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Gig Economy e nuove professioni: la Carta dei diritti dei lavoratori digitali di Bologna

Nei mesi scorsi si è discusso molto nei social e nella stampa delle tutele dei lavoratori nei nuovi settori della Gig Economy: uno dei più grandi campi in espansione in questo settore è dato dai fattorini delle consegne a domicilio (si pensi a Foodora, Glovo, Deliveroo e Just Eat; alcune già presenti nel nostro territorio).

Una notizia che fa ben sperare per uno sviluppo delle tutele e dei diritti di queste nuove professioni arriva dalla città di Bologna, con la realizzazione della Carta dei diritti dei lavoratori digitali di Bologna che stabilisce una serie di impegni minimi per il datore di lavoro nei confronti del lavoratore (fra cui una paga minima oraria, contratti trasparenti, assicurazione e indennità di lavoro per i lavoratori delle piattaforme digitali che firmeranno la carta).

Questo può considerarsi un punto da cui partire anche per la nostra Regione, un punto dove le tutele del lavoratore sono messe in primo piano e dove gli obiettivi sono molteplici, fra cui:
– il miglioramento delle condizioni di lavoro a prescindere dalla qualificazione giuridica del rapporto;
– la promozione del dialogo sociale tra imprese, organizzazioni sindacali e lavoratori digitali nel contesto urbano;
– il miglioramento della trasparenza del mercato del lavoro digitale e
– la promozione/diffusione di una nuova cultura del lavoro digitale in Italia e in Europa.

Perché non dobbiamo dimenticarci che nella nuova economia globale non possono esistere ancora delle “zone grigie” che provocano problemi in tema di tutela della dignità della persona e sicurezza del lavoro: lo stesso art. 4. della nostra carta costituzionale recita “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.

Sempre nella Costituzione, art. 36, c. 1: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.

Concludendo, non dimentichiamoci mai che nessuno deve rimanere indietro.


Vai alla notizia tratta dal sito wired.it Carta dei diritti dei lavoratori digitali di Bologna

2 giugno: viva la Repubblica!

Sono intervenuto alla bella iniziativa dell’Anpi per brindare alla Costituzione e alla Repubblica. Nel mio saluto ho cercato di ragionare proprio sul termine “Repubblica”, sottolineando come in Costituzione compare ben 95 volte in contesti diversi ma con un significato costante: quello di impegno concreto e profondo nel realizzare i principi fondamentali della carta costituzionale in capo a tutti noi cittadini, non solo alle istituzioni dello Stato.
Ognuno di noi – uomini e donne – compone “la Repubblica” e su ciascuno di noi pesa l’onore e l’onere di farla vivere, ogni giorno.

Recesso dalla Re.a.dy: insulto gratuito alla storia della Regione FVG

Il recesso dalla Rete Re.a.dy, la rete della Pubbliche Amministrazioni anti discriminazione per orientamento sessuale, è un insulto gratuito alla storia della Regione FVG. Storia di impegno nella promozione di valori di solidarietà, pari opportunità, dignità per tutti. Dalla Resistenza a Loris Fortuna a Basaglia fino ai giorni nostri il FVG si è sempre distinto nella nella difesa dei più fragili. Quale motivo per uscire dalla Rete se non un segnale di prepotenza e di disprezzo per le diversità?
Male Fedriga! Tolleranza e non discriminazione pensavamo fossero valori condivisi!

Sull’attacco al principio della separazione dei poteri e alla funzione di garanzia del Presidente

La situazione creatasi a livello istituzionale e politico con la rinuncia all’incarico da parte del prof. Conte preoccupa a prescindere dalle opinioni che ciascuno di noi può avere sulle questioni legate alle politiche europee. E’ molto grave infatti l’attacco diretto al principio della separazione dei poteri e alla funzione di garanzia del Presidente della Repubblica, spinta in queste ore fino ad ipotizzare una stravagante e pericolosa ipotesi di messa in stato di accusa dello stesso presidente che, anche se finirà nel nulla, dimostra chiaramente la lontananza culturale dei partiti populisti e sovranisti dallo spirito e dalla lettera della nostra Costituzione.

Esiste una oggettiva necessità di riequilibrio delle scelte europee in favore di politiche di crescita e di sviluppo, esiste il tema della riforma in senso democratico delle istituzioni comunitarie e di una rilegittimazione popolare del grande disegno sortito dal Manifesto di Ventotene. Ma tutto questo non può essere perseguito attraverso gli insulti scomposti, le campagne di aggressione via web, il sobillare le persone semplici fomentandone gli istinti e i pregiudizi peggiori, per questo manifesto la mia piena solidarietà al presidente Mattarella e mi auguro che tutte le forze di centrosinistra nazionale e regionale si impegnino per ricostruire in fretta il filo spezzato con il proprio popolo, che mai come ora ha bisogno di rappresentanza, punti fermi e progetti chiari.

Per restituire la Politica alla Politica ritengo necessario un piccolo contributo per porre un argine al progressivo imbarbarimento del linguaggio e delle modalità di rapporto tra partiti e istituzioni ed è per questa ragione che domani mattina presenterò un esposto formale alla Procura della Repubblica verso Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista e Giorgia Meloni per presunta violazione dell’art. 278 del c.p. “Offesa all’onore o al prestigio del Presidente della Repubblica”. Lo farò non solo come rappresentante del popolo, ma anche come cittadino mite che vuole vivere e contribuire al dibattito pubblico del proprio Paese in un clima di rispetto e di equilibrio.