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Approvata prima Legge in Italia con interventi di contrasto al fenomeno solitudine

“Da oggi 1° ottobre 2020, dopo due anni da quando avevamo presentato, come Open Sinistra FVG, una proposta di legge per contrastare il gravissimo problema della solitudine, la nostra Regione ha gli strumenti per mettere a fuoco e affrontare questa subdola emergenza. La solitudine non è una condizione di cui possono soffrire solamente gli anziani, ma sta emergendo in modo nascosto ma terribile in tutte le altre fasce di età. La solitudine non si vede, bisogna cercarla ed è l’origine di molti disagi ed emarginazioni che incidono profondamente sulla salute sia mentale che fisica dei cittadini.
La legge “Modifiche alla L.R. 14 novembre 2014, n. 22 (Promozione dell’invecchiamento attivo e modifiche all’articolo 9 della L.R. 15/2014 (in materia di protezione sociale)), concernenti gli interventi per il contrasto alla solitudine” è stata approvata all’unanimità e permetterà di sostenere quelle reti sociali che gli stili di vita contemporanei hanno lacerato. La nostra regione sarà così la prima in Italia a intervenire su questa problematica che si è ulteriormente aggravata dopo il confinamento e il distanziamento necessari fronteggiare l’epidemia del Covid-19.” ha dichiarato il Consigliere regionale Furio Honsell di Open Sinistra FVG.

Relazione Honsell sul DDL 91 abbinato in discussione con Pdl 11 su Solitudine

“Solitudine”

Ma le mie urla
feriscono
come fulmini
la campana fioca
del cielo

Sprofondano
Impaurite

Santa Maria La Longa, 26 gennaio 1917

Questa Legge ricomprende sofferenze assordanti come quelle espresse nei versi di Ungaretti sulla solitudine violenta della guerra, o quelle silenziose dei manicomi e dei borghi abbandonati a cui hanno dato voce il poeta di Andreis, Federico Tavan (2007) in “Spopolamento”:

Uchì
murî
al éis deventât
un mout
come un altre
par tirâ indenant

e il nostro poeta Pierluigi Cappello, nell’incipit di “Sonno estivo” (2010):

Seduti, le gambe allungate nel silenzio,
uno a uno ci siamo portati i nostri giorni
solitudine con solitudine, impazienza e attesa

[…]

Non siamo tutti poeti però, e la solitudine è sofferenza, non musa, per i più…

A oltre due anni da quando presentammo nell’agosto del 2018, la Proposta di Legge 11 per prevenire e contrastare il fenomeno della solitudine, finalmente siamo ad un passo per arricchire il corpus normativo della Regione Friuli Venezia Giulia con un testo che ne delinea le problematicità e traccia direttive su come prevedere azioni concrete di contrasto.

Questa legge è il frutto della mediazione tra la PDL 11 e il DDL presentato dalla Giunta all’inizio di quest’anno, avvenuta in vari incontri quest’estate. Ritengo questa sintesi molto soddisfacente e per questo ringrazio i miei collaboratori di segreteria, dott. Cucchini, che mi aiutò a preparare il testo iniziale, lo staff del gruppo che mi ha assistito nel percorso  (con il capo segreteria Vanin e gli addetti di segreteria Albrizio e Reverdito), i Colleghi Consiglieri della III Commissione, soprattutto Liguori, Santoro e Ussai, che firmarono con me la PDL 11, il Presidente della III Commissione Moras e il suo staff tecnico diretto dal dott. Negro, e l’Assessore Riccardi e i suoi collaboratori guidati dalla dott.ssa Zamaro.

È paradossale che in un pianeta nel quale la popolazione sta per raggiungere gli 8 miliardi e nel quale il sovraffollamento è un’esperienza sempre più frequente, emerga invece drammatica la sofferenza della solitudine. La solitudine è diffusa non solamente presso gli anziani ma anche presso i giovani e giovanissimi. Tremende sono poi le nuove solitudini urbane, quelle della marginalizzazione e della dissociazione, o quelle dello spopolamento nelle aree montane. Preoccupante è la solitudine digitale e quella degli espulsi dal mondo del lavoro che spinge loro verso l’inattività. Le reti sociali e con esse, spesso, anche le alleanze familiari sono lacerate e non riescono più a mitigare queste sofferenze contemporanee che si sono manifestate con ancora maggiore evidenza durante il confinamento, dovuto all’emergenza epidemiologica e al distanziamento che ne è stata l’evoluzione.

Questa legge dà una prima risposta a queste sofferenze.

Nei suoi primi articoli assegna con chiarezza alla Regione il compito di affrontare e contrastare ogni esclusione, disconnessione e marginalizzazione sociale, senza distinzione di età, favorendo lo sviluppo di reti di comunità e di cittadinanza attiva e sostenendo azioni di sussidiarietà orizzontale volte a perseguire il benessere relazionale. Delineati gli obiettivi, la legge si sviluppa prevedendo interventi sia diretti sia con il coinvolgimento del terzo settore, del sistema scolastico, dell’università e della ricerca, e degli enti locali.

Certamente, avremmo preferito mantenere separate le due leggi, ovvero la L.R. 22/2014, la prima in Italia sull’Invecchiamento attivo, e questa sul contrasto alla solitudine. I destinatari di quest’ultima, come specificato nell’art. 4, sono drammaticamente molti di più di quelli della prima. Avremmo preferito che il tema del contrasto alla solitudine fosse anche inserito nella L.R. 6 del 2006 Sistema integrato di interventi e servizi per la promozione e la tutela dei diritti di cittadinanza sociale, e in particolare in un nuovo comma nel TITOLO III, che descrive le aree di intervento dei Piani di Zona, e si fossero utilizzati gli osservatori previsti nell’art. 26. Avremmo preferito inserire, altrimenti, un osservatorio in questa stessa legge che potesse rilevare le buone pratiche nonché i bisogni. Infine, avremmo preferito che venissero esplicitate misure specifiche per contrastare quelle tipologie di solitudine derivanti dall’isolamento forzato a seguito di emergenze epidemiologiche, come quella del COVID-19. Fosse stato così, questa legge sarebbe stata la prima ad affrontare tali problematiche e avrebbe costituito un punto di riferimento per futuri atti normativi. Così purtroppo non è stato.

Vista però la serietà della problematica e l’urgenza di affrontare la solitudine, abbiamo scelto di non dividere o frenare il Consiglio Regionale su un tema cruciale, ma contribuire costruttivamente soprattutto negli articoli dall’2 al 5, su finalità ed obiettivi, sui quelli riguardanti i destinatari e sulla partecipazione e sul coinvolgimento degli altri attori di rete. Siamo così riusciti ad arrivare prima ad un atto concreto e condiviso.

La nostra Proposta di Legge 11 nasceva nell’ambito della preparazione all’importante Convegno Internazionale dell’IFOTES International Federation of Telephone Emergency Services che poi si svolse con successo nel 2019 a Udine e che ha visto oltre un migliaio di rappresentanti dei telefoni amici di tutta Europa ritrovarsi per discutere il tema di come contrastare anche a livello normativo i flagelli della solitudine e del suicidio che ne costituisce lo sbocco più drammatico. In qualità di Sindaco di Udine avevo promosso tale convegno, ma a causa della fine del mandato non ho potuto partecipare. Riconosco però che l’Assessore Regionale ha colto l’importanza dell’evento e gli do atto di aver raccolto il testimone e portato a conclusione questo importante iter legislativo.

L’aver fuso questo DDL alla L.R. 22/2014 non dovrebbe compromettere né il funzionamento delle norme precedenti né quelle aggiuntive. Anzi il complesso delle norme generali comuni mi sembra che irrobustisca entrambi gli articolati specifici. Certamente l’efficacia di questa legge dipenderà dalle risorse che le verranno attribuite nelle prossime Leggi di Stabilità o di assestamento. Spero che la sensibilità maturata presso tutti i livelli di governo regionale, nelle discussioni in III Commissione, al CAL e nelle audizioni, che hanno visto indistintamente un generale apprezzamento per le leggi in questione, possa concretarsi in risposte adeguate alla vastità dei bisogni. Auspico pertanto che risorse vengano aggiunte e non certo sottratte alla legge precedente.

Auspico inoltre che tale sensibilità possa anche informare coloro che redigeranno i nuovi Piani di Zona ai sensi della L.R. 6/2006. Infine spero che l’assenza dell’osservatorio possa essere compensata dall’ampiezza e cura dei bandi previsti da questa norma per il sostegno ad iniziative, in modo che le buone pratiche e i bisogni possano emergere in sede di presentazione delle domande.

In conclusione esprimo la soddisfazione per questa legge e anche l’orgoglio, come cittadino di questa Regione, per il fatto che il FVG è la prima regione in Italia che affronti con una norma specifica il tema della solitudine, senza ipocrisie.

Penso che i tre poeti citati all’inizio ci avrebbero approvati!

Qui il testo del DDL 91 approvato in Commissione | Qui il testo della PDL 11

Verso una legge sull’Open Source: incontro pubblico 23/09 | Udine

Verso una legge sull’Open Source. Soluzioni per la didattica e tutela della privacy dei minori” è il titolo dell’incontro organizzato a cura del Gruppo Misto che si terrà mercoledì 23 settembre, dalle ore 16 alle ore 18, c/o l’auditorium Comelli – Palazzo della Regione FVG a Udine in Via Cecilia Gradenigo Sabbadini, 31. Parteciperanno all’incontro come relatori: Furio Honsell, Angelo Raffaele Meo, Modolo Alain, Matteo Ruffoni, Paolo Dongilli e Giorgio Favaro.
Dati i posti limitati in sala si consiglia la prenotazione al nr. 040/3773278 o inviare una e-mail [email protected].

Il trionfo dell’antipolitica

Tra il “prima” dell’irruzione fascista e il durante non c’è stato un vero salto lessicale. “Clandestini, la necessità di foto-trappole, termo-scanner, l’inattività di un governo centrale colpevolmente disinteressato…” erano le parole che risuonavano nell’aula del Consiglio Regionale durante gli interventi della maggioranza mentre la VI commissione era riunita per approvare il Piano Regionale dell’Immigrazione che in verità nulla aveva di piano. E “clandestini, esercito, basta…” furono le parole megafonate dal nutrito manipolo schierato a falange a protezione del proprio oratore-leader. Tutti in tenuta balnear-eversiva affinché le nudità tatuate esternassero la massima valenza mediatica. Tante braccia alzate per raccogliere con il telefonino quelle immagini che rinnovavano imprese di “legionari” del passato a cui si ispiravano.
Ma come è stato possibile che siano potuti accedere in un palazzo nel quale normalmente bisogna firmare per entrare e dimostrare che la propria temperatura corporea è più vicina a quella del rettile che del mammifero? E perché nessuno ha avvisato l’aula del loro imminente arrivo nel tempo che ha richiesto alla falange, seppur muscolata, di raggiungerla percorrendo 4 rampe di scale?
Fatto sta che io sono dovuto scattare in piedi per poi uscire dall’aula reclamando a gran voce un intervento del Presidente della Commissione e dell’Assessore, scandalizzandomi che seppur interrotti ascoltassero, e non c’è stata una tempestiva presa di posizione da parte della Giunta.
Sì di un vero e proprio attentato alla democrazia si è trattato quanto è avvenuto la mattina del 4 agosto 2020 nell’aula del Consiglio Regionale. Di un attentato alle istituzioni. Tacerò delle reazioni che hanno avuto i Consiglieri anche perché molto è già stato detto e condannato, per concentrarmi invece sul fatto in sé.
Quanto è avvenuto è grave e pericoloso, anzi pericolosissimo. Dimostra che non si è ancora capita la forma più alta di civiltà politica che l’umanità ha saputo esprimere dal Paleolitico inferiore: la democrazia rappresentativa. È ben più sottile della democrazia diretta tanto rivendicata da coloro che hanno cavalcato e cavalcano l’anti-politica e certamente incommensurabilmente superiore alle dittature e ai fascismi. Ne richiamo i principi. I rappresentanti politici sono coloro che incarnano il dialogo, la mediazione. E mediazione significa soprattutto innovazione, superamento del limite del pre-giudizio del pre-concetto. Poi solamente dei rappresentanti possono essere sottoposti al giudizio dell’elettorato: facendo così in modo che chi è controllato non sia anche controllore. Solamente in un Consiglio di rappresentanti democraticamente eletti l’opinione delle minoranze può essere salvaguardata, perché non sono più solamente il numero di tatuaggi o la circonferenza dei muscoli a contare o l’ostinazione massimalista, ma la forza persuasiva delle proprie idee.
Il Consiglio poi non è il luogo dove si cerca di realizzare il mito della giustizia assoluta, che sarebbe altro nome per dittatura. Parafrasando Amartya Sen, il meglio non è realizzare la verità assoluta perché questa non esiste, come ci insegna l’altra grande conquista dell’umanità ovvero il metodo scientifico. Il meglio è il progresso ottenuto riducendo ogni giorno un po’ di ingiustizia. Il Consiglio non è il luogo dove non si compiono degli errori ma è il luogo dove da tali errori si dovrebbe sapere imparare.
I falangisti che hanno fatto irruzione nel Consiglio Regionale interrompendo con la loro violenza il dialogo democratico, non l’hanno capito. Sono i beneficiari di una civiltà che progredisce, seppure lentamente, attraverso meccanismi che non sanno comprendere ma rischiano di alterare. I meccanismi democratici sono delicatissimi e facili da distruggere, come ci mostrano gli autoritarismi del passato e del presente, e sono difficilissimi da ripristinare una volta spezzati.
Il pericolo di quanto è avvenuto è molto concreto poi, proprio per la contiguità dei concetti e delle modalità di espressione di questi giovani con tanta dell’attuale politica.
In primo luogo il tema: i richiedenti asilo. Tema certamente antico ma sempre più importante a fronte delle disparità planetarie che stanno emergendo.  I migranti sono stati i capri espiatori di tutta l’ultima campagna elettorale, basata dalla destra che ha vinto, sulla paura del diverso. Io stesso sono stato ri-accusato non più tardi di qualche settimana fa dallo stesso Presidente Fedriga in aula di essere “uno di quelli che li vuole”. Innumerevoli sono stati e saranno ancora i comizi davanti alla Cavarzerani e gli altri luoghi di accoglienza o detenzione da parte di tanti uomini politici avidi di facili consensi. Il tema dei migranti è invece un tema difficile perché investe la nostra etica, il nostro diritto di sentirci parte di un’umanità. Non va trattato in modo semplicistico come “chi è a favore degli arrivi” e “chi, invece, è contrario”. Il problema va posto altrimenti e insieme a quelli più gravi dei quali è conseguenza, come la pace, lo sviluppo sostenibile, i mutamenti climatici, la pandemia. Va detto senza mezzi termini: i sentimenti e i pensieri di questi squadristi, sui migranti, sono stati aizzati dagli apprendisti stregoni oggi in maggioranza in Regione, che hanno cavalcato e cavalcano le paure. La mostruosità antidemocratica di quanto è avvenuto è amplificata anche dalla contiguità delle modalità mediatiche da loro frequentate. Il significato dell’irruzione sarà la sua risonanza mediatica lo scopo era fare un video. (Ricordate quello del citofono al presunto spacciatore dell’ultima campagna elettorale in Emilia Romagna?)
Il Presidente Fedriga disse in Consiglio poco tempo fa “Mi rivolgo a quelli che ci seguono anche da casa…” Il dibattito politico nei luoghi deputati sta scomparendo. Tutto è fatto attraverso dirette FB senza confronto, ben più difficile è sostenere invece una tesi in Consiglio Regionale.
Quanto abbiamo visto qualche giorno fa è l’apoteosi del pensiero antipolitico. È la conseguenza delle urla che sentivamo alcuni anni fa, “Tutti a casa”, di coloro per cui la difficoltà dei problemi non esiste per cui le soluzioni non hanno chiaroscuri.
Carissimi giovani e carissimi colleghi l’unica verità è che la soluzione non c’è sempre. Sempre, invece, la si deve cercare! E gli strumenti sono quelli del metodo scientifico, del dibattito nella democrazia rappresentativa, che hanno fatto abbandonare ad alcuni di noi la clava del Paleolitico e qualsiasi altro tentativo di intimidazione per rispettare invece le regole e i tempi della democrazia.
Cari concittadini, pensate anche a quanto è successo qualche giorno fa a Trieste, quando dovrete votare in settembre al prossimo referendum sul numero dei rappresentanti in Parlamento. Pensate al cosiddetto “paradosso del sorite” di Eubulide di Mileto: “se da un mucchio di chicchi di grano, o di rappresentanti, ne togliete qualcuno, resta sempre un mucchio, ma dopo un po’ per quanto fosse grande il mucchio iniziale rimane solamente l’ultimo chicco, ovvero il dittatore”.