizia a un padre e a una figlia”. Napolitano mi tranquillizzò: “Non si preoccupi, non firmerò quel decreto”».Honsell sa bene di non aver influito sulla decisione del Capo dello Stato, «ma il fatto che Napolitano ricevesse dal sindaco di Udine la certezza che era tutto a posto fu un motivo in più per non firmare». Tutte le mattine il sindaco incoraggiava la presidente e il direttore de La Quiete, Domenicali e Cattivello, ad andare avanti.

«Sotto il profilo etico non mi ero mai occupato della problematica, la mia fu una risposta umana a Beppino e sua figlia. Fu la sentenza a convincermi che stavo garantendo il diritto alla giustizia a Englaro. Un padre che aveva a suo favore l’autorizzazione a procedere ispirato direttamente dalla Costituzione che diceva: “Questa non è eutanasia”». Dalla sua Honsell sapeva di avere i valori della città medaglia d’oro alla Resistenza e il percorso seguito da Loris Fortuna per far approvare la legge sul divorzio. «Udine è sempre stata la città dei diritti, ma quello fu un momento politico difficile segnato dalle contestazioni. Tant’è che persi l’appoggio dei Cittadini e l’assessore Barillari uscì dalla maggioranza».