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Sulla discussione in CR della mozione censura nei confronti della condotta dell’Ass. Gibelli

“Oggi in Consiglio Regionale, per la prima volta nella storia di oltre 60 anni di questa Regione si è discussa una “mozione di censura” ai sensi dell’Art. 145 del Regolamento Regionale. Lo si è fatto nei confronti del comportamento tenuto dall’Assessore Gibelli quando ha discriminato la casa editrice Kappa Vu”: queste le dichiarazioni del primo firmatario della mozione Furio Honsell.
“L’importanza di questo atto sottoscritto da tutti i Consiglieri di opposizione è giustificata dalla gravità della discriminazione” continua il Consigliere di Open Sinistra FVG.
“Sulla base di valutazioni soggettive dell’Assessore Gibelli la casa editrice Kappa Vu non ha potuto esporre i propri libri, nello stand finanziato dalla Regione, al Salone del Libro di Torino. La Kappa Vu è un’eccellenza editoriale riconosciuta in Europa in svariati settori trai quali quello delle lingue minoritarie”.
“Purtroppo l’Assessore ha scelto di non partecipare al dibattito, nel corso del quale i consiglieri di maggioranza sono stati in difficoltà nel giustificare il comportamento dell’Assessore ma, in forza dei numeri hanno respinto la mozione”.
“Molti hanno però riconosciuto che il comportamento tenuto da Gibelli, anche durante l’interrogazione avvenuta la settimana scorsa, sia stato “ingenuo” o “uno scivolone”.
“L’auspicio comunque – conclude Honsell – è che non si ripetano situazioni incresciose come quelle avvenute nei confronti di una casa editrice che è un patrimonio della nostra Regione”.

Relazione Honsell DDL 144 di modifiche legge sui Parchi e aree naturali

Ecco un altro DDL che, sotto la veste apparentemente innocua di una legge di manutenzione, nasconde alcune pericolose insidie che voglio evidenziare con questa relazione di minoranza. Lo scopo di questo DDL, dichiarato quasi minimizzandone la portata, è l’intenzione di inserire all’interno delle disposizioni della pre-esistente L.R. 42/1996 le aree della rete ecologica europea Natura 2000, e semplificare la governance e le modalità operative degli attuali organi gestori di parchi, riserve e biotopi. Ricordo che fu la L.R. 7/2008 all’Art. 6 a recepire la direttiva europea 92/43/CEE realizzando la Rete Natura 2000, ma ancora nel NaDEFR 2021 si dichiarava “Sono avanzate sia le attività relative alla misura 7, sottomisura 7.1, sotto intervento 7.1.1. “Stesura e aggiornamento dei Piani di gestione dei Siti Natura 2000””, giocando sull’ambiguità della parola “avanzate”.

Nessuno di questi passaggi è però scontato! Non a caso il Comitato Tecnico Scientifico previsto dalla stessa L.R. 42/1996, nonché tutte le principali associazioni ambientaliste WWF, LIPU, LAV, LAC e in buona sostanza anche LegAmbiente, invitano il legislatore, nelle memorie che ci sono state inviate, a non affrettarsi a portare in approvazione questa norma ma a “continuare il processo di consultazione con tutti i portatori di interesse”, al fine di “varare una riforma condivisa, di più ampio respiro e con obiettivi chiari alla luce anche dell’emergenza climatica”. Non mettiamo certamente in discussione la buona fede di chi propone queste norma, e dicendo questo non vogliamo suonare come Antony, nel Julius Caesar di Shakespeare. “Here under leave of Brutus and the rest – For Brutus is an honourable man; So are they all, all honourable men – Come  I to speak in Caesar’s funeral.”, ma la complessità della tematica, lo scarso approfondimento di alcuni concetti e di alcuni passaggi manifestato nelle audizioni ed emerso nel dibattito, suggerirebbero maggiore prudenza. C’è il dubbio legittimo che queste norme possano avere impatti piuttosto negativi e certamente imprevedibili, dei quali nemmeno gli estensori della norma sono forse ancora consapevoli.

La formula stessa scelta dalla Giunta per questo DDL non è quella di una “legge quadro” come sarebbe stato necessario per un passaggio così importante in questo momento storico, ma quella della consueta “alluvione” di emendamenti ad una serie di norme pre-esisenti. Costringe chi la legge a una “caccia ai rimandi”, all’inseguimento di norme, per capire l’effetto che fa aldilà dell’intarsio normativo, rendendo il DDL 144 spesso opaco, se non addirittura confuso. Sconcerta davvero rilevare che tutti, ma proprio tutti, i sottotitoli degli articoli del DDL 144 non parlano mai del merito della norma, ma solo del riferimento normativo che vanno a modificare, quasi l’estensore volesse spendere poco nel mandare un telegramma o preferisse scrivere il suo algoritmo in linguaggio Assembler piuttosto che in un linguaggio ad alto livello, se si vuole usare una metafora informatica. Questo tipo di formulazioni generano colpevoli confusioni, come è puntualmente avvenuto in commissione, in coloro che pensano più alle conseguenze delle norme che alla loro collocazione nel corpus normativo. In verità, dovrebbero essere proibiti gli articoli che si limitano a sostituire delle parole di un altro articolo senza riportarlo in toto. Si ha quindi la sensazione che questo DDL sia stato preparato sotto questa forma, per fare più in fretta, forse per rispettare le previsioni di un qualche piano esecutivo di gestione per poter valorizzare la legge nei meccanismi di premialità del 2021.

In questo contesto procedo ad illustrare gli aspetti potenzialmente più critici lasciando alla presentazione degli emendamenti ulteriori osservazioni.

Già all’Art. 1 che modifica l’Art. 1 della L.R. 42/1996 si delinea il primo grave rischio. Si introduce <<l’uso sostenibile delle risorse naturali e del territorio per scopi ricreativi e turistici eco-compatibili>>. Ma non si chiarisce cosa si intenda con ciò. Un articolo recante le definizioni, come raccomanderebbe il principio della “better regulation” tanto presente sulla bocca di tanti in questo Consiglio, sarebbe stato qui indispensabile, anche alla luce delle recenti previsioni di strutture ricettive ecocompatibili in aree naturali, come adesso previsto dall’Art. 31 bis della L.R.21/2016 in quanto è stato modificato dalla L.R.6/2019.  C’è sempre un rischio che le note prodotte dalle canne d’organo urbanistiche e ambientali stonino!

L’Art. 5, che modifica l’Art. 6 della L.R. 42/1996 è esemplare nella difficoltà di coglierne l’impatto, anche per la sua curiosa formulazione che sostituisce la frase “costituisce variante” con “ha valore di variante” e che rimuove il riferimento politico al Presidente della Giunta, introducendo un parere vincolante di un “servizio competente”.

L’Art. 6, che modifica l’Art. 8 della L.R. 42/1996 vede poi la riduzione della componente scientifica nel CTS con una conseguente predominanza di dirigenti regionali. La complessità delle tematiche e la specializzazione ormai in tutti i settori, suggerirebbe l’opposto, ovvero l’aumento del numero di gli scienziati e tecnici. Troppo semplicistico e deresponsabilizzante ci sembra la previsione di chiamare di volta in volta esperti esterni. Inoltre si sarebbe dovuto rendere “vincolanti” oltreché “obbligatori” i pareri del CTS. Garantire un pluralismo di vedute è indispensabile quando si trattano sistemi complessi.

Riferendomi anche a quanto segnalato sopra, ma sempre in tema di deficit di collegialità e pluralismo nella gestione, sembra clamoroso l’Art. 18, che porta lo, straordinariamente espressivo, sottotitolo: “Inserimento dell’Art. 22 bis nella L.R.42/1996”. Ebbene riguarda i compiti della costituenda Giunta nell’amministrazione dei parchi. Penso sia pericoloso semplificare troppo la governance degli enti gestori dei parchi, delegando tante scelte ad un ristretto numero di soggetti (3). Con questo ed altri articoli si riduce infatti ulteriormente la rappresentanza dei portatori di interesse. Penso qui, soprattutto a quelle tante aree nella nostra regione, come il Carso, che presentano forme di “usi civici”, “vicinie”, “jus srenje”, “comunelle” ovvero forme di proprietà collettiva ai sensi della L. 168/2017 (Norme in materia di domini collettivi). Queste sono forme alternative alla proprietà privata o demanio pubblico, e introducono un concetto di proprietà collettiva i cui valori sono gli unici che possono combattere la cosiddetta “Tragedy of the Commons” (la tragedia dei beni comuni) che è la principale causa dell’emergenza climatica e ambientale che stiamo vivendo. Siamo riusciti, come Open Sinistra FVG in Commissione, a convincere l’Assessore a non abrogare l’Art. 55 e poi anche l’Art. 56 della L.R. 42/1996. Ritenevamo tali abrogazioni pericolose proprio a causa della ipersemplificazione unilaterale che avrebbero introdotto nella gestione di tali patrimoni ambientali. Trattate alla stregua delle altre aree Natura 2000, queste aree non avrebbero avuto nel loro sistema di gestione alcune rappresentanza dei legittimi proprietari dei domini collettivi. In questi contesti andrebbe garantita una governance diversa, plurale, che possa essere modello anche per altre aree che non possono vantare questa importante tradizione storica.

Sono molti gli articoli cosiddetti di semplificazione, ma dubito che gli ecosistemi complessi possano essere gestiti efficacemente cortocircuitando il momento dell’ascolto.

Come si è detto, l’incorporamento dei siti Natura 2000 ha lasciato molti vuoti amministrativi. Lo stesso CTS fa notare come il Piano di Conservazione e Sviluppo regionale potrebbe non essere coerente con le modalità di gestione delle aree Natura 2000. “I documenti e i piani di gestione delle nostre aree protette presentano un mosaico di situazioni critiche: chi deve prevalere? Secondo quali modalità?” scrivono. La gestione di aree costiere e lagunari, della foce dell’Isonzo, del Carso, di svariate aree montane interessate da attività militari, attività agricole impattanti, attività motoristiche di fatto illegali, sono tutte in qualche misura coinvolte in questi passaggi normativi, ma le conseguenze non sembrano essere state valutate appieno. “I comuni di piccola dimensione difficilmente hanno capacità amministrativa e di proposizione, competenza e capacità di filtro con i portatori di interesse,” dichiarano le associazioni e noi condividiamo la preoccupazione.

L’Art. 61, che modifica l’Art. 6 della 7/2008, introduce ulteriori previsioni stabilite con deliberazioni della Giunta Regionale nella gestione delle aree Natura 2000. Ci sarebbe davvero bisogno di una legge quadro, altrimenti diventa un rompicapo capire l’iter delle varie procedure. Ci si chiede se il rompicapo sia stato risolto da qualcuno?

Più esponenti delle associazioni audite sottolineano la necessità, alla luce dei rapidi mutamenti di ecosistemi a cui andremo tragicamente incontro (per l’ostinazione nel non limitare l’uso di combustibili fossili, anzi incentivandoli come sciaguratamente fa la nostra Regione), di non porre vincoli troppo rigidi sui perimetri delle aree Natura 2000. Inoltre se si intende davvero tutelare qualcosa non va solamente incrementata la connessione amministrativo-burocratica tra aree protette e aree Natura 2000. La connessione appropriata sarebbe quella ambientale che possa istituire dei corridoi ecologici a salvaguardia della biodiversità. “Non solo una rete di organi di gestione, ma una vera rete ecologica”.

Stupisce infine che in questa legge non si tratti mai delle tematiche ambientali che sono diventate così urgenti in questi ultimi anni. Non è mai nominata la Tempesta Vaia o l’emergenza bostrico. Entrambi sono dovuti al riscaldamento globale. Ma in questa norma non se ne parla. Questo è il difetto delle leggi di manutenzione: sono provvedimenti a traino di decisioni prese altrove e non ricomprendono proposte attente e rispettose delle specificità locali. La gestione del patrimonio ambientale deve essere fatta invece con un’attenzione particolare alle specificità e all’attualità. Tutto ciò è reso ancora più pericoloso dal fatto che in questa legge manchi un’azione di monitoraggio e di miglioramento continuo. Gli ecosistemi non sono rigidi ma sono processi che si evolvono. Stupisce infatti che nell’art. 3 del DDL 144, che porta l’eloquente sottotitolo (Modifiche all’art. 3 della L.R. 42/1996) sia abrogato proprio il comma 3 che prevede un monitoraggio evidence-based delle azioni di conservazione e sviluppo. Queste attività avrebbero dovuto essere incrementate e non cancellate. L’approccio sperimentale è essenziale nella gestione. Come già evidenziato, questo DDL anche in questo caso rivela una visione troppo rigida.

Infine ha destato molta delusione il voto contrario della maggioranza sull’introduzione dell’Art. 52 bis proposto dai Consiglieri Santoro e Moretti, che ho chiesto di sottoscrivere, che prevede l’istituzione della Riserva naturale della Val D’Arzino. Quell’emendamento non solamente risponderebbe ad una imponente raccolta di firme per la tutela di una delle ultime aree di mountain wilderness italiane, ma darebbe forti strumenti di gestione agli amministratori locali per valorizzare tale area in chiave turistica senza i rischi che possa venire surrettiziamente distrutta proprio dall’ambiguo concetto di turismo eco-compatibile della presente legge.

Come Open Sinistra FVG ci siamo astenuti in Commissione, apprezzando la disponibilità dell’Assessore al dialogo, come in relazione all’emendamento che ha permesso di conservare l’Art. 55 della L.R. 42/1996. Con spirito costruttivo proporremo emendamenti e ordini del giorno per esplicitare i quattro temi che questa legge sembra aver sottovalutato: complessità del mosaico territoriale della nostra regione, partecipazione di tutti i portatori di interesse, flessibilità nel gestire in modo dinamico il patrimonio ambientale attraverso monitoraggi, predisposizione di interventi per mitigare gli effetti del riscaldamento globale e della modifica del regime pluviometrico. Qualora non venissero recepiti questi punti, saremo costretti a non votare favorevolmente al presente DDL.

Qui il testo approvato della Commissione 

Sullo stop in Senato al DDL Zan

“Riteniamo molto grave che il Senato abbia votato l’arresto dell’iter del Ddl Zan contro l’omotransfobia. Non soltanto il nostro Paese non riuscirà ad approvare una norma di cui dispongono già molti paesi in Europa e che da anni l’UE chiede di varare. Ma il voto che congela la discussione per almeno sei mesi, che rischiano di diventare molto di più, dimostra che non c’è sensibilità in Italia, verso temi quali l’orientamento sessuale e l’identità di genere e l’indifferenza verso la sofferenza che l’odio nei confronti della diversità ha procurato in passato e quindi continuerà a procurare. È con grande dolore e non solamente delusione che protestiamo contro questa votazione”: così sostiene Furio Honsell di Open Sinistra FVG.

Relazione Honsell DDL 145 “Capitale Europea della Cultura 2025”

Un titolo roboante per una legge essenzialmente “di manutenzione” e di sostegno economico ad alcuni enti pubblici e ad associazioni, il cui benessere finanziario altrimenti ne risentirebbe. Una legge che certamente non vara quell’autentica “Azione Parallela” che sarebbe invece necessaria per essere all’altezza dell’appuntamento culturale europeo del 2025 a Nova Gorica-Gorizia – in analogia a quanto cercò di organizzare Ulrich, pur essendo senza qualità, per celebrare il genetliaco dell’Imperatore della KaKa, ovvero della doppia monarchia Kaiserlich-Königlich.

In sede istruttoria, appena conosciuta la calendarizzazione in Commissione, peraltro attraverso un mero SMS, auspicando, nelle mie capacità di vicepresidente della V Commissione, di poter avviare questo DDL ad un destino politicamente più ambizioso, ho cercato insieme a molti colleghi dell’opposizione di cogliere, per lo meno, l’opportunità per una fruttuosa sessione di audizioni. Ma questo tentativo è stato soffocato sul nascere. Anzi in Commissione è stata sventolata la minaccia, non tanto velata, che qualsiasi tentativo di ragionare davvero su come si possa avviare il rinascimento culturale necessario a Gorizia in vista dello straordinario evento, sarebbe stato comunicato all’esterno come un tentativo di ostruzionismo ai danni degli enti e associazioni che in base a questa legge riceveranno le risorse per “chiudere il bilancio”. Un bilancio, quindi, che definirei assolutamente ordinario e anonimo, un bilancio di sopravvivenza e non di sviluppo.

Questa relazione di minoranza ha quindi anche lo scopo di denunciare per iscritto, in forma meno volatile delle discussioni svolte in Commissione, che per l’ennesima volta la Giunta Fedriga e la maggioranza stessa, vogliono comprimere le attività del Consiglio e delle sue Commissioni ad un ruolo meramente notarile. A nostro avviso è grave che con un mero sms si sostituisca una riunione dell’Ufficio di Presidenza, e che sia cortocircuitato il percorso in Commissione di un DDL, azzerando di fatto la distanza tra i due momenti quello dell’illustrazione di un DDL e quello del suo esame. Non sembra dunque assolutamente superfluo – per utilizzare la classica formula degli organi di controllo – ribadire che si deve dare dignità agli Organi Consiliari che sono costituzionalmente deputati a legiferare. Le audizioni sono un momento fondamentale dell’attività in Commissione, perché sono il momento nel quale i consiglieri-commissari vengono a contatto con tutti i portatori di interesse e a conoscere la loro prospettiva sulle tematiche a cui dovrebbe rispondere la legge in questione. Il ruolo della Giunta, nelle attività del Consiglio, è quello di un mero partecipante, non è il deus ex-machina della vita del Consiglio. Perché questa maggioranza vuole abdicare al suo ruolo rendendosi succube dell’agenda dell’Assessore? Non penso che questo sia il modo corretto di assolvere il ruolo che è stato assegnato ai consiglieri dai cittadini ed esplicitato nello Statuto regionale.

Quindi, mai più convocazioni via sms, con formule prendere-o-lasciare perché l’assessore “non riesce a trovare un altro momento libero perché ha tanto da lavorare”, come se i lavori della Commissione fossero attività di serie B! Mai più cortocircuiti del meccanismo illustrazione-esame! Ricordo l’umiliazione subita da questa Commissione, che fu costretta all’illustrazione-esame di un decreto relativo all’istituzione delle Comunità di comuni di Montagna, nella pausa pranzo tra la sessione antimeridiana e quella pomeridiana di un Consiglio. Questo modo di procedere non deve più ripetersi, c’è da vergognarsi! Altro che better regulation, il tanto decantato legiferare meglio del Presidente Zanin! Qui ci si trova di fronte a procedure di atrociously embarassing regulation!

Questo Disegno di Legge 145 ha comunque un aspetto positivo, che definirei la riscossa dell’ERPAC. Consegna definitivamente alla Storia l’inversione a “U” compiuta dalla Giunta nei confronti di questa Agenzia. Paradossalmente, qualche anno fa, era proprio dagli enti locali dell’area goriziana che era partito l’attacco a questo ente giudicato superfluo per la gestione dei beni culturali. La decisione di sopprimerla fu fortemente avversata da noi di Open Sinistra FVG e da tutta la minoranza. La Giunta era decisa ad usare la mannaia del DDL-semplificazioni. E invece, via via che i mesi sono passati da allora, sono passati anche i feroci istinti di soppressione e si assiste oggi alla resurrezione, all’apoteosi dell’ERPAC. All’art. 1, c. 2, vengono infatti azzerate tutte le decisioni prese in precedenza e al comma 3 assistiamo all’investitura dell’ERPAC come “Braccio Operativo” non solamente della Regione, ma addirittura di quel Comune di Gorizia che ne auspicava la fine qualche anno fa, e niente meno che per la preparazione del più importante evento culturale in questa Regione dalla sua fondazione.

L’art. 2 è emblematico di questa legge. Porta il titolo di “Individuazione degli interventi per Gorizia Capitale della Cultura 2025” ma si esaurisce in poco più di due righe che non dicono assolutamente nulla, se non che in sede di legge di bilancio si farà il bilancio. Un mero truismo!

Ben altro avrebbe dovuto esserci qui. Si sarebbe dovuto giungere, come auspicavamo si potesse fare attraverso le audizioni, ad un quadro generale che coinvolgesse tutti gli enti culturali goriziani e non, e fornisse le basi per quell’attività transfrontaliera che è la cifra di questa investitura a Capitale Europea. Si sarebbero dovuto audire le Università, gli istituti europei quali l’ISIG, l’Accademia Europeista, associazioni quali il Kulturni Dom, il Palazzo del Cinema, il GECT GO… Invece l’articolo 2 mi fa venire in mente uno dei Sophismata di Buridano che riformulerò così, quando ritornerò all’insegnamento della logica medievale: non più quindi Nihil et Chimera suntne fratres? bensì Nihil et Art.2 DDL 145 suntne fratres?, che sottintende che l’art. 2 sia un altro nome per l’aristotelicamente aborrito vuoto!

L’art. 3 del DDL è l’erogazione al Comune di Gorizia del contributo che il comune stesso dovrebbe a sua volta girare come contributo ordinario – e sottolineo ordinario – al GECT. Insomma, è una “partita di giro” per la gioia degli appassionati della “partita doppia”. Ci si domanda perché non venga erogato direttamente dalla Regione con grande risparmio di tempo e dignità?

L’art. 4, in verità un po’ genericamente, afferma che concorrere alla realizzazione della musiliana futura “Azione Parallela” a favore di Gorizia potrà essere criterio premiante. Qui esprimiamo la preoccupazione che, con future decisioni completamente al di fuori del controllo del Consiglio, possano essere prese delle decisioni dirimenti o operate curvature della politica culturale di questa Regione, anche alla luce della recente vicenda che ha riguardato il sostegno alle case editrici al Salone del Libro di Torino.  Ma le mie obiezioni alla genericità hanno ricevuto l’accusa di ostruzionismo. Evidentemente la maggioranza accetta, che la vera sostanza delle norme sia decisa interamente in altre sedi non istituzionali. Sono molti, infatti, gli articoli in questo DDL che vedono scomparire il ruolo della Commissione e del Consiglio, in favore della Giunta o di altri organismi con la scusa della semplificazione. Emblematici al riguardo sono gli artt. 9, 14, 15, 23. Nessuna di queste modifiche, anche se possono sembrare scontate, è però neutra.

Gli artt. 5 e seguenti vedono ulteriori contributi al Comune di Gorizia e aprono le porte a finanziamenti ad altre associazioni culturali. Non si precisa quali siano, né esattamente come dovrebbero concorrere al grande disegno della musiliana Azione Parallela, già auspicata. Certamente cre-eranno consenso.

Imponente è l’impianto normativo che vede la transizione all’ERPAC della Scuola Merletti, artt. 22-30. Attribuzione che salutiamo con soddisfazione. Mai avremmo immaginato che al tanto vituperato ERPAC fosse assegnata un’azione salvifica, anche in area formativa! Ci si domanda cosa abbia veramente determinato questa inversione a “U” della Giunta.

Arriva poi uno stillicidio di norme puntuali, tra cui emblematici sono gli artt. 25 e 26 che si premurano di sostituire “il programma” con la “programmazione”. Sembrerebbe una modifica linguistica analoga a quella di coloro che salutandosi, invece di augurarsi “Buongiorno” si augurano “Buona giornata”, invece di “Buonasera” si augurano “Buona serata”.  Sono però articoli curiosi perché in controtendenza con gli artt. 17-18-19 che sopprimono invece il concetto stesso di “programmazione culturale” regionale. Ci è stato detto che non è mai stata fatta. A mio avviso sarebbe forse il caso di iniziare. Invece si butta via tutto. Curiosissimo infine l’art. 12 che alle attività che promuovono la cultura umanistica, artistica e scientifica, sente il bisogno di includere anche quelle multidisciplinari. Mi astengo da qualsiasi commento sul senso di legiferare così, perché l’understatement in questo caso è più eloquente.

L’Assessore ha dichiarato infine che “questa norma non è la legge strategica per Gorizia Capitale Europea della Cultura”. Ne prendiamo atto, ma allora forse si dovrebbe cambiare il titolo.  Ad un fine così ampio e alto forse sarebbe necessario dedicare una norma multi-assessorile che permettesse di coniugare alle iniziative culturali anche quelle turistiche, quelle formative, quelle infrastrutturali e soprattutto quelle di imprenditoria culturale. Immaginiamo che numerose saranno le start-up culturali che vedranno la luce da qui al 2025. Ci adopereremo per sollecitarla anche attraverso emendamenti.

Un’ ultima raccomandazione. Visto il ruolo decisivo attribuito all’ERPAC, forse si dovrebbe potenziarlo e non solamente attribuirgli più ampie possibilità di assunzione di lavoratori a tempo determinato. Per presentarsi all’appuntamento con l’Europa è bene reclutare personale su base stabile, si rispetteranno così non solamente i diritti dei lavoratori, ma si potrà assicurare alla nostra regione un’agenzia che possa essere utile anche in futuro, in modo permanente, e non solamente finalizzato al 2025. In questa prospettiva riduttiva, l’evento GO!2025 rischia di essere solamente l’ennesimo fuoco di paglia, che quando finisce lascia solamente un po’ di cenere. Gorizia Capitale Europea Della Cultura deve essere un’iniziativa per rilanciare Gorizia!

Presenteremo alcuni emendamenti e ordini del giorno nelle direzioni indicate.

Per le modalità con le quali è stata gestito l’iter di questa norma e per la sua pochezza strategica difficilmente ci vedrà a favore.

Qui il testo fuoriuscito dalla Commissione