BLOG

La Mozione Open-Sinistra FVG su verità e giustizia per Giulio Regeni approvata all’unanimità dal Consiglio

In questi giorni di discussione su temi importanti come l’assestamento di bilancio o la disciplina degli Enti Locali in cui la politica regionale si è costantemente divisa in modo verticale su tutto o quasi si è realizzato oggi un importante momento di unità.

Quale consigliere regionale di Open Sinistra FVG ho presentato infatti una mozione che vincoli la Giunta regionale a mantenere gli impegni assunti con la Famiglia Regeni e con la comunità regionale in relazione alla fattiva ricerca della verità politica e processuale da parte delle autorità e di riferire tempestivamente al Consiglio su azioni e decisioni positive adottate.

La mozione – resasi necessaria anche per l’assenza di una direzione univoca da parte del governo su questo tema – è stata approvata all’unanimità dal Consiglio e questo conferma come la drammatica vicenda umana e civile di Giulio Regeni abbia fortemente turbato e ferito la comunità del Friuli Venezia Giulia senza distinzione di convinzioni politiche o filosofiche.
È infine – per me – motivo di particolare soddisfazione dato che Open Sinistra FVG è un gruppo composto da un solo componente, ma questo voto testimonia anche che quando si discute senza pregiudizi o vincoli ideologici la forza della ragione può prevalere su quella dei numeri.

So bene che nulla può restituire serenità ai genitori e all’universo degli affetti di Giulio, ma spero che la consapevolezza che l’intera comunità politica regionale sia vicina a loro non possa che rappresentare una fonte, per quanto debole di conforto.

Relazione Furio Honsell – DEFR

Il Documento di Economia e Finanza Regionale 2019 potrebbe essere considerato un mero adempimento, e certamente lo sarebbe se ci trovassimo di fronte una Giunta di provata esperienza e conclamato successo. Ma non può assolutamente venire derubricato ad adempimento burocratico almeno la prima volta che viene proposto da una Giunta nuova che si sia insediata da meno di due mesi, come invece è stato fatto.

Dovrebbe essere ambizione del Presidente, prima ancora che della Giunta, trasformare questo documento economico-finanziario nella propria chiave di volta programmatica, una sorta di Magna Charta progettuale. Superandone il significato meramente tecnico, il Presidente dovrebbe considerarlo una rampa di lancio dalla quale spiccare un volo anche di idealità. L’occasione per declinare i principi con i quali informare la futura azione politica e gli obiettivi coraggiosi irrinunciabili del “quinquennio Fedriga” che oggi di fatto si apre.

E invece sia nei contenuti, che nel percorso delle commissioni, questa opportunità è stata perduta e ci è stato consegnato un compitino misero, poverissimo di idee e progetti qualificanti.

Il documento in sé è positivo perché in larghissima parte i dirigenti delle varie direzioni hanno riportato i progetti già avviati dalla amministrazione Serracchiani.

Dopo l’infuocata campagna elettorale, avremmo immaginato di cogliere una tensione progettuale demiurgica, che sola avrebbe potuto giustificare tanto calore polemico nei mesi scorsi. Avremmo immaginato di leggere le premesse di una proposta nuova e forte per una riforma degli enti locali, totalmente altra per impianto e idee rispetto a quella proposta dal combinato della LR 26/2014 e 18/2015. Invece oltre alla promessa dell’avvio di un processo di ascolto, e un paragrafetto che fa presagire un ritorno banale alle vecchie province, riconferma proprio quell’intesa per lo sviluppo dell’Art.7 della 16/2015. L’estensore sembra non rendersi conto che se vuole reintrodurre le province, inserendo così di nuovo uno strato elettivo di primo livello, la multilevel governance varata da quella norma sarà impossibile da realizzare, così come lo è stato in passato.

Avremmo immaginato di vedere il promesso Rinascimento in campo socio-sanitario, dopo le aspre polemiche che hanno caratterizzato la riforma Serracchiani, ma tutto sembra invece all’insegna della continuità.

Avremmo immaginato di vedere nuove politiche di integrazione per affrontare il tema dei nuovi cittadini, ma si fa difficoltà a trovare qualcosa di concreto al di là dell’agghiacciante ritorno alla discriminazione nei servizi basata sugli anni di residenza.

Ci sarebbe piaciuto capire le strategie forti sulle tematiche del lavoro e sulle tutele di coloro che ne sono stati espulsi, che sono scoraggiati e quindi inattivi, ma troviamo invece solamente ordinaria amministrazione.

E infine avremmo voluto confrontarci sulle politiche energetiche sostenibili, indispensabili perché questa regione faccia la sua parte nel contrasto e mitigazione dei cambiamenti climatici e la riduzione delle emissioni di gas serra. Ma qui purtroppo siamo ancora rimasti nel medioevo.

Avremmo voluto leggere un DEFR in dialogo stretto con l’Agenda Europea 2030, e soprattutto con i 17 SDG, gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda delle Nazioni Unite. Ce ne sarebbero bastati anche meno, ne sarebbe bastato forse anche uno solo, che fosse la dimostrazione che la nostra Regione vuole essere protagonista delle grandi sfide planetarie o per lo meno che è al corrente di cosa avviene al di fuori.

Invece…  nulla di tutto ciò. Un compitino banale abbiamo ricevuto. Alle volte, come nella parte sulla sanità, un compitino che fa emergere miseramente le varie mani dei contributi delle singole sotto-direzioni.  È mancata persino una regia redazionale che cancellasse anche solamente le ripetizioni.

Il DEFR che ci è stato presentato preoccupa perché dimostra che questo Presidente e questa Giunta si presentano ai propri cittadini con leggerezza. I programmi non contano più. Il messaggio che ricaviamo è: si è vinto, il potere si gestirà alla giornata, cammin facendo!

È quasi paradossale, una coalizione che ha vinto le elezioni all’insegna della discontinuità, ci presenta un documento nel quale la voce verbale più frequente è “proseguiremo” anzi “continueremo”. Ma forse, proprio questo è l’aspetto più positivo del documento e tranquillizza noi insieme ai cittadini del Friuli Venezia Giulia su molti fronti.

Penso di aver chiarito abbastanza l’impianto generale e il registro di questo documento e per il solito motivo della mancanza di tempo, con intento costruttivo e collaborativo, procedo a elencare alcuni aspetti solamente che ci sembrano meritevoli di maggiore attenzione in futuro, da parte di questa Giunta.  Non mi si fraintenda nella critica: dal successo di questa Giunta dipenderà il benessere di tutti noi e quindi io sono il primo a lavorare costruttivamente per ovviare ai limiti denunciati.

Missione 4: Istruzione e diritto allo studio. Manca qualsiasi intervento forte sui temi del ruolo che la Regione può svolgere nella scuola, nella ricerca e nel trasferimento della conoscenza. Temi urgenti e qualificanti sarebbero stati:

  1. maggiore autonomia regionale nel sistema scolastico,
  2. posti negli asili nido e scuole dell’infanzia così da garantire piena integrazione, per evitare gli orrori della deportazione di bambini in scuole lontane da casa, come sembra si voglia fare, con grande soddisfazione anche del governo nazionale, a Monfalcone;
  3. adeguatezza del numero di insegnanti di sostegno,
  4. iniziative per il recupero individualizzato dei Neet,
  5. il riferimento poi all’MIT di Boston, seppure positivo, ha poi un sapore di provincialismo culturale, quando nulla si dice su progetti di trasferimento della conoscenza, o di tripla elica e innovazione a livello di UE, come le Smart Regions.

Missione 7: Turismo. Maggiore attenzione al turismo sostenibile e soprattutto accessibile. Vi è un mercato crescente in questa direzione alla luce dell’invecchiamento della popolazione in tanti paesi.

Missione 8: Assetto del territorio ed edilizia abitativa. Ci vorrebbe un piano importante di riqualificazione di tutta l’edilizia popolare esistente dal punto di vista energetico. Andrebbero promosse iniziative di house sharing e co-housing multigenerazionale.

Missione 9: Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente.  A fronte di questi temi che sono tra i più importanti di questa “nostra grande epoca” la Regione si limita a reagire alle richieste di adempimenti che vengono da organi sovraordinati nazionali o europei. Ben altra strategia originale ci vorrebbe su tematiche quali:

  1. qualità dell’aria e monitoraggio di PM 2,5,
  2. strategie per l’abbattimento del rumore,
  3. piano delle acque per
    1. affrontare lo scandalo degli sprechi e dell’assenza del “ciclo integrato dell’acqua” su buona parte del territorio regionale che ha condotto a infrazioni comunitarie,
    2. pianificare urgentemente investimenti per la gestione fognaria e conservazione dell’acqua piovana alla luce dei cambiamenti climatici, che intensificano ma anche diradano le precipitazioni. Se non si procede rapidamente in questo senso, a quando il “Day Zero” dell’acqua in Friuli Venezia Giulia?
    3. incentivazione nelle aggregazioni di gestori locali pubblici nel settore dei rifiuti.

Missione 10: Trasporti e diritto alla mobilità. Manca, anche qui, un’attenzione coraggiosa alle forme di mobilità sostenibile e di incentivazione al disimpegno di autoveicoli privati. Offro una sola proposta, importante ma a titolo esemplificativo: dare la possibilità agli anziani dell’uso gratuito dei mezzi pubblici nelle ore non di punta, come si fa in tanti altri paesi europei che hanno anche valori inferiori al nostro nell’indice di vecchiaia.

Missione 12: Diritti sociali, politiche sociali e famiglia.  In un quadro di proseguimento di attività già avviate di sostegno alle fragilità trovo agghiacciante, come già detto, che l’unica novità, ripeto l’unica, sia l’inserimento del principio che le risorse per l’assistenza e l’aiuto sociale non verranno distribuite secondo il bisogno, ma secondo la valorizzazione degli anni di residenza. È un principio antitetico sul piano valoriale rispetto agli altri nella Missione 12. E tutto ciò per “dare precedenza ai cittadini della regione Friuli Venezia Giulia”. La disparità dunque viene eletta a criterio?!  Andrebbero forse studiati i documenti della fondazione Marmot e letto il libro “La misura dell’anima” (“The Spirit Level”) di Wilkinson e Pickett, che illustra come le società più sane sono quelle dove ci sono meno disparità, e questo differenziale di benessere è maggiore, anche se ci si restringe ai percentili dei privilegiati. Frasi come quella che si legge a pag. 59 portano discredito alla nostra comunità regionale. Chi ha dovuto amministrare comunità ampie sa che i muri non servono, sono cittadini tutti coloro che si trovano sul nostro territorio, se si creano cittadini di varie categorie si crea malessere ovunque.

Raccomanderei inoltre un’azione forte contro la discriminazione basata sull’età, che pare assolutamente trascurata, ma è urgente nella nostra regione visto l’alto indice di invecchiamento. Lungo la stessa linea raccomanderei anche un impegno forte a promuovere iniziative intergenerazionali. Per la prima volta nella storia dell’umanità sono presenti in tante famiglie 4 generazioni. Un sessantacinquenne oggi si deve occupare, forse, alcuni giorni alla settimana dei propri nipotini, ma tutti i giorni di almeno uno dei suoi genitori! Anticipo comunque che sul più generale tema della “solitudine” stiamo per presentare un apposito progetto di legge, già in avanzata fase di elaborazione, che mi auguro questo consiglio vorrà positivamente prendere in considerazione.

Missione 13: Tutela della salute Molto bene, vista la continuità rispetto al passato che informa questa sezione, ma forse andrebbe espressa l’urgenza di una maggiore attenzione alla tematica dell’equità in salute, come raccomanda l’OMS. Bisogna valutare sulla base dell’evidenza, se non esistano anche da noi profonde differenze nello stato di salute e nell’aspettativa di vita tra i cittadini. Spesso queste differenze sono silenziose e nascoste e proprio per questo necessitano di interventi mirati. Utilizzare indici di concentrazione in questo senso è importante.

Missione 14: Sviluppo economico e competitività.  Sostanzialmente in continuità con le politiche Bolzonello-Serracchiani, ma dopo l’era Illy, c’è ancora troppo poca enfasi sull’innovazione.

Missione 15: politiche per il lavoro e la formazione professionale. Positivo perché sostanzialmente in continuità. Manca anche completamente una visione o un contributo politico.

Missione 17: Energia e diversificazione delle fonti energetiche. Qui si raggiunge invece il punto più basso di tutto il documento. Nulla si dice sulla riduzione delle emissioni di gas serra, sulla decarbonizzazione, sull’efficientamento energetico, sull’innovazione. Anche in tema del teleriscaldamento e della co-generazione l’impostazione è conservativa. Questa missione è quella più importante perché la nostra regione svolga un ruolo da protagonista a livello europeo. Uno sviluppo forte sulle energie rinnovabili creerebbe inoltre nuovi posti di lavoro a tutti i livelli da quelli ad alto contenuto di conoscenza a quelli operativi, oltre ad avere una valenza etica. Almeno un impegno all’eliminazione del BTZ sarebbe importante, alla stregua di quanto è stato fatto da altre regioni.

Missione 18: Relazioni con le altre autonomie territoriali e locali. Si è già espressa la preoccupazione, che è condivisa anche dell’ANCI, dell’introduzione di un altro strato istituzionale di primo livello, ovvero eletto direttamente. Porterebbe ad un’ulteriore frammentazione territoriale. La sezione mostra scarsa attenzione al processo opposto, ovvero quello della promozione di iniziative integrate sovracomunali.

Missione 19: Relazioni internazionali. Striminzite. Nessun incentivo alla partecipazione di soggetti regionali a reti internazionali, sia dell’UE, che sotto l’egida dell’ONU, come l’OMS, o il CEMR. Scarsa visione europea.

In conclusione il documento è positivo nella parte preponderante dove prosegue i progetti avviati della Giunta Serracchiani. Ma è troppo embrionale o ideologico nelle parti originali, verrebbe quasi da dire che laddove mancano i progetti si fa ricorso agli atteggiamenti. Per tale complesso di ragioni annuncio il voto contrario al documento in discussione.

Relazione Furio Honsell – Ddl Assestamento

Il Disegno di Legge n.5 “Assestamento di Bilancio per gli anni 2018-2020” presenta alcune norme positive, peraltro di mero buon senso amministrativo, ma nei rari luoghi dove affronta tematiche leggermente più ampie è molto discutibile se non addirittura da criticare apertamente. Manca alcun disegno strategico. Visto lo scarsissimo tempo concesso e la natura assai eterogenea del provvedimento procederò in modo inevitabilmente rapsodico, ma non per questo spero meno chiaro.

  • 4 Tabella D: con preoccupazione si registra l’impegno di quasi 4 M€ per la cosiddetta “benzina agevolata”. Al di là dell’attenzione ai lavoratori di quel settore, segnalo però, con molta preoccupazione, che il perdurare di interventi assolutamente congiunturali abbia penalizzato severamente la nostra regione negli ultimi decenni e continui a farlo. L’assenza di qualsiasi tentativo di innovazione nel settore delle reti di distribuzione di altre tipologie di carburanti meno impattanti dal punto di vista delle emissioni (come il metano), di fatto non solamente provoca gravi danni alla salute delle persone e all’ambiente, ma isola la nostra regione, escludendola da mercati importanti. Alla fine questi interventi che creano artificialmente opportunità economiche risulteranno dannosi per gli stessi operatori che oggi le reputano vantaggiose.
  • 8 commi 4 e 5. Gravissima la scelta dell’uscita della Regione dalla rete Re.A.DY, con l’abrogazione dei commi 15-21 Art. 8 L.R.N.45. È una scelta che non ha valenza economica, ma veicola solamente un messaggio simbolico negativo, fatto per ribadire la distanza di questa giunta da un pensiero inclusivo e aperto alla tutela degli emarginati. Un gesto di intolleranza gratuito e – aggiungo – anche di banalità semplicistica se solo ricordo la replica dell’assessore Rosolen a una mia IRI sul tema.
  • Si valutano positivamente i commi 9 e 10 dell’Art. 9, che permettono di sbloccare la situazione che si è venuta a creare nel processo di armonizzazione della misura di inclusione attiva (MIA) e l’analoga misura nazionale certificata dall’INPS. Ricordo però che tale strumento è in regime di sperimentazione a scadere nel prossimo ottobre, pertanto indicazioni chiare sulla strategia che verrà seguita su queste tematiche in futuro sarebbero opportuna.
  • I commi 14-22 dell’Art. 10 costituiscono la parte finanziariamente più significativa di questo assestamento, in quanto destinano in modo premiale quasi 4M di Euro dell’avanzo libero ai Comuni che hanno fatto la scelta di non collaborare negli ultimi anni alla costruzione delle UTI. Questo è il passaggio si potrebbe dire più qualificante di questo provvedimento di Legge. Pur comprendendo il significato del premiare quei comuni che sono stati capofila nel contrasto politico della scorsa legislatura – che ha segnato l’introduzione e che poi ha fortemente danneggiato se non addirittura sabotato l’applicazione della L.R.26/2014 – mi preoccupa molto che non venga dato alcun criterio per la distribuzione di queste risorse che spinga verso una progettazione condivisa e di area vasta. Lo spirito di cooperazione sovracomunale, che era alla base della precedente distribuzione di risorse agli enti locali nell’”intesa per lo sviluppo” previsto della L.R.18/2015, che si era manifestato proprio individuando come enti esponenziali le UTI, è assolutamente scomparso in questo disegno di Legge. Si rischia di ritornare a quelle logiche campanilistiche, di visioni a tunnel, di disallineamento sovracomunale che hanno fatto sorgere a macchia di leopardo negli ultimi decenni una miriade di duplicazioni disintegrate, con grande consumo di suolo e a discapito dei cittadini stessi. Ben altro, con l’esperienza sin qui maturata avrebbe dovuto essere lo spirito di erogazione dei contributi. Non c’è nemmeno un richiamo ai principi della Legge Iacop e neppure alle blande soluzioni proposte ai tempi della Giunta Tondo. Sembra tutto rimosso.
  • Tra l’altro, moltissimi degli interventi previsti in questo articolato riguardano proprio, quelle che chiamerei (con massima ammirazione per i problem solvers che le concepiscono) astuzie amministrative atte a concedere proroghe a piccoli comuni che a causa delle oggettive difficoltà nella gestione delle risorse non riescono a completare le attività in conto capitale o in parte corrente entro i termini previsti. Invece di procedere a tutta questa ridda di deroghe, che di fatto sono delle sanatorie, ben altro dovrebbe essere l’incentivo della Giunta verso aggregazioni di comuni. Queste formazioni sovracomunali sono le uniche entità capaci di sviluppare quella competenza che permette di rispettare i tempi di programmazione dimostrando adeguata capacità di spesa.
  • I commi 41 e 42 dell’Art. 10 permettono ai comuni capoluogo di aumentare oltre gli attuali limiti il numero di assessori e garantire indennità di funzione, a parità di costo. È proposta alquanto misteriosa nella sua ratio e foriera di problematiche organizzative, che non affronta la vera criticità amministrativa, che consiste nel riequilibrare il rapporto tra il ruolo dell’organo monocratico e quello dell’organo consiliare. Sottolineo incidentalmente che – con riferimento anche alla L.R. 17 di recente approvazione o il DDL sulle funzioni e la composizione del CAL di cui discuteremo a breve – la delicata materia delle Autonomie Locali sembra essere affrontata in modo episodico e scoordinato, senza una vera visione d’insieme.
  • Positivo il parere sul comma 8 dell’Art. 11, che offre la possibilità di completare i percorsi di formazione dei minori non accompagnati anche dopo il raggiungimento della maggiore età.
  • I commi 31-34 dell’Art.10, se da un lato danno certezze ai bilanci di quei comuni che hanno promosso lo SPRAR dall’altro tolgono quello stesso tipo di incentivi a partire dal 2019. Ancora una volta si assiste quindi ad uno stillicidio di micro-norme che preparano il terreno ad una Regione Futura meno accogliente e soprattutto meno capace di affrontare la vera sfida del futuro che è quella di integrare al meglio i nuovi cittadini, che in base anche agli andamenti demografici sono cittadini dei quali abbiamo bisogno per garantire lo stato di benessere goduto fi qui dalla regione Friuli Venezia Giulia.

Vorrei concludere evidenziando quelle che nella mia recente esperienza di sindaco, attento alle problematiche del territorio, avrei volute vedere affrontate già in questo assestamento con maggiore impegno, e che elenco qui con autentico spirito costruttivo:

  1. riduzione delle liste di attesa e i tempi di erogazione del Fondo per l’Autonomia Possibile (FAP);
  2. risposte ai bisogni scolastici speciali per una società più inclusiva che non lasci indietro nessuno, sia in termini di trasporto dei disabili anche a livello di scuola secondaria, che di maestri e altri insegnati di sostegno.
  3. Miglioramento e manutenzione del nostro sistema regionale di piste ciclabili, soprattutto alla luce della forte attrazione turistica che esse rivestono soprattutto nel periodo estivo.

È per il complesso di ragioni sopra esposte che annuncio pertanto il mio voto contrario al DDL in oggetto. Ulteriori temi verranno trattati nel relazionare sul Documento di Economia e Finanza Regionale.

Riduzione dei fondi per l’immigrazione: una campagna elettorale permanente

In sede di commissione consiliare abbiamo oggi iniziato a discutere le modifiche al programma annuale immigrazione deliberate dalla Giunta su proposta dell’Ass. Roberti. Il sentimento è di sconcerto per la lontananza tra l’enormità del tema e la pochezza della visione politica incarnata dall’assessore. Nessuna idea su come governare un processo epocale, nessuna consapevolezza della necessità che il nostro Paese e la nostra regione hanno di un flusso costante e coordinato di migranti, ma solo il desiderio di prolungare all’infinito la campagna elettorale sulle spalle di persone che soffrono e delle amministrazioni locali che cercano di dare risposte concrete a problemi concreti.

Molte delle voci previste per l’anno in corso vengono azzerate e questo non è solo uno schiaffo ad ogni strategia di integrazione ma anche un problema grosso per tutti quei comuni che stanno gestendo il fenomeno dell’immigrazione basando molte delle loro iniziative anche su risorse economiche che ora verranno meno. E di nuovo, le manchevolezze della politica finisco per essere scaricate sull’istituzione di front-office per definizione.

Secondo l’assessore l’unica soluzione che la Giunta ha in mente è attivare nuovi CIE mettendo assieme persone già espulse con persone ancora da identificare e creando una forma di detenzione incostituzionale per soggetti che – fino a prova contraria – non hanno compiuto reato alcuno. E tutto questo senza una qualche menzione, neppure retorica, alla quotidiana tragedia che si svolge sotto i nostri occhi nel Mediterraneo.